• Non ci sono risultati.

(entra con le pistole in mano). Ecco le pistole..* Ma, prima di batterci, favorite mostrarmi come si fa a sparare... Io, in vita mia, non ho mai preso in mano una pistola.

Salvaci, Dio santo; facci la grazia... Vado a chiamare il giardiniere e il cocchiere... Di dove ci è piombata addosso questa disgrazia? (Esce).

3

(osservando le pistole). Vedete, ci sono diverse specie di pistole... Ci sono delle pistole speciali per duello, le Mortimer... Ma queste che avete voi sono delle pistole sistema Smith e Vesson, a triplice chiusuia, con estrattore, a percussione centrale... Magnifiche pistole!... Costano almeno 90 rubli al paio... La pistola si deve tenere così... (Fra sé). Che occhi, che occhi! Una donna incendiaria!

Così?

Si; cosi... Poi sollevate il cane... ecco, poi, pren­ dete la mira... La testa un po’ indietro! Sten­ dete il braccio, per benino... Ecco, così... Poi ecco, con questo dito premete il grilletto; ed

L ’ in gresso della Popòva viene subi­ to dopo l’osserva­ zione di Smirnòv « Donna meravi­ gliosa! ». Effetto di contrasto. Intro­ durre subito qual­ che cosa di nuovo nell’ atteggiamento di Smirnòv, che è, ora, molto com­ plesso, giacché gio­ cano in lui diversi sentimenti : amore per la donna, de­ siderio di giungere ad una pacifica­ zione, pudore nel non volersi mostra­ re diverso da come era prima, perples­ sità circa il modo di risolvere la si­ tuazione. Atteggia­ mento nel quale la Popòva scorgerà, almeno ufficial­ mente, ciò che le fa più comodo (paura, scarsa con­ siderazione di lei, ecc.).

Il doppio binario su cui corre questa scena (e di cui gli spettatori — non dimenticarlo mai — sono a

P op ov a S m irn òv P op òv a S m irn òv P op òv a S m irn òv P o p ò v a S m irn òv P o p ò v a S m irn òv P op òv a S m irn òv P op òv a

è fatto... Ma la regola più importante è questa: bisogna star calmi e mirare senza fretta... Biso­ gna star bene attenti che non tremi la mano.

Benissimo... Sparare qui nelle stanze, non va; andiamo in giardino.

Andiamo. Però premetto che io sparerò in aria.

8

Ci mancava anche questo! E perché?

9 Perché... perché... Lo so io perché!

10

Avete paura? Si? Aah! No, signore; non comin­ ciate a tergiversare! Favorite seguirmi! Io non avrò pace finché non avrò colpito la vostra fronte... sì, quella fronte che tanto odio! Avete paura?

11

Si, ho paura.

ìt

Mentite! Perché non volete battervi?

Perché... perché voi... mi piacete.

(ride maliziosamente). Io gli piaccio! Lui osa dire che gli piaccio. (Indicando la porta). Potete andare.

(depone in silenzio la pistola, prende il cappello e si avvia; vicino alla porta si ferma; per mezzo minuto tutti e due si guardano in silenzio; poi egli comincia a parlare, avvicinandosi con inde­ cisione alla Popòva). Sentite... Siete ancora in­ quieta?... Anch’io sono stato sanguinosamente provocato, ma vedete... Come dire?... Ecco, vedete, propriamente parlando, la questione sta in questi termini... (Grida). Ma sì, ci ho forse colpa io se voi mi piacete? (Dà di piglio alla spalliera di una sedia; la sedia scricchiola e si rompe). Corpo d’un diavolo; che mobilio fragile, in casa vostra! Voi mi piacete! Capite? Io... io son quasi innamorato!

Andatevene via; io vi odio!

Dio, che donna! In vita mia non ho mai visto niente di simile ! Son finito ! Son rovinato ! Son cascato in trappola come un sorcio!

Andatevene, altrimenti sparo!

za), può essere giocato molto bene dagli attori. La Popòva, en­ trando, verrà a de­ porre la grande scatola che contie­ ne le due pistole sul tavolo (1); ne estrarrà una e fcu­ rò le viste di pun­ tare, verso il pub­ blico, socchiudendo l’occhio destro, al­ la ricerca della mi­ ra. Poi si renderà conto di non esser pratica a suffi­ cienza e domande­ rà quel minimo di cavalleresco aiuto che le è dovuto. Smirnòv la guarda ammirato, sempre più in estasi di fronte all’autore­ vole carattere del­ la donna.

