R. D E P U T A f l O N E D I S T Ο , Α Ι Α P A T R I A P E R - C ' A L I G U R I A
G I O R N A L E
■STORICO E LETTERARIO
DELLA
L I G U R I A
N - Q
ir i m
Anno XV - 1939-XVII Fascicolo I - Gennaio-Marzo
GIORNALE STORICO E L E T T E R A R IO DELLA LIGURIA
Di r e t t o r e: A B T Ü R O C O D I G N O L A
Comitato di redazione : CARLO BORNATE - PIETRO N U R R A - V IT O A. V IT A L E
GOFFREDO MAMELI
In quest’aula il 14 dicembre 1847, mentre P a ria era corsa da fr e miti e presagi di guerra imminente, cinquecento studenti d e ll’A te- neo, dopo aver percorso, militarmente ordinati, le vie cittadine al canto dell’inno allora composto e subito divenuto popolare, si f o r mavano in quadrato e il poeta ventenne che d ell’ in n o era l ’autore, avanzatosi verso il Presidente della Deputazione d egli Studi, che attendeva circondato da professori e funzionari, g li consegnava, cò
me a capo degno di custodirlo e conservarlo, questo sacro vessillo, che, non ancora ufficialmente bandiera nazionale, portato in trio n fo nelle frequenti dimostrazioni di quei giorni, raccoglieva intorno a sè e simboleggiava le più ansiose aspettazioni e le più luminose spe
ranze. E il Presidente con solenne promessa assicurava che il pre
zioso deposito sarebbe stato da lui e dai successori conservato come attestazione dei sentimenti che univano tu tti i cuori in un unico in tento, come pegno della promessa dei giovani studenti di votarsi alle fortune e all’avvenire della patria.
La promessa è stata scrupolosamente mantenuta; questo santo simbolo della nazione, trasmesso con gelosa cura dai suoi predeces
sori, è oggi religiosamente custodito nell’ ufficio del M agnifico R e t tore, e agli studènti che da un secolo si sono susseguiti in questo A t e neo è apparso, nei momenti più gravi e nelle ore più solenni della pa
tria, segno di raccolta e monito incitatore di una tradizione che è in sieme un imperioso dovere.
Qui pertanto dove fu il quartier generale della prim a insurrezio
ne antistraniera che Goffredo Mameli cantò come premessa e promessa di sicura risurrezione; qui ove nelle sue mani sventolò prim a il santo tricolore, qui era giusto e doveroso che in queste ligu ri celebrazioni Goffredo Mameli fosse ricordato — anche se ben più alta e diversa
0 ) Discorso tenuto ali’Aula Magna della R. Università di Genova il 19 otto
bre 193S-XVI, tra le celebrazioni liguri.
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avrebbe dovuto essere la voce — come rappresentante ideale del ge
neroso e ardente slancio giovanile e della perfetta coerenza tra pen
siero e azione, come la più alta ed entusiastica incarnazione del bi
nomio mussoliniano che, fondendo insieme la forza dell’intelletto e della cultura e quella delle armi, scolpisce il compito e il dovere del giovane italiano.
In iziatore del volontarismo universitario che, dalle campagne del risorgimento alla grande guerra, alla conquista imperiale e alla lotta per la civiltà e per la sicurezza mediterranea, è una tradizione co
stante e una gloria ininterrotta dei nostri Atenei, egli è uno dei più saldi anelli della catena ideale che lega in indissolubile connessione storica e morale, attraverso le diversità contingenti e l ’evolversi delle forme politiche e sociali, il Risorgimento al Fascismo, 1 Italia rivol
ta alla ricerca e alla creazione di se stessa aU’ Italia avviata dall’e
sistenza alla potenza, salita dal piano nazionale al piano imperiale.
Tanto più che l ’ascensione magnifica si è svolta accompagnata dal ritm o fremente dell'inno che egli non senza motivo chiamò dei guei- rieri e che noi intitoliam o al suo nome, perchè dal giorno in cui egli annunciò a ll’Ita lia e al mondo la grande n ovella -. « F ratelli d Italia.
l ’ Ita lia s’è desta », da Cintatone e Montanara a Calatafimi a M ilaz
zo al Volturno, dal Carso dagli Altopiani e dal Piave alle ambe a fri
cane e sulle piazze d ’ Ita lia quando occorse difendere e salvare la v it
toria e impedire il ritorno alla barbarie, schiere innumerevoli di gio
vani hanno accolto l ’invito e fa tta propria l ’offerta che egli formulò col canto e ratificò con l ’esempio: « Stringiamo] a coorte siam pronti alla m o rte — L ’ Italia chiamò ».
Singolare ventura, ma non casuale ventura, che questamente l i gure, capace di trascorrere dalle form e più solidamente pratiche della vita agli slanci della pura idealità, abbia espresso dal proprio seno i due più eloquenti simboli della giovinezza italica : il fanciullo ge
neroso e insofferente che interpreta col gesto magnanimo l ’anima di un popolo e ne ispira l ’azione, il giovane poeta soldato che accende coi versi e infiamma con l ’ esempio a un eroismo che non misura i pe
ricoli e anela alle supreme dedizioni. Sono i rappresentanti e i sim
boli di due aspetti e di due momenti della giovinezza italiana ; la loro immagine si estende e dilata d all’aspetto regionale e locale a un si
gnificato più largamente e fieramente nazionale come espressione com
prensiva e creatrice di quella gioventù generosa ed eroica pronta a l
l ’azione e al sacrificio che in loro si è raffigurata e da loro ha preso l ’ispirazione e l ’ esempio.
Grande orgoglio, Genovesi, l ’aver offerto i simboli a questo nostro splendente fiorire delle forze della giovinezza, speranza e ceitezza della patria e del regim e; grande orgoglio l ’eroica tradizione di que
sta Università, orgoglio e tradizione che le giovani generazioni sa
pranno indubbiamente conservare ed accrescere.
■P
GOFFREDO M A M E L I
Quando Goffredo Mameli apre gli occhi alla luce nel 1827 l ’ Ita lia è in uno dei momenti più tristi e oscuri della sua v ita ; nel pieno di quel decennio di cupo abbattimento succeduto alle prime agitazioni indecise disordinate e parziali del 20 e del 21. Ma il silenzio è soltanto apparente sotto la plumblea cappa oppressiva, come nelle viscere dei suoi vulcani, la nazione cova il fuoco sacro; insonni vestali, a l
cuni entusiasti lo conservano e lo alimentano tramandando le paro
le della tradizione e cercando le vie della salvezza. In loro e per loro l ’Italia è già nazione perchè ha la volontà di essere nazione ma in certo è ancora il cammino e, nella diversità dei mezzi e dei program mi, oscuro l’orizzonte e non chiara la meta.
Tra le contrastanti correnti letterarie filosofiche culturali che sem
brano combattersi e mirano in fondo a un unico fine, tra le m orbi
dezze sentimentali e gli sbrigliamenti della fantasia si radica e affer
ma la convinzione che l ’Italia debba trovare in sè sola e nel proprio passato le ragioni della vita avvenire, ricercando nel vero storico le memorie della patria e nel passato il principio e la causa del futuro.
