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L a povertà: problema di trasformazione della stratificazione sociale

d i S . M . M i l l e r e P a m e l a R o b y

E’ possibile considerare la povertà in rapporto a vari contesti, ma in genere quello della stratificazione sociale è stato trascurato. I risultati assai limitati dei programmi contro la povertà basati su definizioni del livello di sussistenza, ci obbligano oggi a riconoscere che nelle società industriali ad alto reddito il problema non è più quello del pauperismo, bensì quello dell’ineguaglianza. Quando però cominciamo a porci il problema della povertà in termini di priva­ zioni relative e di ineguaglianza, dobbiamo necessariamente porci delle domande circa la stratificazione generale della società che compone una nazione: quale divario è ritenuto « accettabile » fra il gruppo dei poveri e gli altri gruppi? Quali sono le dimensioni che occorre considerare quando si vogliano osservare le differenze fra gruppi nella società odierna?

Primo scopo di questo articolo è di riaffrontare la povertà in termini di stra­ tificazione.1 Un’analisi della povertà veramente accurata deve prendere in con­ siderazione sia i livelli di vita dei poveri che quelli dei non poveri. Come scri­ veva il sociologo polacco, di recente scomparso, Stanislao Ossowski, nella sua brillante analisi della stratificazione sociale, « ... una classe (è) membro di un certo sistema di rapporti. Questo significa che la definizione di qualsiasi classe deve tener conto dei rapporti di questo gruppo con gli altri gruppi del sistema ».2 Il nostro problema non riguarda soltanto i poveri, ma tutta la società. Per il momento, i programmi contro la povertà non sono stati considerati sufficien­ temente come sforzi per modificare i profili della stratificazione negli Stati Uniti. Un’analisi della stratificazione non comporta soltanto di considerare i poveri come coloro che sono rimasti indietro rispetto ad altri nella società, ma implica l’estensione del concetto di povertà al di là dei ristretti limiti del reddito. Os­ servando la povertà nel quadro di riferimento della stratificazione, notiamo che Max Weber e Richard Titmuss hanno già apportato importanti contributi a questa analisi. Uno dei contributi principali di Weber alle scienze sociali fu quello di distinguere le tre componenti della stratificazione: classe, status, e potere.3 L’analisi marxista era centrata sulla dimensione economica (o di classe) della stratificazione, ma Weber riteneva che il prestigio (onore sociale) e le

* Di S. M. Miller (con M. Rein), si veda in Centro Sociale, 74-75, 1967, « Povertà, politica, intenzioni: il problema delle scelte».

dimensioni politiche della stratificazione erano a volte indipendenti e impor­ tanti. Queste altre dimensioni potevano cambiare senza che cambiasse la dimen­ sione economica della stratificazione, o potevano restare immutate malgrado cambiamenti di questa. Con la sua vasta erudizione Weber illustrò questa- tesi col mostrare, ad esempio, che un gruppo di status alto, come gli Junker prus­ siani, continuava ad avere nelle sue mani un notevole potere politico, malgrado che la sua importanza economica fosse nettamente diminuita. Viceversa, un gruppo economico in ascesa, come la borghesia, aveva di fronte una lunga lotta prima di ottenere un grado di prestigio- sociale corrispondente alla propria posi­ zione economica. Weber non intendeva rovesciare l’analisi di Marx, ma andare al di là di essa, e allargarne le prospettive.4

Nel nostro secolo, Titmuss ha ulteriormente perfezionato i nostri strumenti di analisi, considerando il reddito come « disponibilità di risorse durante un periodo di tem po».5 Egli fa osservare che gli utili connessi al sistema di salari e stipendi (ad es. le pensioni), come pure quelli fiscali (ad esempio la riduzione del reddito imponibile in rapporto al numero dei figli che è vantaggio più del contribuente con reddito alto che non di quello con reddito basso), e quelli derivanti dall’assistenza (prestazioni in denaro o in servizi) debbono essere inclusi in ogni discussione sulla disponibilità delle risorse.

