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Presidente della Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata

Carlo Capodaglio

Le Casse di Risparmio italiane, fino alla riforma introdotta dalla “legge Ama-to” del 1990, costituivano un settore pubblico del credito, come tale soggetto alla vigilanza del Ministro del Tesoro, che ne nominava i vertici (presidente e vicepresidente), retto da un complesso di norme che ne sanciva le diversità, i privilegi, i limiti operativi ed ogni altro aspetto specifico rispetto alle aziende di credito di diversa origine e destinazione.

Dopo decenni di sostanziale immobilismo, alla metà degli anni Settanta del secolo passato il sistema delle Casse di Risparmio italiane iniziò un proces-so di ristrutturazione, culminato con la riforma statutaria del 1982/1985, pe-riodo caratterizzato per la Cassa di Risparmio di Macerata anche da particolari avvenimenti specifici interni all’azienda.

Nel 1975, infatti, cessa dall’incarico l’avv. Marino Cingolani di Recanati, presidente per un ventennio, il quale aveva dato alla Cassa una forte connota-zione personale ed uno sviluppo che l’aveva portata ad essere, nella graduato-ria delle aziende di credito, la 16ª Cassa di Risparmio italiana e la 56ª Banca Nazionale.

Al suo posto fu nominato Raimondo Guzzini, anch’egli di Recanati, acer-rimo avversario del Cingolani, che iniziò a dare alla Cassa un’impronta forte-mente aziendalistica.

Nel 1977 andò in pensione anche il direttore generale Erasmo Alessan-drelli, sostituto da Enrico Panzacchi, direttore della sede di Roma, uomo dalla

forte personalità, più banchiere che bancario, tendenzialmente portato ad as-sumere un ruolo con connotazioni più di amministratore delegato.

Questa serie di avvenimenti, destinata a mutare la Cassa e la sua posizione nel settore bancario, subì una battuta di arresto quando, nel luglio del 1978, in un gravissimo incidente stradale tra Sanseverino e Castelraimondo, il pre-sidente Guzzini morì, lasciando la banca, per un po’ di tempo, nelle mani del vicepresidente avv. Giuseppe Sartori.

Il 18 ottobre del 1980, durante alcuni degli anni più critici della storia contemporanea, divenne Ministro del Tesoro, nei governi presieduti da Ar-naldo Forlani e Giovanni Spadolini, il democristiano Beniamino Andreatta, trentino, ma legato a Bologna ed alla sua Università in cui insegnò a lungo ed ebbe tra gli allievi ed i collaboratori Romano Prodi ed il maceratese Mario Baldassarri.

In tale veste, Andreatta assunse alcuni provvedimenti controversi, come la separazione della Banca d’Italia dal Ministero del Tesoro e lo scioglimento del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, provvedimento quest’ultimo effettuato nonostante pressioni politiche di ogni tipo che ne volevano il salvataggio.

Forse anche in relazione a tali avvenimenti il Ministro procedette ad effet-tuare una serie di nuove nomine nel settore bancario pubblico, tra cui la Cas-sa di Risparmio della Provincia di Macerata, nomine che sono rimaste nel lin-guaggio comune con il termine di “tornata dei professori”.

In moltissime banche, soggette al controllo del Ministro del Tesoro, fu-rono infatti nominati esponenti del mondo scolastico-universitario, in sosti-tuzione dei precedenti esponenti di natura maggiormente politico-ammini-strativa.

Per Macerata fu nominato il prof. Dante Cecchi, come presidente, men-tre vicepresidente fu designato Mario Rotini, industriale di Sanseverino; anco-ra una volta fu rispettata la tanco-radizione risalente alla ricostituzione degli organi della Cassa di Risparmio dopo la loro epurazione nel 1945, con un presidente di area democristiana ed un vicepresidente di area repubblicana.

Il 13 marzo del 1981 quindi (il vicepresidente fu nominato qualche gior-no dopo, il primo aprile), la Cassa riprendeva il suo cammigior-no ordinario, con la ricostituzione dei suoi organi istituzionali.

In ogni istituzione organizzata, i vertici aziendali tendono a trovare un equilibrio tale che ad una preponderanza dell’uno si accoppia una presenza sottotono dell’altro e così via.

Nel caso della CARIMA, come già detto, il direttore generale Panzacchi tendeva ad assumere una decisa posizione di amministratore delegato (favorita anche dal lungo periodo di vacanza della carica di presidente) e ciò non pote-va non provocare una presenza meno forte del presidente, e quindi del presi-dente Cecchi, tendenzialmente relegato ad un ruolo più di rappresentanza che di gestione.