E quando nell’ondeggiare delle dottrine e dei program m i si le
va una voce che suona come eco di cose inconsciamente pensate e sentite, l ’ansia dei giovani dibattuti nel doloroso tumulto spirituale e nel penoso contrasto tipicamente romantico tra l ’aspettazione mistica e contemplativa e lo smanioso bisogno di azione, si placa nella fede cieca e nella dedizione assoluta a ll’apostolo. A l richiamo di quella voce che ripete con inesausta fede la necessità del rinnovamento e ne indica le vie e ne segna le altissime mete, e a un popolo, massime ne
gli strati inferiori, ancora sonnecchiante e indolente, getta il più o r goglioso grido di riscossa assegnandogli il programma e la missione nel nome di Roma eterna, perennemente rinnovantesi, essi, stretti in torno al fratello insegnante ed eccitante, nelle cospirazioni, nelle carceri, nelle imprese disperate, e pur necessarie a scuotere e trasci
nare e infondere la fede, traducendo il nuovo verbo in azione, ne d i
vengono i confessori ed i martiri.
Troppo giovane Goffredo per essere tra loro; ma cresciuto nel
l ’ambiente eroico e romantico delle cospirazioni, colpito n ell’accesa fantasia dall’ostinato ripetersi dei coscienti volontari sacrifici, an i
mato dalla parola ardente dell’esule lontano e sempre presente, è cre
sciuto nella fede e nell’ammirazione del Maestro e se ne è fatto in terprete e seguace fedele con l ’entusiasmo della giovinezza e l ’ardore della passione. Ma non è un dottrinario nè un settario, e in taluni aspetti e in qualche momento della sua opera poetica e politica su quella base intimamente mazziniana si innestano influenze e metodi dell’altra corrente, la moderata e riformista, che, partendo egual
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e dalle premesse della tradizione romana e delle benem erenze ila - in osmi momento della vita civile, arriva per a lt r e vie a l l ’affer- mente
liane w
inazione del necessario nuovo prim ato <li u n 'Ita lia che deve riso rg e re per sè e per il mondo. Cosicché, nel bisogno ili azione tu o ri ed olt re ogni chiusa formula teoretica, nell’attività entusiastica, n e lla p ro n
tezza della mente, nel bruciante amore per l'I t a lia , con 1 a r d o re dei canti e l’imperioso bisogno di agire sino al sacrificio ed a l m a rtirio per la redenzione della patria, più che di una corrente p o litic a è il rappresentante della giovinezza della bellezza della poesia d e lla r i
voluzione italiana.
La lira e la spada voleva Giuseppe Mazzini so rgessero sul m o
numento che la riconoscenza e l ’am m irazione dei p o steri a v re b b e ro elevato in Roma al giovinetto poeta e soldato, perchè la breve vita era passata tra 1111 inno e una battaglia. V it a che è aneli essa un c a u to, un breve e amplissimo carme, nel quale poesia e azion e s in tre c c ia no e si confondono e l ’azione è poesia e la poesia è azione, e nel q u a le la dolcezza quasi fanciullesca e l ’energia leonina che il .Maestro nel commosso accorato ricordo rilevava, esercitano un fascin o e una suggestione irresistibile.
Era impossibile conoscerlo e non am arlo, ha detto d i lu i 1 a p o sto lo ; e uomini dei più diversi caratteri e dei più vari a tte g g ia m e n ti in tellettuali e politici ne sono stati attratti e gli si sono in tim am ente legati. I*a serenità quasi ingenua e gioiosa che spira d a lle sue lettere, la passione intensa senza pose gladiatorie e rum orose osten tazion i, l ’eroismo sentito e attuato come un n aturale dovere, la prontezza e la maturità della mente, la saggezza virile e lo squisito senso «li resp on sabilità e di misura pur tra gli entusiasmi poetici, g li d e sta v a n o in torno un alone di avvincente ammirazione e di entusiastica sim p atia.
Impressione questa che non trova, come altre volte avvien e, re strizioni e riserve passando dai contemporanei ai p osteri ina si t r a smette intatta da chi l ’ha immediatamente conosciuto a chi ne ha studiato sui documenti e ricordi la vita e l'a z io n e ; im p ression e che il tempo anzi circonda di 1111 più acceso alone di poesia.
Uomini di penna e di spada, politici e filosofi, e ru d iti e poeti, h a n no tutti sentito dinanzi a questo purpureo fiore di L ig u r ia p ro fo n d a ammirante commozione che si traduce in una esaltazione liric a n a turale e spontanea. Nessun bisogno in fatti di fo rzare i toni e c a r i
care le tinte con arb itrarie deformazioni fantastiche 1 h dove la realtà è g ià cosi viva e attraente. La compiuta accurata e insiem e c a ld a e commossa biografia veramente definitiva di A rtu ro c’o d ig n o la ne è prova convincente.
Appunto per questo non possono essere approvati, an c h e se an im ati da lodevole intento divulgativo, certi tentativi di rom anzesca n a r r a zione che non solo ripetono errori di fatto divenuti tr a d iz io n a li ma
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d e fo rm a n o con a rb itra rie interpretazioni così l ’ambiente famigliare com e l ’am b ien te scolastico degli anni giovanili di Goffredo.
V a lo r o s o ufficiale il padre, Giorgio Mameli, di famiglia cagliari
ta n a , che ebbe parte notevole nella spedizione di Tripoli del 1825, p rim a afferm azion e della m arin a sarda e quasi preannuncio del fu
tu ro in s e d ia rs i italian o su quella costa del Mare Nostro, valoroso uf
ficiale m a carattere rude e difficile, severo con sè e con gli altri, si
len zioso, au stero , im placabile rese talvolta penosa la vita domestica n e lla vecchia casa di via San Bernardo.
P o v e r a A d e le Z oa gli, fiore delicato e gentile dell’incontro di due n ò b ili e an tich e fam iglie genovesi, Lomellini e Zoagli, non le sono b a s ta te le sventure della vita e quell’aspro marito e la perdita del fi
g lio lo g r a n d e e adorato, doveva trovare anche fantasiosi celebratori p ro n ti, p e rc h è aveva, fan ciu lla, giocato col Mazzini che ne conservò d olce ric o rd o , a inventare un romanzo sentimentale e ad attribuire a q u esta m a d re di sei figliuoli un costante nostalgico morboso rim
p ia n to d i quel preteso am ore infantile. Adele Zoagli non è un perso
n a g g io di fa n ta s ia cui si possono prestare ad arbitrio pensieri e sen
t im e n t i; è una donna reale, una delle più nobili figure tra le madri it a lia n e del risorgim ento, degna di essere posta accanto a Maria Maz
zini ed a Eleonora. Ruffini, e a nessuno è lecito deformarne l’imma
g in e con fan tastich e supposizioni che non innalzano e nobilitano, cir
c o n d a n d o la d i poetica luce, ma rimpiccioliscono e deprimono in una to r b id a equivoca sentim entalità la grande e austera figura. Non in ta l m odo p u ò e deve essere rappresentata la fiera madre che, ancora nel 1876, apponendosi la lapide che si legge in via San Lorenzo scri
veva : « M io figlio Goffredo e tutti*coloro che al pari di lui divennero a tto ri v o lo n ta ri di quei giorni gloriosi e sventurati, accorrendo a Ro
m a nel 1849 sapevano di non vincere, sapevano di morire. Ma essi s a p e v a n o a ltre sì che il loro sangue sarebbe stato il battesimo della G io v a n e I t a li a fu tu ra e che il loro nome vivrebbe imperioso in tutti i n o b ili cu o ri qual sim bolo di quella religione del dovere e dell’a f
fe t to che è p e r noi tutti la più preziosa promessa dell’avvenire ».
