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2.1.4 Fisionomia e struttura della vegetazione Flumendosa

Scheda 1 Esempio di scheda di monitoraggio dell’avifauna

2.4 Preindagine sul popolamento ittico dei laghi medio Flumendosa e Mulargia

2.4.1 Introduzione

Il presente lavoro rappresenta, nell’ambito dei più ampi interventi concernenti la valorizzazione ambientale degli invasi del Mulargia e medio Flumendosa, una prima indagine conoscitiva su gli aspetti relativi alla fauna ittica con particolare riferimento alle specie di interesse per la pesca sportiva e /o professionale.

Non potendo condurre un’indagine con i metodi classici, che avrebbero previsto diversi campionamenti nel corso dell’anno solare utilizzando reti con maglie di misure diverse posizionate a differenti profondità e con differenti angolazioni rispetto alla linea di costa, si è ricorsi all’acquisizione di dati bibliografici e alle informazioni fornite dai pescatori sportivi. Per quanto questo tipo di procedimento non possa dare un quadro esaustivo della fauna ittica, forni- sce indicazioni certe sulla presenza delle specie catturate.

Finalità dello studio è confermare la presenza di specie storiche, rilevare l’eventuale presenza di specie alloctone, fornire indicazioni per ogni specie sugli aspetti ittiologici generali, aspetti relativi alla pesca sportiva e suggerire ele- menti di gestione e tutela della risorsa ittica.

Tali informazioni potrebbero essere utilizzate, per esempio, dagli enti territoriali per la promozione di un turismo alieutico, mediante la redazione di libretti informativi, la predisposizione di una cartellonistica da collocare in punti strategici che riporti informazioni utili per la pesca sportiva, ma anche informazioni sui comportamenti e su le azioni adeguate da mettere in atto al fine di salvaguardare l’ambiente e la risorsa ittica (pesca responsabile).

2.4.2 Discussione

L’indagine è stata condotta da febbraio a novembre 2008 utilizzando i dati estrapolati durante le seguenti fasi di lavoro:

1) analisi della letteratura disponibile 2) indagine a mezzo questionario

3) controllo del pescato durante gare di pesca 4) interviste dirette

Analisi della letteratura disponibile

Si premette che in Sardegna forse a causa della mancanza di laghi naturali, ad esclusione del Baratz l’unico esi- stente, non vi è una tradizione di studi limnologici relativi a questi ambienti ed in particolare sono carenti le indagini sulla fauna ittica.

La Regione Sardegna è inoltre in notevole ritardo rispetto ad altre regioni, per quanto riguarda l’adozione di stru- menti conoscitivi e legislativi necessari ad una corretta gestione delle risorse ittiche e della pesca nelle acque interne.

Indagine a mezzo questionario

Sono stati redatti due questionari (uno per ogni invaso), da far compilare ai pescatori sportivi e in cui raccogliere i dati di pesca relativi ai mesi da maggio ad ottobre 2008. Per ogni mese si chiedeva di indicare: le tecniche di pesca, le specie pescate e il numero di esemplari per specie, il numero di ore e giornate di pesca nel mese (vedi Allegato 1).

Si tratta di un tipo di indagine abbastanza utilizzato, almeno nelle fasi iniziali di uno studio ittiologico che serve per indirizzare il ricercatore nella messa a punto delle indagini successive. Il difetto maggiore di questo sistema di indagine non risiede nella poca attendibilità dei dati riportati (si tratta di schede anonime) ma piuttosto nell’incostanza del pesca- tore nel registrare (specie per lunghi periodi) tutte le catture effettuate. Tuttavia i dati riportati anche se percentualmente inferiori all’attesa possono essere considerati (per esperienze pregresse) sufficientemente attendibili. Il questionario consente anche una fonte di verifica attraverso l’incrocio dei dati relativi alla tecnica di pesca e al periodo di pesca con le catture indicate. E’ da richiamare qui l’osservazione che fluttuazioni delle popolazioni ittiche, dipendenti da vari fattori, sono naturali e che quindi ogni indagine è soggetta ad un margine di incertezza.

