« u m b i l i c u s » «Ielle vie cisalpine e transalpine: a quell’empo
r io — « o p ere magno munitum et valido firmatum praesidio » (Livio X X I -37).
M a p assiam o oltre. 11 Lam boglia, a proposito ancora del luogo s tra b o n ia n o solleva un’altra obbiezione che può riassumersi così: co
me m a i il n ostro corografo dopo aver fatto menzione di Pisa e di L u n i, ta p p e vicine l ’una a l l ’altra, omette Genova? « Tale silenzio, a g g iu n g e il L am boglia non può non rendere legittimo il sospetto che p e r G en o va la via Em ilia non passasse e invece da Limi, varcato VA p pennino, si dirigesse verso T o rton a: e che Luni, sebbene vicina a P i
sa, sia a p p u n to nominata, perchè ivi era il luogo dove l'Emilia si staccava d a lla litoranea ».
R eviden te che se Strabone avesse fatto menzione di Genova, il nodo d ella questione cadrebbe di per se. Ma per me è evidente pure che egli ritenesse sufficiente d a r l ’andammto della via nominando i cap ilin ea* ( KI) : da Pisa a Luni, tronco toscano, da Luni ai Yadi dei S a b a z ! tro n c o ligure-litoraneo, dai Vadi a Tortona, tronco ligure m on tan o. Se egli invece avesse voluto accennare a una Luni Tortona av re b b e d etto che l ’Emilia per Pisa e Luni va fino a Tortona e di
q ui ai V a d i «lei Saba zi.
Λ qu esto punto della discussione, mi sia lecito porre una doman
da che p o tre b b e definirsi d ’indole geografica, e che scaturisce appun to d al n o ccio lo «Iella questione in esame.
S e S t ra b o n e avesse voluto indicare, nel contrastato luogo, un an dam en to appenninico interno a lla via di Scauro, ove sarebbe passata
( 12i D e rtb o n a , militarmente doveva avere mediocre importanza, poiché an
che nella m appa itineraria detta del Peutlnger appare accennata come una a ni ansio » <li transito. Ben altrimenti di Pisa. Piacenza e degli stessi Vadi dei Sabazi.
( la) L o stesso Lamboglia a pag. (»1 del saggio in esame, ricorda 1m*iic a pro
posito che P o lib io annovera fra i quattro itinerari frequentati ai tempi suoi ]>er λ ali care le Alpi quello ftio Aiywov ργγιβτβ τφ τι^ι^ηνιχώ .τ^λαγπ (apud.
Strab. IV . 0, 12) e dice pure come Strabone ricordi quale prima causa delle g u erre rom ano-liguri, il jiossesso della via che δια rfjc παραλίας conduce v.i
d a ll’ Ita lia a il’ Iberia. f: logico quindi dedurre che Scauro si sia servito, al
meno in p arte d i queir antichissima via per il suo nuovo tracciato, anche pen
sando a ll’urgenza ed alla necessità immediata di allacciare Pisa alla pianura padana.
R E N Z O B A C C I N O
l'Em ilia per valicare il crinale m ontano e sp in gersi tin o a T o r t o n a ? Il Lamboglia non affronta la questione, m a più d ’ u n s e c o lo f a l ’ a veva affrontata e risolta a modo suo il R e p e tti ( 15) il q u a le a v e v a d e terminato il presunto tracciato d ’ un’ E m ilia v a lic a n te l ’ A p p e n n in o fra Limi e Tortona. Ascoltiam olo : « P e r servire a llo s c o p o d i S c a u ro, la via da lui aperta correrebbe n atu ralm en te su q u e s te t r a c c ie : Pisa, Luni, Val di Magra, P on trem oli, la Cisa, M o n te d i B a r d o n e , Fornuovo, Val di Taro, Borgo S. D onnino, F io r e n z u o la , s o t t o V e l- deja, Tortona, g li Stazielli sino ai S ab azì ».
