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3 «in populari uoluntate ponenda est diligentia»: quando il popolo chiede e la politica esegue

Egon Flaig osserva che la partecipazione del popolo al sistema decisionale e la sua politicizzazione, che come forme di engagement dipendono dal suo sentimento di inclusione nel sistema o dalla sua volontà di raggiungerla, non si misurano sul grado di partecipazione

796Flaig 2003: 214-5.

istituzionale798. Tale osservazione è senz'altro condivisibile: ciò che conta, per valutare il peso

politico delle componenti non-elitistiche di una società, è la capacità che esse hanno di dare effetto alla propria volontà, in qualunque forma o circostanza essa sia espressa, ottenendo che le proprie istanze siano accolte e tradotte in azioni politiche o leggi. Se è dunque vero che, nel sistema politico repubblicano, l'unico modo in cui le istanze popolari potevano essere convertite in legge era che un magistrato se ne facesse carico, d'altra parte, il fatto stesso che un magistrato ritenesse opportuno assecondare i desideri del popolo significa che il potere di quest'ultimo era lungi dall'essere limitato799. Morstein-Marx e Yakobson pongono in

particolare l'accento sulla pressione che il popolo era in grado di esercitare quando aveva a cuore il successo di una proposta di legge800: questi casi dimostrano come scontentare la

volontà popolare significasse mettere in pericolo l'intera comunità, esponendola al rischio di violenze e disordini che potevano paralizzare la vita economica e politica della città, senza contare la perdita di consenso cui i responsabili del fallimento di una proposta cara al popolo si sarebbero facilmente esposti. Per converso, saper interpretare la volontà del popolo (o saperla creare) e farsene servitori erano la chiave per ottenere consensi e successo politico. Vale la pena ricordare ancora una volta il caso di L. Quinzio, il difensore di Oppianico nel processo contro A. Cluenzio, che usava studiare l'opinione popolare per capire come assecondarla e trarne così consenso e prestigio801: avendo dunque intuito che il volere

popolare inclinava per una restituzione dei pieni poteri del tribunato, fu su questa issue che incentrò la sua attività di tribuno della plebe nel 74, restituendo vitalità al luogo ove massimamente il potere dei tribuni si esercitava, la contio802. Grazie al consenso che la sua

798Flaig 2003: 157ss.

799Cf. Yakobson 2010: 285. Habermas 1971: 259-60, al contrario, mette in guardia dal credere che rappresenti garanzia di democraticità e tendenza del sistema al benessere pubblico il fatto che i leader politici, per garantirsi popolarità, debbano talvolta dare esito alle motivazioni degli elettori: questo non solo non sarebbe indizio di controllo delle masse sul potere pubblico, ma andrebbe anche in direzione opposta al bene collettivo, perché non garantisce il principio di razionalità e dà soddisfazione solo alle istanze più proficue dal punto di vista della popolarità. Mi pare tuttavia che in alcuni casi i leader non abbiano facoltà di scelta rispetto alle istanze sottoposte loro: talvolta, infatti, sono semplicemente obbligati a dar loro soddisfazione, perché non venga meno la concordia sociale e non sia messo in pericolo il bene collettivo.

800Cf. in particolare Morstein-Marx 2004: 174-7 e Yakobson 2010: 295.

801Cf. Cic. Cluent. 77: L. Quinctius, homo maxime popularis, qui omnis rumorum et contionum uentos

conligere consuesset, oblatam sibi facultatem putauit ut ex inuidia senatoria posset crescere, quod eius ordinis iudicia minus iam probari populo arbitrabatur.