Controllo del pescato durante gare di pesca

Sono stati raccolti i dati di pesca di due gare che si sono svolte nel lago Mulargia, a cui hanno preso parte com- plessivamente circa 20 pescatori.

In questo caso non esistono dubbi sulla presenza della specie nel corpo idrico sottoposto all’indagine. La presenza sul campo dell’osservatore ha consentito di:

- individuare univocamente le specie

- verificare il rapporto di cattura tra più specie

- effettuare misurazioni e pesate per ricavare pesi medi e taglie massime di catture.

L’unica carenza di questa indagine è rappresentata dal fatto che si tratta di gare che devono svolgersi nel rispetto del regolamento. Mancano quindi esemplari sotto taglia e soprattutto si ha una selezione, attuata attraverso la tecnica di pesca e l’esca utilizzata, delle specie catturate. Questo mezzo quindi è utile se considerato come sistema di verifica e utilizzato come complementare.

Interviste dirette

Sono state diverse le occasioni di incontro con i pescatori che si dedicano alla pesca sportiva e dilettantistica nei due invasi. Particolarmente utili sono state le interviste effettuate al presidente di un associazione di pescatori sportivi di Orroli che annovera una cinquantina di soci, e ad alcuni esperti pescatori sportivi di Sadali, tutti con notevoli cono- scenze della pesca sportiva e delle specie pescate nei due invasi.

L’intervista diretta permette di raccogliere informazioni tanto più utili quanto più il pescatore è un abituale fre- quentatore dei luoghi dell’indagine. L’intervistato tende a riferire le sue catture più eclatanti e gli eventi che lo hanno maggiormente colpito. L’intervista rivolta a pescatori che frequentano abitualmente i due laghi, consente di raccogliere informazioni di carattere generale relative anche alle condizioni ambientali e ad eventi fuori norma. Si apprende così di periodi siccitosi, di annate particolarmente pescose, della scomparsa di pesci un tempo abbondanti.

2.4.3 Conclusioni Analisi bibliografica

La bibliografia disponibile, come detto, è piuttosto scarsa e non recente. I lavori di maggiore spessore che abbiamo consultato (riportati in bibliografia) risultano essere carenti proprio nella parte che riguarda i popolamenti ittici dei laghi artificiali.

Le prime informazioni sulla fauna ittica delle acque interne della Sardegna risalgono agli studi del Cetti (1700) e del Vinciguerra (1895). La prima relazione organica sulla distribuzione della ittiofauna dulciacquicola della Sardegna è da attribuirsi a Cottiglia (1968) nella quale si analizzano tutti i bacini idrografici compresi gli invasi artificiali.

Si devono inoltre agli studi dello Spano (1956) e Cottiglia (1968) le poche analisi sulla pesca professionale e sulle produzioni ittiche nelle acque lacustri della Sardegna. Lo Spano riporta di produzioni annue di pesci d’acqua dolce di 14.836 q/anno di cui l’87,8 % proveniente dalla pesca nei laghi. Le specie maggiormente pescate erano carpe (80 %) se- guite da persici, tinche e anguille. La pesca nelle acque dolci era praticata in Sardegna da 431 pescatori (media triennio 1951-53). Attualmente in Sardegna la pesca professionale in acque dolci è praticata da pochi pescatori con produzioni molto basse di circa 355 q/anno (dati ISTAT 2001).

Secondo i lavori più recenti (Massidda et al., 1996; Zanetti et al., 2007; Massidda et al., 2008) attualmente in Sardegna sono presenti 19 specie ittiche dulciacquicole di cui solo 7 autoctone: alosa (Alosa fallax), anguilla (Anguilla anguilla), latterino (Atherina boyeri), spinarello (Gasterosteus aculeatus), lampreda di mare (Petromyzon marinus), cagnetta (Sa- laria fluviatilis), trota macrostigma (Salmo trutta macrostigma).