Recentemente abbiamo suggerito che i governi, in tutte quelle società in cui esistono significative ineguaglianze, dovrebbero provvedere ad accrescere non soltanto i livelli minimi di reddito, beni e servizi di base, ma anche il livello di rispetto per se stessi e quello- delle possibilità reali di maggiore mobilità sociale e partecipazione ai processi di formazione delle decisioni.6 Se vogliamo arrivare a capire meglio gli scopi dei vari programmi contro la povertà e i rap­ porti fra questi scopi, possiamo esaminarli in termini di: 1) quale aspetto della povertà il programma vuole affrontare (ad esempio-, quello economico, politico, educativo e di mobilità sociale, oppure le dimensioni di status della stratifica­ zione); e 2) a chi è diretto il programma (ad esempio il programma è diretto a migliorare le condizioni sociali dei poveri — come lavoro, reddito, alloggio, salute, rispetto di sè ecc. — oppure a fare uscire alcuni dei poveri dalla loro condizione di povertà per collocarli su un altro scalino della società (per esem­ pio attraverso programmi educativi). Il diagramma che segue può esser d’aiuto al lettore nel riconsiderare gli obiettivi che ci vengono attualmente presentati. Inoltre tale tipologia può aiutare gli scienziati sociali a pianificare i programmi, per il fatto che indica come gli obiettivi dei programmi stessi possano essere diversi e a volte contrastanti, e mette in luce taluni aspetti della povertà rela­ tivamente trascurati. Può anche aiutare nella valutazione di un programma, in quanto fornisce un quadro di riferimento dei vari obiettivi di un pro­ gramma in modo evidente, e mostra i rapporti fra i vari obiettivi dei vari programmi, il che costituisce sempre il primo passo- per ogni valutazione critica.

M i s u r e g o v e r n a t i v e e p r i v a t e p e r l a r i d u z i o n e d e l l a p o v e r t à i n U S A

Dimensioni relative alla stratificazione

economiche (reddito, servìzi

di base, beni) Fin alità dei

p r o g r a m m i:

Miglioramento Reddito minimo delle condì- annuo garanti-

zioni sociali to

Servizi sanitari Sicurezza sociale Programmi d’im­ piego della ma­ nodopera Abitazioni

P rom ozione Addestramento della mobilità professionale

sociale Programmi per la pianificazione della manodo­ pera

* Programmi speciali finanziati in contro la povertà.

politiche educative

(partecipazione e di mobilità status alle decisioni) sociale

« Massima parte­ cipazione pos­ sibile » « Potere Nero » « Partecipazione dei g e n i t o r i nelle decisioni della scuola »

Educazione Integrazione raz- dei consu- ziale nelle zo-matori ne di abita­ zione Movimenti sepa­ ratisti negri Integrazione raz­ z i a 1 e n e l l e scuole Nuove possi­ bilità di la­ voro « Headstart »* « Upward bound »* Reddito garanti­ to, senza mar­ chio sociale Movimento

« Black is Beautiful » base all ’Economic Opportunities Act nel quadro della lotta

Questa tipologia può anche indurre chi ha la responsabilità di tracciare le direttive per i programmi concernenti i poveri a porsi la domanda: quali sono le responsabilità e gli obblighi che la società è disposta ad assumersi? Ad esem­ pio, in che misura vogliamo veramente migliorare le condizioni della gioventù odierna? In gran parte, queste non sono questioni di carattere strettamente tecnico, ma problemi di valori, passibili di generare aspre controversie.

Secondo scopo di questo articolo è la dimostrazione che la teoria della stra­ tificazione può essere raffinata e modernizzata, tramite una migliore compren­ sione dell’azione della povertà. Già da tempo Robert Merton e a ltri7 hanno sottolineato l’interdipendenza fra ricerca empirica e teoria. Le scienze sociali applicate dovrebbero essere strade di comunicazione a due sensi, dovrebbero cioè sia trarre beneficio, sia contribuire alla teoria sociale. Molte delle recenti analisi « applicate » della povertà debbono ancora essere « distillate » ed ag­ giunte al corpus della teoria sociologica.8 Gli scritti di Titmuss sulla distribu­ zione della « disponibilità delle risorse » devono sul piano concettuale ancora essere integrati con quelli di Parsons e Marshall sul significato di « cittadi­ nanza ».9