802Cic. Cluent. 110. Lo Pseudo-Asconio (in Cic. diu. 103 Or.) riporta che Quinzio non fu il primo ad adoperarsi per il ripristino dei poteri tribunizi: prima di lui si ricorda il tribuno della plebe del 76, Cn. Sicinio, che diede voce al malumore che serpeggiava tra i brontolii del popolo (mussantibus vobis: Sall. hist. III fr. 48 M); nel 71 il tribuno in carica M. Lollio Palicano, anch'egli, come Quinzio, di origini umili (Sall. hist. IV fr. 43 M), seguì le loro orme e anche lui da homo nouus adì la pretura nel 69 e per un pelo non raggiunse il consolato (Val. Max. III 8 3).

attenzione per la sensibilità popolare gli procurò, Quinzio, nonostante l'età già avanzata e soprattutto l'origine, poté raggiungere la pretura803: la sua vicenda è dunque una testimonianza

lampante della validità del precetto, formulato dall'autore del commentariolum petitionis, che invita il politico a prestare la massima attenzione alla volontà popolare804. D'altra parte, la

soddisfazione della volontà popolare non era solo una strategia politica, ma anche uno dei cardini dell'etica pubblica romana, una delle clausole fondanti su cui si reggeva il “patto sociale” tra governanti e governati del sistema politico repubblicano. Si è visto, poche pagine fa, come tale valore sia richiamato con forza nel passo della prima Filippica in cui Cicerone esprime la propria indignazione per la deliberata frustrazione della volontà popolare da parte del senato805: la volontà del popolo è sovrana e i magistrati, in quanto suoi servitori, hanno il

compito di darle effetto.

L'asserzione della sovranità popolare prendeva sapore populistico nella propaganda della classe dirigente; d'altra parte, il suo impiego retorico non faceva che rafforzarne la vitalità nell'orizzonte concettuale dei cittadini, stimolando in loro il senso di inclusione e di fiducia nelle proprie capacità di influenzare le decisioni. La consapevolezza del popolo del proprio potere politico è ben rappresentata in un caso altamente significativo di dialogo con la classe dirigente: quando il console produce innanzi al popolo il testo della legge che attesta l'ineleggibilità di Scipione al consolato, fortemente voluta dal popolo, i cittadini controbattono rivendicando energicamente la propria sovranità sull'elezione dei magistrati e sulla validazione delle leggi, secondo quanto stabilito da Tullio e Romolo, e pretendono così che si ottemperi alla loro volontà806.

Peter A. Brunt, tra gli studiosi che hanno rilanciato gli studi sull'attività politica della plebe in tempi recenti, fu il primo a notare che la classe dirigente non poteva ignorare la volontà popolare manifestata in piazza e che questa era perciò in grado di condizionare le scelte della politica807; tuttavia, le segnalazioni di casi in cui specifiche istanze manifestate dalla plebe

trovavano concreta soddisfazione apparvero alla spicciolata negli studi pubblicati negli anni

803Nel 68 o 67: Plu. Luc. 33 6; Sall. hist. IV fr. 61 M. 804comm. pet. 16.

805Cf. p. 191.

806App. Pun. 112 531: παρανόµου δ' ὄντος καὶ τῶν ὑπάτων προφερόντων αὐτοῖς τὸν νόµον ἐλιπάρουν καὶ ἐνέκειντο καὶ ἐκεκράγεσαν ἐκ τῶν Τυλλίου καὶ Ῥωµύλου νόµων τὸν δῆµον εἶναι κύριον τῶν ἀρχαιρεσίων καὶ τῶν περὶ αὐτῶν νόµων ἀκυροῦν ἢ κυροῦν, ὃν ἐθέλοιεν. A questo punto un tribuno minaccia i consoli di revocare loro l'organizzazione delle elezioni se non si adeguano alla volontà del popolo: τέλος δὲ τῶν δηµάρχων τις ἔφη τοὺς ὑπάτους ἀφαιρήσεσθαι τὴν χειροτονίαν, εἰ µὴ συνθοῖντο τῷ δήµῳ (532).