Ed ora mettiamoci sotto il naso una buona c a r ta g e o g r a fic a e seguiamo questo itinerario. Non v o g lio solleva re o b b ie z io n i d i m a s s i
ma sino a Borgo S. Donnino : am m ettiam o che fin l ì p o te s s e s p in g e r si PEmilia. Ma a questo punto del suo v ia g g io , a r i g o r d i lo g ic a avrebbe dovuto trovare il suo capolinea, perché B o r g o S. D o n n in o o altrimenti « Fidentia Julia » rom ana, era una s ta z io n e d e l l ’ E m ilia di Lepido preesistente a ll’ Em ilia d i Scau ro perché a p e r t a n e l l o n t a no 187 a. C. : conseguentemente la n ostra v ia c e n s o ria p e r r a g g iu n gere Tortona non avrebbe fatto a ltr o che in n es ta rs i s u lla « A r i m i - num-Dertliona » della Postumia. Sarebbe in fa t t i a ssu rd o p e n s a r e che i Romani (specialmente nel momentoso tem po in c u i S c a u r o a p e rs e la sua via) avessero aperto una strada che si giova sse d i d u e s ta z io n i dell’Emilia di Lepido (B orgo S. D on n in o e F io r e n z u o la d ’ A r d a ) t e nendosi da questa indipendente e p er giu n gere in l o c a lit à (D e r t h o n a ) che da essa via di Lepido era allacciata, tenendo s’in t e n d e c o n to d e l
l ’innesto sulla Postumia. Sicché S trabone, su ppon en do v e r a l ’ i p o tesi del Repetti, avrebbe dovuto d ire che Scauro a p e rs e du e v ie : u n a per Pisa e Luni a « Fidentia » (1G) e l ’ a ltr a da D e rth o n a a i V a d i. M a il Repetti, non accorgendosi d ell’insussistenza del suo ip o t e t ic o t r a c ciato, costringe la via di Scauro a cam m inare di p a r i p a s s o c o l l ’ E milia di Lepido da Borgo S. D onnino a F io re n z u o la d ’ A r d a , p e r p o i staccarsene ad un certo punto e an d are a fa r e un g i r e t t o s o t t o V e l leja (ma dove?) e puntare poi su T o rto n a , a ttra v e rs a n d o u n a su cces
sione di vallate parallele da ta g lia rs i norm alm en te e q u in d i d i d iffi
cilissimo transito, per tralasciare, chissà p oi perchè, i l c o m o d o i t i nerario dell’Em ilia di Lepido, la quale seppure a lq u a n to p iù lu n g a della via.... repettiana, offre ed o ffriv a m a g g io ri c o m o d it à e c o n s e n tiva indubbiamente di giungere a T o r to n a in tem po p iù b re v e . È su perfluo aggiungere che di questo presunto tr a c c ia to n on r im a n e la benché minima vestigia, sicché l ’ip o te s i del R e p e tti d e v e s e n z ’ a lt r o considerarsi insussistente.
Resta ancora un’ osservazione di non tra scu ra b ile v a lo r e . F r a L u ni e Parma c’era una via, la C lodia che, neanche a f a r l o o p p o s ta ,
i 15) S a n g u in e t i L., Ep. Lig., op. cit., pag. 292.
( 16) Cit. in S a n g u i n e t i L.. Ep. lig., op. cit., pag. 2S6.
L A « V I A Æ M I L I A » D I SCAURO 2 9
lino a F o r n o v o seguiva il tracciato della presunta Emilia del Repetti.
Come s p ie g a rs i il fa tto che due vie corressero nello stesso itinerario, p e r p o i d ivid ersi, quando ornai la vicinanza dell’ Emilia di Lepi
do (23 k m .) p oteva consentire di raggiungere ornai comodamente T o r
ton a? È p ossib ile pensare che Scauro abbia compiuto un tale giro v izio s o in m om enti tanto tra gici per l ’ Italia intera minacciata da una sp aven tosa invasione?.
