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Valutazione della fattibilità

Nel documento LIFE07 ENV / IT / (pagine 28-33)

2. ANALISI DELLE MISURE PER LA RICARICA DELLA FALDA

2.3. Valutazione della fattibilità

Le azioni di ricarica devono quindi essere valutate attraverso un’analisi multicriteriale che, oltre a definirne i singoli elementi caratterizzanti in funzione dei suddetti principi guida, permetta di realizzarne una valutazione della fattibilità: alla descrizione tecnica dell’intervento, quindi, si devono affiancare specifici approfondimenti relativi ai benefici per la falda e agli aspetti ambientali, economico – finanziari, socio – politici, di gestione e manutenzione e di rischio.

Tenendo quindi in considerazione i suddetti principi guida, è possibile ripercorrere l’elenco delle possibili azioni da intraprendere, già indicate in precedenza, dettagliandone ulteriormente gli aspetti peculiari.

Le azioni di promozione dell’analisi del rischio di esaurimento/depauperamento delle risorse idriche sotterranee consistono sostanzialmente nell’incrementare le attuali conoscenze su ogni componente che influisce sul bilancio idrogeologico in quanto la precisione e l’attendibilità di tale valutazione è direttamente proporzionale al numero e all’accuratezza dei dati di input.

In questo ambito risultano più utili gli approfondimenti sulla stima dei consumi e sui sistemi di acquiferi, in particolare su pluviometrie, portate, freatimetrie, piezometrie, caratteristiche litostratigrafiche ed idrogeologiche del sottosuolo.

I prelievi da pozzo costituiscono, soprattutto per gli acquiferi in pressione, la forzante più rilevante eppure, anche se la loro mappatura è abbastanza estesa, la completezza e l’affidabilità della caratterizzazione degli emungimenti da falda non è sufficiente. Si fa riferimento innanzitutto ai pozzi adibiti ad uso domestico che solitamente prelevano da falda in maniera continuativa, senza che ve ne sia necessità, e che sono spesso non denunciati, poiché la segnalazione della loro esistenza è a carico dei privati.

sistemi acquiferi. Le reti di monitoraggio delle portate fluviali e delle piezometrie dovrebbero essere più omogeneamente distribuite nel territorio e dovrebbero garantire una maggiore continuità di misurazione: tale considerazione vale soprattutto per le portate di risorgiva e la risalienza dei pozzi domestici della Bassa Pianura.

Per la caratterizzazione del sottosuolo, ulteriori indagini dovrebbero dettagliare le litostratigrafie attualmente disponibili, ma specialmente migliorare i dati riguardanti parametri idrogeologici (trasmissività, conducibilità idraulica e coefficiente di immagazzinamento) grazie ai quali è possibile valutare correttamente i meccanismi di flusso sotterraneo e le potenzialità delle risorse e delle riserve idriche.

Relativamente l’intervento di riduzione dell’impermeabilizzazione delle superfici scolanti, o comunque la realizzazione di invasi di acque superficiali, l’informazione base è la caratterizzazione dell’uso del suolo che deve essere sufficientemente dettagliata, sia dal punto di vista della risoluzione spaziale, sia per quanto riguarda la classificazione delle tipologie pedologiche.

L’indagine conoscitiva deve poi acquisire quanto già redatto per l’area in oggetto in studi pregressi che abbiano approfondito gli aspetti riguardanti l’infiltrazione efficace e quindi la generazione dei deflussi superficiali al fine di associare alle classi dell’uso del suolo dei coefficienti di deflusso caratteristici.

Nell’ambito della progettazione di opere che riducano la capacità di infiltrazione del terreno bisognerà attentamente valutare il regime idrologico dell’area di studio in modo da stimare i volumi di compensazione ovvero dimensionare le opere per l’invaso e per la seguente dispersione in falda.

Le nuove impermeabilizzazioni e l’eventuale realizzazione dei suddetti bacini di accumulo comportano, quindi, delle interferenze con gli acquiferi, ma anche con la rete di drenaggio superficiale naturale e non: conseguentemente è necessario predisporre una specifica valutazione delle variate condizioni idrodinamiche lungo le canalizzazioni esistenti.

In particolare si tratterà di calcolare i maggiori afflussi in caso di ridotta filtrazione nel sottosuolo, oltre che gli sfasamenti temporali dovuti da una parte a tempi di corrivazione inferiori e dall’altra all’effetto di laminazione della piena.

A tali progetti, quindi, sono necessariamente connessi piani di monitoraggio del sistema che confermino il corretto funzionamento del nuovo assetto idraulico sia dal punto di vista quantitativo, mediante il telecontrollo di livelli idrometrici e flussi idrici nei nodi maggiormente significativi, ma soprattutto dal punto di vista qualitativo.