N o n m etterebbe conto del resto intrattenersi su queste materie se d a ta lu n o non si fossero cercate nella non sempre lieta vita famigliare e in im m a g in a rie , inesistenti persecuzioni scolastiche di carattere po
litico al M am eli ancora fanciullo, le sorgenti prime dei suoi atteggia
m enti p o litic i e della sua poesia giovanile. In realtà, l'attitudine po
litic a non d eriv a v a da reazioni personali ma d a ll’ambiente mazzinia
no e d a lla stessa educazione materna ; e la sua prima poesia, che rie
c h e g g ia nel tono, nelle movenze, nei metri il romanticismo deteriore, m anca di una vera ispirazione e di una nota personale. Può avere q u a lc h e v a lo re psicologico pei1 la storia della formazione di uno spi
rito ta n to precoce, ma in quella che il Carducci chiamò piuttosto sbri
g a tiv a m e n te rigatteria romantica se ci potè anche essere una sor
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gente di amarezza in condizioni personali e di am b ien te, in qu anto riecheggia e riproduce visioni funebri e movenze byron ian e, non la d o glia mondiale e il dolore cosmico leopardiano che qu alcu n o v o lle v e derci, ma si riscontra soltanto un convenzionale a tte g g ia m e n to d i m a niera. E neppure, come a ltri disse, quei versi offrono r im m a g in e del perfetto romantico innamorato e deluso con m olto a m a ro su lle la b bra che hanno invano bevuto al nappo della v it a ; assa i p iù s e m p li
cemente, così le poesie della disperata tristezza come q u e lle d e te r m i
nate da sentimentali am oretti da adolescente e da fu g g e v o li fiam m ate passionali, sono esercitazioni, im itazioni, p rim i t e n t a t iv i r ic a lc a ti sulle orme altrui di un giovane di precoce ingegno che non ha an cora trovato la sua via. Fanno eccezione le poesie che si r ife r is c o n o a l l 'a more vero e profondo per Gironima F e r r e tti nella q u ale il sen tim en to è reale e sincero e il ricorrente pensiero della m o rte p e r la p e r dita della fanciulla strappata al suo am ore e data ad a lt r e nozze ha brividi e accenti che sono stati detti leopardiani. M a .sono fo rm e f u gaci e ben altra sarà la sua musa is p ira tric e ; tra b reve, n e ll’a rd o re patriottico e politico egli troverà ispirazione non a c c a tta ta e fittiz ia ma appassionata e bruciante, e ne tra rrà fa v ille (li a lta e sincera poesia.
Comunque, non nei prim i saggi poetici vanno r ic e r c a te le p ro ve della preparazione spirituale e della m atu rità m en tale (li G o ffre d o Mameli. La sua attività acquista realm ente valore, sb o ccia e si con chiude nel quadriennio tra il 46 e il 49, il quadriennio d e lle superbe speranze e delle atroci delusioni, degli ardenti en tu siasm i e d e lle d i
lanianti discordie, il periodo decisivo di esperienze e d i in seg n a m en ti che egli doveva aprire e accompagnare col canto e ch iu d e re col p r o prio sacrificio nella tragica vicenda romana. I l q u a d rien n io si apre, coni’è noto, con l'assunzione di P io IX al papato, qu a n d o i tim id i e misurati atteggiam enti con ciliativi e rifo rm a to ri fa n n o ve d e re nel nuovo pontefice il rigeneratore (P lta lia vaticin ato d a l G io b e r ti. I l fuoco che cova nelle viscere della nazione esplode in fia m m a te (li en tusiasmo che tu tti trascinano g li ita lia n i delle più o p p o ste p a r ti, da Carlo Alberto a M azzini a Garibaldi.
N ella effervescenza destata dalle vicende di R om a e d al p resu n to atteggiamento papale, si apre nel settembre 1846 a G en o va P 8 ° co n gresso scientifico, ottima occasione perchè tu tti g li s c ie n z ia ti, che vuol dire i p atrioti (P lta lia , si riuniscano più fa c ilm e n te a scam biarsi idee e sentimenti, aspirazioni e speranze. N e lle sed u te p u b b li
che e più nelle riunioni private, velatam ente o con a u d a c i a llu s io n i, le speranze che arridono agli anim i affiorano co sta n ti e tr o v a n o la loro espressione più viva nelle dim ostrazioni che ogn i p re te s to serve a provocare, e nelle quali le acclam azioni a P io I X e a C a r lo A l berto sottintendono sempre la; nota nazionale e a n tia s b u rg ic a .
Appunto nelle riunioni alla Afilla delle Peschiere, a p p a rte n e n te al
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m archese F rancesco P alla vicin o, segretario del Congresso, e luogo di ra c c o lta d e g li sp iriti più accesi, Goffredo Mameli declama tra fre
m enti accla m a zion i le prim e sue poesie politiche. L ’una dal titolo s ig n ific a tiv o « P A lb a » contiene il primo accenno a ll’ammonimento in c ita to r e fo r n ito dalPinsurrezione del 174G della quale sta per r i
c o rre re il cen ten ario e si conchiude con una promessa che sarà man
ten u ta :
Noi giurammo quest’ anno di gloria Consacrato da un’ altra vittoria A lle etadi future mandar.
L ’a lt r a « D an te e P lt a lia », esaltazione del massimo poeta come m a r tir e d e ll’ ita lia n ità , è tu tta pervasa dalla concezione mazziniana del d o vere e della feconda santità del m artirio e nel pensiero con
c lu sivo ; « V in s e — perche il m artirio è una battaglia vinta » è quasi il te s ta m e n to m orale del giovin etto eroe e la coerente affermazione di una su prem a necessità (li dedizione al sentimento religioso della p a tria .
Q u este m an ifestazion i poetiche, ove è già tutto il programma del
la breve intensissim a vita, lo mettono subito in prima linea nell’ar^
zio n e p a tr io ttic a , a lla quale, con Popera personale, reca l ’apporto d i un g ru p p o di giovan i di cui è ormai l ’ispiratore e la guida. Sono s tu d en ti u n iv e rs ita ri che, dopo il congresso scientifico, hanno fon
d a to u ira cca d em ia clandestina, società di cultura con fine implicita
m ente p o litic o .
T r a s p o r t a t a a Genova da Chiavari dove prima si è costituita, P a cc a d e m ia a lla rga le basi anche fuori degli studenti ed accentua i l c o lo re p o lit ic o ; M am eli, entratovi il 10 marzo 1847, ne diventa su b ito P a n im a in funzione (li segretario; e per opera sua e di G iro
la m o B o c c a rd o , succeduto nella presidenza a Stefano Castagnola, a c c o lto n e lle p rop rie lile N in o Bixio, rappresentante e interprete di M a z z in i, Passociazion e costituisce uno dei nuclei più importanti d e lle im m in e n ti m anifestazioni a carattere nettamente nazionale, a t
te s ta n d o a n co ra una volta il legame tra la preparazione culturale e P a z io n e p o litic a .
I l M a m e li, prendendo viva parte ai lavori, legge poesie e tratta i più v a r i argom en ti ; g li appunti che ancora si conservano e coi q u a li si p rep a ra va alla discussione mostrano una vasta anche se tu t t o r a d iso rd in a ta e farraginosa cultura storica e giuridica e una s ic u re zza e m aturità di giu d izio veramente mirabili alla sua età, m assim e là dove parla d ella guerra e della sua funzione etica e so
c ia le con a fferm azion i che arieggiano una celebre pagina del Catta
neo e q u a n d o afferma la legittim ità delle guerre di conquista da p a r te d e i p o p o li e delle civiltà superiori con precisa visione della fu n z io n e s to ric a delle conquiste coloniali. Ci si sente un pensiero ben più s o lid o e nu trito che non appaia dalle prime liriche e quale si
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mostra invece nelle poesie politiche. I l sognatore d a lla m is tic a f a n tasia appare nei discorsi ai soci d e ll’Entèlem a, come si c h ia m a l ’a s sociazione, e negli appunti dei suoi studi uno s p irito g ià severo e formato, lucido e ragionatore, lontano da rom an tich erie s e n tim e n tali. Su questa base di preparazione s'innesta la n u o v a lir i c a c iv ile che sgorga direttamente dal cuore e dal bisogno di a z io n e ed h a u n a ragione immediata di superiorità nella sincerità d e lla fe d e e d e l
la passione. Essa è infatti il prodotto di una situ azio n e d i s p irito particolarmente felice, in quanto deriva da una co eren za in te r io re che lo fa insieme cantare ed agire.