807Brunt 1966, cf. specialmente pp. 25-7; cf. anche Hahn 1975: 145, che insiste su tre casi in cui la pressione popolare influì sulle decisioni dl gruppo dirigente: l'assegnazione della guerra mitridatica a Pompeo, l'esilio di Cicerone, il processo contro Milone.

seguenti, senza che per molto tempo si sia potuto disporre di una casistica ampia. Zvi Yavetz ad esempio, pochi anni dopo la pubblicazione di Roman Mob, diede rilievo al fatto che dopo la guerra di Perugia il popolo chiese che si raggiungessero degli accordi con S. Pompeo (Cass. Dio XLVIII 37 2) influenzando così i leader nella firma dei trattati808. Nel 1988, Wilfried

Nippel osservò che ai violenti disordini provocati nel 67 dai diuisores contro una rogatio che ledeva i loro interessi deve essere seguita una qualche forma di compensazione, forse un accordo raggiunto tra le due parti, se la legge fu approvata senza ulteriori sommovimenti809. A

quanto mi consta, è stato Yakobson, nel 2010, a dare respiro più ampio a questo importante fenomeno e a dare conto della sua rilevanza nel processo politico sulla base di un campione considerevole di casi. Manca ancora, tuttavia, una campionatura sistematica delle azioni politiche e legislative riconducibili a richieste formulate dal popolo; potrebbe perciò essere utile fornire un primo, rudimentale inventario, pur nella certezza che molti casi sfuggiranno all'attenzione dello scrivente e che alcuni saranno suscettibili di contestazione810:

1. Elezione al consolato di Scipione Emiliano per il 147 (App. Pun. 109 517, 112 529- 31; cf. Liv. per. 50)811.

2. (Y) Leggi tabellarie (tabellariam legem […] populus liber numquam desiderauit, idem

oppressus […] flagitauit: Cic. leg. III 34, 35)812.

3. (Y) Legge agraria di Ti. Gracco, sollecitata da graffiti iscritti su muri, portici e tombe (Plu. Gracch. 8 10).

4. (Y) Restaurazione del tribunato (populus Romanus tribuniciam potestatem tanto

studio requisiuit: Cic. Verr. I 44).

5. Contro la crisi degli alimenti che provoca manifestazioni di scontento nel 75 (Sall.

hist. II fr. 45 M) vengono prese varie misure, come la vendita a basso costo di grano in

808Cf. il passo già citato di Appiano, BC V 67 281, in cui si dice che il popolo spingeva per una conciliazione dei capi con Pompeo per fermare la carestia provocata dal blocco degli approvvigionamenti; cf. anche Suet.

DA 16 1: flagitante populo.

809Ascon. Corn. 75-6 C; Cass. Dio XXXVI 39 1. Nippel 1988: 63; cf. Jehne 1995³: 66 e n. 82.

810I casi già annoverati da Yakobson sono segnalati con una (Y). La lista segue un ordine cronologico e copre i casi di media e tarda Repubblica. Vari episodi sono già stati sottoposti ad analisi perché interessanti anche per altri aspetti, altri sono stati solo menzionati con la promessa che la loro trattazione sarebbe stata rimandata a questa sezione. Si faccia caso che non si è fatta distinzione tra sollevazioni spontanee e guidate da qualche leader: ciò che qui interessa è che l'istanza sia popolare nel momento in cui viene formulata e che sia la pressione popolare a determinarne il successo.

811Appiano sottolinea come il potere dell'opinione pubblica prevalga sulla volontà dell'intera élite senatoriale, contraria alla candidatura di Scipione; cf. supra e Astin 1967: 65-7.

812Tra gli studiosi sembra prevalere la convinzione che queste leggi non determinarono alcun cambiamento significativo nella vita politica repubblicana: cf. di recente Lundgreen 2009; il contributo di Feig Vishnia 2008 propone una lettura forse un po' forzata di alcune fonti letterarie.

quell'anno (Cic. Verr. II 3 215) e anche di olio per tutto l'anno seguente (Cic. off. II 58; Plin.

NH XV 2, XVIII 16)813.

