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La comunicazione non avviene soltanto verbalmente, ma anche attraverso la cosiddetta “comunicazione non verbale”, che si rivela anche più importante della prima. Se quella verbale, infatti, esprime la parte logica e razionale del soggetto che comunica, quella non verbale è anche espressione della parte inconscia, più profonda e meno controllabile. La comunicazione non verbale, perciò, permette di cogliere le vere intenzioni di chi comunica, anche nel caso in cui questi dovesse mentire a parole. È molto importante, pertanto, conoscere le tecniche della comunicazione non verbale, per entrare in empatia con l’interlocutore, rendendo la comunicazione efficace.

La comunicazione non-verbale presenta alcuni elementi costitutivi: le espressioni del volto, la paralinguistica, la comunicazione digitale, la prossemica, l’orientazione, la postura, la gestualità, la prosodia; ognuno di essi contribuisce ad esprimere le intenzioni di chi comunica, esplicitando atteggiamenti, sentimenti ed emozioni3. Essere in grado di interpretarli significa capire realmente il contenuto della comunicazione; sapere cosa stanno a significare favorisce la comprensione profonda della comunicazione e permette di instaurare interazioni autentiche.

Le espressioni del volto, in particolare, hanno la funzione di comunicare le emozioni: le sopracciglia forniscono un continuo commento al discorso, diverso a seconda della loro inclinazione e del movimento; dallo sguardo si coglie l’intensità dell’emozione e la genuinità dell’interlocutore, dai cui occhi traspaiono i sentimenti più reconditi, tanto che anche tradizionalmente essi sono detti “specchio dell’anima”; a sostenere il discorso contribuiscono, ancora, la

3 Pacori M., Come interpretare i messaggi del corpo, Giunti, Milano 2016

8 posizione del capo, la disposizione delle labbra, gli atteggiamenti della bocca e i movimenti del mento.

Per comunicazione digitale, invece, si intende il contatto fisico con sé stessi o con gli altri, che serve a rendere la comunicazione più confidenziale e sono molto importanti quando si vuole instaurare una comunicazione di tipo affettivo.

A proposito del tono della voce, invece, è bene evidenziare che esso è il canale su cui si esercita un minor controllo e perciò rivela in modo più veritiero gli stati emotivi e gli atteggiamenti interpersonali4.

Si è visto dunque che la comunicazione non verbale è fondamentale all’interno di una conversazione e che conoscerne i significati aiuta ad interloquire in modo più chiaro, ad ascoltare nel modo più opportuno e a comprendere la relazione stessa in maniera autentica; soprattutto, per le persone con disabilità comunicative temporanee o permanenti, che per comunicare hanno bisogno di utilizzare la gestualità e la Comunicazione Aumentativa Alternativa.

Libertà di parola

Michael Williams5 diceva: “La comunicazione è un diritto, non un dono.” (R.

Sienkiewicz-Mercer)6 .

È attraverso la comunicazione che si apre la relazione con l’altro e che si crea la nostra identità personale. In situazioni di normalità ciò avviene tramite le parole, la scrittura e il linguaggio del corpo. Nei casi di grave disabilità cognitiva, sensoriale o motoria non sempre ci si può affidare alla comunicazione del corpo, dell’espressione del viso, alla voce o alla scrittura.

4 Pacori M., Come interpretare i messaggi del corpo, Giunti, Milano 2016

5 Michael Williams, persona con complessi bisogni comunicativi, racconta che nei suoi primi anni comunicava con suoni comprensibili solo ai suoi genitori. In seguito, per farsi

comprendere anche da persone esterne all’ambiente familiare, tracciava dei gesti nell’aria come per scrivere parole. Fino a quando un collega stanco di vederlo gesticolare nell’aria, gli portò una tabella alfabetica, tabella che diede inizio per lui ad una nuova vita.

6 R. Sienkiewicz-Mercer, Divenire indipendenti ed efficienti nella comunicazione: l'esperienza di un utente, 1992.

9 La Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, definita come “il primo grande trattato sui diritti umani del XXI Secolo”, è stata approvata il 13 dicembre 2006 dall’Assemblea delle Nazioni Unite ed è stata ratificata dall’Italia

con la Legge 18/09 del 3 marzo 20097.