Le rimanenti specie sono state in parte introdotte a scopo sperimentale e in parte sono pervenute tramite pescatori spor- tivi: alborella (Alburnus alburnus), carassio dorato (Carassius auratus), cobite comune (Cobitis taenia), carpa (Cyprinus carpio), gambusia (Gambusia holbrooki), pesce gatto (Ictalurus melas), persico reale (Perca fluviatilis) persico trota (Micropterus salmoides), trota iridea (Oncorhyncus mykiss), tinca (Tinca tinca), trota fario (Salmo trutta trutta), scar- dola (Scardinius erythrophthalmus).

L’alosa, la lampreda di mare, il cobite e la trota macrostigma sono specie d’interesse comunitario elencate nell’Allegato II della Direttiva Habitat 92/43/CEE, la cagnetta è invece protetta secondo la Convenzione di Berna.

Per il bacino idrografico del Flumendosa gli studi riguardano sopratutto l’asta principale e i suoi affluenti (Massidda et al., 1993; Cau, 1996; Zanetti et al, 2007). Gli unici dati relativi agli invasi oggetto del presente studio sono quelli riportati nel già citato lavoro di Cottiglia (1968).

Considerato che i laghi sottoposti ad indagine sono artificiali e relativamente recenti, si considera che la fauna ittica in essi presente non può che derivare dalle popolazioni presenti nel bacino prima della costruzione dello sbarramento. In particolare dovrebbero essere presenti le stesse specie del corpo idrico affluente oltre che quelle introdotte secondaria- mente:

a) si cita per esempio la presenza di alose che in risalita sono rimaste bloccate sul corso superiore del fiume Flumendosa e poi intrappolate nel lago medio Flumendosa dalla nuova diga, dando origine a delle popolazioni stanziali nella forma definita “agone” con presenza di alcuni caratteri modificati. Evento riscontrato anche sul Tirso (Cottiglia, 1969). b) azione di semina a scopo di impesciamento di anguilla, trota fario, trota iridea, persico trota. Sono state immesse per la pesca sportiva ad opera sia della Regione Sardegna in modo sistematico, sia, saltuariamente da società di pesca sportiva, per lo più con taglie “pronta pesca”.

c) l’introduzione di specie come il latterino come specie foraggio per pesci di pregio come il persico trota e persico re- ale. Autoctona in Sardegna, è stata immessa a tale scopo da Cottiglia (1968) nei laghi Mulargia e medio Flumendosa. d) introduzione di specie attraverso la pratica della pesca con il “vivo”. Si tratta di un sistema che usa per esca piccoli pesciolini di scarso valore utilizzati per la cattura di pesci predatori. Attraverso questa pratica sono stati introdotti in diversi bacini sardi il cobite, il carassio, la scardola.

Si deve considerare che non in tutti i bacini artificiali le specie immesse hanno poi mostrato i risultati attesi in quanto le condizioni ambientali non sempre sono adatte al loro sviluppo, come nel caso delle popolazioni di trota iridea che

tendono a diradarsi se non sostenute da continue immissioni in quanto tale specie non è probabilmente in grado di riprodursi naturalmente nelle acque sarde (Cau, 1996). Nel caso invece della Salmo (trutta) fario solo recentemente la pratica di impesciamento è stata abbandonata (per via dei problemi di competizione ed ibridazione con Salmo trutta macrostigma) e si è passati all’immissione di trote iridee o trote fario sterili (Massidda, 1995; Massidda et al.,1996). Nel quadro riassuntivo successivo è elencato lo spettro delle specie ittiche rilevate nel bacino idrografico del Flumen- dosa da Cau (1996) e Zanetti (2007) esclusivamente per le stazioni a monte degli invasi del Mulargia e del Medio Flu- mendosa. I dati di Cottiglia (1968) includono anche le stazioni poste all’interno dei due invasi.

Indagine ittiologica

Questionario

Il risultato dei dati raccolti con i questionari vengono riportati nelle tabelle e grafici che seguono. Nelle tabelle non vengono citate specie quali Cobitis taenia, Salaria fluviatilis, in quanto specie “minori” che sfuggono, come previsto, all’interesse del pescatore sportivo e che non vengono quindi insidiate.

