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Portugal focus: il Rossio di Lisbona Permanenza dello spazio-sostrato

TEMPO/MEMORIA/FORMA

II.VII Portugal focus: il Rossio di Lisbona Permanenza dello spazio-sostrato

Le forme urbane di sostrato oggetto dell’abaco presentano tutte un dato comune: sono il risultato di una sedimentazione in loco e derivanti matericamente dal sostrato sottostante che è il sedime formale delle trasformazioni successive e conseguenti. Il tessuto medievale e moderno, le azioni progettuali cariche di intenzionalità, la possibilità di dedurre delle categorie critiche, sono sempre la conseguenza delle azioni di sostrato che attraverso l’occupazione, la sedimentazione e la sintesi hanno sempre agito con l’obiettivo di riuso dell’edificio speciale, la cui forma ha influenzato le tante immagini e forme della città che si sono susseguite nel tempo. Durante una discussione a seguito di un mio intervento sul tema , presso l’ISUF ITALY 2018, con il prof. e preside C. F. D. Coelho dell’università FAUL di Lisbona, si è giunti alla conclusione che è possibile identificare un’altra tipologia di sostrato il cui fattore di permanenza è puramente intenzionale e riguarda il persistere dello spazio nodale dell’edificio speciale ludico- scenico, come spazio pubblico, non sul sedime originale ma traslato, spostato di sede e riconfigurato all’interno di una nuova pianificazione urbana. La deduzione di uno spazio-sostrato così forte da permanere formalmente

erano sistemati i laboratori e nei piani superiori le abitazioni degli operai; il Colosseo sarebbe diventato un grande quartiere operaio e una fabbrica razionale”. Ivi. pag. 93.

e spazialmente nonostante la cancellazione del tessuto originale a seguito di azioni esterne trova un caso di unicum nella piazza del Rossio di Lisbona. Qui la testimonianza del sostrato deriva direttamente dal permanere della funzione dello spazio pubblico, formatosi nell’area della pista dello stadio romano nei secoli, come in diversi casi presenti nell’abaco “italico”, che non può essere eliminata dalla

forma urbis poiché possiede un elemento di riconoscibilità

culturale. È un sostrato immateriale di fruizione di una spazialità conclusa, di un recinto urbano di cui la nuova forma della città non poteva fare a meno.

Topografia e morfologia

La forma urbis dell’antica Olisippo72 romana è oggi

difficilmente leggibile nel tessuto della città contemporanea e il ruolo del sostrato nel processo formativo della città appare quasi nullo a causa degli agenti esterni che hanno modificato radicalmente il costruito negli ultimi secoli. È possibile però riconoscere ancora alcuni “elementi primari”, che punti fissi in un telòs mutevole e metamorfico, ci permettono di studiare e comprendere la qualità e le caratteristiche della persistenza di uno spazio-sostrato all’interno di dinamiche trasformative che, attraverso una nuova pianificazione, sembrino tendere a una cancellazione della memoria del topos; memoria che invece è conservata spontaneamente e sostenuta dalle caratteristiche topografiche del sito.

Il centro di Lisbona si è sviluppato su un sistema di rilievi presenti sulla costa nord della foce del fiume Tago e che convergono oggi in un’area pianeggiante chiamata Baixa - zona bassa -. La colina do Castelo fu abitata sin dall’età del ferro e solo nel II secolo a. C. iniziò l’urbanizzazione romana dell’insediamento primitivo già influenzato culturalmente da Fenici e Greci. I Romani occuparono

72 La falsa leggenda etimologica che ne attribuiva la fondazione a Ulisse fece dimenticare le prime origini fenicie dell’insediamento (Alis Ubbo).

la collina e le sue pendici - come la collina dell’Alfama - “ristrutturando” il costruito attraverso l’applicazione degli strumenti urbanistici collaudati nelle altre colonie: l’ortogonalità della rete viaria, il foro - ancora oggi non se ne conosce l’ubicazione - e i grandi edifici pubblici dovettero però adattarsi all’orografia articolata del luogo; la quale ha contribuito alla peculiarità dei casi lusitani in esame. I disegni comparativi mostrano come i percorsi romani di tipo territoriale che si inoltravano nella Baixa - e che dovevano avere origini assai più remote - siano stati gli elementi strutturanti la Lisbona medievale e poi moderna. I grandi edifici per spettacoli oggetto della ricerca erano collocati, come consuetudine già acclarata, uno all’interno della maglia ortogonale tra le mura della città - il teatro - e due, il circo e lo stadio fuori dal limite urbano. Lo stadio che rappresenta il caso di permanenza dell’idea di sostrato- spazio si trovava nella parte bassa della città lungo uno dei percorsi principali che entravano nel limite urbano.