L’interpretazione di ogni dato periodo storico può richiedere l’aumento nel numero delle dimensioni della stratificazione, o perlomeno che venga

ricono-soiuto il particolare e variabile contenuto di ciascuna dimensione.10 L’importanza relativa di ogni data dimensione può anch’essa variare nel tempo.11 Nel presente saggio cercheremo di trattare delle dimensioni di classe economica, di status, di potere, e di una quarta dimensione, relativa all’educazione e alla mobilità sociale. Abbiamo modificato l’ordine di Weber, in quanto facciamo seguire la discussione sullo status (che a lunga scadenza è la questione di base, e la più difficile, dei programmi contro la povertà) alla discussione sull’educazione e mobilità sociale. Abbiamo ritenuto opportuno aggiungere la dimensione « edu­ cazione e mobilità sociale », perché negli ultimi cinquant’anni il livello di edu­ cazione e la mobilità sociale della prole sono diventati fattori che differenziano i membri della classe lavoratrice e delle classi meno privilegiate. Oggi non solo la classe, lo status e il potere, ma anche il livello di educazione e la mobilità sociale della prole determinano il futuro tenore di vita di una persona, spe­ cialmente se povera. Quindi riteniamo che educazione e mobilità sociale siano diventate dimensioni indipendenti della stratificazione, e debbano essere trattate come tali.

Noi speriamo che anche altri scienziati sociali faranno il tentativo di corre­ lare le scienze sociali « pure » e « applicate », poiché riteniamo che ciò possa arricchire le scienze sociali americane, obbligandole a prendere in considera­ zione fatti finora trascurati, a riconsiderare teorie incorrette o equivoche, a chiarire concetti rimasti vaghi, e a creare nuove teorie e nuovi schemi concettuali. Concordiamo con Dahrendorf nel ritenere che se noi, scienziati sociali, « riu­ sciremo a riconquistare quella consapevolezza dei problemi che è andata perduta negli ultimi decenni, saremo anche in grado di ritrovare quell’impegno critico nelle realtà del nostro mondo sociale, che è necessario per svolgere bene il nostro lavoro».12 Noi riteniamo che il raffinare la teoria della stratificazione mediante un’analisi della sociologia applicata potrà a sua volta essere di sostegno agli sforzi degli scienziati sociali per ridurre la povertà.

Classe

La discussione di Weber sulla classe, o dimensione economica della stratifica­ zione sociale, si fondava su Marx, ma così come in altri argomenti Weber si sforzò di allargare la prospettiva marxista. L’analisi di Marx si basava sulle relazioni sociali e materiali connesse ai processi di produzione. Weber passò dalla sfera della produzione a quella del mercato e dello scambio, e definì la classe come « un insieme di persone che hanno in comune una compo­ nente specifica e causale delle loro possibilità nella vita, in quanto questa componente concerne esclusivamente il loro interesse economico nel possesso di beni e probabilità di ottenere un certo reddito, ed è rappresentata dalle condizioni del mercato del lavoro e del mercato dei beni ».B La dimensione economica della stratificazione, nella concettualizzazione di Weber, compren­

deva un gran numero di rapporti impliciti ed espliciti di mercato. Come vedremo in seguito, lo sviluppo più importante di molte delle società attual­ mente esistenti è l’inizio di una rottura importante fra la situazione di mer­ cato e la situazione di benessere.14

L’era successiva alla seconda guerra mondiale ha veduto una prolifera­ zione di studi in cui la variabile centrale, sia con funzioni esplicative che classificative, era l’occupazione.15 Viceversa, attualmente vediamo che il centro delle discussioni riguardanti la povertà è il reddito. Vi sono varie ragioni per quest’aumento di interesse nel reddito come indicatore di posizione di classe:

(1) il legame fra occupazione e reddito sta diventando sempre meno defi­ nito. La gamma di redditi di individui che occupano particolari posizioni occupazionali sta diventando sempre più vasta.16 Ne risulta ohe la descrizione dell’occupazione ha scarso valore nell’indicare il reddito;

(2) i poveri sono un conglomerato di gruppi che hanno in comune il basso reddito, ma spesso non molte altre caratteristiche. Mentre alcuni dei poveri sono chiaramente definibili tramite le loro occupazioni a basso salario, molti altri poveri sono del tutto al di fuori della popolazione attiva, e dipendono per il loro reddito da varie prestazioni in denaro e servizi;17

(3) la politica del governo, di importanza crescente, definisce i vari gruppi sulla base del reddito sia per scopi fiscali che per scopi assistenziali.