Benché maschera­ ta, Vesitazione di Smirnòv si avver­ te; l’avverte la Po­ pòva la quale, ap­ pena egli confessa che le piace, ribat­ te subito che lo odia, che vuole bat­ tersi, ecc.

Le battute 15, 17, Ì9 e 23 di Smirnòv realizzano il rapi­ dissimo sviluppo del nuovo « tema » di questo perso­ naggio, che vuole « immediatamente » amare, come prima voleva « immedia­ tamente » esser soddisfatto del suo credito. I movimenti, par­ tendo dall'ingres­ so della Popòva (X, 1), sono i se­ guenti: a ll’ inzio Smirnòv è accanto al divano (2), ri­ volto verso la por­ ta dalla quale è entrata la Popòva; Lukà è al tavolo (1) e sempre verso il tavolo si dirige

Smirnòv Popòva Smirnòv Popòva Smirnòv Popòva Smirnòv Popòva Smirnòv Popòva

Sparate pure! Voi non potete comprendere quale felicità sia il morire sotto gli sguardi di questi meravigliosi occhi, morire per la palla di una pistola impugnata da questa manina di velluto... Io son diventato pazzo! Riflettete e decidete subito, poiché, se io esco di qui, noi non ci vedremo più! Decidete!... Io sono un nobile, un uomo dabbene, ho diecimila rubli di rendita al­ l’anno... so piantare un palla in un soldo buttato in aria... ho dei magnifici cavalli... Volete diventar mia moglie?

(indignata, agita in aria la pistola). Voglio bat­ termi! Alla pistola!

Sono diventato pazzo... Non capisco più nulla... (Grida). Cameriere! Un po’ d’acqua!

(grida). Alla pistola!

Son diventato pazzo; mi sono innamorato come un ragazzino, come uno stupido! (L’afferra per la mano; essa emette un grido per il dolore). Io vi amo! (Cade e resta in ginocchio). Amo come non ho mai amato! Dodici donne ho lasciato io, nove hanno lasciato me, ma non ne ho amata nessuna come voi. Sono ebbro, sconvolto, liquefatto... Sto in ginocchio come uno stupido e chiedo la vostra mano... Che onta, che vergogna! Cinque anni che non amavo piu; l’avevo giurato a me stesso e ora, all’improvviso, mi sento trascinare, prendere, trasportare... Chiedo la vostra mano! Si o no? Non volete? Non fa niente! (Si alza e si avvia rapidamente verso la porta).

Aspettate...

(fermandosi). Dunque?

Niente; andate... Anzi, aspettate... No; andate, andate! Io vi odio! Anzi no... Non andate via! Ah, se sapeste che rabbia, che rabbia! (Butta la pistola sul tavolo). Mi si sono gonfiate le dita con questa porcheria... (Lacera un fazzoletto per la stizza). Perché ve ne state piantato lì? Anda­ tevene!

Addio!

Si, sì, andate!... (Grida). Dove andate? Aspet­ tate... Ma no, andate. Ah, che rabbia! Non vi avvicinate, non vi avvicinate!

la donna. Lukà, ap­ pena vede le pisto­ le e capisce che sta per arrivare il peg­ gio, si allontana per andare a chie­ dere aiuto ( e per evitare di essere coinvolto nell’inci­ dente). Quando la

Popòva chiede

istruzioni circa lo uso delle pistole, Smirnòv, sempre fissandola va ac­ canto a lei, si met­ te alle sue spalle, le sorregge il brac­ cio che tiene l’ar­ ma, e inevitabil­ mente si trova nel­ la posizione più fa­ vorevole per ab­ bracciarla. La Po­ pòva, inoltre, an­ che se senza mali­ zia, per provare la mira, è condotta a piegare legger­ mente il capo verso destra, cioè verso Smirnòv, favoren­ do, in certo senso, l ’ abb raccio. Ma Smirnòv si ritira in tempo, intanto che la Popòva, rimes­ sa la pistola nella scatola, si avvia verso la porta (P.l) per andare in giar­ dino. E’ al momen­ to in cui lei sta per oltrepassare la soglia che Smir­ nòv ha la forza di avvertire che non sparerà. Ora le po­ sizioni sono : la Po­ pòva accanto a P.l e Smirnòv tra il divano e l’inginoc­ chiatoio, cioè tra 2 e 3. Alla bat­ tuta 10, nuovo ten­ tativo della Popò­ va di uscire, il che provoca la dichia­ razione ufficiale di Smirnòv (attenzio­ ne : questo primo passaggio, dalla guerra alla pace, deve costare molto

Sm irnòv

P op òv a

L ukà

P op òv a

(avvicinandosi a lei). Che rabbia che sento contro me stesso! Mi sono innamorato come uno stu- dentello, mi son messo in ginocchio... Mi sento perfino i brividi addosso... (Rudemente). Io vi amo! Ci mancava proprio che m’innamorassi di voi! domani debbo pagar gli interessi, la falcia­ tura è incominciata e intanto voi... (La prende per la vita). Non me lo perdonerò mai...

