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Un printemps culturel le politiche culturali nella Francia degli anni Settanta

III. Istituzioni e politiche culturali in Francia I L’invenzione della politica culturale

III.III Un printemps culturel le politiche culturali nella Francia degli anni Settanta

Nel documento “French cultural life and role of the State” conservato nell’archivio di Giovanni Spadolini444 vengono illustrate, attraverso la lettura del sondaggio condotto nel 1973 da Analyse, Recherche et Conseil en Marketing et Communication, le pratiche culturali dei francesi. Dalla ricerca emerge una consistente evoluzione della vita culturale avvenuta durante i precedenti 15 anni. Questa evoluzione è dovuta alla crescita del livello di educazione che ha creato nuove aspirazioni culturali tra i giovani, insieme all’impatto dei nuovi mezzi di comunicazione e delle nuove politiche dello Stato nel settore della cultura. Viene rilevata inoltre una maggiore possibilità di accesso alle attività culturali. La fruizione dei beni e servizi in questo campo, come l’acquisto di libri e dischi, o la frequentazione di mostre, musei, concerti e teatri da parte dei francesi è più che raddoppiata rispetto al 1960. Per esempio, durante quell’ultimo decennio, la vendita di libri è raddoppiata e quella dei dischi triplicata. Nel suo complesso la spesa riservata al settore della cultura da parte dei francesi nel 1973 può essere stimata in 12 milioni di franchi445.

Per quanto riguarda la lettura, la percentuale dei francesi che non leggono è scesa di un terzo dal 41% del 1960 al 29% nel 1973. Il numero di libri pro-capite è aumentato del 40% in sei anni e le letture più frequenti riguardano romanzi di autori contemporanei (esclusi i thriller). Il numero degli operai che leggono o possiedono libri è cresciuto del 70% circa, sulla media nazionale446. Analizzando poi il settore del mercato musicale, emerge che la percentuale di proprietari di giradischi è salita dall’11% del 1960 al 53% del 1973 e che la media del tempo passato ad ascoltare !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

444 Fondazione Spadolini Nuova Antologia, Archivio Giovanni Spadolini, Ministero per i beni culturali e ambientali, iter legislativo, faldone 1, French cultural life and role of the State. 445 Cfr. Ivi, p. 1.

musica è duplicato dal 1967. Inoltre emerge che le canzoni sono in testa alla tipologia di musica prescelta dai francesi, seguite da quella della musica classica447. Sempre secondo il sondaggio, nel 1960 le abitazioni in cui è presente il televisore sono 1,9 milioni mentre 13 anni dopo gli apparecchi sono 13 milioni, con una loro presenza nell’ 86% delle abitazioni. Attraverso la televisione, l’audience delle varie forme d’arte e intrattenimento è cresciuto ampiamente: il 76% dei francesi ha guardato film al televisore, il 60% commedie teatrali, e tra il 15 e il 30% opere e balletti448.

Il settore della cinematografia è quello che più risente del progresso tecnologico ma allo stesso tempo beneficia di un ammodernamento della strumentazione a sua disposizione per la creazione di nuove opere. In questo senso, la concorrenza della televisione ha causato una diminuzione degli spettatori nelle sale del 56% tra il 1957 e il 1969 quando il numero d’ingressi nei cinema si è stabilizzato a circa 180 milioni per anno449. Contemporaneamente si assiste ad una riorganizzazione delle sale di proiezione, in linea con l’urbanizzazione di quegli anni. Il numero di sale è diminuito del 30% dal 1960 ma nel 1973 questo trend si è fermato, per la prima volta, infatti, il numero di aperture di nuovi cinema è più alto delle chiusure. Inoltre, in questo stesso periodo, la qualità delle pellicole proiettate è migliorata e dal 1969 il numero di cinema specializzati in cinematografia sperimentale e artistico è salito da 200 a 500450.

Le disposizioni di bilancio dello Stato per il settore cinematografico sono più che raddoppiate con un incremento del 125% rispetto al 1969, grazie ad esempio, al contributo da parte del Fondo per l’industria cinematografica di 150 milioni di franchi per l’anno 1974. Queste politiche di finanziamento, hanno fatto si che si possa rilevare un incremento nella produzione di film e di co-produzioni francesi che sono passate dalle 90 del 1962 alle 150 del 1973.

Le altre attività culturali che risentono in maniera minore del contributo tecnologico, come ad esempio i musei, sono comunque a pieno ritmo nello sviluppo di questo settore, grazie alle politiche attuate dallo Stato a loro riguardo.

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447 Cfr. Ibidem. 448 Cfr. Ivi, pp. 2-3. 449 Cfr. Ibidem. 450 Cfr. Ibidem.