E’ noto, infatti, che la raccolta dei deflussi superficiali afferenti superfici impermeabilizzate possano contenere un carico inquinante, specialmente se drenano delle aree carrabili quali strade, parcheggi, aree di servizio, ecc … Conseguentemente dovranno essere individuati dei punti di

Tale sistema di monitoraggio idraulico e del trasporto solido è quindi parte integrante di un piano di manutenzione dell’opera, ma anche di un piano di gestione del rischio. Si dovranno, infatti, analizzare le successive fasi di pre-allarme, allarme ed emergenza: tipicamente si tratta della gestione di eventi idrologici associati a un tempo di ritorno superiore a quello di progetto delle opere oppure l’eventualità di uno sversamento accidentali di idrocarburi, oli, ecc …

Tipologie di intervento concernenti l’impermeabilizzazione delle superfici scolanti e la realizzazione di invasi di acque superficiali coinvolgono innanzitutto i Consorzi di Bonifica e Irrigazione, in quanto sono gli enti preposti alla gestione della rete drenante che solitamente interferisce ed è modificata da tali progetti. A tal proposito anche l’Autorità di Bacino deve essere interessata periodicamente per un aggiornamento degli afflussi verso i corsi d’acqua di sua competenza.

Un ulteriore soggetto fondamentale nella pianificazione di tali azioni è il Comune che, in sede di redazione del piano urbanistico, deve contemplare anche un approccio volto a garantire l’invarianza idraulica delle trasformazioni subite dal territorio, fissando degli standards quali, ad esempio, la realizzazione di un certo invaso minimo per la trasformazione o l’urbanizzazione di nuove aree.

Dal punto di vista economico – finanziario, tali azioni non comportano un beneficio diretto ma esclusivamente ulteriori spese di progettazione e costruzione: tali spese dirette dovranno gravare sui soggetti che commissionano la nuova opera.

La fattibilità di una ricarica artificiale dipende sostanzialmente dall'esistenza di una serie di condizioni geologiche, idrogeologiche e idrologiche: l’approfondimento di tali questioni costituisce la base conoscitiva di questa tipologia d’azione.

A proposito della geologia, si deve verificare che l'acquifero sia costituito da materiali a permeabilità sufficientemente elevata da consentire l'infiltrazione di ragionevoli portate d'acqua;

inoltre, nel sottosuolo ci deve essere una sufficiente disponibilità volumetrica. Si tratta quindi di verificare la soggiacenza della falda e il grado di permeabilità dei terreni.

Dal punto di vista idrogeologico, si devono conoscere direzioni, velocità di deflusso e regime della falda in modo da calibrare opportunamente la quantità d’acqua da impiegare e l’ubicazione delle aree di infiltrazione. Per lo stesso motivo, inoltre, devono esser note le qualità chimiche e microbiologiche delle acque nel sottosuolo.

Analogamente bisogna caratterizzare i deflussi superficiali ovvero è necessario verificare di disporre in superficie di adeguati volumi idrici, con un regime idrologico adatto e con qualità fisiche e chimiche adeguate all'infiltrazione in falda.

Conseguentemente, è inevitabile che vi sia un’interazione con l’idrografia naturale e non: la ricarica artificiale, infatti, costituisce un elemento di modifica del sistema idrico superficiale al fine di riequilibrare quello sotterraneo.

Se il prelievo d’acqua avviene lungo la rete consorziale è quindi essenziale prospettare che le derivazioni avvengano esclusivamente nei periodi extra irrigui. Analogamente, nel caso in cui si faccia direttamente riferimento a un corso d’acqua, l’attivazione della ricarica dovrà avvenire nel rispetto del deflusso minimo vitale e senza riduzione delle dispersioni in falda. Anche la presenza di centraline idroelettriche lungo la rete consorziale, motivo per cui anche nel periodo non irriguo sono in azione le derivazioni, favorisce la disponibilità di risorse idriche superficiali per l’attività di

La motivazione del fatto di non attivare la ricarica artificiale nel periodo irriguo è riconducibile alla maggiore richiesta d’adacquamento durante l’estate a fronte di risorse idriche inferiori, come del resto è importante la salvaguardia dello stato ambientale fluviale.

Per quanto riguarda, invece, la naturale dispersione fluviale, si rileva come sia essenziale approfondire la conoscenza del fenomeno e, in particolare, individuare la portata massima oltre la quale la quantità d’acqua che si infiltra in falda tende a mantenersi costante, anche se il deflusso in alveo si incrementa. E’ noto, infatti, che generalmente la relazione tra i suddetti parametri è di tipo asintotico, come rappresentato nell’immagine seguente. Tale comportamento è stato riscontrato anche durante le campagne di indagine svolte nell’ambito del progetto TRUST per i principali fiumi veneti e friulani.

Figura 16 – Andamento tipologico delle dispersioni fluviali in falda in relazione alle portate fluenti del Fiume Piave (valori assoluti rapportati alle portate media annua).

