• Non ci sono risultati.

La globalizzazione ha significato la riduzione degli interventi regolatori in economia?

3. La prima battuta di arresto

Nell'autunno del 1987 le quotazioni del Dow Jones crollano, in un solo giorno, di più del 20%. Questo avvenimento secondo la logica avrebbe dovuto creare una certa apprensione unita a un dibattito circa il reale contenuto in termini di valore dei titoli finanziari. Tale riflessione però non trova spazio, in quanto la struttura del mercato azionario gode di robusta fama a causa delle sue garanzie nei confronti di investitori e risparmiatori, ripetutamente mostrate negli anni successivi alla grande crisi.

Le riforme rooseveltiane in tema di finanza si basavano infatti su una netta separazione tra il settore bancario commerciale e quello diretto all'investimento e quindi, di riflesso, tra l'economia reale e la speculazione finanziaria. Come abbiamo visto, negli anni '80 questa logica è ormai ampiamente superata ma, nonostante ciò, il sistema finanziario sembra mantenere ampio credito grazie soprattutto al sistema di vigilanza caratterizzato dalla grande rapidità e fermezza nel reprimere gli abusi, come era accaduto nei decenni precedenti176. Ma la situazione è inevitabilmente cambiata, in quanto le transazioni finanziarie sono ormai condotte su titoli di breve durata e non necessitano più di intermediari regolamentati che risultano anzi controproducenti. Proprio questi rapidi e mutevoli flussi finanziari stanno alla base della crisi del 1987, causata da un eccesso di domanda di transazioni rispetto all'offerta contingente di azioni.

Non tutte le imprese sul mercato infatti vengono automaticamente quotate in borsa; esse devono preventivamente mostrare garanzie di affidabilità, a partire da un bilancio solido e da una crescita futuribile177. Questo percorso spesso richiede molto tempo e la volontà delle stesse imprese, che non sempre va nel verso di una quotazione in borsa. La domanda degli investitori si trova quindi ad essere superiore all'offerta e si cercano modi per ovviare alla carenza di imprese realmente quotate. Si attua così un piano che richiama per certi versi quello attuato dalle banche per le cartolarizzazioni, ovvero si moltiplicano le azioni realtive alla medesima impresa, dividendole per i diversi rami della stessa. Tale meccanismo viene sfruttato soprattutto da istituti bancari che possano impegnare una certa liquidità e che,

176 Ivi, p. 96. 177 Ivi, p. 98.

innestandosi nel sistema dello spezzettamento dei titoli, passano all'acquisto di società attraverso fondi in parte derivanti da flussi esteri e in parte giocando sul loro stesso indebitamento, appianato poi dal successivo guadagno derivante dall'aumento delle transazioni finanziarie relative alla società acquisita178. Il costo viene in definitiva a ricadere sulle stesse aziende acquistate che hanno un ruolo di semplice merce di scambio, svuotata del proprio valore attraverso la divisione, la successiva speculazione e, infine, la nuova vendita in seguito al forte indebitamento. All'interno di questo frenetico e ininterrotto gioco di scambi la produttività reale delle imprese quotate risulta inutile e non viene presa minimamente in considerazione, essendo troppo dispendiosa in termini di analisi temporale. Essa spesso non è neppure rintracciabile con facilità, dato che le varie fasi produttive sono già state divise e presentate separatamente all'interno di altrettanti titoli distribuiti nel mercato finanziario.

Per questo motivo la caduta del 1987 risulta inaspettata e inspiegabile per la logica finanziaria, basata sulla credenza che l'economia sia in continua ascesa. In realtà, nonostante siano ormai molteplici i titoli in circolazione, permangono ancora quelli legati agli utili dell'impresa e quindi all'economia reale179. Per questo motivo risulta ampia la differenza di rendimento tra i dividendi, ovvero gli utili della società a vantaggio degli investitori, e le quotazioni gonfiate dalla speculazione. Quindi una volta avvenuto il crollo generalizzato dei titoli la colpa ricade sul sistema finanziario visto come troppo trasparente e interventista, dato che non consente una speculazione sicura da rischi legati a una analisi approfondita dei reali bilanci aziendali180. Per questa serie di motivi il lunedì nero del 1987 è l'evento che determina una cesura fondamentale tra il sistema finanziario regolato, originario degli anni '30, e quello successivo che perdura anche oggi.

Di lì a poco intanto l'Unione Sovietica sarebbe crollata, aprendo l'altra metà del mondo all'economia di mercato. I piani di liberalizzazione forzata, supportati dal Fondo Monetario Internazionale, non ottengono però i risultati previsti di una crescita generalizzata della ricchezza. Al contrario vengono a nascere concentrazioni oligopolistiche operate da gruppi ristretti, perlopiù legati alla gerarchia del precedente regime, con l'innesto di capitali proventienti da operazioni illecite sovente legate al settore energetico. La trasformazione 178 Ivi, p. 101.

179 Sono i futures e gli options, titoli legati alla produzione industriale reale, fortemente regolarizzati e con scadenze standardizzate. Ivi, p. 106.

avviene anche grazie alla capacità di questi capitali di circolare attraverso i paesi esteri per essere depurati e finire, successivamente, nel mercato finanziario globale fino ad arrivare negli Stati Uniti. Nonostante questo nuovo ingresso massiccio nel circuito finanziario non si assiste però a una analoga apertura commerciale verso l'esterno in quanto ciò avrebbe significato uno sfaldamento del comparto industriale di epoca sovietica. Il mantenimento di barriere all'entrata di merci estere è anche la base su cui operano i settori della criminalità russa, sempre più innestati nei flussi di capitali finanziari dirottati nel comparto oligopolistico petrolifero.

L'Organizzazione mondiale del commercio, fondata nel 1995, agisce affinchè la liberalizzazione sia la più completa possibile, assecondando così l'aumento di liquidità della Fed. Questa operazione, avvalorata dagli accordi GATS del 1994, fa sentire subito i suoi effetti con la crisi di alcune tigri asiatiche di seconda generazione, avvenuta nel 1997 a causa principalmente della svalutazione delle monete nazionali181. La nuova organizzazione internazionale del commercio mondiale esercita ampio potere decisionale, in quanto si struttura in una fase preliminare riguardante la decisione delle misure da prendere (ad hoc per ogni Stato) seguita poi da un'altra diretta all'implementazione. Quest'ultima risulta particolarmente efficace grazie a un sistema di intervento basato sull'intervento diretto volto a facilitare l'apertura economica e, ove necessario, a sanzionare eventuali politiche protezionistiche. Attraverso particolari accordi inoltre i paesi occidentali si assumono l'esclusiva proprietà dei brevetti relativi alle tecnologie più avanzate, incentivando così la delocalizzazione delle fasi industriali a più alto contenuto di lavoro. Ciò si riflette in una perdita di sovranità economica nazionale in favore di quella sovranazionale, con ondate di privatizzazioni di una vasta gamma di settori che arriva a contemplare persino aree chiave dello Stato sociale, come la previdenza.

I cambiamenti in atto sono talmente grandi da ripercuotersi sia sul settore economico che su quello geopolitico, attraverso un prorgessivo spostamento degli interessi statunitensi dall'Europa verso il medio oriente e il Golfo Persico, ovvero verso le aree a più grande produzione petrolifera182. Gli eventi bellici degli anni '80 e '90 dimostrano questo cambiamento di rotta, nonostante in sottofondo permangono forti i due avversari storici, la Cina e la Russia, pronti a riapparire sul proscenio da un momento all'altro, come gli eventi 181 Ivi, p. 111.

di questi ultimi mesi tentono a dimostrare.