La cifra assegnata alle strutture museali è infatti quintuplicata dal 1960 e il numero di presenze è cresciuto, specialmente in provincia. I visitatori paganti nei musei nazionali sono cresciuti da 3 milioni del 1958 a 5 milioni e mezzo del 1973. Nei musei di provincia controllati dallo Stato la cifra delle presenze è invece duplicata fino a 5 milioni in 5 anni451. Motivo di successo è in quegli anni, l’organizzazione di mostre ed eventi sul patrimonio culturale del Paese (450 mostre in musei di provincia nel 1973) è che fa moltiplicare fino a dieci volte il numero dei visitatori in dieci anni. La promozione e decentralizzazione delle attività culturali è accompagnata dallo sviluppo della creatività artistica, e a testimoniarlo è l’aumento del 100% dei lavori pubblicati tra il 1960 e il 1970452.

Nel settore dell’insegnamento lo Stato interviene nei confronti di materie come l’arte, la musica e l’architettura dalle quali dipende il futuro della diversificazione culturale. Quanto emerge dall’indagine condotta, è l’incremento dei fondi assegnati a questo settore che nel 1974 sono cresciuti di dieci volte rispetto a quelli del 1958: 130 milioni di franchi dal bilancio del Ministero degli affari culturali oltre a quelli del Ministero dell’educazione. Questi numeri e considerazioni rendono bene il quadro dei progressi raggiunti tramite l’intervento delle politiche intraprese nel campo della diffusione delle attività culturali in Francia.

Nel documenti sono inoltre esposte le azioni che si intendono intraprendere.

In particolare per quel che riguarda l’ambiente si propone la promozione di un programma di tutela del paesaggio francese453 mentre sul tema del decentramento delle strutture e degli interventi del Ministero degli affari culturali sono proposte politiche nel settore della musica, dei musei e delle compagnie d’arte drammatica oltre che nel campo della ricerca archeologica454. Tra i nuovi interventi per la promozione della vita culturale sono previsti tra gli altri: il completamento e l’entrata in servizio del centro d’arte e cultura “Pompidou” di Parigi, la nuova sala del Palazzo di Chaillot, l’ammodernamento del teatro della Comédie Française, il ripristino della

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451 Cfr. Ibidem. 452 Cfr. Ibidem. 453 Cfr. Ivi, p. 5. 454 Cfr. Ibidem.

vecchia Stazione d’Orsay come museo, il rinnovo dell’equipaggiamento tecnico dell’Opéra Garnier e l’ultimazione degli archivi interministeriali di Fontainebleau455.

Procedendo nell’analisi delle vicende intorno allo sviluppo delle politiche culturali, l’inizio degli anni Settanta si può considerare un momento di cambiamento nell’impostazione degli interventi da parte dello Stato in questo settore.

Se il generale De Gaulle ha lasciato a Malraux una grande libertà di azione, i due presidenti che gli succedono, Georges Pompidou e Valéry Giscard d’Estaing, incideranno molto di più sugli orientamenti della politica culturale, che, anche se in modo diverso, andranno comunque ad intervenire direttamente nella gestione delle attività culturali456. Pompidou, collezionista e amante dell’arte contemporanea, ha un suo approccio ben marcato agli affari culturali e crede che la figura del Capo dello Stato abbia il dovere di accompagnare simbolicamente la modernizzazione del Paese457. Giscard d’Estaing appare forse meno interessato alla politica culturale, questo tema è peraltro assente dal manifesto della sua politica, Démocratie française, pubblicato nel 1976458 ma la modernità dei suoi interventi passa per la liberalizzazione della società francese (la legge che legalizza l’aborto ne è un simbolo).

Dopo la sua elezione, Pompidou fissa subito i punti che marcheranno il suo mandato. Nelle sue intenzioni vuole ridonare a Parigi il ruolo di crocevia internazionale dell’arte e della cultura. Quest’obiettivo si afferma nel complesso programma del

Centre national d’art et de culture, che si installa nell’area del Beaubourg di Parigi.

Giscard d’Estaing, a sua volta non abbandona queste nuove prerogative, promuovendo progetti come: il Museo d’Orsay, la Cité des sciences nel quaritere pargino La Villete e l’Istituto del mondo arabo459.