6. Modifica della composizione delle giurie nel 70 proposta da Pompeo (Cic. Verr. I 45).

7. Probabili accordi con i diuisores riguardo alla rogatio Calpurnia del 67 (Ascon. Corn. 75-6 C; Cass. Dio XXXVI 39 1)

8. Cicerone assume la difesa di Manilio, ritenuto vittima di una vendetta dei senatori contro Pompeo, dietro esplicita richiesta del popolo nel 66 (Plu. Cic. 9 4-7).

9. Abrogazione del decreto del senato che destituiva Cesare dalla carica di pretore nel 62 (senatus ob eundem coetum […] in integro restituit: Suet. DJ 16).

10. Probabili misure prese dal senato per indurre l'abbassamento dei prezzi del grano in occasione della crisi agraria dell'estate del 57 (Ascon. Mil. 48 C; Cic. dom. 14; red. pop. 18)814.

11. Ritorno di Cicerone dall'esilio, invocato anche dalle associazioni popolari (Cic. Sest.

32; dom. 28, 73; Vatin. 8; Pis. 41).

12. (Y) Assegnazione di incarichi speciali a Pompeo per la risoluzione della crisi degli approvvigionamenti del 57, tornata a mordere in autunno (Cic. Att. IV 1 6; dom. 6-7, 10-6;

fam. V 17 2; Cass. Dio XXXIX 9 2-3).

13. Condanna all'esilio di A. Gabinio a seguito del processo de repetundis nel 54815.

14. Ribaltamento della sentenza nel processo de ambitu contro Valerio Messalla Rufo del 51 (Cic. fam. VIII 2 1, 4 1)816.

813Cf. Vanderbroek 1987: 220-1.

814Asconio ci informa di una irruzione della folla in teatro durante i ludi Apollinares per protestare contro la carestia; nelle sue orazioni Cicerone afferma che il prezzo del grano scese in seguito al decreto con cui il senato autorizzava il suo ritorno dall'esilio, il che, secondo Vanderbroek 1987: 247, dev'essere riconducibile non tanto ad una riduzione della paura per i disordini, quanto ad una probabile pressione del senato sui rivenditori di grano.

815Si tratta del secondo dei processi intentati a suo carico quell'anno (Cic. Q. fr. III 1-4, 7, 9; Att. IV 17-9; App.

BC II 13 90ss.; Cass. Dio XXXIX 55-63), che vide il popolo decisamente schierato per la sua condanna, perché alla restaurazione di Tolomeo in Egitto, di cui Gabinio si era incaricato contro le prescrizioni dei libri sibillini, attribuiva la disastrosa piena del Tevere: l'insistente pressione del popolo aveva convinto il senato ad emanare un decreto con cui chiedeva ai magistrati che Gabinio fosse sottoposto al trattamento più duro (Cass. Dio XXXIX 61 4; cf. Cic. Q. fr. III 7 1). Si osservi che anche in questo caso l'opinione pubblica afferma la propria volontà su quella di alcuni tra i personaggi più influenti dell'establishment, che si erano spesi per costruire intorno a Gabinio una formidabile cortina difensiva, tanto che l'accusato era sicuro di essere assolto: a suo favore avevano parlato Pompeo e Cicerone e le testimonianze degli alessandrini, tra cui una lettera scritta da Tolomeo, lo scagionavano.

816Ortensio, che aveva difeso Messalla Rufo ed era riuscito a farlo assolvere nonostante le prove schiaccianti contro di lui, fu fischiato dal popolo in teatro (Cic. fam. VIII 2 1, giugno 51): la pressione dell'opinione pubblica fece sì che Messalla fosse nuovamente processato e questa volta condannato (Cic. fam. VIII 4 1, agosto 51). Che una forte pressione popolare rendesse talvolta necessaria la ripetizione di un processo sembra chiaro dalla considerazione che Cicerone scrive al fratello in Q. fr. II 5 4 (6) in riferimento alla recente assoluzione di un agente di Clodio, che aveva indignato il popolo: hominem populus reuocat et retrahatur