Come si osserva anche dai grafici seguenti, nel lago medio Flumendosa la specie maggiormente pescata è stata il persico trota (33 %) con un numero massimo di individui catturato nel mese di luglio (ind. 383), segue il persico reale (20 %) e la carpa (17,6 %), catturate in maggiori quantità, rispettivamente, nel mese di luglio (ind. 203) e a settembre (ind. 179). Ben rappresentate anche la trota fario e la trota iridea pescate principalmente nel periodo maggio-luglio con valori massimi mensili, rispettivamente, di 110 e 120 individui. Scarse le catture di tinca, alosa e trota macrostigma. La resa giornaliera maggiore si è verificata nel mese di maggio con 12,8 ind/giorno.

Anche nel lago Mulargia la specie più pescata è stata il persico trota (46,1%) con un numero massimo nel mese di luglio (ind. 247), segue il persico reale (29,6 %) e la carpa (18,6 %) catturate maggiormente, rispettivamente, a luglio (ind. 174) e ad agosto (ind. 135). Poco rappresentate la trota fario, con un numero massimo ad agosto (ind. 30), e la trota iridea catturata solo a maggio (ind. 10). Scarse le catture di tinca e anguilla. La resa giornaliera maggiore si è verificata nel mese di agosto con 15,4 ind/giorno.

Tabella 1: Specie ittiche rilevate da alcuni autori in stagioni poste a monte degli invesi. Solo i dati di Cottiglia sono anche relativi a stazioni poste negli invasi.

Controllo pescato

Per quanto riguarda l’indagine sul campo è stata colta l’occasione rappresentata da due manifestazioni di pesca sportiva organizzata nel lago Mulargia nei mesi di giugno e luglio. Il tema della prima gara era “pesca al persico trota e al persico reale” con la tecnica dello spinning. Il risultato delle catture, da noi verificate, escludeva per regolamento, gli individui di misura inferiore ai 20 cm.

Le prede sono risultate complessivamente 23, costituite dalle specie persico trota, persico reale e carpa. La cattura delle carpe deve ritenersi occasionale considerato che la pesca si svolgeva con tecniche più adatte ad insidiare i preda- tori quali il cucchiaino rotante ed esche al silicone.

Come si evince dalla tabella risulta che il rapporto tra i persici catturati in termini di numero di individui è di 57,14 % del persico reale rispetto al 42,85 % del persico trota.

Il dato da evidenziare riguarda la buona presenza di persico reale, ma con una taglia media da ritenersi piuttosto bassa, se si considera che questo pesce può raggiungere e superare i 30 cm di lunghezza totale e 400 g di peso. Anche il persico trota si presenta fortemente sotto misura in quanto può raggiungere gli 80 cm di lunghezza totale e un peso sino ai 7 kg.

I dati relativi alla seconda gara di pesca sportiva sul tema “pesca alla carpa” hanno fatto registrare la cattura di 36 carpe con un peso totale di 30,1 kg. Il peso massimo registrato è stato di 3 kg.

Interviste dirette

Le interviste confermano in buona parte quanto rilevato nelle fasi precedenti con alcuni scostamenti dovuti alla predilezione dei pescatori per questa o quella specie.

Figura 1. Composizione percentuale del pescato relativo al periodo maggio- ottobre.

Figura 2. Catture giornaliere relative al periodo maggio-ottobre.

Le specie ittiche di interesse per la pesca sportiva

Prima di affrontare la discussione è opportuno qualche richiamo sulle tecniche di pesca e sulle esche utilizzate. Le tecniche di pesca sono fondamentalmente quattro, ognuna delle quali si presta a variazioni che vengono di volta in volta adottate dal pescatore in base a luoghi, stagioni e condizioni ambientali. Queste variazioni che riguardano anche il tipo di canna, l’azione di pesca, l’esca da usare, determinano un ventaglio numerosissimo di varianti riconducibili però a quattro sistemi principali: pesca a fondo, pesca con galleggiante, pesca con esca rotante o spinning, pesca a mosca.

Una menzione a parte meritano le esche utilizzate. In questo caso l’elenco è quasi infinito. Ci limiteremo a ricordare che sono comunque riconducibili ai due grandi gruppi delle esche artificiali e delle esche vive.