La Convenzione ha lo scopo di promuovere, proteggere e assicurare il pieno ed eguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità, e promuovere il rispetto per la loro inerente dignità. Non vi vengono riconosciuti “nuovi” diritti, ma si ribadisce che le persone con disabilità devono godere di quegli stessi diritti riconosciuti a tutti gli altri, attraverso, in particolare, la rimozione di tutte le «barriere comportamentali e ambientali, che impediscono la loro piena ed effettiva partecipazione alla società su base di uguaglianza con gli altri».

Poiché tali barriere sono, spesso, di tipo comunicativo (mancato ascolto, informazione negata o parziale, assenza di ausili ecc.), la Convenzione, in particolare negli articoli: 2 (Definizioni), 21 (Libertà di espressione e opinione e accesso all’informazione) e 24 (Educazione), nel richiamare la necessaria presenza di una pluralità di opportunità e possibilità comunicative, a partire dai percorsi educativi e formativi, impegna gli Stati firmatari ad adottare tutte le misure adeguate a garantire «che le persone con disabilità possano esercitare il diritto alla libertà di espressione e di opinione, ivi compresa la libertà di richiedere, ricevere e comunicare informazioni e idee su base di uguaglianza con gli altri e attraverso ogni mezzo di comunicazione di loro scelta, provvedendo in particolare a: accettare e facilitare nelle attività ufficiali il ricorso da parte delle persone con disabilità, alla lingua dei segni, al Braille, alle comunicazioni aumentative ed alternative (CAA) e ad ogni altro mezzo, modalità e sistema accessibile di comunicazione di loro scelta».8

7 ONU, Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, 2007

8 hiip://www.isaacitaly.it/wp-content/uploads/2018/02/PRINCIPI-CAA.pdf

10 Il National Commitee for Communication Needs of Persons with Disabilities, 1992, ha appunto dichiarato una carta dei diritti della comunicazione, esprimendo che «Ogni persona indipendentemente dal grado di disabilità, ha il diritto fondamentale di influenzare, mediante la comunicazione, le condizioni della sua vita». Oltre a ciò, la Carta si pronuncia anche su questi diritti9:

1. Il diritto di richiedere gli oggetti, le azioni, le situazioni e le persone desiderate, così come di esprimere preferenze e sentimenti;

2. Il diritto di disporre di scelte e alternative;

3. Il diritto di rifiutare oggetti, situazioni, azioni non desiderate e di declinare tutte le offerte proposte;

4. Il diritto di chiedere e ottenere attenzione e scambi comunicativi con altre persone;

5. Il diritto di richiedere informazioni riguardo a oggetti, persone, situazioni o fatti di proprio interesse;

6. Il diritto di veder attivare tutti gli interventi o le terapie necessari a permettere di comunicare messaggi in qualsiasi modo e nella maniera più efficace possibile, per quanto la propria disabilità lo consenta;

7. Il diritto di veder riconosciuti, comunque, i propri atti comunicativi e di ottenere una risposta anche nel caso in cui l'interlocutore non sia in grado di soddisfare la richiesta;

8. Il diritto di avere accesso in qualsiasi momento ad ogni necessario ausilio di comunicazione aumentativa-alternativa, o altro, e il diritto di averli sempre in buone condizioni di funzionamento;

9. Il diritto di disporre di occasioni e contesti che prevedano ed incoraggino le persone con disabilità a partecipare come partner comunicativo a tutti gli effetti a scambi relazionali con altri individui, anche propri pari;

9 hiip://www.aitafederazione.it/aita/carta-dei-diritti/

11 10. Il diritto di essere informato riguardo a persone, cose e fatti relativi al proprio

ambiente di vita più prossimo;

11. Il diritto di vedersi rivolgere atti comunicativi che riconoscano e rispettino la propria dignità e, in particolare, di partecipare a conversazioni relative a persone portate al proprio cospetto;

12. Il diritto di ricevere messaggi significativi, comprensibili e appropriati dal punto di vista culturale e linguistico.

La comunicazione è un diritto fondamentale dell’individuo ed è per ognuno di noi necessaria ed indispensabile.

Il documento considera i processi comunicativi come un bisogno fondamentale, rispetto al quale il soggetto con disabilità presenta gli stessi diritti di soddisfazione di ogni altro appartenente alla comunità, e prevede il riferimento ai sistemi di Comunicazione Aumentativa Alternativa come tecnologia assistiva privilegiata per la compensazione delle difficoltà comunicative. Gli espliciti riferimenti ai sistemi di Comunicazione Aumentativa Alternativa presenti nel documento, confermano il loro ruolo centrale nella risposta ai bisogni dei soggetti con disabilità comunicative, e testimoniano la rilevanza dei diritti alla comunicazione di ogni individuo, in analogia alla prospettiva biopsicosociale del modello ICF (WHO, 2001)10.

