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I possibili trend futuri

CAPITOLO 4: ESPERIENZA EUROPEA E ITALIANA A CONFRONTO E IL CASO “GEU

4.7 I possibili trend futuri

Nei prossimi decenni, il legame tra lo sviluppo delle città e l’innovazione tecnologica diventerà sempre più solido e sarà sempre di più al centro dell’attenzione.

La società sta attraversando profondi mutamenti, questi sono stati più evidenti nell’ultimo mezzo secolo ma ci sono valide possibilità che saranno sempre più incisivi. Oggi sono emersi nuovi bisogni strategici che non possono essere soddisfatti seguendo i tipici e datati approcci, perché un tempo questi non esistevano. Cambiando le esigenze e i fini, anche i mezzi devono essere aggiornati e resi più idonei.

Prendendo spunto dalla teoria di Maslow61 relativa ai bisogni dell’uomo, ogni esigenza rientra in una fascia della piramide immaginaria e non può nascere un bisogno appartenente ad una fascia superiore se prima non viene soddisfatto quello della fascia inferiore. Partendo dal basso, i primi bisogni ravvisabili sono quelli biologici, fisiologici, di sicurezza e di affetto,

123 essi costituiscono i bisogni primari e solo dopo aver soddisfatto questi, emergono i bisogni secondari legati all’autostima e all’autorealizzazione.

Oggi, le esigenze che rappresentano tendenzialmente il mondo, nonostante qualche eccezione nei Paesi in via di sviluppo, sono quelle che appartengono al secondo gruppo perché i bisogni primari sono stati già ampiamente soddisfatti. Ora l’uomo cerca soddisfazione e crescita personale, mira alla sostenibilità delle scelte, cerca un equilibrio.

I sistemi urbani intelligenti rappresentano una delle poche soluzioni che possono riuscire a rispondere efficacemente ed efficientemente alle richieste che stanno emergendo negli ultimi anni. Si chiede migliore qualità della vita, più inclusione sociale e maggiore alfabetizzazione digitale, partecipazione attiva alla vita amministrativa, più spazio all’imprenditorialità, il tutto ovviamente nel rispetto dell’ambiente per non danneggiare le condizioni di vita delle future generazioni.

L’intelligenza delle città rende possibile ottimizzare le emissioni, evitare gli sprechi di risorse, generare energia grazie a fonti rinnovabili, gestire efficacemente i rifiuti e convertirli più facilmente in materia prima riutilizzabile, aumentare la sicurezza, valorizzare il patrimonio culturale e immobiliare, e così via.

La città intelligente non è più opzione, ma diventa una necessità indifferibile. E ad oggi ancora, sono pochi ad essere a conoscenza delle effettive potenzialità di questo modello, anzi, pochi sanno di cosa si tratta. Un buon punto di partenza quindi sarebbe agire dal punto di vista conoscitivo e informativo e probabilmente da qui a cinquant’anni, le Smart Cities non costituiranno più solamente dei modelli teorici di sviluppo, ma saranno reali e parte del modus

vivendi in tutto il mondo.

Nonostante negli ultimi anni la tendenza nel processo di pianificazione riguardasse l’approccio top-down, ossia l’imposizione di un modello o l’implementazione di un’iniziativa dall’alto (amministrazioni comunali), si stima che negli anni futuri possa diffondersi agli stessi ritmi anche l’approccio bottom-up. Questo consiste in una maggiore partecipazione dei cittadini nelle fasi di ideazione, progettazione e implementazione di iniziative intelligenti. In questo modo la città sarà Smart tanto dall’alto tanto dal basso.

In Italia, ammonta a circa 65 miliardi il potenziale di mercato legato alla messa in intelligenza delle città. Il mercato reale si stima invece possa attestarsi, da qui al 2020, a circa 10 miliardi con una progressione doppia rispetto agli investimenti effettuati negli ultimi anni. Viene del

124 tutto naturale chiedersi se, date le incertezze economico-finanziarie dei comuni italiani, parlare di Smart City in Italia è esercizio teorico e retorico, oppure vi siano realmente strumenti in grado di coprire il potenziale di mercato teorico e migliorare l’intelligenza e il benessere delle comunità italiane.

La risposta da dare a questa domanda passa dal definire e valutare l’esistenza di precondizioni infrastrutturali che siano in grado di innescare realmente processi di messa in intelligenza delle comunità. Una precondizione importantissima e fondamentale è quella di dotarsi di una moderna infrastruttura tecnologica in grado di esaltare la ricchezza delle reti, dei dati (open) e dell’Internet of Things. Ovviamente esistono altre precondizioni, anch’esse importanti, come la strutturazione di modelli di governance in grado di esaltare la partecipazione del cittadino nella creazione di valore e in grado di alfabetizzarlo sul digitale e le innovazioni che esso genera.