Nel 1971, il rapporto del VIe Plan registrando le iniziative politiche nel tentativo di una democratizzazione culturale, rileva una certa debolezza nei mezzi e nelle !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

455 Cfr. Ivi, pp. 6-7.

456 Cfr. Les politiques culturelles en France, op. cit. p. 271. 457 Cfr. Ibidem.

458 Cfr. Ibidem. 459 Cfr. Ibidem.

innovazioni intraprese fino a quel momento dal Ministero degli affari culturali460. In questo contesto, un nuovo concetto di sviluppo culturale, presenta la capacità di rispondere alla necessità di nuovi interventi e a quella destabilizzazione che nel frattempo era scaturita dal movimento del Maggio 1968. In questo senso, il ministero di Jaqcues Duhamel (1971-1973) tenta di modernizzare lo Stato culturale favorendo la trasversalità delle funzioni all’interno del Ministero e aprendo a prospettive interministeriali. Inoltre richiede un aumento rilevante del budget a partire dal 1972 e riconosce un ruolo primario di intervento agli enti locali461.

Lo sviluppo culturale come filosofia d’azione, del Governo di Jacques Chaban- Delmas, porta a una profonda rottura con la dottrina di azione culturale, tanto cara a Malraux. La democratizzazione della cultura rimane comunque presente nelle intenzioni del nuovo ministro ma il suo concetto cambia attraverso due nuovi approcci al tema. In tal senso, l’accezione antropologica sostituisce il valore universale della cultura “alta” e l’individuazione di nuove strade per ottenere la democratizzazione sostituisce il bisogno dell’esperienza estetica462. Lo Stato conserva comunque un ruolo rilevante ed ha il compito di sostenere la diffusione della cultura e rifiutare le logiche dell’economia di mercato. Nonostante le intenzioni la politica di Duhamel viene influenzata dal fallimento della politica del Primo Ministro Chaban-Delmas463.

Il suo successore Maurice Druon, scrittore e membro dell’Académie française dal 1966, viene incaricato di rivedere la struttura del Ministero della cultura. Durante i suoi mesi di mandato dall’aprile 1973 al febbraio 1974 non mette mai veramente in discussione l’orientamento del Ministero464.

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460 Cfr. Ivi, Rapport de la commission du VIe Plan sur l’action culturelle, Mars 1971, pp. 279-286. 461 Cfr. Ivi, Discours de Jacques Duhamel lors de l’installation du Conseil du développement culturel, 2 Décembre 1971, pp. 287-291.

462 Cfr. Ivi, p. 272. 463 Cfr. Ibidem. 464 Cfr. Ibidem.

Per poter parlare di quella che viene chiamata dalla storiografia francese465,

printemps culturel, si deve attendere la gestione di Michel Guy, dal giugno 1974

all’agosto 1976.

Gli avvenimenti del Maggio 1968 hanno cambiato profondamente la politica francese e come afferma Michèle Dardy-Cretin nel suo volume su Michel Guy, in Francia regna ancora un clima di controversie ideologiche intense e talvolta violente466. Alla morte di Pompidou, avvenuta nel corso del suo mandato il 2 aprile 1974, si candida alla presidenza il liberale Valery Giscard d’Estaing. La sua campagna elettorale, condotta da nel maggio del 1974, a soli 48 anni, è incentrata, in parte sull’idea che la sua figura di giovane candidato possa incarnare, il rinnovamento e l’innovazione per il Paese. Dopo aver vinto le elezioni il 18 maggio dello stesso anno, in risposta alla crisi sociale e politica, il nuovo capo dell’Eliseo intende promuovere velocemente le riforme sociali. Per questo compito sceglie volutamente persone della società civile. È in questo contesto che viene affidata a Michel Guy la gestione della politica culturale. Personalità della società civile e avanguardista, la sua nomina non può che rallegrare la nuova generazione di artisti467. Sulla vicenda del suo incarico, Dardy-Cretin, attraverso la sua ricostruzione, pone due versioni differenti: la prima secondo cui Claude Pompidou, moglie dell’ ex presidente della Repubblica, prendendo a cuore la situazione, chiede direttamente a Giscard che venga chiamato Michel Guy a gestire il settore culturale mentre la seconda fa credere ad un’auto candidatura da parte di Guy tramite una lettera al nuovo Presidente della Repubblica, scritta con l’aiuto del segretario del Fonds d’intervention culturelle, Gérard Montasser468. Comunque sia, la nomina di un Segretario di Stato alla cultura che non appartiene né al circolo dei grandi intellettuali o degli scrittori come Malraux e Druon né a quello della politica come Michelet e Duhamel, suscita reazioni diverse. Se da un lato questo incarico è accolto con favore da chi già conosce la cultura e le scelte di Guy come direttore e fondatore della manifestazione d’arte contemporanea Festival d’Automne di Parigi, e rassicura le !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

465 Cfr. Ivi, p. 273 oltre che M. Dardy-Cretin. Michel Guy. Secrétaire d’Etat à la culture 1974-1976

un innovatuer méconnu, Comité d’histoire du ministère de la culture, Paris, 2007.

