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Le politiche del Governo cinese riguardo l’emigrazione per motivi di studio

Di seguito saranno presentate le principali politiche che il Governo della Repubblica Popolare Cinese ha elaborato tra la fine degli anni Settanta e l’inizio del Ventunesimo Secolo per regolamentare l’emigrazione per motivi di studio da parte dei cittadini cinesi.

Come la maggior parte dei governi del mondo, il Governo cinese gestisce il fenomeno migratorio caso per caso. Possono essere individuate sei tipologie di politiche riguardo l’emigrazione: quelle che riguardano il controllo delle uscite dal Paese, le politiche inerenti la diaspora cinese, la migrazione studentesca, l’esportazione della forza lavoro, la regolamentazione delle agenzie per l’emigrazione e quelle che fanno riferimento all’atteggiamento del Governo nei confronti della tratta degli esseri umani.8

6 OMELANIUK, “Best Practices to…”, p. 191. 7 Ibidem.

Queste politiche presentano una coerenza con le strategie di sviluppo economico e sociale che la Cina sta perseguendo. Il regime attraverso cui queste politiche sull’emigrazione vengono implementate è a volte frammentario in quanto il fenomeno migratorio è composto da diversi flussi ed è gestito da diversi dipartimenti governativi, inoltre, alcune tematiche, come i regolamenti per le agenzie che si occupano di migrazione, sono nuove al Governo cinese. In generale, le autorità cinesi vedono l’emigrazione come un mezzo per promuovere l’integrazione della Cina con il resto del mondo ed evitano di creare conflitti con la comunità internazionale riguardo questo tema. Le politiche della RPC sull’emigrazione spesso non sono eque nei confronti di tutte le categorie dei cittadini, in particolare l’emigrazione di capitale umano non qualificato viene scoraggiata.9

Le politiche governative sull’emigrazione stanno assumendo sempre più un carattere neutrale da due punti di vista: in primo luogo, a livello domestico si tende a separare l’emigrazione dalla sfera politica; in secondo luogo, a livello internazionale la Cina evita di collegare il fenomeno migratorio a tematiche ideologiche e politiche.

L’emigrazione dal Paese è vista sempre più spesso come un diritto individuale ed è separata dal ruolo che un cittadino ricopre nel sistema statale. Il Governo ha affermato che la gestione delle entrate e delle uscite dalla Cina dovrebbe essere considerata come un servizio ai cittadini piuttosto che un metodo di controllo sulla popolazione. Queste affermazioni conferiscono ai cittadini cinesi una libertà di movimento a livello internazionale che non si era mai vista prima e favoriscono un incremento del volume dell’emigrazione in futuro.

La Cina sta collaborando con la comunità internazionale per combattere la tratta degli esseri umani, tuttavia il Governo ha voluto precisare che il dialogo e la cooperazione a livello internazionale non dovranno toccare tematiche riguardanti la situazione dei diritti umani in Cina. In questo modo il Governo cinese spera di gestire la migrazione internazionale come una questione apolitica.10

Di seguito sarà presentata un’analisi sull’evoluzione delle politiche riguardo la migrazione da parte degli studenti cinesi, saranno inoltre presi in considerazione i

Migration, 41, 3, 2003, p. 21.

9 BIAO, “Emigration from China:…”, pp. 21-22. 10 BIAO, “Emigration from China:…”, p. 22.

recenti sforzi compiuti dal Governo per gestire questo fenomeno.

Gli studenti cinesi che emigrano costituiscono una componente fondamentale dei “nuovi migranti”. Nel 2001, 146.000 cinesi sono partiti per andare a studiare all’estero, registrando un incremento del 71.8% rispetto all’anno precedente.11

Durante il periodo che va dagli anni Cinquanta fino alla fine degli anni Settanta, la Cina ha limitato il numero dei programmi internazionali di scambio per gli studenti e tra i pochi previsti dal Governo cinese, l’Unione Sovietica rappresentava la principale destinazione. Gli studenti che facevano ritorno in Cina dopo un periodo di studio in Unione Sovietica hanno poi occupato posizioni strategiche nella gestione della politica e dell’economia del Paese e ancora oggi si trovano ai livelli più alti del Governo cinese.

