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Uno scorcio fuori dalle regole

4.1 Presentazione collaborator

Prima di addentrarsi nella lettura etnografica vorrei dedicare uno spazio alla presentazione delle persone che mi hanno concesso la loro disponibilità al fine di costruire questo progetto di ricerca. Ritengo infatti importante chiarire le dinamiche relazionali che mi hanno portata ad avvicinarmi e conoscere ognuna di queste singole personalità.

4.1.1 Massiel: l’artista

Massiel è un artista di origine colombiana. Si è trasferita a Bologna per caso; durante i suoi studi presso l’Accademia di Belle Arti di Bogotá nello scegliere la destinazione per il programma di scambio, desiderosa di venire in Italia, si è ritrovata come unica opzione di meta la città emiliana, che sembra averla conquistata.

La prima volta che ho visto Massiel è stato al Gender Bender Festival al quale era lui stesso stato invitato ad allestire una mostra intitolandola “Autorretrato de una andrógina”. In quel periodo La Falla aveva il compito di recensire i differenti eventi tenuti al festival e io mi proposi per scrivere un articolo circa l’esposizione di Massiel. Il giorno di apertura della rassegna mi sono recata al Cassero per provare ad avvicinarmi e parlarle ma avendo poi saputo che per il giorno successivo era stato pensato un momento di incontro tra i partecipanti e l’artista ho preferito rimandare ed ascoltare prima quello che lei aveva da dire noi circa la mostra e i suoi dipinti.

Il giorno seguente, dopo il suo discorso, grazie ad una coincidenza di momenti, siamo finiti a parlare e così gli ho potuto spiegare il mio progetto di ricerca verso il quale si è mostrato subito entusiasta e volenteroso di partecipare confessando che la stessa mostra era parte del suo progetto finale per l’accademia.

4.1.2 Carlo: la resiliente

Ho conosciuto Carlo il mio primo giorno di partecipazione agli incontri di UniLGBTQ. Con il suo fare semplice e estroverso, nel momento di pausa della serata, mi chiese informazioni su di me e le motivazioni per le quali mi trovassi lì. Il suo interesse poteva esser mosso sia dal ruolo che riveste

all’interno dell’associazione, in quanto membro del direttivo, il quale gli riserverebbe il compito di conoscere le persone che entrano a far parte del gruppo per meglio aiutarle ad ambientarsi, ma anche per la sua spontanea curiosità; aspetto quest’ultimo che ho potuto piacevolmente notare durante gli incontri successivi e nel rapporto che andava formandosi tra di noi.

Ma Carlo non è solo un’attivista. Nata in Colombia e cresciuta a Benevento, in cui ha subito discriminazioni per le proprie origini, è ora una studentessa del corso di cinema presso l’Accademia Delle Belle Arti di Bologna, città in cui vive ormai da cinque anni, con una grande passione per la fotografia. È stata la prima persona ad avermi dato disponibilità per collaborare nonché il primo effettivo intervistato.

Entra a far parte del mondo attivistico per un motivo profondamente connesso al suo essere non- binary:

«[…]in realtà il motivo per cui sono entrato in associazionismo e attivismo è questo: arrivare in un mondo in cui ci sarà quello nato nel 2010 prenderà la consapevolezza di essere non-binary e non dovrà subire quello che ho subito io: ogni volta spiegarsi e cose… e un po’... è un po’ da film “Voglio creare un futuro migliore per i prossimi”.»

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4.1.3 Sarah: il determinato

Nell’incontrare Sarah quello che sicuramente non passa inosservato è il suo carattere pieno di energia e determinazione. La forza, accompagnata da una contenuta sfumatura di rabbia e frustrazione, con la quale parla della situazione del non-binarismo in Italia è il frutto del disagio che la stessa gli ha causato, dalla quale però lui stesso non si è fatto frenare, ma che anzi ha raccolto portandola con sé all’interno del movimento attivistico.

Ci siamo conosciute durante la conferenza di co-progettazione del Cassero, durante la quale ci siamo ritrovate negli stessi gruppi in entrambe le parti della riunione. Alla base della creazione di S/definizioni c’è una delle sue richieste; diffondere la conoscenza del non-binarismo tanto dentro al mondo associazionistico LGBTQ+ bolognese quanto al di fuori dello stesso.

Notando tale suo interesse ho subito deciso di provare a proporle una collaborazione ricevendo un responso entusiasticamente positivo da parte sua.

4.1.4 Ren: la bussola

Ren è stata una delle prime persone con cui ho stretto conoscenza e amicizia all’interno del contesto de La Falla. Ad aiutare la crescita del nostro rapporto hanno indubbiamente giocato un ruolo fondamentale i banchetti che spesso ci siamo entrambi ritrovati ad allestire assieme nella calda estate bolognese. Durante queste ore di volontariato, tra un interessato a conoscere il giornale e un altro, abbiamo avuto modo di affrontare varie discussioni, più o meno formali, di vario genere e argomento, scoprendo anche molti interessi comuni. Così la nostra amicizia è andata creandosi. Ren si è sempre reso estremamente disponibile ad aiutarmi per questo progetto anche solo durante le nostre conversazioni illustrandomi le differenze, le dinamiche e relazioni vigenti in certi ambienti LGBTQ+ riguardo determinate tematiche. Se non fosse stato per la sua persona non ho timore di dire che probabilmente questo intero progetto avrebbe preso un’altra direzione.