S ia pure, osserverà a questo punto il Lamboglia, cauto per quan
to c o n v in to assertore della tesi d’una Em ilia transappenninica nel tr a tto L u n i T o rton a , questo itinerario del Repetti può essere errato, ma a lt r i se ne possono dare di più plausibili. In fa tti ecco che il no
stro illu s tr e studioso ponentino, scova un indizio favorevole « per qu anto in c e rto » alla sua tesi, nel disegno della mappa peutingeria- na. E g li fa n ota re come a nord di Luni « dopo la non più identifi
cab ile s ta zio n e di « Boron » ( 17), il tracciato dell’Aurelia « segna una sp ezza ta che si addentra verso l ’interno a cui corrisponde la sta
zion e d i « in A lp e pennino ». La linea indicante la strada si arre
sta a questo punto, mentre alquanto sotto riappare, con direzione n orm a le a lla costa la linea che conduce « ad M o n ilia ». Giustissi
mo : c ’ è una soluzione di continuità a questo punto nella tavola it i
n era ria . M a ascoltate che ne deduce il Lamboglia : « La spiegazione che a p p a re p iù semplice •'e naturale è che nell’originale della tavola fosse in d ic a to lo sdoppiamento delle due vie a nord di Luni verso G en ova e v erso Tortona e che nella copiatura di essa sia stata trala
scia ta la prosecuzione di quella interna dall’Alpe Pennino sino a T o r to n a : la direzione della spezzata superiore è infatti precisamen
te q u ella d i T o rto n a ; e il nome stesso della stazione « in Alpe penni
no » si a d a tta assai meglio ad un valico fra due versanti dell’Appen- n in o che a l passo del Bracco o ad altri in prossimità della costa.
L ’ in c e rte z z a in cui ci lascia forzatamente l ’esame di quest’unico in d iz io d i una via transappenninica dipartentesi da Luni è però ta
le da re n d e re non ingiustificati i dubbi sulla sua esistenza ». Fin qui i l L a m b o g lia .
E c c o , fran cam en te a me non pare nè « semplice » nè « naturale » che n e ll’ o r ig in a le della tavola fosse indicato lo sdoppiamento delle due v ie , una p e r Genoya^e l ’altra per Tortona, e che nella copiatu
ra una d i queste vie sia stata tralasciata. Ho invece l ’impressione che la m a p p a peutingeriana, fra inevitabili errori toponomastici e d i d is ta n ze d o vu ti a innumeri copiature, riporti diligentemente le
( 17) Strabone conosceva benissimo la «F id e n tia » della tribù Pollia, tant’è v e ro che in a ltro luogo ne fa menzione qualificandola una « πόλισμα » ossia
una piccola c ittà (V. 216).
3 0 R E N Z O B A C C I N Ο
vie militari. D ’altra parte non sono in c lin e ad a m m e tte re u n a o m is sione così importante basandomi su lla fr a g ilit à d ’ u n a ip o t e s i. A g giungasi che se errore vi fu nel cop ista che possa a c c e t t a r s i sen za troppo indulgere alla fantasia, fu qu ello certam en te d ’ a v e r d im e n t i
cato di tracciare il segmento d’unione fr a « ad M o n ilia » ed « in A l pe pennino ». D ’accordo che la cosa non si può a ffe r m a r e in m a n ie ra recisa, ma ipotesi per ipotesi, m i pare: p iù o v v io s u p p o r r e ch e i l copista abbia omesso un segmento del tra c c ia to , che u n a v ia in t e r a Î Si noti che, qualora n ell’origin ale d ella ta v o la fo s s e s t a t o in d ic a to lo sdoppiamento delle due vie e i l cop ista l ’ avesse t r a la s c ia t o , o c correrebbe supporre che :
1) lo sdoppiamento non avvenisse in L u n i, ma d a u n a s e m p lic e
« mansio » « in A lp e pennino » prom ossa a l ran go d i c a p o lin e a , cosa che mai si verifica in a ltri luoghi d e lla T a v o la ;
2) qualora lo sdoppiamento avvenisse in L im i, i l c o p is t a a v r e b be tralasciato non solo il Tronco « in A lp e pennino » - « D e r t h o n a » , ma anche quello « ad M onilia-Luni » d ella lito ra n e a .