Dopo alenili mesi di relativa calm a, che sem brano a v e r fa v o r it o in Mameli e nei suoi giovani amici una più a g g u e rrita p re p a ra z io n e culturale, dall'agosto 47, quando l ’occupazione a u s t r ia c a d i F e r r a ra incanala gli ancora disordinati movimenti ita lia n i v e rso u n u n i
co sbocco indicando nell’impero asburgico il nemico co m u n e, an c h e a Genova l'agitazione esplode in m anifestazioni che n e s s u n a fo rz a rie sce a sedare, in un moto incontenibile che spinge nel su o g e n ero so crescendo Re e Governo dalle riform e a lla costituzione a l la g u e r r a nazionale. Sono stati mesi di una passione arden te e tu m u ltu o s a , di entusiasmi e di scoramenti, di blandim enti e d i m in a c c e , nei quali Genova ha compiuto una funzione decisiva di in c ita m e n to ë di propulsione nel trascinare il Piemonte verso le mete f a t a li.
Sintomatica coincidenza e autentica predestinazione m a m e lia n a , Genova sarà poi una delle grandi città d ell’intervento e il nom e e il ricordo di Mameli risuoneranno incitatori e am m o n ito ri nel lu m i
noso maggio di guerra.
Di tutto quel fervore entusiastico M am eli è tra i m a ssim i a n im a tori; dimostra un’energia insospettata nel debole o r g a n is m o , u n a forza morale che fa di lui subito un capo seguito e id o la t r a t o . Il battaglione dei suoi studenti è pronto a seguirlo o v 'e g li v o g lia ; se impugna la bandiera si farebbero uccidere prim a che g li fo sse s t r a p pata dalle mani, e, come le sue poesie corrono su tu tt e le bocche, le sue iscrizioni coprono ad ogni occasione le chiese, i t e a t r i, i più vari edifici.
Costituito sotto la presidenza di G io rg io D o ria un c o m it a to d etto dell O rdine per unire tutte le forze d e ll’opinione p u b b lic a e a r m o n iz zarle impedendo eccessi, dissensi e dispersioni di fo rze, n essu n a m e
raviglia e nessuna incoerenza che M am eli ne faccia p a r t e con N in o Ri sio ; è azione intanto anche quella, è avviam ento a co se m a g g io r i, ni· manca l ’approvazione del Maestro.
D ’altronde essi vi rappresentano coi loro amici la p a t t u g lia di punta e insieme una forza di spinta, precedono a in d ic a r e la via, spingono se gli altri si arrestano, trascinano spesso e c o s tr in g o n o
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a l l ’ a zio n e i p iù anziani più cauti e più moderati che vorrebbero fer
m a rsi o p roced ere più lentamente.
O rm a i i l m ovim ento non si arresta ; vè il fiume che ha rotto le di
ghe, è un entusiasm o precipitoso e travolgente che dalle prime dimo
s tra z io n i d el settembre a i d e liri per la venuta del Re in novembre, dopo la concessione delle prim e riforme, al pellegrinaggio comme
m o r a tiv o ed esaltatore in O regina nel dicembre, che, per la parte
c ip a zio n e d i ita lia n i di ogn i regione, assunse aspetto di manifesta
zio n e n a zio n a le, è un crescendo continuo di fervore, una esaltazione co sta n te e incontenibile. Ë, per Mameli, in quell 'ambiente arroven
ta to , i l m om ento della più fervida poesia perchè dell’azione più viva e d e g li a v ven im en ti in calzan ti. I l 9 novembre compare la prima vol
t a in p u b b lico — e non ancora nella veste musicale datagli pochi g io r n i d o p o dal m aestro N o va ro a Torino — l ’inno che egli chiama d ei g u e r r ie r i « tra cui sorvola il ritornello marziale del poeta ai co m p a g n i p ro n ti alla m orte con quel verso tronco finale che pare ve
ra m en te un ru llo di tam buro ». E per il pellegrinaggio di Oregina.
dove M a m e li stesso, circondato da centinaia di studenti, sventola il.
t r ic o lo r e , è com posto l ’ in n o « Dio e p o p o lo » nel quale ricorre am
m o n ito re e in c ita to re il ricord o del sasso di Portoria e appare l ’affer
m a zio n e id e a le : « I tìgli d ’ Ita lia son tutti B alilla » che il Duce do
v r à p o i tra d u rre in concreta realtà.
C on l ’ in n o « V iv a It a lia ! E ra in sette partita » scritto per l ’in- su rrezio n e sicilia n a e con l ’ in n o m ilitare di poco posteriore, sono queste le p iù elevate creazioni della poesia mameliana ; sono l ’espres
sione e s te r io r e della sua intuizione lirica del momento e della pas
sion e che g l i frem e dentro e d ’ intorno, il prodotto naturale di quel
la e s a lta z io n e sentim entale e passionale di cui il poeta si è fatto in
te r p r e te ; esprim ono sop rattu tto la gioia finalmente raggiunta dal
l ’ a zio n e .
E non p a rlia m o, per carità, di retorica; neanche a proposito del- P « E lm o d i S cip io ». L a retorica è falsità, è contrasto tra il senti
m en to in te r io r e e l ’ espressione verbale; ma i ricordi del passato non posson o essere vu oti fan tasm i e rievocazioni puramente erudite per il g io v a n e che li condanna quando siano sterile reminiscenza, ma li sente e li can ta come mezzo e spinta all'a zion e:
X on che d i scorse glorie Dissim ulando il pianto, Cerchi l’Italia illudere.
F a r di bugiardi fiori E di appassiti allori.
A i ceppi suoi ghirlande....
Ad altri le memorie, I secoli che furo.
A noi la speme, l’etere, I/imnieuso del futuro.
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Allora anche Legnano e i Vespri, F erru ccio e B a lilla , i m o m en ti e gli episodi più significativi della sto ria italian a , cessano d ’essere motivi accattati ed esterni per il poeta che concepisce ed a ffe rm a l ’I talia risorgente; sono storia ancor viva che si tra sfo n d e n e ll’azione.
E lo sono soprattutto i ricordi e i richiam i di Rom a. S e m p re , q u a n do 1'Italia ha sentito in sè nuova vita ed ha g u a rd a to p iù a lt o e p iù lontano, i ricordi di Roma, filo conduttore d ella nostra s t o r ia n a z io nale, sono affiorati come elemento attivo di vita nel c a n to dei p oeti balzando loro innanzi in naturali p arag o n i ed im m agin i. D a lle oche capitoline uel ritmo deiranonim o modenese che nel secolo X e c c ita va i concittadini a lla difesa delle* m ura contro gli u n g h e ri in v a s o ri, all'elmo di Seipio dell'inno che canta le rideste energie n a z io n a li, certi elementi scolastici quando appaiono eccitatori nel fe r v o re del-
1 azione si traducono anch'essi in azione perchè il p o p o lo , a rtefice della storia, « saluta una memoria — ma p rep ara una v itto ria » e allora voi sapete
Che se il popolo si desta Dio combatte alla sua testa il suo fulmine gli dà.