Dopo lungo meditare ho alla fine deciso di chiedere a Ren un ulteriore favore, quello di concedermi la sua disponibilità ad essere intervistato per la mia tesi. Il motivo per cui ho preso questa decisione è il seguente: il fenomeno non-binary, così come più generalmente le questioni di genere, non è qualcosa di circoscrivibile, delimitato e statico ma bensì una realtà fortemente dinamica, ricca di sfaccettature e sfumature differenti e sempre in divenire; ritengo che la persona di Ren evidenzi questa poliedricità, non solo per il suo essere trans, la fase che lo stesso mi ha dichiarato di star attraversando, ovvero quella del questioning. Una condizione questa descrivibile come percorso di ricerca identitaria all’interno del quale l’individuo non si sente di potersi definire con specifici termini o non si riconosce in determinate categorie identitarie. Quasi a essere una sorta di sospensione identitaria in cui si ha modo e tempo di esplorare il sé alla ricerca di una realtà che meglio ci rappresenti. Nello specifico caso di Ren, che ha affrontato un percorso di transizione per acquisire il corpo maschile che gli mancava, l’identificazione nel termine trans iniziava a non calzare più, quasi a farlo sentire ingabbiato a causa di restrizioni e aspettative collegate al ruolo di genere assegnato ad appartenenti al sesso maschile.

4.1.5 Giuseppe: la rivoluzionaria

Instancabile, energica, sprezzante e pungente sono i primi termini che saltano alla mente per descrivere Giuseppe. Di origini napoletane si è trasferita a Bologna per studiare all’università che poi ha lasciato per dedicare le sue giornate interamente all’attivismo. All’interno di quest’ultimo mondo Giuseppe si batte per molteplici diritti di riconoscimento; la questione del non-binarismo è indubbiamente particolarmente sentita dalla sua persona e per combatterla applica strategie di vario genere dalla creazione di eventi, alla diffusione di informazioni al riguardo fino alla rappresentazione

del sé nella sua corporeità. Quest’ultima sfera porta avanti un’altra causa particolarmente cara alla mia interlocutrice: l’intersezionalità. In una lotta contro la discriminazione abilista, Giuseppe, che presenta una forma di disabilità, espone il proprio corpo all’obbiettivo delle fotocamere per abbattere stereotipi sulle persone non-conformi non solo alle questioni di genere ma anche alla corporeità fissata oggigiorno in uno stereotipo che rincorre una perfezione irraggiungibile.

Nonostante ci fossimo incrociate più volte all’interno del circolo casserino è stato solo durante la fase di formazione del progetto di S/definizioni che abbiamo avuto modo di conoscerci e io di scoprire la sua autodeterminazione come persona non-binary.

4.1.6 Laura: il giocatore

Laura ho avuto modo di conoscerlo grazie a Ren di cui quest’ultimo è non solo amico ma anche collega presso la scuola di fumetto dell’accademia delle belle arti di Bologna. La sua disponibilità è stata di particolare rilievo dal momento che ha permesso la rappresentazione di una specifica sfumatura del non-binarismo, cioè quella agender, all’interno di questo lavoro nonostante il nostro livello di conoscenza non fosse propriamente approfondita.

Laura inoltre è una delle due persone da me intervistate che non fa parte del mondo dell’attivismo LGBTQ+. Penso che avere una prospettiva anche da soggetti esterni a queste realtà potesse aiutare ad avere una immagine più strutturata della situazione delle persone non-binary situate nel capoluogo emiliano.

4.1.7 Christian: il veterano

Christian è fondatore nonché presidente del Gruppo Trans, presso il quale parte della mia ricerca si è svolta. Ha iniziato a fare parte dell’attivismo bolognese a diciott’anni, momento in cui è inoltre iniziato anche il suo percorso di transizione (FtM), e da allora ne son passati altri tredici senza che lui si sia mai allontanato da questo contesto. Le motivazioni per cui ho deciso di intervistarlo sono essenzialmente due.

La prima prende in causa la sua persona in quanto presidente di una delle associazioni d’attivismo bolognese che ha a cuore le differenti soggettività e identificazioni di genere che possono esistere. In questa veste ho pensato sarebbe stata una voce strutturante per il mio progetto. Senza contare l’autorevolezza della sua persona derivante sia dalla propria posizione di responsabilità che dal proprio trascorso

In secondo luogo, per il suo vissuto. Il numero di anni collezionati dentro il mondo attivistico fa di Christian una voce indubbiamente importante riguardo la tematica, avendo lui vissuto direttamente eventi e mutamenti della realtà associazionistica LGBTQ+ bolognese.

La conversazione con Christian ha non solo delineato problematiche che prima ignoravo ma anche approfondito aspetti già di mia conoscenza, lasciando in me un grosso impatto emotivo e intellettuale.