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Un primo studio empirico di valutazione

Nel documento I contratti di lavoro dopo il Jobs Act (pagine 71-74)

l’esonero contributivo triennale

5.3 Il ruolo della normativa nelle scelte di assunzione delle imprese manifatturiere

5.3.2 Un primo studio empirico di valutazione

Per controllare le dinamiche di medio termine precedenti o altre caratteristiche non osservabili, nonché per identificare separatamente gli effetti del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti e della decontribuzione, Sestito e Viviano (2016)37 considerano i dati delle Comunicazioni obbligatorie del Veneto relative al primo semestre del 2015 e li confrontano con i trend pregressi (relativi al biennio 2013-2014) relativi a ciascuna singola impresa. L’identificazione delle due misure è ottenuta grazie al fatto che queste, oltre ad essere intervenute in due momenti leggermente distinti (una da gennaio e l’altra da marzo), hanno interessato in modo distinto i diversi gruppi di lavoratori (i lavoratori avviati o trasformati a tempo indeterminato e privi di un contratto di tale natura nel semestre precedente l’una, e tutti i lavoratori avviati o trasformati a tempo indeterminato indipendentemente dal loro status lavorativo nel semestre precedente l’altra) e le diverse imprese (tutte le imprese l’una, e, all’atto pratico e in termini di modifica nei potenziali costi di un futuro licenziamento, prevalentemente le imprese oltre i 15 addetti l’altra). Nelle stime, che sono condotte considerando sia il flusso lordo di assunzioni che la variazione netta dell’occupazione a livello aziendale, si tiene altresì conto del fatto che parte della risposta alle misure poteva derivare dal mero ricollocamento nel tempo, da un mese all’altro, di eventi comunque già programmati da parte delle imprese che hanno avuto cognizione delle misure già da un paio di mesi prima del loro effettivo operare. La validità delle stime ottenute sono naturalmente limitate dal fatto di riferirsi a una sola regione - il Veneto - per la quale la qualità dei dati di base utilizzati ha però consentito sia di tenere conto dei trend pregressi dei diversi fenomeni e sia di ricostruire con precisione la dimensione delle singole imprese e lo status lavorativo precedente dei singoli lavoratori.

I risultati evidenziano come entrambe le misure abbiano avuto effetti significativi, di pari entità sulla probabilità che un lavoratore a tempo veda il proprio contratto trasformato a tempo indeterminato, che nel suo complesso raddoppia. Lo sgravio è invece stimato essere la politica con gli effetti predominanti per quanto riguarda le nuove assunzioni a tempo indeterminato (spiegando circa l’85 % della crescita delle posizioni permanenti). Il nuovo contratto avrebbe peraltro accresciuto la disponibilità delle imprese ad assumere direttamente a tempo indeterminato soggetti in precedenza sconosciuti all’impresa, mentre lo sgravio avrebbe accresciuto anche i flussi delle assunzioni a tempo determinato, in particolare per quei

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Sestito P. e Viviano E. (2016) “Hiring incentives and/or firing cost reduction? Evaluating the impact of the 2015 policies on the Italian labour market” Questioni di Economia e Finanza (Occasional Paper), n.325, Marzo 2016, Banca d’Italia, Roma)

72 lavoratori ignoti all’impresa e che l’impresa, prima di assumere a tempo indeterminato, tiene in prova su una base temporanea.

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6 I dati delle Comunicazioni obbligatorie: uno sguardo alle matrici di

transizione

6.1 Introduzione

In questa sezione sfrutteremo la dimensione sezionale e longitudinale dei dati elaborati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali sulla base delle Comunicazioni Obbligatorie trasmesse dai datori di lavoro in occasione di avviamenti, trasformazioni e cessazioni di rapporti di lavoro. In particolare, ai fini delle analisi svolte in questo capitolo, abbiamo isolato un bacino di lavoratori attivi al 1° giugno di ciascun anno, seguendone il percorso all’interno del SISCO a distanza di tre, sei, dodici e ventiquattro mesi. Al pari delle analisi condotte nei paragrafi precedenti, i dati di fonte SISCO non comprendono il settore della Pubblica Amministrazione, il lavoro domestico e quello in somministrazione.

Prima di addentrarci in una veloce disamina del dato sezionale è opportuno fare alcune doverose premesse metodologiche. La prima è che nel sistema SISCO sono presenti solo quei lavoratori soggetti a una attivazione e/o una cessazione a partire dal 2009. Questa premessa assume particolare rilevanza nella quantificazione del lavoro a tempo indeterminato – e in parte per le collaborazioni: chi ha un rapporto continuativo con lo stesso datore di lavoro da prima del 2009 non è presente negli archivi e, quindi, il suo rapporto di lavoro non è conteggiato tra quelli in essere. Per tutte le altre tipologie contrattuali il lasso di tempo trascorso dall’avvio del sistema assicura che tutti i rapporti in essere siano conteggiati. Infatti, la disciplina sul tempo determinato fissa un limite di durata in 36 mesi e l’apprendistato può essere prolungato - in limitate circostanze - fino ad un massimo di 48 mesi. Di contro, se un lavoratore o un rapporto di lavoro è soggetto a un evento a partire dal 2009, egli/esso apparirà nel sistema. Ciò a dire in particolare che se un rapporto iniziato prima del 2009 giunge a cessazione nell’anno t, esso sarà reintrodotto nel sistema anche per gli anni da t-1 fino alla data di attivazione, presente nel modulo telematico di comunicazione. In pratica, l’archivio SISCO si “ripopola” progressivamente, man mano che gli individui entrano nel campo di osservazione del sistema.

Quindi, sintetizzando, i dati sezionali dell’archivio, pur sottostimando lo stock di individui attivi tramite contratti di lavoro a tempo indeterminato, possono essere utilizzati in chiave comparativa in quanto il “ripopolamento” degli archivi avviene in modo retroattivo su tutti gli anni.

Un secondo caveat attiene al fatto che il confronto su una singola data può essere inficiato da una molteplicità di fattori non controllabili che possono influire sulla struttura del dato occupazionale. Ad esempio, il 1° giugno nel 2014 e 2015 cadeva durante il fine settimana, mentre nel 2010 cadeva di lunedì. D’altronde la scelta di utilizzare quale punto di riferimento una singola data piuttosto che una finestra temporale più lunga consente di evitare scelte piuttosto arbitrarie circa possibili compresenze in più posizioni durante il periodo di riferimento (più contratti di lavoro attivati ad esempio nel corso del mese). Infine la scelta del 1° giugno nasce dalla mediazione di due esigenze specifiche. La priorità per le analisi svolte è di avvicinarsi il più possibile alla fine del 2015 misurando le transizioni su un arco temporale

74 sufficientemente lungo. A tal fine il 1° luglio avrebbe potuto essere una data ottimale, permettendo con le transizioni a 6 mesi di verificare la condizione degli individui al 1° gennaio 2016. Tuttavia già nel mese di luglio si dà luogo a diverse assunzioni di natura stagionale che possono alterare i risultati delle analisi. In ragione di ciò, la data del 1° è giugno è apparsa la soluzione più equilibrata.

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