Si veda come si reggono bene queste due s u p p o s izio n i Î M a p r o c e diamo. Il fatto che la direzione d e lla spezzata « in A l p e p e n n in o » si diriga verso Derthona non mi p a re p ro b a to rio p e r p o t e r f a r s u p porre, da solo, resistenza d ’una v ia in ta le senso. M a a n c o r a : q u a si tutte le tappe sulla tavola p eu tin gerian a son c o n g iu n te f r a d i e s se non da un unico segmento rettilin e o , ma da una s e r ie d i s p e z z a te. Sicché la direzione di un solo segm ento d i s p ezza ta n o n p u ò d a r ci la direzione d ell’intera via. P e rta n to questa d ir e z io n e a m e p a r e causale e tutt’altro che precisa ( 18). R esta in vece il f a t t o a b b a s ta n z a importante a mio avviso, che T o rto n a su lla m appa è r a p p r e s e n t a t a come una semplice stazione di passaggio a l p a ri d i « d i L ib a r n u m » e di tante altre, e non come stazione capolin ea, q u a li son s e g n a te a d ’ esempio « Luni », « Genua », « V a d is Sobates » .
E veniamo ora alla stazione « in A lp e pennino » i l c u i n o m e a l Lamboglia par meglio addattarsi ad un v a lic o fr a d u e v e r s a n t i d el- l'Appennino che al passo del B racco o ad a lt r i in p r o s s im it à d e lla costa. Ma perchè poi? Forse che i l top on im o « a lp e » s u g g e r is c e un accostamento con un valico di dorsale? V i sono r a g io n i filo lo g ic h e , toponomastiche, storiche che au torizzin o a ta n to ? N o ; d a lla t o p o n o mastica anzi balza evidente il co n tra rio . E s a m in ia m o a n c o r a la mappa del Peutinger sino alle p orte d ’ It a lia . T r o v ia m o s e g n a to un altro valico: « i n A lp e M aritim a » (L a T u rb ia ). O ra , n e a n c h e a f a r lo apposta, l ’Alpe M arittim a è più v ic in a assai al m a r e ch e n on il passo del Bracco e non è neanc-h’essa posta a ffa tto su u n c r in a le , m a su di un contrafforte di monte A g è l : a ggiu n ga si ch e il v a lic o p
o-( 18) Lamboglia N ., op. cit.. pag. 00-67.
LA « V I A Æ M I L I A » D I SCAURO 31
n en tiiio è a lt o 500 m. s. J. m. mentre quello levantino è m. 613 di a ltitu d in e . E p p u re ambedue son detti a Alpe » !
$
-X-
-K-M a r ifa c c ia m o c i un passo indietro e discorriamo ancora un po' di questa L u n i-T o rto n a transappenninica, alla quale finora, non per p a r tito p reso, intendiam oci, ma per intima convinzione, non abbia
mo a c c o rd a to d iritto di esistenza. Chi scrive ha buona pratica di tu tto P A p p e n n in o anche il più riposto ed lia potuto a più riprese ren d ersi co n to della difficoltà d ’ un tale tracciato. Tuttavia, direm
m o p e r s ca rico di coscienza, l ’autore di queste note dopo essersi lu
sin ga to d ’ a\;er chiaramente dimostrata l ’assurdità dell’itinerario p ro p o s to dal R ep etti che cade nel controsenso di condurre per buon t r a t t o la s tra d a di Scauro sulPEm ilia di Lepido per discostarsene ad un c e rto punto senza alcuna plausibile ragione e senza poter da
re a c o n fo r to d ella sua tesi la più piccola prova vuoi nella tradizio
ne, v u o i « in s i t u » , ha voluto porsi questa precisa domanda: quali a lt r i t r a c c ia t i può aver tenuto questa benedetta via.... fantasma? (19) D ia m o uno sguardo alla configurazione morfologica dei luoghi.