E ciò senza nulla togliere ai meriti ed alle caratteristiche del prof. Cecchi, trattandosi di una conseguenza pressoché inevitabile; quando il rapporto di-ventò tra Panzacchi e Sposetti, che aveva lui tendenza alla posizione di ammi-nistratore delegato, la situazione si rovesciò completamente, la tensione diven-ne palpabile, tanto che dopo poco Panzacchi uscì dalla Cassa, sostituito prov-visoriamente dal vicedirettore Aimone Cioli e quindi, dopo la rinuncia all’in-corporazione della Cassa di Risparmio di Ancona, da Roberto Maria Emidi.

Da ciò potrebbe dedursi che la presidenza Cecchi non fu particolarmen-te incisiva nella gestione della Cassa; ciò è in parparticolarmen-te vero, ma non del tutto, e quindi la definizione è sostanzialmente ingenerosa!

I rapporti del prof. Dante Cecchi con la Cassa di Risparmio maceratese erano iniziati anni prima, quando fu chiamato ad illustrare le sue considerazio-ni in una o più “Giornate mondiali del risparmio”, celebrate nell’allora salone dei convegni, posto al piano inferiore sotto al salone del pubblico della sede di Macerata, nel nuovo palazzo di marmo rosa, inaugurato nel maggio del 1954, dopo due anni di lavori comprendenti anche la demolizione delle palazzine preesistenti: un vero record!

Nel 1969, in occasione della celebrazione del 125° anniversario della

fon-dazione della Cassa (il centenario non fu celebrato per essere l’Italia ancora in guerra ed occupata da truppe straniere!), gli fu commissionata la redazione di un volume, in cui fu racchiusa non solo la storia della Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata, costituita per fusione nel 1930, ma anche quella delle molte Casse locali preesistenti:

- la Cassa di Risparmio di Macerata, con le Casse di Risparmio di Api-ro, di Appignano, di Cingoli, di Loro Piceno, di Mogliano, di Pol-lenza e di Treia, incorporate nel 1927;

- la Cassa di Risparmio di Camerino, con la Cassa di Risparmio di Matelica, incorporata nell’anno sopra citato;

- la Cassa di Risparmio di Recanati;

- la Cassa di Risparmio di Tolentino, con la Cassa di Risparmio di Caldarola, incorporata sempre nello stesso anno.

L’occasione fu celebrata in pompa magna, con la presenza del Ministro Oronzo Reale e di numerose autorità nazionali e territoriali, sia del settore del credito sia di altri.

Dopo pochi anni, Cecchi iniziò la collaborazione per la pubblicazione di una collana di volumi intitolata Macerata ed il suo territorio, i cui singoli volu-mi avrebbero costituito le strenne natalizie per la clientela negli anni a venire.

Fu certamente una grande e meritoria opera di raccolta, catalogazione e pubblicazione di fatti, di storia, di arte, di cultura e di folclore riferibili al ter-ritorio maceratese, completata con due dischi LP contenenti brani popolari e rurali compresi i cosiddetti “canti a batoccu”, cioè con strofe cantate alternati-vamente da due voci, così come i rintocchi del batocchio di una campana ri-spondevano a quelli di un’altra, di colle in colle, di paese in paese.

I volumi ancora disponibili sono oggetto di richieste anche dopo qua-rant’anni, richieste che la Fondazione CARIMA è ben lieta di esaudire.

Dante Cecchi tuttavia non portò a termine l’opera, perché la sua nomi-na nel 1981 a presidente della Cassa di Risparmio giunse durante la prepara-zione del quinto volume; pertanto, consegnato da Cecchi tutto il materiale in

suo possesso, la redazione dei successivi volumi fu affidata ad altri studiosi e ricercatori, consentendo la continuazione ed il completamento della collana.

Nel novembre del 1984 un avvenimento eccezionale sconvolge la vita dell’azienda e del presidente Cecchi: gli ispettori della Cassa accertano un am-manco, presso l’Agenzia di città n. 2 di Macerata, in corso Fratelli Cairoli, ini-zialmente valutato intorno ad uno o due miliardi di lire.

Ma la realtà era ben più complessa ed articolata ed alla fine il danno fu stimato in oltre dodici miliardi di lire, oltre ai danni di immagine e di repu-tazione.

Il presidente Cecchi senza dubbio non aveva alcuna responsabilità nell’ac-caduto, ma ne fu fortemente turbato, tanto da rinunciare alla conferma del-la sua carica per un altro mandato, conferma a cui il Ministero del Tesoro era sicuramente favorevole e pronto, cosicché nell’aprile del 1987 fu sostituito da Giuseppe Sposetti.

Il mandato presidenziale di Cecchi rimase quindi, nel sentir comune, ca-ratterizzato ingenerosamente da tale vicenda, mettendo nell’ombra tutti gli altri aspetti positivi che esso aveva invece avuto, potendosi dire quindi, come Shakespeare «the evil that men do (anche se Cecchi non ne era né autore, né responsabile) lives after them, the good is oft interred with their bones».