Tutti i principali ranking, nazionali e internazionali, e gli scorecard sullo stato del digitale in Italia segnano la mancanza totale o parziale di tali precondizioni, unitamente alla mancanza, all’interno della Pubblica Amministrazione, di competenze e sensibilità che siano in grado di abilitare processi in modo da aumentare la smartness delle nostre comunità.

Non c’è nessun dubbio che i progetti di Smart City rappresentano un importante volano di sviluppo. Essi, infatti, non solo costituiscono una grande opportunità di business per le imprese, ma offrono enormi vantaggi ai cittadini e alle amministrazioni disposte ad investire in soluzioni “Smart”.

È fondamentale quindi, che anche nel nostro Paese si super la situazione di frammentazione ad oggi esistente in una logica in grado di unire ai singoli progetti una visione di progetto paese-città al fine di cogliere a pieno tutte le opportunità di sviluppo socio- economico che al fenomeno Smart City si accompagnano.

La vera sfida delle Smart Cities pertanto consiste nel modificare il meccanismo di funzionamento delle città, dando più spazio, stimolando e supportando dall’alto le innovazioni proveniente dal basso.

125 CONCLUSIONI

Il fine del presente lavoro è cercare di definire il quadro rappresentativo di un fenomeno emerso recentemente e che trova terreno produttivo negli insediamenti urbani: Smart City. Negli ultimi anni sono in atto alcuni trend abbastanza rilevanti, da un lato l’incremento del numero degli abitanti delle città, processo che è destinato ad aumentare, e dall’altro la crisi del modello insediato tradizionale maturata da tale processo di crescita urbana e la conseguente necessità di un intervento radicale da parte delle autorità con l’obiettivo di fronteggiare le esigenze che emergono nei contesti moderni.

Tuttavia è in atto un ulteriore processo rilevante che rappresenta uno degli strumenti più adeguati per soddisfare le moderne esigenze e risolvere le problematiche cittadine: la diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT). L’impiego delle ICT nelle città al fine di migliorare la qualità di vita dei cittadini facilitando la condivisione delle informazioni e creando un collegamento virtuale tra essi è al centro del modello teorico della digital city, sviluppato negli anni ’90 e basato sull’idea che la città debba essere governata dalla tecnologia.

Ogni città è unica ed è caratterizzata da un “profilo genetico” specifico che custodisce la sua identità e la sua vocazione. Per tale motivo la costruzione di una infrastruttura intelligente in un’aera urbana deve essere sviluppata partendo innanzitutto dalla pianificazione e da una strategia di governance basata sulla combinazione di due approcci. Il primo dal basso (bottom-

up approach), con la comunità nel ruolo di principale attore coinvolto nella trasformazione

intelligente dei propri luoghi di vita, da formare e coinvolgere nei processi di sviluppo della città di cui le persone sono parte integrante.

Il secondo dall’alto (top-down approach), con le aziende del settore delle Information and

Communications Technology (ICT) che forniscono lo stimolo iniziale e la conoscenza tecnica

necessaria a sviluppare tecnologie progettate sulle reali esigenze della comunità e in base alle caratteristiche della città. In tal modo, è possibile definire soluzioni tecnologiche su misura e non standardizzate, in grado di valorizzare le vocazioni del luogo in cui vengono inserite e costruite sulla base di un modello di sviluppo partecipativo in cui condivisione e collaborazione sono i due concetti principali per connettere comunità “Smart” e tecnologie intelligenti.

126 La soluzione al dilemma riguardante la gestione delle città moderne deriva dalla concettualizzazione del modello di città intelligente, che non solo sfrutta il potenziale delle ICT ma è anche in grado di produrre nuova conoscenza e promuovere lo sviluppo sostenibile nelle città, contribuendo a ridurre gli sprechi di risorse e le emissioni di CO₂, incrementare l’efficienza degli edifici e la sicurezza, incentivare la produzione di energia pulita e valorizzare il patrimonio immobiliare e culturale. L’intelligenza delle città si misura nella capacità di integrare in un’unica piattaforma numerose iniziative attinenti a vari ambiti. Per le Amministrazioni Pubbliche, porsi nell’ottica Smart City, può risultare indiscutibilmente una prospettiva molto interessante anche se estremamente complessa: diventare Smart rappresenta un’opportunità molto concreta di ripensare e intervenire sulle realtà territoriali.