Il ritmo sonoro degli Inni accom pagna rin c a lz a re d e g li eventi che da Palermo a N apoli a Milano a Venezia a T o rin o te n g o n o tu tt a 1 Italia in fermento. L ’azione personale di M am eli nei p rim i m esi del 48, manifestatasi con attività prodigiosa n ell'o p era p o lit ic a a c compagnata dalle parole, dalla poesia, d a lla stam pa, ha u n 'e c c e z io nale importanza nel mantenere quella costante effervescenza g e n o vese che e uno dei motivi onde C arlo A lb e rto è indotto a lle d ec isio n i supreme. Ma tutte le dimostrazioni di quei mesi, il c o n tin u o r i f e r i r si ai prossimi grandi eventi, alla g u e rra <l'indipendenza, ai tem pi maturi e vicini, stanno ad attestare che queste vicende it a lia n e e la guerra che ne deriva sono soltanto occasionalm ente e s e c o n d a r ia mente connesse con le vicende delle insurrezioni europee. C o m e P a lermo. come Venezia e Milano, Genova è pronta negli s p ir it i p rim a delle rivoluzioni di Francia d 'A u s tria di G e r m a n ia : a n c h e a llo r a , come oggi e come sempre, checche altrove si blateri o si in sin u i, g li italiani sono stati essi ed essi soli gli artefici e i c reato ri d e lla p r o pria storia.
A lla notizia del l'insurrezione m ilanese, M am eli p a rte, senza a t tendere la dichiarazione ufficiale, alla testa di 300 v o lo n ta ri, in b u o na parte studenti, per quella guerra che ha tan to a u sp ic a to .
Prima di partire non può m ancare al comizio convocato p r o p r io da lui al teatro diurno delPAcquasoIa e tra l'an sio sa a s p e t t a z io n e :
« Concittadini, esclama, a M ilano si m uore. Io e parecchi a l t r i p a r
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a ltrettan to ». E scioglie il comizio: le parole sono inutili quando è tempo di a g i r e ; ma quelle parole sono azione esse stesse e agiscono con l ’efficacia del l ’esempio.
P a rte c ip a n d o a tutta la campagna alla testa del battaglione che si in tito la a M azzini, appare tra i giovani volontari come emissario e ra pp rese n ta n te del M aestro col quale ha a Milano, il 23 aprile, un colloquio. E la prim a volta che l ’agitatore vede il suo fedele e subito è preso d a lla profonda sim patia che lo accompagnerà sino alla morte di lu i, cele b ra ta con commossa parola di affetto e di esaltazione.
M a quel giovan e impetuóso poeta, tanto modesto da ricusare gra
di m ilit a ri riten u ti inadatti alla sua età, e che dimostra un mirabile e q u ilib rio e ta n to senno e m aturità da meritargli delicati incarichi e m issioni, non è un fazioso intransigente nè un inconscio sventato:
le sue lettere denunciano subito le condizioni di disordine e di impre
p arazion e t r a cui la guerra si svolge, denunciano soprattutto il pe
ricolo che d a lle discordie deriva proprio a quell'unità che è in cima a g li id eali suoi e del Maestro. E appunto per non comprometterne la base, q u an d o nello scatenarsi delle accuse di tradimento alla fine do Iorosa della g u e rra i più accesi repubblicani propongono la separa
zione di G e n o v a dal Piemonte, egli si oppone recisamente. Coerente a lla d o ttrin a del Maestro, anche oltre l ’azione pratica di lui, non vuole che P l t a l i a ritorni alle piccole repubblichette medievali. P r i
ma di tu tto nessuna dispersione di forze: quel che occorre è che la g u e rra sia rip re s a a qualunque costo; il duello interrotto deve esse
re rin n o vato sin o alla vittoria.
Q u i l ’azion e politica è così serrata e intensa che lascia poco posto p er la poesia. M a quando la sera del 1G settembre declama al teatro C a rlo F e lic e nel l'accademia in favore di Venezia assediata i versi
« M ila n o e V e n e zia », coi quali chiede l ’obolo per la città affamata
Lh fra le rive Adriache Vive ima gran mendica....
una com m ozione profonda stringe i cuori e Genova, spinta dalla vo
ce di quel suo tiglio così giovane e così grande, così ardente e ap
p assio n ato , risponde all'in v ito con fraterna generosità.
G li in fiam m a ti scritti giornalistici, rivolti a preparare i volontari a lla g u e r r a , sono magnifici di concitata passione e di serrato ragio
nam ento. N o n im porta che non tutti intorno a lui abbiano lo stesso stato di s p irito e la stessa generosa sincerità e altre passioni soffino nel fu o c o ; so p ra i parolai, i mestatori, gli arruffoni, i faziosi, egli in c arn a le generose illusioni e le fiere esaltazioni dei magnanimi p ro n ti e decisi a dare la vita per la causa dell'Italia una e indi
pendente.
Q u e llo che un anonimo chiama in una denuncia il « ragazzaccio
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Mameli », non cessa n ell’ardore del sentim ento che lo in fia m m a , n e l
la mistica accensione che lo consuma, d i in vocare la c o n c o r d ia e l ’ u nione di fronte al nemico comune, perchè sia r in n o v a ta la g u e r r a necessaria. E poiché il Piemonte non è in con d izion e d i r ip r e n d e r e ancora le armi e l ’auspicata guerra in su rrezion ale d i p o p o lo r im a n e una vana illusione, alla notizia della fuga· del P a p a d a R o m a v i a c corre, a cercarvi e trovarvi la morte. È l ’ u ltim a s tr o fa d e l c a n to d o ve la lirica diventa epopea.
L ’attività di quei mesi romani è un p ro d igio , q u a s i s i d ire b b e un presagio della prossima line. A z io n e p o litic a e g io r n a lis t ic a , p r o clami articoli e .discorsi si susseguono e si in calzano. L a su a e lo q u e n za materiata di cose e infiammata di passione tra s c in a le f o l l e u n i
ficandone il sentimento e il volere e spingendole a d a g ir e ; e g li è l ’anima di tutti i com itati; l ’em issario e l ’in te r p r e te d i M a z z in i, l ’assertore instancabile della Costituente N a zio n a le in R o m a . N e g l i articoli e nei discorsi dimostra, tr a un’appassion ata te n s io n e d e llo spirito, una vastità e una m aturità d i m ente e c c e zio n a li p e r un g i o vane della sua età. Fiaccola ardente, sparge in torn o a sè la sua lu ce e della sua stessa fede si consuma. B isogn a p re p a ra re i l g r a n d e a v venire che si avanza, ineluttabile come il destino ; b is o g n a d is p o r s i ad esserne degni, e si occupa delle più v a rie cose e d e i p iù d iv e r s i problemi, dalla preparazione m ilitare p er la guerra a l l ’ A u s t r ia , fine supremo della rivoluzione e necessario p rin c ip io d e ll’ u n it à n a z io n a le , alle questioni religiose, nelle quali, tr a i più fie ri a c c e n n i a n t i c l e r i cali e antitemporalistici, c’è un p ro fo n d o sen tim en to c r is t ia n o che illumina di fede religiosa la vita.