Le dispersioni a opera dei corsi d’acqua sono ovviamente da favorire innanzitutto in quanto naturali, ma anche economicamente vantaggiose: le attività di ricarica, quindi, dovranno evitare di ridurne le potenzialità ovvero l’approvvigionamento deve avvenire con prelievi d’acqua che non riducano la portata fluente in alveo al di sotto della soglia corrispondente alla dispersione massima.

Quanto sopra porta conseguentemente all’opportunità di prevedere un piano di monitoraggio dei prelievi e delle portate fluenti: a monte dell’opera di derivazione tale controllo, se realizzato in continuo, consentirebbe di verificare costantemente la fattibilità e anche di ottimizzar il funzionamento del sistema di ricarica; a valle permetterebbe di valutarne gli impatti sulle

Si evidenzia che le acque di ricarica possono essere generalmente veicolate sfruttando infrastrutture esistenti e non richiedono generalmente complessi trattamenti preventivi ovvero non comportano gli aggravi economici tipicamente più onerosi.

Inoltre, come dimostrano le attività sperimentali svolte nell’ambito del presente progetto, possono avere un significativo ritorno economico, ad esempio grazie alla vendita del cippato prodotto nelle cosiddette aree forestali di infiltrazione (si rimanda al deliverable D.7.2 per dettagli a riguardo). In questo caso, inoltre, è maggiormente evidente il beneficio ambientale determinato dalle aree di ricarica che contribuiscono positivamente all’abbattimento dei nutrienti nelle acque ad opera degli apparati radicali e delle comunità microbiche nel suolo.

La razionalizzare dei consumi idrici è l’azione strutturale che si basa su una conoscenza dei prelievi in atto sufficientemente dettagliata sia dal punto di vista spaziale che temporale: è necessario censire tutti i punti di prelievo, conoscendone sia l’ubicazione planimetrica sia la profondità; inoltre, deve essere definito l’andamento nel tempo della portata prelevata ovvero ci deve essere l’obbligo di contatori per la misura del prelievo.

Sostanzialmente quest’attività riguarda gli emungimenti da pozzo, ma anche gli invasi montani a scopi idroelettrici e irrigui, i cui rilasci influiscono significativamente sulla ricarica dei sistemi di acquiferi tramite le dispersioni fluviali: il problema è particolarmente rilevante per gli sbarramenti lungo la fascia pedemontana ovvero in corrispondenza degli sbocchi dei corsi d’acqua in pianura.

In questo caso il piano di monitoraggio consiste proprio nella misurazione delle portate prelevate e, con gli strumenti forniti dal progetto TRUST, degli effetti sulla falda.

Per l’emungimento da pozzi artesiani a risalienza naturale (in aree di Bassa Pianura, esterna all’area di studio TRUST) è sufficiente installare un dispositivo di regolazione. Analoga razionalizzazione dovrebbe coinvolgere il consumo a carico degli impianti ittiogenici che sempre più spesso ricorrono alla terebrazione di pozzi per compensare il calo di portata e il decadimento di qualità delle acque di risorgiva.

Si può ottenere una riduzione del consumo idrico a scopo potabile migliorando l’efficienza dei sistemi produttivi e di distribuzione, cioè diminuendo le perdite in rete, e dei sistemi, ma anche effettuando iniezioni in falda di reflui depurati. L’operazione di recupero e riutilizzo della risorsa, infatti, è una misura talvolta non particolarmente onerosa che dovrebbe essere maggiormente considerata.

La possibilità di immettere nuovamente in falda il volume d’acqua prelevato è un’azione di fondamentale importanza per il riequilibrio del bilancio idrogeologico in diverse situazioni: ad esempio per gli impianti geotermici sarebbe opportuno prevedere il cosiddetto sistema a doppietto ovvero realizzare un pozzo di re-iniezione.

Un ulteriore consumo della risorsa idrica avviene per soddisfare le esigenze nel settore agricolo: in questo caso l’attività di ottimizzazione deve contemplare innanzitutto la riduzione delle perdite nel sistema di distribuzione sia per dispersione lungo le canalizzazioni in terra sia nelle rete in pressione, anche se queste inefficienze favoriscono la ricarica della falda. Inoltre, appare basilare promuovere tecniche di irrigazione più efficienti: sono noti, infatti, i benefici a seguito della trasformazione dalla modalità a scorrimento a quella ad aspersione, ma anche da un sistema a turnazione fissa rispetto ad uno a domanda. In una prospettiva più ampia ci sarebbe la scelta di

Per la razionalizzazione dei consumi idrici nei vari settori in precedenza illustrati è necessario coinvolgere una serie di soggetti ed enti; inoltre, altrettanto fondamentale sarebbe la sensibilizzazione delle comunità locali, rendendole maggiormente consapevoli delle problematiche connesse all’utilizzo della risorsa idrica, anche con specifiche politiche di incentivazione.

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