Durante il periodo della Rivoluzione Culturale, per la maggior parte dei cittadini cinesi fu impossibile recarsi all’estero per motivi di studio. La situazione mutò soltanto verso la fine degli Anni Settanta. Nel 1977 e nel 1978, Deng Xiaoping invitò ripetutamente le università e il Ministero dell’Educazione a inviare più studenti cinesi all’estero. Più di 3.000 studenti furono inviati all’estero nel 1978 dal Ministero dell’Educazione e nel 1979 quest’ultimo, insieme con la Commissione Scientifica Nazionale e il Ministero degli Esteri, approvò un documento che illustrava nel dettaglio come gestire e regolare il flusso di studenti che si recavano all’estero per motivi di studio.

Nel 1981, il Consiglio di Stato approvò il Regolamento Provvisorio per gli studenti che si autofinanziavano per recarsi all’estero. Attraverso questo documento il Governo cinese approvava per la prima volta la possibilità di recarsi all’estero a studiare con propri mezzi, prima di questo momento questo era possibile solo attraverso un finanziamento statale che legittimasse l’uscita dal Paese.12

Durante la prima metà degli Anni Novanta è stata formulata la principale politica del Governo cinese nei confronti degli studenti cinesi che si recavano all’estero. Questa politica è solitamente chiamata “Approccio delle Dodici Parole”. Le dodici parole a cui

11 BIAO, “Emigration from China:…”, p. 28.

12 In cinese studiare all’estero senza un finanziamento da parte dello Stato si traduce “zifei liuxue”, che letteralmente significa educazione autofinanziata all’estero. Tuttavia la maggior parte degli studenti cinesi che si è recata all’estero senza un supporto finanziario da parte dello Stato era finanziata da borse di studio dalle università ospitanti o da altre fondazioni internazionali.

si fa riferimento sono “zhichi liuxue, guli huiguo, laiqu ziyou” che letteralmente significano “incoraggiare lo studio all’estero, favorire il ritorno in patria, garantire la libertà di spostamento a livello internazionale”. Il Governo fondò inoltre il Consiglio per le Borse di Studio sotto la direzione del Ministero dell’Educazione. Il Consiglio ha finanziato circa 3.000 cittadini cinesi all’anno che hanno svolto programmi di studio e di ricerca in più di ottanta Paesi.13

Dalla seconda metà degli Anni Novanta fino a oggi, il Governo cinese ha intrapreso una serie di politiche volte a riportare in patria gli studenti cinesi che si sono recati all’estero, inoltre negli ultimi anni si è assistito al proliferare di agenzie che si occupano dell’organizzazione dei viaggi all’estero per studio e il Governo si è posto tra gli obiettivi da perseguire quello di formulare e di mettere in atto dei regolamenti che gestiscano questo nuovo tipo di attività.14

Possono essere individuate tra categorie di studenti che si sono recati all’estero da quando queste politiche sono state messe in atto.

Il primo gruppo di studenti si è recato all’estero nei primi Anni Ottanta, questi studenti erano finanziati dal Governo cinese e frequentavano corsi post laurea o brevi corsi di formazione all’estero.

Il secondo gruppo ha studiato all’estero durante gli Anni Novanta, la maggior parte di questi studenti era finanziata da borse di studio provenienti sia dal Paese di destinazione sia dal Governo della RPC, oppure con proprie risorse finanziarie. Questi studenti erano in genere neolaureati con un’età media inferiore rispetto agli studenti del primo gruppo.

Il terzo gruppo comprende gli studenti che si sono trasferiti all’estero dalla fine degli Anni Novanta. Questi studenti spesso non sono ancora laureati e si recano presso le università straniere per frequentare corsi di laurea di primo livello o corsi di lingua. Molti sono stati ammessi da istituti politecnici e vi è un numero sempre più elevato di studenti che si reca all’estero per frequentare la scuola superiore. Le nuove agenzie che si occupano di organizzare questo tipo di viaggi giocano un ruolo importante per gli studenti appartenenti al terzo gruppo.15

13 BIAO, “Emigration from China:…”, p. 29. 14 Ibidem.