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III. NUTRIZIONE IN MENOPAUSA

3.3 Alimenti funzionali

3.3.1 Principali alimenti funzionali in menopausa

La maggior parte dei primi sviluppi di alimenti funzionali erano quelli di arricchiti con vitamine e/o minerali come Vitamina C, Vitamina E, acido folico, zinco, ferro e calcio. Successivamente, l'attenzione si è spostata su alimenti arricchiti con vari micronutrienti come acido grasso omega-3, fitosterolo e fibra solubile per promuovere una buona salute o per prevenire malattie come il cancro. Più recentemente, le aziende alimentari hanno intrapreso ulteriori passi per sviluppare prodotti alimentari che offrono molteplici benefici per la salute in un singolo alimento. Gli alimenti funzionali sono stati sviluppati praticamente in tutte le categorie degli alimenti. Uno suo studio è stato condotto per fornire una base di riferimento e linee guida adeguate per la salute delle persone, analizzando la percezione e il modello di assunzione di alimenti funzionali per la salute e identificando i bisogni nelle donne in pre- e post-menopausa. E’ stato condotto un sondaggio autogestito su donne ammesse al Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia in un ospedale universitario tra luglio e agosto 2014. Il questionario del sondaggio consisteva in 8 articoli sulle caratteristiche generali, 4 articoli sulla consapevolezza degli alimenti funzionali per la salute, e 16 articoli sulla frequenza del loro uso. Sono state valutate 133 donne con età compresa tra 19 e 67 anni di cui, le donne in post- menopausa erano 57. L'età media era di 55,4 e l'età della menopausa era di 49,6. Per quanto riguarda i componenti degli alimenti funzionali per la salute, il 76,3% delle donne ha risposto "importante" nel gruppo post-menopausa. Per quanto riguarda il prezzo, coloro che hanno risposto "importanti", hanno rappresentato la percentuale maggiore nel gruppo in premenopausa al 56,6% e quelli che hanno risposto "moderatamente importanti" hanno rappresentato il 57,9% nelle donne in post- menopausa. È stata rilevata una differenza significativa nei due gruppi nella percezione di tali alimenti.89

L’attenzione sull’effetto positivo degli alimenti funzionali riguarda in particolar modo la loro prevenzione sul rischio dell’insorgenza di patologie cronico-degenerative.

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Heesook L., Tae-Hee K., Hae-Hyeog L. A Study on Perception and Usage Status on Health Functional

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L’eccesso di radicali liberi dell’ossigeno (ROS) associato ad uno stato cronico infiammatorio, e le variazioni epigenetiche rappresentano meccanismi molecolari, che spesso determinano malattie cardiovascolari, patologie neuro-degenerative e neoplastiche. Il cibo può giocare un ruolo determinante nella protezione e nella prevenzione di patologie, integrato con un corretto stile di vita. Numerosi studi hanno infatti dimostrato come le variazioni epigenetiche indotte dall’ambiente, comprese le abitudini alimentari, siano determinanti nel caratterizzare la predisposizione, in età adulta, a specifiche malattie degenerative. Le modificazioni epigenetiche sono variazioni reversibili ed ereditarie dell’espressione genica che non implicano cambiamenti nella sequenza del DNA. L’epigenetica gioca pertanto un ruolo fondamentale nel mantenimento della stabilità genomica, e assicura una pronta risposta a stimoli sia fisiologici che ambientali. Lo stress ossidativo è in grado di intervenire nei meccanismi di silenziamento genico mediato dai microRNA, agendo sia a monte che a valle della loro azione. I microRNA possono modulare l’espressione di geni coinvolti nella produzione di ROS, contribuendo all’amplificazione dello stress ossidativo e dei danni ossidativi da esso indotti. Sulla base di questa attività, numerosi studi hanno caratterizzato le componenti attive degli alimenti dal punto di vista funzionale, sia per quanto riguarda le proprietà antiossidanti, anti-infiammatorie ed anche come modulatori epigenetici. Un esempio sono i polifenoli, una famiglia di metaboliti secondari, presenti in foglie, bacche e frutti di numerose piante quali the verde, fave del cacao, uva e frutta secca, mostrano proprietà biologiche anti-ossidanti, anti-infiammatorie, anti-virali/anti- batteriche, anti-trombogeniche e anti-aterogeniche rendendoli componenti chiave negli studi epidemiologici sulla prevenzione di patologie cronico-degenerative. Pertanto, gli studi sulla dieta mediterranea, un regime dietetico ricco di fonti polifenoliche presenti nell’olio extra vergine di oliva, legumi, cereali, frutta e verdura, hanno evidenziato il loro ruolo protettivo nei confronti di patologie infiammatorie croniche e dell’insorgenza delle placche aterosclerotiche, evidenziando un potente effetto anti-aging. Tale ruolo protettivo potrebbe essere associato allo loro capacità di modulare meccanismi epigenetici. Le molecole polifenoliche quali quercetina, epigallocatechina, e soprattutto curcumina e resveratrolo, sono in grado di agire a livello della cromatina istonica e della metilazione del DNA, interferendo o stimolando l’attività degli enzimi coinvolti nel rimodellamento cromatinico e nel trasferimento di gruppi metilici alla citosina

