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I disturbi del comportamento alimentare 2.1 Epidemiologia

3.3 Prevenzione integrata per DCA e Obesità

Numerose evidenze scientifiche, negli ultimi anni, hanno dimostrato come Obesità e DCA abbiano in comune molti fattori di rischio, culturali e individuali (Smolak L. & Thompson J.K. 2009).

Su queste basi, attualmente vengono proposti, per la prevenzione di queste patologie, modelli integrati di intervento (Gruppo Regionale Tecnico Multidisciplinare sui DCA, 2013) che coinvolgono differenti professionalità (psichiatri, psicologi, dietisti, nutrizionisti, medici, pediatri e neuropsichiatri infantili, educatori...).

La conoscenza dei fattori di rischio, dei fattori concausali e dei meccanismi di mantenimento è fondamentale nella pianificazione di interventi di prevenzione efficaci.

Uno dei principali motivi per pensare a una prevenzione comune a DCA e obesità è rappresentato dall’abbandono di un modello medico orientato verso il problema a favore di un modello integrato orientato verso il benessere, che abbia come obiettivo quello di sviluppare comportamenti salutari invece che ridurre comportamenti patologici (Austin et al., 2007). Programmi preventivi per l’obesità e i DCA, specie in passato, davano spesso indicazioni incongrue tra loro, così che messaggi e interventi diretti a contrastare una patologia, come quelli riguardanti il controllo del peso e delle calorie ingerite o l’insoddisfazione corporea, rischiavano di favorire gli altri (Austin et al., 2007).

I programmi di prima generazione avendo adottato un approccio educativo (didattico) che descriveva i DA e l’Obesità e i loro effetti dannosi hanno determinato un incremento della conoscenza ma non una modificazione delle attitudini e dei comportamenti, mentre quelli di seconda generazione, che hanno affrontato alcuni fattori di rischio empiricamente stabiliti usando un approccio didattico, hanno ridotto alcuni fattori di rischio ma non i sintomi dei DA. Gli interventi di ultima generazione consistono invece in un approccio integrato alla prevenzione dello spettro dei disturbi peso-correlati (Austin et al., 2007), con modalità interattive, per favorire comportamenti sani di regolazione del peso, una alimentazione adeguata e una attività fisica regolare.

Per sviluppare interventi preventivi di questo tipo è essenziale individuare fattori di rischio comuni su cui agire per ridurne l’impatto e promuovere comportamenti protettivi e più salutari. come i comportamenti alimentari di dieting e l’insoddisfazione corporea. Interventi diffusi tramite materiale multimediale, basati sulla gestione salutare del peso sono risultati promettenti nel prevenire DCA e obesità. Un programma integrato per DCA e obesità sembra inoltre essere più efficace quando è rivolto a soggetti appartenenti a categorie a rischio e coinvolge i genitori o altre figure di riferimento come gli insegnanti.

Le linee guida dell’American Academy of Pediatrics (Neville H. Golden et al., 2016) attraverso studi osservazionali hanno identificato tra i principali comportamenti associati sia all'obesità che ai DCA negli adolescenti: il dieting, il teasing e l’insoddisfazione corporea.

In base a questi dati e ad altre evidenze della letteratura programmi integrati di prevenzione dell’obesità e dei DCA devono mirare all’adozione di un’alimentazione

sana, non connessa alla restrizione calorica, e alla riduzione dello stigma per l’obesità e dell’idealizzazione della magrezza.

AA. in particolare E. Stice e colleghi, hanno condotto numerosi studi (Carolyn B. Becker e Eric Stice, 2017) per mettere a fuoco la rilevanza dei diversi fattori di rischio e le migliori possibili strategie di prevenzione.

Le ricerche hanno indicato come la pressione socioculturale per la magrezza promuova l'interiorizzazione dell’ideale di magrezza, che a sua volta aumenta l'insoddisfazione corporea e l’adozione dei comportamenti alimentari disfunzionali per il controllo del peso. Questi, a loro volta, aumentano il rischio di insorgenza di sintomi di disturbi alimentari. Una delle principali implicazioni dei risultati di queste ricerche è che può essere fruttuoso focalizzare gli interventi sulla riduzione dell'internalizzazione dell’ideale di magrezza, che è alla base della cascata degli altri fattori di rischio, e che può essere più facile da modificare rispetto alla pressione socioculturale per la magrezza.

Tra i diversi interventi realizzati a seguito di queste evidenze è da ricordare il programma manualizzato denominato “Body Project” di E. Stice: si tratta di un approccio non didattico in cui le giovani donne sono impegnate in attività di gruppo con una serie di esercizi verbali, scritti e comportamentali volti a esplorare gli effetti negativi della ricerca dell’ideale di magrezza. Attraverso la conduzione di esperti in tecniche di discussione tra pari, basate sulla dissonanza cognitiva, è stata verificata per questo tipo di intervento la possibilità di ridurre l’interiorizzazione dell'ideale di magrezza, l'insoddisfazione corporea e il ricorso alla dieta come strumento incongruo di controllo del peso corporeo (Stice, Chase, Stormer e Appel, 2001; Stice, Mazotti, Weibel, & Agras, 2000; Stice, Trost e Chase, 2003). Con un altro trial, della durata di tre anni, l’applicazione del “Progetto corpo” si è dimostrata efficace nel ridurre

comportamenti alimentari incongrui, discontrollo alimentare e minore incidenza dell'obesità nel campione studiato rispetto al gruppo di controllo (Stice et al., 2006).

Capitolo 4

Il Progetto: “Dal banco alla tavola #ciboemozioni”

Il progetto di educazione alimentare: “Dal banco alla tavola #ciboemozioni”, nasce come argomento di tesi nell’ottica di sviluppo di un programma di promozione delle buone pratiche alimentari da utilizzare come forma di prevenzione per sovrappeso / obesità e Disturbi del Comportamento Alimentare. La realizzazione pratica di questo lavoro è stata resa possibile dalla collaborazione tra l’Associazione “La vita oltre lo specchio” Onlus e due istituti scolastici del comune di Pisa.

Il progetto viene sviluppato seguendo un piano di intervento a più livelli che, tramite lezioni frontali didattiche e laboratori sensoriali, coinvolge sia i ragazzi che gli insegnanti nell’approccio del tema dell’alimentazione caratterizzata da fattori biologici, psicologici (emotivi), edonistici e culturali.

Per verificare l’efficacia dell’intervento sono stati somministrati agli alunni dei questionari relativi ad abitudini alimentari, importanza dei “sensi” e delle emozioni nel rapporto con il cibo, riconoscimento della fame, informazioni e credenze diffuse dai Social.

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