A sua volta, il reddito è di scarso valore come indicatore del tenore econo­ mico. Nel cosiddetto welfare state, le risorse disponibili per1 gli individui sono un mosaico del reddito derivante da attività di mercato, da « utili marginali » derivanti da svariate occupazioni ed organizzazioni, dal modus operandi del sistema fiscale e da varie prestazioni ottenibili tramite assicurazioni e pensioni private e pubbliche, da beni protetti o pseudo-protetti, come gli aumenti di capitale, e dalla disponibilità, utilizzazione e qualità dei beni pubblici.

La nozione di classe secondo Weber deve essere allargata al di là delle idee di proprietà e di mercato. In particolare, nel welfare state molti impor­ tanti elementi della disponibilità di risorse diventano disponibili in quanto servizi pubblici. La distribuzione e la qualità di questi servizi pubblici ha un’influenza diretta sul benessere relativo e assoluto degli individui.18 Può anche esistere una considerevole mancanza di connessione fra il reddito ed i servizi di base di cui godono persone o gruppi: mentre i due termini sono piuttosto strettamente correlati negli Stati Uniti, in Svezia scadenti servizi di base non sono associati al basso reddito.

C’è anche un problema fondamentale a questo proposito. Come sostiene Marshall, nel welfare state è implicito l'obiettivo di rompere il legame fra condizioni di mercato e benessere.20 Il ruolo del governo acquista un’impor­

tanza enorme.21 In misura sempre maggiore, la disponibilità di risorse dell’in- dividuo dipende dal suo rapporto con il governo, sia in termini di tasse sul reddito, finanziamenti indiretti, appalti o servizi pubblici.22 Il concetto di « pro­ prietà » deve quindi essere allargato e alterato in modo da includere il fattore tempo nell’accumularsi delle pensioni e dei diritti alle prestazioni e servizi erogati dal governo, specialmente nel campo dell’educazione. La proprietà nel senso tradizionale resta importante, ma altre forme di diritti a disporre comin­ ciano ad avere un’importanza paragonabile ad essa.

Questa concezione più vasta della disponibilità delle risorse ha notevoli implicazioni politiche.23 Se il governo ha una considerevole funzione nel rego­ lare tale disponibilità, l’azione collettiva organizzata avrà come principale campo quello dei rapporti con il governo. Al tempo di Marx il campo di azione era limitato al luogo di lavoro, sede della produzione. Negli Stati Uniti, le persone di basso reddito si sono organizzate per affermare i propri diritti all’assistenza e ad altre forme di servizi governativi, anziché i propri diritti nel mercato del lavoro ed economico. Come vedremo nella nostra discussione sul potere, i rapporti con la burocrazia governativa sono diventati essenziali non solo per i poveri, ma per tutti i settori della società americana.24

Quindi, per modernizzare la discussione dell’idea di classe è veramente necessaria, in primo luogo, la consapevolezza dei nuovi e diversi elementi costituiti dalla disponibilità delle risorse lungo un arco di tempo e dal nuovo ruolo del governo come distributore diretto di risorse. I problemi economici e di classe sono politicizzati nella loro essenza, in quanto il mercato e la proprietà sono sotto l’influenza dell’azione governativa e delle formazioni

politiche. i-fyi

Potere

Non soltanto il governo è diventato erogatore o esattore diretto di risorse, ma esso regola, controlla e dirige l’economia anche nei paesi non socialisti. Gli sforzi per dare un impulso alla crescita economica e per prevenire depres­ sioni economiche, inevitabilmente devono prendere in considerazione il pro­ blema di chi debba trarne beneficio, chi debba pagare il costo del tentativo di impedire ai prezzi di salire troppo rapidamente, chi debba sopportare gli inconvenienti delle trasformazioni economiche. L’allargarsi del campo d’azione del governo significa che la nozione, un tempo ritenuta valida, dell’automa­ ticità del mercato deve cedere il passo di fronte al fatto che è una decisione politica quella per cui alcuni debbono guadagnare ed altri perdere.25 Queste decisioni vengono prese, a quanto si afferma, per ragioni assolutamente tecniche.26 Ma, se le si esaminano un po’ più da vicino, si vede che queste decisioni sono in realtà fondate su una lotta politica fra gruppi ed individui che aderiscono a diversi sistemi di valori.27

Di conseguenza, la posizione politica acquista un peso sempre più impor­ tante sulla disponibilità delle risorse. La dimensione politica della stratifi­ cazione acquista sempre maggior significato. Le organizzazioni politiche pog­ giano la loro base non soltanto sui rapporti esistenti con il mercato privato, ma anche su quelli con il « mercato pubblico » che è in via di sviluppo e in cui le decisioni chiave vengono prese.