Comunicazione e disabilità

Il linguaggio costituisce lo strumento e il mezzo tramite il quale l’individuo si esprime, comunica, entra in relazione con il mondo esterno, sviluppa una propria identità; nei casi in cui si manifesti un’alterazione o una disfunzione linguistica

10 WHO- World Health Organization (2001). International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF). Geneva: WHO. Tr. it. (2002). Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute. Trento: Erickson.

12 si verificano delle ripercussioni su tutti i processi di apprendimento e di definizione della personalità.

È spesso riscontrato un ritardo nello sviluppo del linguaggio in persone con una disabilità intellettiva, in particolare quando sono compromesse le zone cerebrali specificatamente preposte alle funzioni linguistiche e, anche nei casi in cui ci sia un adeguato sviluppo verbale, si manifesta una difficoltà nella padronanza comunicativa e nelle forme più astratte del pensiero.

Facendo riferimento ai gradi di compromissione intellettiva, indicati dal DSM, e allo sviluppo cognitivo, descritto nella teoria degli stadi di J. Piaget, possono essere evidenziate le seguenti caratteristiche: in una disabilità intellettiva di grado estremo lo sviluppo del pensiero è tipico dello stadio senso-motorio e il linguaggio è quasi sempre assente a causa di una mancata maturazione della funzione simbolica; nel livello grave viene raggiunto il periodo preoperatorio di un’età mentale di due anni ed uno sviluppo del linguaggio, anche se alterato, associato alla funzione simbolica; nel grado medio si arriva ad un pensiero preoperatorio di età mentale di cinque-sei anni, il linguaggio è presente anche se con una povertà di vocabolario; nel grado lieve, si arriva a controllare un pensiero operatorio concreto, con caratteristiche di concretezza e rigidità e il linguaggio è sviluppato, anche se ancorato ai dati concreti.

In generale, si può affermare che, a seconda del grado di disabilità intellettiva, vi possono essere delle ricadute sull’uso logico-astratto del linguaggio e compromissioni nella comprensione e nella produzione del linguaggio verbale, con conseguenze sugli aspetti comunicativi e relazionali. Inoltre, possono essere presenti, in diversa misura, rigidità psicologica, ovvero l’incapacità di cambiare il proprio assetto al variare delle situazioni, derivata dall’utilizzo di schemi semplici e ripetitivi e viscosità del pensiero, espressa come la tendenza a regredire verso forme meno evolute di pensiero11.

11 M. Zanobini, M. C. Usai, Psicologia della disabilità e dei disturbi dello sviluppo. Elementi di riabilitazione e d'intervento, Franco Angeli, 2011

13 Le competenze comunicative sono limitate dall’assenza di canali verbali o dalla mancanza di alcune funzioni astratte del pensiero, ma sono comunque presenti in maniera differente: è necessario, pertanto, stimolare lo sviluppo della comunicazione sostenendo canali comunicativi gestuali, mimici e prassici, sia per sviluppare la funzione simbolica e la verbalizzazione, sia per valorizzare ogni intenzionalità comunicativa e non perdere il desiderio di comunicare.

Il processo di acquisizione del linguaggio è mediato dalla presenza di numerose variabili, tra le quali il contesto occupa un ruolo fondamentale: l’interazione comunicativa non verbale con l’ambiente circostante e le strategie di rinforzo verbale sono elementi essenziali per facilitare l’ampliamento delle competenze comunicative.

Interessante a questo proposito il pensiero di Vygotskij: nella sua visione ogni funzione psichica ha la sua matrice primaria nella relazione sociale e si attribuisce al contesto un ruolo fondamentale. Egli introduce il concetto di zona di sviluppo prossimale, ovvero “quella parte di competenze che un bambino può sviluppare mediante l’interazione con l’adulto o con dei pari più competenti”12. In virtù di ciò, una persona con disabilità intellettiva ha la possibilità di superare le limitazioni individuali grazie al sostegno del contesto ed accedere a livelli superiori di pensiero.

12 L. S. Vygotskij, Il processo cognitivo, Torino, Boringhieri, 1987, p. 124

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CAPITOLO 2: COMUNICAZIONE AUMENTATIVA

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