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Potenziali variazioni dei livelli di falda

Nel documento LIFE07 ENV / IT / (pagine 11-17)

1.4. Impatti e rischi dei cambiamenti climatici sulla quantità delle acque: variazione dei livelli

1.4.1. Potenziali variazioni dei livelli di falda

Questo impatto si riferisce al potenziale peggioramento delle condizioni ecologiche degli ecosistemi superficiali connessi agli acquiferi, in relazione all’effetto dei cambiamenti climatici sui livelli di

Pozzi superficiali/tradizionali, soggetti a potenziale disseccamento a seguito di abbassamento dei livelli di falda oltre una profondità media rappresentativa (8 m).

In Figura 4 è schematizzata la metodologia applicata per l’impatto in questione: vi si identificano l’analisi di pericolo, esposizione, vulnerabilità e la caratterizzazione del rischio descritte nel paragrafo 1.3.1. Ciascuna delle fasi illustrate nel diagramma è descritta in dettaglio nei paragrafi seguenti.

Figura 4 – Schema della metodologia sviluppata per l’elaborazione di mappe di rischio in relazione alla variazione dei livelli di falda nell’area di studio.

Pericolo ed esposizione

Il pericolo è rappresentato dalla variazione del livello di falda futuro rispetto al livello attuale, considerati come valori medi sul periodo di interesse. Gli input utilizzati nel modello di ARR sono le variazioni della superficie freatica stimate nell’area di studio tra lo scenario attuale e lo scenario futuro attraverso le elaborazioni modellistiche citate nel paragrafo 1.3.2.

La metodologia è stata applicata considerando i tre anni di interesse (secco, medio, piovoso) e le diverse stagioni comprese. Il valore di falda utilizzato è ottenuto mediando i valori di falda giornalieri nell’area di studio sul periodo di interesse (stagione) considerato. Nel selezionare, per il livello di falda, il valore medio relativo al periodo di interesse, è stato considerato che - in generale - non sono picchi giornalieri di minima a rappresentare la maggior criticità per la falda (grazie alla capacità di ritenzione idrica del terreno) quanto valori che persistono oltre i 10-15 giorni.

Per la stima dell’esposizione è stato considerato il fattore di percorso livello di falda (attuale):

questo consente di considerare come esposte solo le aree attualmente interessate dalla falda superficiale, nelle quali si ipotizza una dipendenza dei recettori dalla risorsa sotterranea.

Analogamente, consente di escludere dall’analisi le aree con falda profonda, che verosimilmente non presentano legami apprezzabili con i recettori in superficie. In questo modo, l’analisi dell’impatto nello scenario futuro sarà mirata ai bersagli attualmente esposti e che potrebbero essere potenzialmente a rischio in seguito dell’abbassamento del livello di falda.

La condizione di falda “superficiale” può essere decisa definendo un opportuno valore soglia di soggiacenza, da verificarsi nello stato attuale. Tale valore non è unico ma varia in relazione al recettore considerato, poiché a seconda della natura del recettore cambiano anche i meccanismi di

“connessione” con la falda. Sulla base di dati di letteratura e di giudizi esperti, nella presente applicazione sono stati scelti i seguenti valori soglia:

Da 1,5 a 4 metri da piano campagna per le aree agricole (con valori differenti in relazione alla tipologia di copertura vegetale presente), a rappresentare la profondità entro la quale l’apporto idrico da falda per le colture e la vegetazione in genere può essere considerato significativo;

3 metri da piano campagna per gli ambienti naturali, che si riducono a 2 metri in zone riparie e di greto, in considerazione della diversa tipologia di vegetazione, adattata a condizioni di idromorfia e dotata in genere di apparati radicali relativamente poco profondi.

8 metri da piano campagna per i pozzi, in considerazione della potenzialità massima di aspirazione della tipologia di pompe per aspirazione comunemente utilizzata nei pozzi superficiali.

L’analisi di esposizione, quindi, ha preso in considerazione e integrato il livello di falda nello scenario attuale, i valori soglia sopra individuati e le mappe di pericolo. In accordo con Figura 4, i valori di esposizione che ne derivano sono classificati e normalizzati nell’intervallo 0-1 come riportato nel seguito:

Nullo (valore 0) dove non si rileva abbassamento di falda;

Massimo (valore 1) dove il livello di falda futuro raggiunge o oltrepassa la soglia di soggiacenza di cui sopra;

Intermedio (valori continui nell’intervallo 0-1) e a crescita lineare per livelli di falda futuri tra le due condizioni precedenti.