29

so Indietro, indietro! Via le mani! Io vi... odio! Voglio ba-battermi ! (Un lungo bacio).

a Smirnòv, in or­ goglio: una tempe­ sta deve svolgersi nel suo cuore, e lo stesso impeto che egli è solito met­ tere in tutto, è an­ che ora a servizio delle due opposte passioni che com­ battono in lui; ciò deve essere molto evidente).

La Popòva ora è voltata verso la porta P.l e Smirnòv a piccoli passi procede verso di lei, dicendo le sue battute; all’inizio della 23, giuntole a un passo di distanza, si getta in ginocchio, le afferra la mano. La Popòva, sempre di spalle, gliela lascia, e si volta al « Chiedo la vostra mano! » : lo guarda, in modo ambiguo ( che rivela anche in lei un diverso, ma egualmente violento interno dissidio) e poi piega la testa, distogliendo lo sguardo da lui. Smirnòv, in ginocchio, troppo umiliato per poter resistere ancora, prende il silenzio per un rifiuto e si alza, allontanandosi verso la porta P.2 (il che è un errore, giustificato dalla confusione del momento; errore di cui può, se si crede, servirsi l’attrice che reciterà il ruolo della Popòva) ; la Popòva si dirige verso il divano, si siede, rivolta verso il ritratto del marito, che è sull’inginocchiatoio. Ha sempre la rivoltella in mano, e la getterà fra un momento. Sente i passi di Smirnòv che s’allontana, si volta (26), lo vede sulla porta, lo sente di nuovo andar via, lo richiama, lui riappare, poi di nuovo fa per andare, e così via, in modo sempre più rapido e stretto, finché sente (sempre voltata) che sta avvicinandosi. Allora il suo tono, in contrasto con il senso logico delle parole che pronuncia, si fa estre­ mamente invitante, debole e vinto al tempo stesso. E quando Smirnòv le è vicino, si alza, in un ultimo slancio di ribellione, per sfuggirgli, cadendo invece tra le sue braccia. Prima che Smirnòv la baci, le piccole mani della Popòva lo tempestano di pugni, ma poi anche quell’estrema resistenza svanisce; le sue braccia cadono, dando il senso dell’abban­ dono di tutta la persona di lei all’istinto trionfante; e qualche secondo dopo le sue mani risaliranno, dapprima timidamente, poi con maggiore sicurezza, lungo le braccia di lui, per attirarlo a sé, in un abbraccio ancora più stretto.

SCENA XI.

Lukà (con una scure), Il Giardiniere (col rastrel­ lo), il Cocchiere (con un forcone), alcuni Operai (con delle mazze) e detti.

(avendo visto la coppia che si bacia). Signore Iddio! (Pausa).

2

(abbassando gli occhi). Lukà, di’ laggiù in scu­ deria che oggi, a Tobi, niente biada.

TELA.

A questo punto, già da qualche se­ condo è apparso sulla porta (P.l) Lukà, e dietro di lui si vedono i visi degli altri servi; si nota qualche zap­ pa, una vanga, un bastone. La battuta di Lu­ kà («Signore Id­ dio!-») rivelerà al pubblico la presen­ za dì testimoni in­ discreti.

Ciononostante l’abbraccio non termina immediatamente : passerà ancora qualche istante, poi la Popova, sciogliendosi dall’abbraccio, ma tenendo sempre con la mano quella di Smimòv, volta a Lukà, col capo basso, in un tono fatto di pudore e di gioia insieme, dirà la sua battuta finale, spezzandola dopo il richiamo (« Lutea »), ancora dopo la prima frase (« dì laggiù in scuderia »), in modo da ritardare un tantino l’effetto della confessione. Quando la Popòva si è staccata da Smimòv costui, felice e sorridente, sempre pronto a irritarsi, guarda con tono provoca­ torio Lukà e gli altri servi, come se loro gli avessero chiesto ragione dell’accaduto, ed egli, sprezzantemente, si rifiutasse di dame. La Popòva, detta la battuta, va verso l’inginocchiatoio, prende il ritratto del marito, lo guarda, sospira, quindi lo volta. Intanto cala il sipario.