Nel campo m ilitare affermai intorno a i v o lo n ta ri e a lla p r e p a r a z io ne dei giovani, principii e dottrine che paiono di o g g i ; n e l c a m p o d e l
la politica religiosa predice che, rito rn a to il p on tefice a i s u o i s a n ti uffici di sacerdote, « la croce sul V a tic a n o e la b an d iera it a l i a n a sul Campidoglio si avviveranno l ’ una con l ’ a ltr a della m e d e s im a lu c e » onde, tornata la religione a rifu lgere del suo p rim o s p le n d o re , « i p o poli credenti saluteranno il V aticano com e sede vera d e l V a n g e lo d i Cristo e il Campidoglio come oracolo d i nuova sap ien za c iv ile , com e porto di salute a tutte le genti ». A n ch e in questo ha d iv in a t o la R o ma futura.
Quando dal nuovo governo p rovvisorio rom ano o ttie n e la p r o c la mazione dell’Assemblea Costituente Ita lia n a , un g r id o g l i esce d a l cuore: « L ’unità morale d ’Ita lia è un fa tto com piuto » . G e n e ro s a i l lusione, perchè noi sappiamo per d ire tta esperienza ch e a c r e a r e la compiuta unità morale, anche dopo ra g g iu n ta l ’ un ion e t e r r i t o r i a l e , è occorso mezzo secolo di oscuro fa tic o s o lavoro, sono o c c o r s i s o p ra tutto l’immane crogiuolo della guerra e il concetto e l ’ a z io n e t o t a litaria del Fascismo. Ma di questa u n ità si m ettevan o a l l o r a le c o n dizioni essenziali ed egli vedeva g ià rea lizza ta , n e ll’ a r d o r e d el suo
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d esid erio, la N a zion e stretta intorno al suo cuore, Roma. « Se Ro ma, d iceva , non è ancora la capitale dell’Ita lia , è la capitale del suo m o v im e n to , del suo progresso, della sua vita ». Di qui l ’appello en tu sia stico a M azzin i dopo la proclamazione della Repubblica R o
m ana, il 9 fe b b r a io : « Rom a repubblica, v e n ite ». N ell’accesa fanta
sia, che tra d u c e in realtà il desiderio, vede Roma, centro ideale del
l ’ I t a lia , s tr in g e r e intorno a sè le altre regioni e, assumendo la dire
zion e d e lla g u erra liberatrice, form are l ’Ita lia unita e repubblicana di M a z z in i :
Città delle memorie Città della speranza Le cento suore italiche
Chiama, e a pugnar t ’ avanza.
M a la r e a ltà storica è ben diversa ; Roma è sempre un motivo id e a le , non è, a llo ra , una fo rza materiale capace di un’espansione p o litic a e m ilit a r e ; le manca, non foss’altro, il saldo organismo sta
t a le e la lu n g a tradizion e m ilita re che daranno al Piemonte la fun
zion e u n ific a tric e . L a Repubblica Romaùa non si estende al resto d ’ I t a lia , a n z i non può essa stessa sostenersi e un’altra repubblica, la fra n cese, la uccide.
N o i p o s te ri e lontani d a ll’aspetto contingente di quelle passioni possiam o s p ie g a rc i le vicende politiche del momento, possiamo in
ten d ere storica m en te i m o tivi di carattere interno e internazionale che hanno d eterm in ato la F ra n c ia a ll’intervento ; quel che non pos
siam o in te n d e re , quel che ancora ci offende è la burbanzosa sicurez
za e l ’ o ffen sivo apprezzam ento del generale Oudinot : « G l i Italiani non si b a tto n o » . L o seppe a sue spese il 30 aprile a Porta San Pan
c ra z io se sapevano battersi ; ma, a udire certe voci e a vedere certe in vereco n d e illu s tra zio n i giornalistiche a proposito della guerra d’A- f r ic a e d e lla gu erra di Spagna, si direbbe che quell’esempio, e tanti a l t r i d i p o i, non siano sta ti sufficienti a fa r mutare la dispettosa ne
g a zio n e. E p p u re, generosa vendetta dei morti, nei giorni della crisi recen te a qualcuno è certo ricomparso con ansiosa preoccupazione i l ric o r d o d e lle A rgonne, dello Chemin des Dames e dei seimila che e ro ic a m e n te com battendo sono caduti a B ligny illudendosi di mori
re p e r una c^usa comune.
A iu t a n t e d i G aribaldi, combattente valoroso il 30 aprile per te
s tim o n ia n za d i M azzini, e a Palestrin a e a V elletri per dichiarazione del G e n e ra le e d i N in o B ixio, d i valor m ilitare sicuri intenditori, in fa t ic a b ile sem pre pur n e ll’ organismo affievolito, anello di congiun
zio n e t r a la fe d e di M azzini e l ’azione di Garibaldi, caro ai due Gran
d i che lo am an o di intenso affetto paterno, forte di un entusiasmo che non si affievolisce nelle avversità e pur capace delle più realisti-
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c he osservazioni, ammalato vuol pren der p arte, c o n tr a v v e n e n d o g li ordini del Generale, alla ripresa delle o s tilità ed è f e r i t o sul G ia n i- colo il 3 giugno, fiero e sorridente del v e rm ig lio b a tte s im o d a to a lla sua fede. La ferita ritenuta leggera si a g g ra v a ed e g li s p ir a , 11011 ancora compiuti i 22 anni, dopo un mese di a tro c i s o ffe re n z e , m e n tre una pietosa menzogna gli tien celata la caduta d ella re p u b b lic a .
II. sogno effimero è fa llit o ; ma i g io v a n i durante i l t r a g ic o m ese romano caduti a diciotto, a venti anni col nome d ’ I t a l i a s u lle la b bra e con la fede d ’ Ita lia nel cuore, sono a n d a ti ai c o m b a t t im e n t i e ai disperati assalti ripetendo e cantando la v e rità clie e g li ha r iv e lata. Lo stesso Garibaldi, l ’ultimo giorn o, quando o g n i u lt e r io r e d i fesa è impossibile, nella mischia d ivin a a V illa S p a d a , r e s p in t i s e t
te assalti avversari, si avventa splèndido e te rrib ile in m e zzo a i n e mici rotando la spada e intonando il can to d i v ita del m o r e n te M a- meli, riaffermando, quando la realtà p are c o n tra d d irla , la s t r o fa su perba di verità e di certezza : « F r a te lli d ’ Ita lia , l ’ I t a l i a s ’ è d e s ta ».
S’è desta, e nessuno potrà arrestarne la m arcia, d e s tin a ta , an ch e se per altre vie, alla vittoria, dacché il fiore della N a z io n e in L o m bardia a Roma a Venezia, mescolando il sangue più p u r o d i t u t t e le regioni, ha trasformato cause che potevan o a p p a rire lo c a li, in una causa e in una affermazione nazion ale; dacché a V e n e z ia A le s s a n d r o Poerio e a Roma G offredo Mameli, im m olando le p r o m e t t e n t i g i o v i nezze, hanno mostrato che la nuova poesia d ’ I t a lia è n e l l ’ a z io n e , n e l
la forza di incontrare e volere il sacrificio. P erch è in q u e s to è vera- mene la grandezza di Goffredo M am eli : n ella piena c o n c o r d a n z a d e l
la parola con l ’azione, nella volontà potente e decisa d i a t t u a r e e tradurre in dovere concreto e di an im are con l ’a rd en te e n tu s ia s m o , sino alla dedizione suprema, quella che è la c o n te m p la zio n e a s t r a t t a e la visione ideale del poeta. Egli è im m agin e e sim b o lo d e l l ’ e r o ic a giovinezza italiana per cui il dovere non è pesante fa r d e llo m a i n t e riore bisogno fatto di idealità e di poesia.