466 Cfr. Ivi, p. 17. 467 Cfr, Ivi, p. 18. 468 Cfr. Ibidem.

personalità vicine a Pompidou conoscendo il suo legame con l’ex Presidente, dall’altro desta la preoccupazione di alcuni ambienti culturali e settori del Ministero. In quell’ambito infatti, si teme la sua inesperienza amministrativa e/o politica e perfino la revisione delle scelte fatte dai suoi predecessori469. Altro motivo di inquietudine in questo periodo di cambiamenti, è il declassamento del Ministero a Segretariato di Stato. Questa nuovo statuto amministrativo suscita il sospetto di voler far retrocedere nella gerarchia delle politiche pubbliche, il settore culturale insieme ad una conseguente diminuzione dei mezzi finanziari. Secondo le dichiarazioni del Presidente Giscard invece, si tratta soltanto della volontà di voler diminuire il numero dei Ministeri470.

Michel Guy diviene segretario di Stato a 47 anni ed è pertanto, della stessa generazione del Presidente Giscard di 48 anni e del Primo ministro Jacques Chirac di 42 anni. A 25 anni ha l’occasione di conoscere Georges Pompidou e sua moglie Claude, dei quali ammira la grande cultura e il gusto per l’arte contemporanea. In particolare condivide con loro l’ambizione di ridonare a Parigi un ruolo internazionale nel dominio delle arti. Tra il 1964 e il 1971 è incaricato si seguire il settore della danza contemporanea al Festival internazionale di Parigi e nel 1971 su incarico di Pompidou e con il supporto di Duhamel, fonda un festival dell’arte contemporanea conosciuto come Festival d’Automne471. Prima di arrivare al Ministero, Guy conosce poco la sua struttura e servizi. Tantomeno conosce la gerarchia dell’amministrazione e le sue categorie. In compenso durante la creazione del Festival ha modo di frequentare due settori minori del ministero: il Centre

national d’art contemporain e in particolare il Fonds d’intervention culturelle, da

dove sceglie il segretario generale, Gérard Montassier, come Direttore del suo Gabinetto472. Anche se definito come personalità atipica per i suoi rapporti con il mondo politico e culturale, egli si affida fin dall’inizio alla sua esperienza e sensibilità personale per poter prendere misure concrete e portare avanti il suo programma di riforma delle politiche culturali.

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469 Cfr. Ibidem. 470 Cfr. Ibidem. 471 Cfr. Ivi, p. 20. 472 Cfr. Ivi, p. 26.

Durante il suo mandato contribuisce a donare una posizione centrale alla creazione d’arte e cultura contemporanea, moltiplica i circuiti di diffusione culturale e imposta una forma di dialogo con gli enti locali in modo da limitare i danni di un’urbanizzazione selvaggia che già si diffusa nel decennio precedente.473 Per quanto riguarda le riforme, interviene in due settori fondamentali dell’industriale culturale: quello del cinema e quello dell’editoria.

La politica di Guy è soprattutto sensibile all’ambito dello spettacolo, egli sostiene ad esempio il lavoro di Rolf Liebermann all’Operà di Parigi e promuovendo la fiducia delle istituzione nel talento dei giovani registi di scena. Tra il 1974 e il 1976 vengono difatti concessi aiuti alle compagnie coreografiche per più di 17 milioni di franchi474.

Durante quel periodo si concretizza l’indebolimento della censura cinematografica. Dopo l’interdizione dalle sale, nel 1966, del film di Jacques Rivette, La Religieuse, sotto la pressione dell’area cattolica, gli avvenimenti del 1968 indeboliscono questa pratica475. Se in seguito Duhamel rinuncia alla censura, Guy fa un passo supplementare alla censura, inserendo un’imposizione fiscale per il cinema pornografico o violento. Per fare questo viene prevista una classificazione, cosiddetta “X” che sancisce l’aumento dell’iva e delle imposte per i film e le sale di proiezione classificate da questo contrassegno476. Allo stesso tempo Guy raddoppia i contributi al cinema durante il periodo in cui la televisione, attraverso la sua diffusione, mette in crisi il settore cinematografico.

L’immagine di Michel Guy è spesso associata prima di tutto alla promozione dell’avanguardia artistica ma il suo intervento riguarda anche il patrimonio culturale in tutte le sue forme. Per fare un parallelo con le politiche che come si è visto si sono sviluppate in Italia in quegli stessi anni, ci si sofferma adesso sull’iniziative intraprese nella tutela del patrimonio in Francia.