Dalla città romana a quella medievale il processo segue una storia operante che nelle polarità e nell’elemento della cinta muraria trova i suoi elementi catalizzatori: posta la permanenza dei percorsi, sia in età visigota che musulmana, la reconquista del 1147 pose le basi per una ristrutturazione della città preparandola al ruolo di capitale73. La nuova muraglia fernandina74 rappresento il limite del nuovo

agglomerato urbano che ormai aveva occupato la parte bassa della città ed aveva iniziato a stringersi anche intorno alle polarità conventuali della collina dei Martiri.

L’area del Rossio, l’antico stadio romano, aveva sempre occupato sin dall’epoca musulmana la funzione di zona commerciale, così come dedite al commercio erano le due strade che da questo spazio pubblico - ormai all’interno delle

73 Per una sintesi analítica della storia di Lisbona si rimanda a: Manuel Gardia e altri, Atlas histórico de ciudades europeas, Salvat, Barcellona, 1994, pp. 96-125.

74 Cfr. A. Vieira da Silva, A cerca Fernandina de Lisboa, vol. I, Lisboa, 1948, p. 28.

mura -giungevano al fronte fiume. Né questa forma urbana di sostrato né i percorsi strutturanti l’area scompariranno dopo il terremoto e il progetto della Lisbona pombalina. Prima del sostrato spaziale: un sostrato materiale Prima di trattare delle trasformazioni pombaline che confermarono lo spazio-sostrato del Rossio è doveroso accennare al fatto che nel tessuto storico della città sono presenti due casi, analoghi a quelli dell’abaco, del sostrato come sedimentazione in loco e persistenza di forma. Partendo dagli studi di morfologia urbana sulla città di Lisbona75 è possibile riscontrare nella collina di “Sao Jorge” l’esistenza di una maglia ortogonale che presenta caratteristiche di permanenza dei tracciati nonostante le trasformazioni dell’area76; permanenze di ortogonalità soggiacenti il tessuto contemporaneo sono state rilevate anche nella collina dell’Alfama77 dove è stato individuato l’antico anfiteatro della città romana. Inoltrandosi nei vicoli del quartiere e percorrendo rua de Sao Miguel, disposto tra due matrici ortogonali, è presente un tessuto la cui deformazione curvilinea ha un carattere di definizione e “limite” molto più accentuato rispetto a quella degli altri fabbricati allineatisi spontaneamente seguendo la topografia naturale del sito. È stata così avanzata l’ipotesi della presenza dell’anfiteatro non solo perché in una città in

75 Cfr. Forma Urbis Lab, C. D. Coelho (coordinatore) e altri, Cadernos Murb. Estudos da cidade portuguesa, in particolare: n°2 O tempo e a Forma, Argumenteum, Lisbona, 2014.

76 Per gli studi sulla persistenza dei tracciati antichi nel tessuto contemporaneo di Lisbona: R. B. Silva, As “marcas de oleiro” em terra sigilata da Praça Figueira”: uma contribuiçao para o conhecimento da economia de Olisipo (seculo Ia.C.-seculo II d.C.). Dissertazione finale di laurea. Braga: Instituto de Ciencias Sociais, Universidade do Minho, 2005.

77 Cfr. P. Martins, A Fragmentaçao do edificado monumental ao tecido urbano comum, in Forma Urbis Lab, C. D. Coelho (coordinatore) e altri, Cadernos Murb. Estudos da cidade portuguesa, in particolare: n°2 O tempo e a Forma, Argumenteum, Lisbona, 2014.

Lisbona: il quartiere dell’’Alfama, cuore della città romana, presenta ancora alcune strutture speciali riconoscibili tra cui l’anfiteatro la cui posizione non è ancora stata accertata archeologicamente ma ipotizzata dagli studi morfologici del Forma Urbis Lab della Faul di Lisbona. Nei due disegni: il tessuto medievale e quello moderno. Fig.55

cui era presente uno stadio, elemento urbano eccezionale anche per le città romane, simbolo di grande prosperità della colonia78, era sempre presente anche un anfiteatro, struttura assai più comune, ma perché analizzando le proprietà e la loro attestazione sul percorso si evincono murature convergenti verso un fuoco comune, una disposizione a raggiera delle pareti. Perché dunque come si vede dalla planimetria solo una parte dell’anfiteatro è perfettamente riconoscibile? Perché il sostrato ha “agito” conservando la forma di una sola parte dell’antica struttura speciale?

La risposta a queste domande sul caso lusitano permette di comprendere con maggior chiarezza anche alcune “mancanze” sui casi più lacunosi dell’abaco. La topografia dalla forte pendenza del sito fa presupporre che l’anfiteatro fosse costruito secondo “due logiche strutturali differenti”79: Pedro Martins - Forma Urbis Lab - sostiene che la cavea della parte superiore, interessata da una frammentazione della forma di sostrato originale così accentuata da far perdere ogni possibile analogia tra la planimetria contemporanea e la forma ellittica, fosse ricavata direttamente dal rilievo naturale: su di esso “adagiata” o “scavata”. Questa modellazione naturale permette di capire perché esauritasi la sua funzione la struttura speciale si sia persa nelle trasformazioni successive: mancando un modulo e la caratteristica di serialità dei vani, questa parte dell’anfiteatro deve essere tornata alla sua “natura naturale” lasciando alla nova edilizia di base la possibilità di seguire una diversa morfologia derivante dai percorsi e dalle aree libere presenti.