I l p r im o v a lic o che si presenta è quello della Cisa. Ma deve essere a p r io r i s c a rta to perchè iv i passava di già una via Romana : la Clo
d ia che con giu n geva Lu n i a Parm a. Eppure il Repetti non si peritò di c o n d u rv i i l suo tracciato ! Tralasciando la Cisa resta il Cento Cro
ci. M a qu esto valico porta necessariamente in vai di Taro e quindi a c o n flu ire ,’ ad un certo punto, sullo stesso itinerario scendente da la C isa ( 20).
N essu n a lt r o tracciato resta probabile, perchè, chi ha negli oc
chi la con figu ra zion e d e ll’Appennino, sa che una strada che da Lu
n i vo lgesse d irettam en te a Tortona, tralasciando i due valichi sum
m e n zio n a ti e non giovandosi della V alle del Taro per scendere nella p ia n u ra p a d a n a , si troverebbe a dover superare una serie di vallate p ro fo n d a m e n te incise, valicando incessantemente catene e catene di m on ta gn e d i altezza assai rilevante (tutte oltre i 1000 metri), affron
ta n d o in som m a un cumulo di difficoltà tali, da rendere la sua aper
( 10) Si potrebbe anche dire, senza tuttavia commettere un errore, che il se
gmento anziché esser posto in direzione di Tortona, lo è invece di Libarna.
( 20) P a r e che il valico di Centocroci fosse effettivamente superato da una v ia che la tradizion e affermava romana (Vedi: Sa n g u in e t i L., Vita del Beato A n to n io M a ria G ì anelli vescovo di Bobbio, Manetti ed. Torino-Uoma, 1825). A questa strada accenna anche U. Fo r m e n t in i in Concilaboli, pievi e corti della L ig u ria d i Levcvnte in Memorie Acc. Lunig., G. Capellini, 1926, cap. VI).
N e f a pure menzione A. Ferr etto: I l distretto di Ghiavari preromano, romano e m edioevale, Chiavari, Tip. Colombo, 1028, pag. Sol. Nessuno però di questi autori s’è m ai sognato di elevare al rango di via censoria quella modesta arte
ria di traffici che legava la R iviera alla valle del Taro.
3 2 R E N Z O B A C C I N O
tura estremamente difficile. T a n t’ è vero, che tra n n e la s tr a d a d e lla Se offe ra che ha un raccordo con B u salla (V a lle S c r iv ià ), n essu n ’ al- tra strada moderna allaccia il P iem on te con la L i g u r i a d i L e v a n t e !
Ed eccoci alla conclusione. L a quale, come il le t t o r e p u ò a g e v o l
mente comprendere è nettamente c o n tra ria ad un t r a c c ia t o L u n i- Tortona diverso da quello litoraneo. L a tesi del S a n g u in e t t i è a m io avviso ancora la più logica e la più convincente. U n a s o la v ia e s i
steva fra Luni e i V a d i e questa b a tte v a le orm e d i u n ’ a l t r a v ia a n t i chissima, quella dei L igu ri allaccian te l ’ I t a lia a l ’ I b e r i a : v ia c o m merciale e di transito, non via m ilita re . Su questo a n t ic o t r a c c ia t o Scauro condusse la sua « Æ milia » da P is a a L u n i fin o a i V a d i d e i Sabazi. Con l ’andare degli anni il nom e d i A u r e lia , d e l t r o n c o c io è Roma-Pisa, si sovrappose a quello d i E m ilia , d acch é la s tr a d a d i Scauro non è che la naturale prosecuzione d e ll’A u r e lia .
R e n z o Ba c c i x o