L’inizio degli anni Settanta è un momento cardine della tutela del patrimonio per una nuova sensibilità e un nuovo sguardo, in particolare verso l’architettura e la sua produzione. In questo ambito Guy infatti interviene con azioni politiche che !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

473 Cfr. Ivi, p. 27. 474 Cfr. Ivi, p. 54.

475 Cfr. Les politiques culturelles en France, op. cit. p. 272. 476 Cfr. Michel Guy, op. cit. pp. 139-140.

riguardano: la tutela degli edifici del XIX° e XX° Secolo e una messa a freno degli interventi che non tengono conto del valore dei centri storici. L’interesse per questi edifici storici inizia nei primi anni Settanta da parte di numerosi intellettuali attraverso la denuncia di atti di vandalismo nei confronti dei monumenti e in modo particolare con l’affermazione di indagini, ricerche e studi sull’architettura francese come ad esempio l’opera architettonica di Haussmann477. L’azione di Guy fa si che l’intenzione di tutelare questo patrimonio diventi ufficiale. Nell’ottobre del 1974 propone di inscrivere nell’inventario del patrimonio da preservare, non solo l’8°, 9°, 10°, 16°, e 17° arrondissements del Comune di Parigi, ma anche tutti i centri cittadini dei comuni con più di 20 mila abitanti. La gestione di questa iniziativa viene affidata ad un ufficio preposto denominato Bureau des villes protégées all’interno della Sotto-direzione Sites et Espaces protégés. Questa politica che prende di contropiede la tendenza al rinnovo di un gran numero di centri cittadini. In meno di 2 anni, tra il 1975 e il 1976, trenta città rispondo all’appello del Segretario alla cultura dimostrando un interesse per la salvaguardia da parte degli enti locali. Questa iniziativa porta inoltre ad un cambio di mentalità all’interno di alcuni Comuni, come ad esempio dimostra la decisione della Commissione dei comuni urbani, dell’associazione dei sindaci di Francia, di sostenere la conservazione degli edifici esistenti e l’architettura storica478.

Questo atteggiamento è assunto anche all’interno dei lavori preparatori al VIIe Plan, dove il gruppo responsabile per la cultura, presieduto dal prof. Jean Sirinelli479, raccomanda la tutela del paesaggio naturale e degli edifici urbani e rurali:

-réexaminer les conditions juridiques d’une véritable protection du cadre de vie afin d’aboutir à une préservation de l’ensemble du paysage naturel ou bâti, rural ou urbain; - faire des interventions coordonnées entre administrations lorsque des opérations sont entreprises pour adapter des quartier anciennes ou des villages aux nécessités de la vie moderne sans le défigurer:

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477 Cfr. X. Laurent, Grandeur et misère du patrimoine d’André Malraux à Jaques Duhamel, Comité d’histoire du ministère de la culture/ École des Chartes, Paris, 2003.

478 Cfr. Michel Guy, op. cit. p. 111. 479 Cfr. Ivi, p. 112.

-généraliser la constitution d’équipes d’aide architecturale au niveau local dans le cadre d’associations financées à la fois par les collectivités locales et les Administrations centrales (Equipement, Culture, Agriculture, Qualité de la vie)480.

Michel Guy, attraverso il suo intervento fa si che 100 centri storici, insieme alla maggior parte degli Arrondisment di Parigi, siano inseriti nella lista dei siti salvaguardati e in questo modo regolare la loro gestione dalle norme di tutela sul patrimonio.

Tra il 1975 e il 1976 sono ampliati per la prima volta, dopo il 1959 i settori di competenza dello Stato con la creazione di un intervento pubblico nell’intera catena dell’editoria, dallo scrittore al lettore. Questa missione viene affidata a Michel Guy che interviene in primo luogo con l’aumento dei finanziamenti statali al Centro nazionale del libro che nel 1975 passa da 870 mila a 2 milioni e 400 mila franchi. Il 29 ottobre di quello stesso anno le competenze in materia di libri e lettura, del Ministero dell’Industria e del Ministero degli Affari Esteri, vengono trasferite al Segretariato di Stato alla Cultura con il decreto n.75-1003. Tramite la stessa disposizione vengono definiti i compiti della nuova Direzione del Libro che viene creata poco tempo più tardi, il 23 Dicembre 1975 tramite il decreto n. 75.1218481. In conclusione il periodo di Guy può essere considerato un momento fondamentale per il suo intervento giuridico e amministrativo in ambiti nuovi come quello della lettura, e che in modo particolare sono caratterizzati da innovazioni e contributi che