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attraverso l’enzima, DNA metil-transferasi. È stata inoltre documentata la capacità di queste molecole di regolare l’espressione e l’attività di specifici microRNA coinvolti nella patogenesi delle malattie cardiovascolari e cronico-degenerative.90 Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte nelle donne in menopausa. Il consumo di alimenti funzionali in una dieta sana, come proteine di soia e isoflavone, acidi grassi omega-3 da oli di pesce e steroli vegetali sono utili per la prevenzione e il trattamento delle MCV nelle donne in post-menopausa. La soia contiene anche grassi polinsaturi e la sostituzione di alcune fonti proteiche di carne ad alto contenuto di grassi con prodotti a base di soia può contribuire alla salute cardiovascolare. Inoltre, l’EPA e il DHA, hanno mostrato effetti promettenti nella riduzione dei livelli di TG, miglioramento la salute arteriosa e riducendo lo stress ossidativo nelle donne in post-menopausa.91

Uno studio britannico, pubblicato online sul Journal of Epidemiology e Community Health ritiene che numerosi fattori genetici, comportamentali e ambientali siano coinvolti nei tempi della menopausa. Per esplorare ulteriormente questo aspetto, in uno studio svolto nel Regno Unito sono state coinvolte oltre 35000 donne di età compresa tra 35 e 69 anni provenienti da Inghilterra, Scozia e Galles. Le donne hanno fornito informazioni su fattori potenzialmente influenti come la storia del peso, i livelli di attività fisica, la storia riproduttiva e l'uso della TOS. Hanno anche stimato le quantità di 217 prodotti alimentari che mangiavano ogni giorno compilando un questionario sulla frequenza degli alimenti. I prodotti alimentari sono stati raccolti in gruppi in base al loro consumo. Nei 4 anni successivi sono stati raccolti i dati sui tempi d’insorgenza della menopausa. L'età media in menopausa era di 51 anni e alcuni cibi sembravano essere associati ai suoi tempi. Ogni porzione giornaliera aggiuntiva di carboidrati raffinati, in particolare pasta e riso, era associata al raggiungimento della menopausa 1,5 anni prima, dopo aver tenuto conto di fattori potenzialmente influenti. Mentre ad ogni porzione aggiuntiva di pesce azzurro e legumi freschi, è stata associata a un ritardo di oltre 3 anni. Ad esempio, mangiare carne era associato alla menopausa che arrivava quasi un

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Benassi B., Procacci S., Santi C., Pacchierotti F., Bacchetta L., Alimenti funzionali: valorizzazione

della risorsa e caratterizzazione nutraceutica; ENEA, Focus; 2017; pag.20-25

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anno dopo rispetto a una dieta vegetariana. Tra coloro che non erano vegetariani, aumentare le porzioni quotidiane di snack salati era associato all'arrivo della menopausa quasi 2 anni prima. Allo stesso modo, tra le madri, una maggiore assunzione di pesce azzurro e legumi freschi era associato alla menopausa tardiva, mentre porzioni quotidiane aggiuntive di pasta, riso e snack salati erano associate alla menopausa precoce. Tra le donne senza figli, mangiare più uva e pollame era associato alla menopausa tardiva. I vegetariani consumano molti antiossidanti, ma anche molta più fibra e meno grasso animale rispetto ai carnivori, entrambi associati a bassi livelli di estrogeni, che secondo gli studi potrebbero anche alterare i tempi della menopausa. Nello studio è stato evidenziato anche, che le donne con menopausa precoce, avevano un aumentato rischio di osteoporosi e malattie cardiache, mentre quelle con menopausa tardiva avevano un rischio maggiore di tumori al seno, all'utero e alle ovaie. Lo studio si conclude nell’affermare che la dieta può essere associata all'età in menopausa naturale. Ciò può essere rilevante a livello di salute pubblica poiché l'età in menopausa naturale può avere implicazioni sui futuri risultati di salute".92 E’ ipotizzato che una dieta ad libitum povera di grassi animali e carboidrati raffinati e ricca di alimenti a basso indice glicemico, acidi grassi polinsaturi monoinsaturi e n-3 e fitoestrogeni, potrebbe modificare favorevolmente il profilo ormonale delle donne in post-menopausa. Il lavoro è stato svolto nell’associazione “Attive come prima”, una Onlus italiana. Sono state selezionate 104 donne in post-menopausa tra 312 volontarie sane, con elevati livelli sierici di testosterone sottoposte ad un controllo dietetico. L'intervento comprendeva una consulenza dietetica intensiva e pasti di gruppo appositamente preparati due volte a settimana per 4,5 mesi. I principali risultati sono stati i cambiamenti nei livelli sierici di testosterone, estradiolo e SHBG. Nel gruppo di intervento, la SHBG è aumentata significativamente (da 36,0 a 45,1 nmol/L) rispetto al gruppo di controllo, il testosterone sierico è diminuito con una minima riduzione dell’estradiolo. Si è riscontrato inoltre, una riduzione del peso corporeo (4,06 kg contro 0,54 kg nel gruppo di controllo), girovita, TC e il livello di glucosio. In conclusione si evince che una modifica radicale nella dieta progettata per ridurre la resistenza all'insulina con un aumento

92 Dietary intake and age at natural menopause: results from the UK Women’s Cohort Study: Journal of

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dell'assunzione di fitoestrogeni riduce la biodisponibilità degli ormoni sessuali sierici nelle donne in post-menopausa iperandrogeniche. Sono necessari però, ulteriori studi per determinare se tali effetti possono ridurre il rischio di sviluppare il cancro al seno.93

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