Nelle schede dedicate ad ogni specie saranno indicati i periodi di cattura e alcune considerazioni circa l’habitat più idoneo e il periodo riproduttivo. Osservazioni necessarie per comprendere come azioni di cattura possano dare risultati anche molto diversi a seconda della stagione e delle aree di pesca.

Alosa fallax (Alosa o cheppia)

Specie autoctona, migratrice anadroma, è rimasta segregata dalla costruzione delle dighe che ne impediscono la discesa a mare. Vive genericamente in branchi e occupa la parte centrale e profonda del lago. Nel periodo riproduttivo (maggio) risale il corso dell’affluente per la deposizione. La pesca si pratica per lo più con la mosca artificiale semi- sommersa. Specie edule e molto gradita da chi pratica la pesca a mosca. Risulta abbondante in entrambi i bacini dove è pescata anche con le reti in quantità notevoli. Non è molto gradita al mercato. Prevale l’interesse alieutico. La sua pesca è vietata dal 1° aprile al 30 maggio mentre la taglia minima consentita è di 25 cm.

Micropterus salmoides (persico trota)

Predatore alloctono, è stato immesso sperimentalmente in alcuni laghetti della provincia di Cagliari nel 1962 poi successivamente si è espanso occupando diversi bacini. Negli anni 1965 e 1966 è stato introdotto da Cottiglia nel lago Mulargia. E’ preda ambitissima dal pescatore sportivo per le sue caratteristiche di pesce combattivo. Normalmente viene insidiato con cucchiaino rotante. La cattura di esemplari di taglia (sempre più rari) soddisfa il pescatore che spesso lo slama e rimette in acqua (pesca no kill). Grande carnivoro si ciba anche di giovani della stessa specie. Preda anche persici reali e piccole carpe e viene considerato da alcuni un equilibratore della fauna ciprinicola (Turin, 1992). La possibilità di cattura richiama nei laghi numerosi pescatori. Da alcune foto che abbiamo potuto vedere sembra che recentemente sia stata introdotta una specie simile (dalla livrea forse Micropterus floridanus) ancora più aggressivo che dovrebbe essere tenuto sotto controllo per i danni che potrebbe causare a carico delle trote, persici reali e carpe. La sua pesca è vietata dal 1° aprile al 31 maggio, la misura minima è di 20 cm.

Perca fluviatilis (persico reale)

In Sardegna dal 1926 è una specie di interesse commerciale oggetto di pesca sia professionale che sportiva. Anche in Sardegna veniva praticata una pesca economica al persico (lago Omodeo) che interessava negli anni‘50 diverse barche (Spano, 1956). Ha carni solide e viene per lo più consumato in filetti molto saporiti. Si riproduce tra maggio e giugno deponendo nastri gelatinosi di uova (sino a 150.000 per kg di peso) sulla vegetazione sommersa. Predatore di piccoli pesci è a sua volta predato dal persico trota, ma il problema principale nei due laghi è da identificarsi nella man- canza di aree di riproduzione. La vegetazione rivierasca è molto scarsa a causa delle continue oscillazioni del livello delle acque. Costituirebbe un pericolo anche la navigazione a motore per le onde e le correnti create dalle imbarcazioni che possono provocare il distacco e la dispersione dei nastri delle uova. Per l’interesse commerciale si studiano nella penisola impianti per la riproduzione artificiale e il ripopolamento. Assai apprezzato dal pescatore sportivo per la sua combattività viene generalmente insidiato con il cucchiaino rotante. La sua pesca è vietata dal 1° aprile al 31 maggio, la lunghezza minima di cattura è di 20 cm.

