1.5 Le Tarezaure, ovvero i terrazzamenti
1.5.1 La preparazione del terreno nei terrazzamenti della val Brenta e di Incino
differiscono tra loro. Di seguito, vengono esposte le diverse operazioni della lavorazione del terreno, tenendo conto che per quanto riguarda la val Brenta c'è ancora un discreto utilizzo agricolo dei terrazzamenti e la tecnica di preparazione esposta è quella utilizzata nell'attualità. Per quanto riguarda Incino e la zona del Corlo si parla più di una modalità di lavorazione che si effettuava fino a qualche decennio fa, ma praticamente non più utilizzata causa l'abbandono delle masgère stesse.
Nel disegno che segue viene riportato schematicamente il sistema di preparazione del terreno, ricostruito tramite le informazioni avute dai miei interlocutori di Incino. 38
38 Colloqui intercorsi con Lino Brandalise, Tiziano Brandalise e Dario Borsa; Intervista con registrazione audio, 03-05.2015.
fig.13
TECNICA DI PREPARAZIONE DEL TERRENO: PRIMA FASE
1. la freccia numero uno mostra il primo scavo che si fa, con il badile, nella parte più a monte della vanèla. Viene asportato il terreno in senso longitudinale e spostato verso il muro della masgèra che sta di sopra. Così si crea uno spazio vuoto, quello appunto dello scavo.
2. La freccia due mostra il secondo scavo con cui si sposta ulteriore terreno che va però, questa volta, a riempire il primo scavo.
3. Si viene a creare così un eccesso di terra a monte e dello spazio vuoto a valle. 4. A valle lo spazio vuoto è necessario per avere del margine di manovra per poter
zappare il terreno e per altri 2 motivi: Per prima cosa si evita che, zappando il terreno, partendo dalla parte più a valle della vanèla, si crei un accumulo di terreno in basso e troppo poco terreno in alto dove si andrebbe a scoprire la parte sottostante in sassi pietrosi (grot). Per seconda cosa l'accumulo di terreno verso il muro inferiore del terrazzamento porterebbe con il tempo al cedimento del muro stesso.
Tiziano e Lino mi riferiscono che il numero di questi scavi longitudinali variano dalla larghezza della vanèla:
« Tiziano: se la vanèla era più grande ne facevi tre di (buche)
Lino: Dipende, o una, se era stretta ne facevi solo una[...] dipende dalla larghezza della vanela.»
Quindi, se la larghezza della vanèla non è molta, basta uno solo scavo al centro. Se è abbastanza larga se ne possono fare due o anche tre.
SECONDA FASE.
1) per riportare a livello il terreno e per poterlo dissodare e rivoltare si eseguono delle zappature che vanno in direzione sia da monte verso valle, per far scendere il terreno, sia in senso obliquo alla linea degli scavi, che sono longitudinali Fig.14
rispetto alla posizionedella masgèra. Così si riesce a uniformare meglio il terreno. É interessante notare che il tipo di preparazione del terreno nei terrazzamenti di Incino, in rapporto a quelli della della vicina val Brenta (Perco-Varotto, 2002), sono diversi, pur essendo praticamente quasi uguali le strutture architettoniche. I miei interlocutori non hanno saputo dirmi se anche nelle masgère di Incino, tra il materiale pietroso che sta alla base della stessa e il terreno utile, ci sia lo strato di saldame come nelle masgère di Valstagna. Qui sotto vengono riportati una foto e un disegno su come viene tutt'ora lavorato il terreno (le banche) della Valbrenta. La lavorazione viene detta a
Fig.15
Fig.16
Immagini a pag 158 (Giuseppe Benetti, in : Perco-Varotto, 2002)
In questo tipo di pratica agricola viene disposto il letame su delle file longitudinali lungo tutta la banca. Poi vengono formati dei solchi, sempre longitudinali accanto alle file di letame, e il terreno viene riversato sopra il letame stesso. Poco prima della messa a dimora delle piante i cumuli con il letame vengono vangati e riversati sui solchi precedentemente preparati, così che tutto il terreno venga livellato. Anche questo tipo di pratica, rispetto a quella di Incino, ha lo scopo di evitare che il terreno scenda a valle e inoltre diminuisce le operazioni di vangatura e favorisce la macerazione dell'erba
soprastante il terreno (Perco, varotto, p.159-160).39
Mentre mi confrontavo con Dario sulla diversità di preparazione del terreno tra le
masgère in Valbrenta, che venivano concimate col letame, e quelle di Incino, lui mi
interruppe dicendomi che «il letame per loro era “oro”», perché non ce n'era, e se c'era si usava solo per concimare le patate. L'animale domestico per eccellenza era la capra. I bovini li detenevano, a suo ricordo e di Tiziano, solo certi paesani più ricchi.40C'è
diversità quindi tra le masgère della Valbrenta e quelle di Incino, sia nel denominarle (
masgère o masière in Valbrenta, che identificano i muri a secco di contenimento del
terreno e l'intero sistema terrazzato, e banche o campi per denominare il terreno contenuto dai muri a secco; tarezaure a Incino per identificare il sistema architettonico intero, masgère per denominare la parte dei muri a secco e vanèla per la porzione di terreno coltivato) sia nelle pratiche di preparazione del terreno. Inoltre, mentre nei secoli in Valbrenta si è optato sempre più per una monocoltura a tabacco, sacrificando quasi totalmente tutte le altre colture, anche quelle che potevano essere utilizzate per il sostentamento personale, a Incino, come nell'intero comune di Arsiè, soprattutto tra il 1850 e il 1880 si è espansa al massimo grado la viticoltura creando anche qui un sistema a monocoltura, rimasto fino al secondo dopoguerra, in cui comunque c'era ancora posto per coltivazioni quali patate, fagioli e altri ortaggi per la sussistenza. Due valli vicine e due scelte di colture diverse ma con similitudini: cioè che i contadini non ci hanno pensato su due volte a trasformare il loro territorio e a utilizzare quei prodotti che il mercato più richiedeva e che loro, date le particolarità climatiche e del terreno ottimali potevano offrire41.
Uno studio dell'Arpav del 2006 (Garlato, A., Dalla Rosa, A., Giandon, P.) ha evidenziato la possibilità di introdurre in Valbrenta delle colture altre rispetto al tabacco, per poter orientare i terrazzamenti a una possibile riconversione agricola da reddito. Tra le piante possibili sono emersi la vite, il pero e il melo; però con delle limitazioni riguardo soprattutto alla profondità del terreno che risulta scarsa per il buon radicamento delle piante. Inoltre è emerso che che gli apparati radicali di questi alberi creano delle pressioni verso l'esterno della masgèra e che il peso della sostanza legnosa può essere eccessivo per la masgèra causandone il possibile dissesto. La domanda che ci si pone
39 Per una descrizione più approfondita di questa tecnica agricola cfr. appendice 2 40 Informazione avuta il 28/06/2015, Incino.
41 Cfr L'opuscolo Il vino di Fonzaso, 2007, a cura della Pro loco e del Circolo I Fondasin (e degli insegnanti Daniele Gazzi e Enrico Marchet).
allora, pensando che a Incino, come anche in val Carazzagno tutti i terrazamenti erano coltivati a viti, è come essi abbiano potuto sopportare questi pressioni o eccesso di peso. Forse perché c'era si una monocoltura a vite ma con l'intercalare di patate e fagioli, che ne riducevano il numero per metro quadro?
1.6 Il paesaggio nascosto: la memoria delle masgère di Incino con Tiziano e Dario.