L ’Italia della poesia arcadica che si esaurisce in sè stessa e in inerte affermazione di patriottism o sentim entale è fin it a ; co n M a- meli al romanticismo sterile lamentoso o d ecla m a to rio si s o s titu is c e il romanticismo d ell’azione, il sano entusiastico r o m a n tic is m o che animerà costante i giovani italian i e li spingerà a in c o n t r a r e , c a n tando, le battaglie e la morte.
Quella giovane Ita lia — ha detto G iova n n i G en tile — ch e M a z z in i ha intravvisto nel carcere di Savona e che ha c o s ta n te m e n te p e r s e guito con fede di santo e tenacia di m a rtire, si è fa t t a r e a lt à in G o f fredo Mameli, il m artire più puro del R iso rgim en to ch e la v iv a c it à
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e n tu sia stica d ella giovinezza, la maturità della mente e degli studi, la fo r z a d e ll’ isp irazion e poetica ha messo a servizio della concezione r e lig io s a d e lla vita nella necessità della dedizione e del sacrificio per la P a t r ia .
« A v a n t i Î » sono le parole in citatrici dell’inno militare composto per in v it o del M azzin i e m usicato da Giuseppe Verdi :
A va n ti! V iva l’ Italia, V iva la gran risorta.
Se m ille fo rti muoiono Dite, che è ciò? che importa Se a mille a mille cadono T rafitti i suoi campioni?
Siam ventisei milioni E tutti lo giurar.
Non deporrem la spada Finché sia schiavo un angolo D ell’ Ita la contrada
Finche non sia l'Italia Una d all’ Al pi al mar.
P e r lu i non è form u la esteriore, non è pura espressione verbale m a in d e r o g a b ile legge m orale e vangelo inviolabile di vita il coman
d a m en to del M aestro : « la vita è missione e il dovere è la sua leii&eσσ su prem a » , d on de deriva la form u la « Credere, Fare, Patire » che nella
c a r a tte r is tic a an a logia col comandamento posto alla base dell’ etica fa s c is ta , sta a dim ostrare come i grandi im perativi inorali sono senv- p re fo n d a m en ta lm en te g li stessi.
Q u esto g io v a n e repubblicano che sopra la repubblica pone la P a tr ia , so p ra la fazion e la N azion e, che dei collaboratori politici non ricerca le coccard e , g li emblemi esteriori, le parole, ma l’onestà person ale, la d ign ità della vita , la sicura aderenza dell’azione a ll’e
spressione verb a le, pone a fondam ento della propria esistenza il prin
cip io che a v r à dal Duce espressione lapidaria : « chi non è pronto a m o rire p e r la p ro p ria fede è indegno di professarla».
P e r c iò , m o rto poco più clie ventenne, rimane immortale nel cielo d ella P a t r ia anche se non ne vide, secondo l ’immagine mazziniana, il m e r ig g io . « Come il fiore delle F loride egli sbocciò nella notte, fio
r ì p a llid o , qu asi a in d izio di corta vita, su l ’alba; il sole del merig
g io , del m e r ig g io (P lta lia , 11011 lo vedrà ». Ma questa Italia nel suo m e r ig g io im p e ria le lo sente e lo esalta come uno degli spiriti suoi p iù p eren n em en te v iv i e presenti, come la luminosa aurora della sua g io r n a ta t r io n fa le perchè non coi versi soltanto ma con tutta la vita e con la m o rte ha conferm ato che « il m artirio è una battaglia vin
ta » , p erch è, a ttra verso il costantemente rinnovato sacrificio di gio
v a n i g e n e ro s i, p ron ti come lui a gettare la vita per la luce di un’idea,
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l i t VITO V IT A L E
ogni giorno più si attua e si avvera quel che egli con v ir t ù d i p o e ta e con animo di patriota ha d iv in a to :
.... qual di un astro il raggio Che da un vapor si scioglie P a ir a w e n ir sviluppasi E affacciasi alle soglie Già del presente, giovine La nuova Italia. È nata Quale Minerva arm ata.
Cresce si fa gigante Come il voler di un itornilo Come un'idea di Dante.
Tua potente e libera La sua bandiera alzò.
A questa Italia unita intorno al suo centro im m o rta le c u i s p e tta , non ostante ogni ostilità e ogni incom prensione, un a fu n z io n e d i c a rattere universale inerente al destino stesso di Rom a, il g io v a n e p o e ta guarda con religiosa certezza :
Sarà l'Italia. Edifica Su la vagante arena Chi tenta opporsi....
Curvate il eajto. o genti.
La speme dei retienti I*a nuova Roma appar.
E della nuova Roma degni i nuovi c itta d in i:
Al Campiloglio! I secoli Cancellerei» deil’onte;
D i quelle sacre ceneri Ci spargerem la fronte E tornerem Romani.
Romani e Ita lia n i: di una Italia viva, non a c c a d e m ic a , n o n a r cheologica e da museo, di nn’Ita lia giovan e e a ttiv a , p a d r o n a d e lla propria sorte, vibrante e operante, d i u n ’ It a lia , q u a le noi v e d ia m o e viviamo.
Gratile e<l eroico crociato d ell'id ea, in sè co m p e n d ia e id e a liz z a la generazione del 48 che corse alla m orte con la p oe sia s u lle la b b r a e la primavera nel cuore; tutta la m ig lio r giovin ezza it a l i a n a , la giovinezza degli Atenei che tempra n ella scienza la fe d e e sa t r a mutare la serena spensieratezza nella volontà tenace e n e l l ’e ro ic o olocausto, perchè sa che la giovinezza è dovere è p r e p a r a z io n e e c o struzione del sempre più alto avvenire. E p er questo è p ie n o d i s im bolico significato che l ’immagine «Lei giovane con la b e lla ch io m a
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cro g iu ra m e n to : « S trin gia m ci a coorte — Siam pronti alla morte
— l ’ I t a l i a ch iam ò ».
A t u t t i, a coloro che nelle lotte del risorgimento hanno aperto e a d d ita to la v ia ; a coloro che si sono immolati nell’immane guerra che 1 I t a l i a ha sostenuto per aprirsi il grande varco all’avvenire;
a c o lo ro che sono accorsi al richiamo per compiere l’opera dei pa
d r i e d ei f r a t e l l i e fa re d e ll’ Ita lia una grande potenza imperiale, a c o lo ro che con saldo cuore e ferma fede si addestrano per essere p r o n ti in qualunque momento nello spirito e nelle armi, egli ha in d ic a to , a llo r a e per sempre, l ’ orgoglio della tradizione e la cer
te zza d e lla s tirp e :
D o v ’è la vittoria ? Le porga la chioma Che echi a va di Roma Iddio la creò.
E sem p re, q u elli che furono e quelli che potranno essere i giovani c o m b a tte n ti d e lla p atria, hanno visto e vedranno con loro esaltatrice e a m m o n itric e Pim m agin e d e ll’aumunciatore che ha gridato ai fra
t e l l i è a l in on d o il ridestarsi d ’ Ita lia avviata al superbo avvenire:
sem pre nel r it m o sonante d e ll’ in n o che ancora, tra i nuovi canti del
la p a tr ia e d e lla rivolu zione, accende i cuori d ’intensa commozione, v ed ra n n o e sen tiran n o accanto, sorridente e pensoso,, lieto del fe
con do m a r t ir io , orgoglioso della giovinezza eroica che in lui si ri
specchia G o ffr e d o M am eli caduto per Roma italiana, sepolto nella g lo r ia d i R o m a im periale, pron to ad ogni invocazione e ad ogni ap
p e llo a ra c c o g lie r e in torn o al tric o lo re le coorti giovanili della patria e a g u id a r le nella 'm arcia vittoriosa verso le luminose mete trion
fa li.