La dimensione politica ha le sue radici nel diritto al voto.28 Poiché il diritto al voto sta diventando un diritto legalmente riconosciuto e universale in molte società che, come gli Stati Uniti, presentano notevoli differenze fra i vari gruppi nella proporzione dei votanti, il problema diventa come sia possibile far sì che tutti i gruppi usino del loro diritto al voto, e come sia possibile presentare all’elettorato i problemi veramente importanti. Il che significa affrontare gli ostacoli apertamente o implicitamente riconosciuti al voto.29 Su un altro piano, sempre connesso con l’interesse al voto, è il grado, tipo ed efficienza di organizzazione dei vari raggruppamenti in lizza. Attual­ mente, i gruppi a basso reddito cominciano a sviluppare organizzazioni (sia nella forma di clubs di animazione per anziani, sia come vere e proprie asso­ ciazioni politiche dei residenti negli slums) che possono esercitare una pres­ sione più efficace perché vengano introdotti programmi che affrontino i loro problemi.

Oggi, il teorico della stratificazione sociale deve accordare una certa atten­ zione a problemi politici che vanno1 al di là dell’esercizio del diritto di voto.30 L’emergere di molti enti che erogano prestazioni e servizi significa che il benessere degli individui dipende in gran parte da decisioni burocratiche in senso immediato, anziché da decisioni politiche in senso più generale. Le burocrazie del welfare state hanno un notevole potere discrezionale nel modo con cui distribuiscono i propri fondi e servizi. Le decisioni burocratiche hanno un effetto profondo sul benessere sia dei poveri che dei non poveri, e sono state in certa misura isolate e rese inaccessibili al controllo dei normali processi politici. Si sono quindi manifestati notevoli attacchi contro la « buro­ crazia dell’assistenza », accusata di non tener conto dei diritti degli individui, di prendere decisioni a capriccio, di « professionalizzare » e tecnicizzare deci­ sioni che dovrebbero restare decisioni politiche.

La preoccupazione, negli Stati Uniti, di giungere ad una « democrazia partecipante », di affermare nei programmi contro la povertà la necessità di avere « la partecipazione maggiore possibile » e la « rappresentanza della comunità », è la manifestazione di uno sforzo per controllare il crescente effetto delle burocrazie governative preposte all’assistenza, e di istituti (quali la polizia) più ovviamente preposti al controllo sociale, nella vita di tante persone.31 La capacità di difendersi dalle ingiustizie o errori della burocrazia è distribuita nella nostra società in modi differenziati: le persone in situazione

economica migliore e meglio educate sono più capaci di proteggersi che non le persone con basso reddito e scarsa educazione.32

Al livello della dimensione economica, il problema è: in che misura sono protetti gli individui contro il controllo esercitato dalle burocrazie? Ad un altro livello il problema si sta profilando in questi termini: in che misura si debbono trasformare i processi politici, così che i beneficiari delle presta­ zioni governative divengano consumatori e cittadini dotati di ruolo decisio­ nale, anziché persone in stato di dipendenza e prive di qualsiasi possibilità di scelta e di decisione? Ambedue i livelli richiedono che l’analisi tradizio­ nale della stratificazione del potere venga estesa ai nuovi strumenti di governo, amministrazione e distribuzione delle risorse.

Educazione e mobilità sociale

Nella società odierna, basata sui titoli di studio e che attribuisce a questi il valore di passaporti per l’ingresso nelle professioni di alto livello, il pro­ blema del grado di istruzione diventa una dimensione cruciale nella stratifi­ cazione sociale.33 L’importanza dell’educazione è illustrata dai dati di Wilensky e Duncan; essa è la sola variabile che permette una seriazione in rango coerente di tutte le occupazioni non manuali (white collar) al di sopra di quelle manuali ed agricole.34 Oltre al suo ruolo economico, l ’educazione rice­ vuta influisce sul modo con cui le persone vengono trattate dagli altri, e dalle organizzazioni e burocrazie di vari tipi. Un individuo con scarsa istruzione

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