Cyprinus carpio (carpa)

Introdotta in Sardegna nel 1920-21, viene riportata prevalentemente per i bacini idrografici del versante occidentale dell’isola (Zanetti et al., 2007). Ciprinide d’acqua calma è oggetto di pesca particolare “carpfishing” che nella penisola viene per lo più praticata in laghetti a pagamento. Non troppo apprezzata dalla maggior parte della popolazione sarda ha però carni ottime. Pescata in acque meso o eutrofiche la carpa presenta nelle carni uno sgradevole sapore di fango (riportato specialmente per gli esemplari pescati nel Mulargia), che tuttavia scompare con qualche giorno di stabula- zione in acque limpide. Si riproduce tra maggio e giugno deponendo le uova adesive sulla vegetazione acquatica. E’ specie rustica resistente a cali dei valori di ossigeno e a temperature sino a 25 °C. In Sardegna è ancora possibile rin- venire popolazioni selvatiche che richiamano numerosi pescatori dalla penisola. Si cattura con la pratica della pesca “ a fondo “ utilizzando come esche sia vermi che prodotti vegetali (mais, frutta) o miscele confezionate in polpette. E’ in acquicoltura tra le specie più allevate con una pratica vecchia di secoli. In alcuni bacini della Sardegna corre il rischio di ibridarsi con il carassio. La pesca è vietata dal 1° aprile al 31 maggio, mentre la taglia minima di cattura è di 30 cm.

Figura 4. Esemplare di Microplerus salmoides (persico trota) pescato nel lago Mulargia.

Figura 5. Esemplare di Cyprinus carpio (carpa) pescato nel lago Mu- largia.

Salmo (trutta) trutta (trota fario)

Introdotta in Sardegna nei primi anni del 1900, è presente in diversi bacini sardi a seguito di ripetute immissioni effettuate a scopo di “ripopolamento” da parte dell’amministrazione regionale e di società di pesca sportiva. Il pericolo rappresentato dall’ibridazione con la forma autoctona Salmo (trutta) macrostigma in via di estinzione ha indotto la re- gione Sardegna a cessare la pratica e a vietare ulteriori immissioni. Si trova ancora tuttavia in numerosi torrenti e laghi spesso nella forma ibridata. In periodi particolarmente siccitosi, le alte temperature e la crisi di ossigeno rappresentano i motivi della sua rarefazione. Può essere sostituita senza pericoli, dalla forma triploide (sterile) nelle zone dove per tradizione esiste una forte pressione da parte dei pescatori sportivi che non vogliono rinunciare alla loro tradizionale attività di pesca. Preda ambita ha carni ottime e rappresenta un sicuro richiamo anche per pescatori dilettanti. Viene pescata usando per esca sia un cucchiaino rotante, che il verme che la mosca finta. La pesca è vietata dal 30 ottobre al 31 gennaio, mentre la taglia minima di cattura è di 20 cm.

Oncorhynchus mykiss (trota iridea)

Introdotta in Sardegna a scopo sperimentale negli anni 1895/96 è originaria del nord America. E’ una specie di ta- glia medio grande che male si adatta ai torrenti sardi. Non si riproduce nelle nostre acque e la sua presenza è funzione delle immissioni praticate. La specie è allevata in Italia sia a scopo commerciale che di pesca sportiva. In acque non troppo fredde e ben ossigenate può raggiungere dimensioni notevoli (in letteratura sino a 8 kg). Ha carni ottime che per l’alimentazione a base di crostacei (gamberetti) ricchi di carotenoidi, si presentano leggermente rosate. Per la sua rapida crescita è la trota più allevata in Italia e in Sardegna viene allevata in gabbie galleggianti nell’invaso dell’Alto Flumendosa. Nonostante non si riproduca in Sardegna, è vietata la pesca dal 30 ottobre al 28 febbraio e la taglia minima è di 20 cm.

Salmo (trutta) macrostigma (trota macrostigma)

Specie autoctona sarda era un tempo presente in tutte le acque della Sardegna. Sovra pesca, inquinamento e com- petizione con la trota fario ne hanno ridotto sempre di più le popolazioni (Massidda,1995). Zanetti (2007) ha rilevato, mediante analisi genetica, che la maggior parte delle popolazioni rinvenute nel bacino idrografico del Flumendosa è ibridata con la trota fario. Rappresenta un endemismo tra i più caratterizzanti della fauna sarda, meritevole di azioni di

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