Viro V i t a l e
G. GARIBALDI E LA QUESTIONE D I ROMA
Nella seconda quindicina di gen naio 1SG7, A n to n io S cia-lo ia, M i nistro delle Finanze nel Gabinetto R icaso li, p re se n ta v a a l l a C a m e ra un progetto di legge, al quale aveva p u re posto m a n o l· ra n c e sc o Borgatti, Ministro di Grazia e G iu stizia , in tito la to : D e l i a U b e r t a delia Chiesa cattolica, c dell’asse ecclesiastico da d i v i d e r s i t r a lo Stato e la Chiesa cattolica. La com m issione p a r la m e n t a r e che lo esaminava agli uffizi si era subito m o stra ta quasi t u t t a c o n t r a r ia a quel progetto, e anzi aveva nom inato re lato re F r a n c e s c o C r is p i, i che — osservava VOpinionc dell’l l fe b b ra io — t o g lie v a « ogni^ d u b bio intorno agli intendimenti della com m issione s te s s a » . L· <1 a l t i a parte, neanche il Ricasoli si faceva tropp e illu sio n i, p o ic h é il 1 f e b braio scriveva alla signora M acknytht, stran o t ip o d ’av v e n t u i iera·
che celandola col nome di Mrs. H a m ilto n egli aveva in v ia t a in R o m a come sua confidente nelle relazioni col G overno p o n tific io . « L a n o stra legge sulla libertà della Chièsa in con tra serie o p p o s iz io n i. V i e ne attaccata per troppo clericale; talu no va lino a c h i a m a r la le g g e di reazione. Io reazionario! Ecco come s ’intende l a lib e r t à , q u a n d o
acceca lo spirito di partito » (*). . .
Il Ministero navigava dunque in acque non buone. I l D i r i t t oche gli faceva ostinata opposizione, d ich iara va il 21 g e n n a io che « il M i nistero attuale somiglia un poco a quei d isp erati che a v e n d o a n o ia la vita o trovandosi in stretta suprem a, giocano p a z z a m e n te la lo r o esistenza col primo che incontrano, a lla prim a o ccasio n e che si p ie senta. « fi da supporre che vedesse giu sto ; e si v ed rà t r a b re v e che fu proprio il Ricasoli a darne conferm a. In fa tti, era g i u n t a a F ir e n z e notizia che il Commissario per il V eneto, conte G iu s e p p e P a s o lin i, aveva proibito un comizio da tenersi a Venezia, nel t e a t r o M a l i h t a n * come protesta contro la legge che si doveva d is c u te re . B e n e d e tto Cairoli aveva in proposito interpellato il M inistero n e lla s e d u ta del
Π 1 febbraio, meravigliandosi che fosse stato v ie ta to il d ir i t t o d i riunione. « una delle più preziose p rerogativ e d e lla s o v r a n it à p o p o lare . proprio nel Veneto, che era « a ll'a lb a della lib e r t à » . 11 R i c a soli aveva risposto esser vera l'afferm azion e fatta d a l ^ 'in t e rp e lla n te ; che in altri tempi egli aveva riconosciuto il d iritto d i r iu n io n e , ina clic nel caso presente si trattava d ’una condizione s p e c ia le , p e r cu i
« gravi considerazioni di pubblica sicurezza » p o te v a n o im p e d ir e « il
(») I.rttcn < fiorum i liti «IH barone B ettino Kicwsoij, p u b b lic a ti p e r c u ra di M. Tabakrim e A. G otti; Firenze. Stiec. Ιλ* Mounier. v ol. IX . P
G. G A R I B A L D I E L A Q U E S T I O N E DI ROMA 1 9
pieno d iritto d ella libertà ». Aggiungeva inoltre che la « legge sulla liq u id azio n e d e ll’asse ecclesiastico essendo in relazione con le trat
ta tive clie il Governo aveva creduto opportuno di aprire con la Cor
te eli R o m a , « così egli aveva ritenuto fa r bene di proibire riunioni che, come q u e lla di Venezia, potevano « offrire gravissimi inconve
nienti » . In fin e , ben conoscendo quali fossero gli umori di una parte d ella C a m e ra , n ell’atto che si preparava a discutere la legge « sulla lib e rtà d e lla Chiesa cattolica », egli concluse, con quel sup fare sde
gnoso, che g li era solito, di non amare « stare a questi posti che a p atto (1 av ere l ’appoggio del Parlamento, perchè esso solo » poteva ren d erlo « sicu ro di adempiere le sue alte funzioni nell’interesse d e lla p a t r ia » . A lla discussione intervenne Pasquale Stanislao Man
cini ; egli d ich iarò che « avrebbe voluto rimanere estraneo alla que
stione )), se le parole del Ricasoli non lo avessero indotto a « uscire d a lla ris e rv a » ; aggiunse di non poter « concepire le teorie di dirit
to co stitu zio n a le espresse dal Ministro » ; e illustrato questo suo cοn vincim ento con eloquente parola, presentò un ordine del giorno, che il R ic a s o li non accettò, nel quale era detto « che la Camera, con
fidando che il Governo » avrebbe fatto « cessare g l’impedimenti al- 1 esercizio del diritto costituzionale di libera riunione dei cittadini », finché non trasm odasse « in offesa alle leggi ed in colpevoli disor
dini » , p a s s a v a all ordine del giorno. E poiché l ’ordine del giorno fu a p p ro v a to con trentadue voti di maggioranza, il Ricasoli si dimise.
1 a rv e a i p iù che il Presidente del Consiglio fosse stato un catti
vo sostenitore del suo Gabinetto. « Alcuni » — osservava giustamente 1 O p i n i o n e (lei 13 febbraio — « videro nel contegno dell’on. Ricasoli
il p a it it o di uscire, a qualunque costo, d all’incertezza e di precipi
ta re una risoluzione, che troppo tardi sarebbe giunta, qualora si fos
se a sp e tta ta la discussione della legge sulla Chiesa ». Se n’era, del resto, a vv ed u to lo stesso Ricasoli, che il giorno dopo, al suo fido Ce
lestino B ia n c h i, scriveva : « La meditazione della notte ha cresciuta 1 a n g u s tia dell anim o mio, perché mi si sono rese sempre più evidenti le ragio n i di ieri sera. Io sono la cagione che si sia sciupata la po
sizione del M inistero dirimpetto la Camera ed il paese. Se io ri
spondevo nei lim iti del puro fatto e delle apprezzazioni che vi dava il potere esecutivo, guidato d alla cognizione comparativa delle con
dizioni d I t a lia , la Cam era non avrebbe pronunziato quel voto, e for
se n ep p u re avrebbe votato » ( 2).
( 2) Jfi., vol. IX, p. 235. Anche al fratello Vincenzo scriveva lo stesso giorno:
« Io sono colpevole, io ho sciupato In posizione del Ministero: io avevo ragio
ne. se l’avessi potuta presentare alla Camera noi suo vero aspetto, ella non avrebbe «lato il voto che dòtte. Io sono angustìatissiino per l’avvenire per mia colpa ». h i., vol. IX, p. 237. Questo pensiero lo assillò puro in seguito I/ll dicem bre 1S7<: e^li scriveva a Celestino Bianchi: «Veniam o al 1866. Questo è per me il momento veramente glorioso, lìnito però nel 1807 e con mia grande col-