Tuttavia, nella maggior parte degli interventi adottati fino ad oggi in Italia per realizzare Smart City, si è assistito ad un uso eccessivo di ICT, con il rischio di raggiungere, come obiettivo finale, solamente l’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, traguardo che può essere considerato molto limitativo.

La tecnologia deve essere usata invece come uno strumento per raggiungere in maniera più efficace e veloce obiettivi che puntino al miglioramento delle condizioni economiche, sociali e ambientali, realizzando una governance che metta il cittadino al centro degli interessi delle PA. Si avverte, quindi, la necessità di riportare la progettazione al centro dello sviluppo di azioni di miglioramento delle nostre città, ridando centralità a politiche integrate e programmi strategici mirati allo sviluppo e al recupero dell’ambiente urbano, guardando oltre la sola tecnologia.

Nell’analizzare l’approccio olandese e quello italiano al processo di Smart City, si constatano alcuni punti di forza. È fondamentale la metodologia interscalare utilizzata in entrambe le esperienze, che abbraccia una visione di pianificazione integrata, in cui il piano non costituisce un episodio a sé, ma è anche integrato con le politiche internazionali, nazionali e regionali. Entrambe puntano sulla città esistente per lo sviluppo futuro e individuano nelle zone già costruite le potenzialità per attrarre popolazione e classe lavorativa, introducono aree verdi per dare respiro a due città già dense. Si attuano piani strutturali incentrati maggiormente sui temi energetici, strategie che mirano a preparare la città all’abbandono del combustibile fossile con l’obiettivo di rendere la città autosufficiente da un punto di vista energetico e

127 perseguire strategie e azioni specifiche che accompagnino lo sviluppo urbano sostenibile, con l’intento di garantire la sostenibilità dei territori. Un modo comune per iniziare, come si è visto dalle due esperienze consiste nel definire un punto di partenza sulla base della particolare situazione geografica, economica, sociale della città, per poi valutare diversi scenari e i settori su cui puntare. Da qui è possibile avviare un processo di programmazione e pianificazione della tecnologia che sia orientata al rafforzamento e alla valorizzazione dell’esistente. Quindi, pianificazione urbana e politiche energetiche che si integrano con i programmi di Smart City, in cui l’aspetto innovativo è rappresentato dalla tecnologia applicata alla città.

Nel caso della città di Amsterdam, soprattutto, essa oltre a rappresentare l’emblema dell’economia verde, ha anche implementato altri numerosi progetti, ognuno con l’obiettivo di migliorare contemporaneamente più aspetti, dall’ambiente alla governance, all’imprenditorialità, alla vivibilità. In realtà questa città dimostra che il modello della Smart City è frutto non di un flusso unidirezionale che parte dall’alto, ossia dall’amministrazione e arriva alla cittadinanza, ma di un flusso bidirezionale che può avere come punto di partenza gli abitanti, impegnati in modo attivo nella ricerca e nell’ideazione di nuove soluzioni. Questi rappresentano un’importantissima componente per il raggiungimento di obiettivi Smart nelle aree urbane e possono dare un forte contributo all’innovazione.

Cercare di sviluppare delle ipotesi sulla conformazione delle città del futuro è un’operazione molto complessa poiché negli anni ’90 alcuni studiosi hanno addirittura pronosticato la scomparsa delle città a causa dell’eccessivo aumento della digitalizzazione. Ad oggi, invece, la tecnologia rappresenta uno strumento indispensabile, ed inoltre è possibile dedurre che l’emergere di nuovi bisogni, un tempo ritenuti inimmaginabili, richiede un continuo processo di adattamento e trasformazione. E in questo quadro appena descritto, la Smart City rientra in modo eccellente.

Il legame tra lo sviluppo della città e l’innovazione tecnologica è destinato ad aumentare e per tale motivo la Smart City non rappresenta più solamente un’opzione ma una necessità indifferibile nel mondo attuale.

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132 RINGRAZIAMENTI

Vorrei ringraziare il Prof. Zarone, relatore di questa tesi di laurea, per la disponibilità e precisione dimostratemi durante tutto il periodo di stesura, il Prof. Vermiglio per avermi fornito informazioni utili per la stesura dei casi, l’Amministratore Delegato e proprietario il Sig. Lenzi che insieme al Project Division nonché consigliere del sottosegretario di Stato presso il Ministero dell’Ambiente, del Territorio e del Mare, il Dott. Foti, e il Dott. Michielon, per i dati forniti in merito ai progetti dell’azienda “GEU Impianti”.

Un altro grande ringraziamento va alla mia famiglia che, con il loro instancabile sostegno, sia morale che economico, mi hanno permesso di arrivare fin qui, contribuendo alla mia formazione personale.

Un sentito grazie a tutti!

Marco Principato

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