78 Bisogna ricordare che Lisbona nonostante fosse una delle città più importanti della Lusitania non era la capitale: il ruolo di questa era infatti demandato a Merida, in Estremadura (oggi Spagna).

79 P. Martins, A Fragmentaçao do edificado monumental ao tecido urbano comum, in Forma Urbis Lab, C. D. Coelho (coordinatore) e altri, Cadernos Murb. Estudos da cidade portuguesa, in particolare: n°2 O tempo e a Forma, Argumenteum, Lisbona, 2014. Pag. 154.

La parte bassa in cui la morfologia urbana del costruito esplicita le caratteristiche del sostrato antico doveva invece accogliere la cavea con una struttura in muratura non dissimile da quella visibile in altri casi studio. La parte artificiale dell’anfiteatro costruita seguendo la serialità delle sostruzioni del limite derivanti dal modulo “antropico” diveniva così materiale da consumare ed erodere. Luogo difendibile ed occupabile dall’edilizia spontanea, che sedimentatasi confermava la forma e la persistenza della curva/ recinto, ancora oggi visibile.

L’approccio della scuola tipologica-processuale conferma la presenza dell’anfiteatro non solo per il rispetto del modulo di 3-6 metri di luce delle case a schiera - casas a

bandas in portoghese - presente in tutti i tessuti medievali

ma anche per l’insediarsi di un edificio religioso80: nella maggior parte dei casi individuati precedentemente, la “storia operante” ci consegna la presenza di una chiesa, di una cappella, in quello che doveva essere stato un luogo di martirio. Questo edificio presenta infatti una posizione critica: se da una parte vi è un’attrazione centripeta verso un possibile fuoco della struttura ludica, dall’altro è presente un “aggiustamento” della forma che tenta di fondersi organicamente alla maglia geometrica regolare romana adiacente. Questo elemento “critico” ci consegna la possibile esistenza di due strutture di sostrato; la struttura regolare dei percorsi e quella coesiva dell’anfiteatro.

Il teatro romano situato sulla colina do Castelo presenta invece l’estremizzazione del concetto di frammentazione e dispersione della forma. L’antico edificio era infatti stato costruito sfruttando come nel caso dell’anfiteatro le curve di livello del terreno scosceso: in questo caso però la costruzione non presentava importanti parti in muratura in elevato ma è più facile associarlo a un teatro

80 L’Igreja de São Miguel è tra le chiese più importanti della città e la sua presenza è attestata dalle fonti sin dal XIII secolo.

greco per il suo rapporto con il sito. Questa assenza di sostrato materiale - e delle sue peculiarità -ha denotato una mancata organizzazione all’interno di una forma conclusa e l’impossibilità di avviare un processo formativo che permettesse il permanere della forma. L’anfiteatro è dunque riconducibile alle categorie tematiche dedotte dall’abaco avvicinandosi, seppur con un minor grado di organicità ai casi che lavorano sul limite e sull’intasamento analoghi a quello di Firenze o Lucca. La frammentazione totale di una sua parte, o dell’intera struttura nel caso del teatro, confermano che il sostrato possiede delle sue caratteristiche specifiche derivanti da una progettualità “intenzionale”; caratteristiche che possono essere traslate da un luogo ad un altro come in un caso di spolio.

Crisi come opportunità: un progetto di permanenza dello spazio.

Se l’anfiteatro e il teatro romano di Lisbona sono associabili a categorie tematiche precedentemente dedotte non è così per il caso del Rossio - Praça Dom Pedro IV -, caso di uno “spolio spaziale” e di una conferma che il sostrato è una tematica che non possiamo circoscrivere al solo permanere del sedime materiale originale, del suo topos autentico. Il terremoto di Lisbona del 1755 rappresentò un momento non solo di crisi per la forma urbana della città ma anche un’opportunità di rinnovamento di un tessuto edilizio che si era formato attraverso una sedimentazione processuale costante e continua e che non era mai stato oggetto di grandi opere di ristrutturazione. Il terremoto e poi i gradi incendi che ne seguirono distrussero, oltre che alcune aree dei barrios collinari, tutta l’area della Baixa e con questa tutto il tessuto commerciale che era stato l’elemento propulsore della città. Questa era così un palinsesto rovinoso ed è possibile fare un’analogia con i centri urbani italiani tra il V e il XII secolo: cosa fare dunque nell’epoca dell’illuminismo con queste rovine? Quale metodologia di pianificazione adottare?