In Figura 5 si riporta la mappa di esposizione prodotta per lo scenario relativo al periodo estivo dell’anno secco (trimestre giugno – luglio - agosto). Tale periodo è stato scelto in quanto periodo di criticità per le colture estive, dovuta a carenza idrica da scarsi apporti da precipitazione e a livelli minimi di falda per l’area in questione nell’arco dell’anno e dell’intero set di scenari a disposizione.

Figura 5 – Mappa di esposizione alla variazione dei livelli di falda nel periodo estivo (trimestre giugno-agosto) dell’anno secco.

Si può osservare come le aree esposte siano dislocate nel margine meridionale dell’area di studio, in corrispondenza dell’area nota come “fascia di risorgiva”, caratterizzata dall’emersione in superficie dell’acquifero dell’alta pianura e quindi da soggiacenze molto ridotte. Su di esse si osserva un effetto variabile dell’abbassamento di falda, distribuito su tutte le classi di esposizione.

Vulnerabilità dei recettori

Per la caratterizzazione della vulnerabilità dei diversi bersagli rispetto alla variazione del livello di falda sono stati individuati i seguenti fattori di vulnerabilità:

Fabbisogno idrico delle coltivazioni (per le aree agricole) Estensione aree naturali (per gli ambienti naturali).

I dati per la rappresentazione spaziale di questi indicatori derivano dalle carte di uso del suolo del Corine Land Cover 2006.

Come riportato in Figura 4, per applicare la metodologia di ARR i dati utilizzati sono stati classificati e normalizzati nell’intervallo (0,1) attraverso l’assegnazione di punteggi di vulnerabilità.

Tali punteggi sono riportati, per ciascuno degli indicatori selezionati, in Tabella 1, unitamente alle classi qualitative/quantitative di vulnerabilità associate.

Tabella 1 – Classi e punteggi di vulnerabilità associati ai fattori “fabbisogno idrico delle coltivazioni” ed

Per le aree agricole si assume che il grado di vulnerabilità sia proporzionale al fabbisogno idrico delle colture, cosicché colture più idroesigenti risultano più vulnerabili alla riduzione dei livelli di falda, in ragione della maggiore richiesta idrica che può non essere soddisfatta.

Per gli ambienti naturali si assume invece che il grado di vulnerabilità sia inversamente proporzionale alla dimensione delle aree stesse, in considerazione del fatto che aree naturali più ridotte sono maggiormente esposte al disturbo e hanno in generale una complessità e uno stato di conservazione che conferisce loro minore e capacità di recupero rispetto ad aree più estese.

Per i pozzi non sono state reperite informazioni utili a individuare appropriati fattori di vulnerabilità, pertanto a tale componente è stato cautelativamente assegnato il valore massimo (1).

Rischio relativo

Come descritto in Figura 4, la fase di caratterizzazione del rischio prevede l’integrazione di informazioni su esposizione e vulnerabilità per ciascun impatto e recettore considerato al fine di ottenere mappe di rischio relativo. In Figura 6 e Figura 7sono rappresentate rispettivamente le mappe di rischio relative ai recettori aree agricole e pozzi, per il periodo estivo (trimestre giugno-agosto) dello scenario relativo all’anno secco. In Figura 8 sono rappresentate le statistiche di interesse per l’impatto e i recettori in questione.

Figura 6 – Mappa di rischio relativo per le aree agricole in relazione alla variazione dei livelli di falda nel periodo estivo (trimestre giugno-agosto) dell’anno secco.

Figura 7 – Mappa di rischio relativo per potenziali pozzi in aree agricole, urbane e industriali, in relazione alla variazione dei livelli di falda, nel periodo estivo (trimestre giugno-agosto) dell’anno secco.

Figura 8 – Statistiche relative al rischio per i vari recettori considerati rispetto alla variazione dei livelli di falda, nel periodo estivo (trimestre giugno-agosto) dell‘anno secco.

Il rischio relativo per il trimestre estivo dell’anno secco mostra una distribuzione variabile in relazione al recettore considerato. Per quanto riguarda le aree agricole, si nota una percentuale compresa tra il 50 e il 60% di aree a rischio Alto o Molto alto, mentre, all’opposto, per gli ambienti naturali, il rischio è prevalentemente Basso o Molto basso e si evidenzia solo una percentuale inferiore al 15% in classe di rischio da Alto a Molto alto. Per quanto riguarda i pozzi, si ha una distribuzione simile per le due tipologie considerate, con una classe Molto alto che si mostra tuttavia prevalente, in percentuale, nel caso dei pozzi potenziali in aree urbane e industriali (circa il 25%, contro il 15% per i pozzi in aree agricole).

Nel documento LIFE07 ENV / IT / (pagine 11-17)