probabile durata delle miniere; analizzare i terreni terziari ivi ben sviluppati, e trovare eventuali correlazioni geologiche con altre regioni del Paese, infine avere l’opportunità di verificare la nuova carta topografica dell’isola, redatta, dal 1861 al 1868, dall’Istituto Topografico Militare. Il rilevamento della Sicilia avveniva su fogli in scala 1:25.000 ottenuti per ingrandimento fotografico dalla carta 1:50.000. I geologi avevano il compito di fornire una duplice campionatura di rocce e fossili, di cui una sarebbe andata all’Istituto, mentre l’altra sarebbe rimasta in situ. Iniziava quindi in questo modo la raccolta sistematica di campioni, in seguito confluiti nelle Collezioni Paleontologiche e Litomineralogiche del Museo Agrario Geologico (Roma, 1885). I lavori venivano supervisionati dai membri del Comitato, Meneghini e Capellini, ma anche da eminenti studiosi in situ, quali Gemmellaro e Seguenza.
Il secondo obiettivo strategico riguardava lo studio delle Alpi Apuane, di fondamentale importanza industriale grazie alle cave di marmo (nella collezione non è oggi presente il plastico di quest’area). Qui si presentavano svariati problemi legati alle età dei terreni ed alla complessità dell’assetto tettonico che rendeva difficile seguire lo sviluppo laterale delle formazioni. Erano già disponibili le prime carte riprodotte su tavolette di campagna in scala 1:25.000, che avrebbero fornito la base per i rilevamenti. Inoltre Giordano voleva iniziare in contemporanea i lavori sull’isola d’Elba, importante per via delle miniere di ferro. Non esistendo ancora una carta topografica, il gen. Mayo dell’Istituto Topografico affermava che l’Istituto avrebbe avuto cura di intraprendere al più presto il rilevamento in scala 1:25.000. E. Mayo (1824-1882), ex ufficiale borbonico, fu tra i primi ad essere integrato nell’Esercito Italiano, nel 1861 con il grado di maggiore. Il direttore dell’Istituto Topografico Militare fu sempre membro di diritto del R. Comitato Geologico, fatto che sottolinea l’importanza del connubio che esisteva tra l’istituto di Firenze e il R. Ufficio Geologico.
Per quanto inerente Roma e la Campagna Romana, era in fase di elaborazione una carta in grande scala da parte del prof. Ponzi e si poteva attingere al personale di stanza nella capitale. L’importanza di tale lavoro era ovvia, in primo luogo per avere una carta precisa della «città eterna» e in secondo luogo, essendo prevista la bonifica dell’Agro Romano, queste attività preliminari avrebbero facilitato i futuri lavori. In questo contesto Giordano aveva redatto un lungo ed ancora oggi molto interessante saggio sulle «Condizioni Topografiche e fisiche di Roma e Campagna Romana», inserito nella «Monografia archeologica e statistica di Roma e Campagna Romana», presentata dal Governo Italiano all’Esposizione Universale di Parigi nel 1878.61 Ivi illustrava una serie di lavori urbanistici, corredati di relativi calcoli di spesa, che sarebbe stato d’uopo eseguire nella capitale, tra cui una serie di progetti mai attuati (metropolitana sopraelevata nel centro della città), ma anche alcuni realizzati dopo la sua morte (bastioni sul Lungotevere e metropolitana sotterranea, nonché la parziale bonifica dell’Agro Romano).
un ingegnere del R. Servizio Geologico d’Italia. La figura che invece ha materialmente realizzato il manufatto, il plasticista è un artigiano, un artista. Non si tratta quindi di realizzazioni di «fantasia», bensì di esatte trasposizioni tridimensionali di fogli della CGI in scala 1:100.000 (nella sua 1ª edizione), o comunque di cartografia specialistica in altri rapporti metrici, che solo pochissimi tecnici in Italia erano in grado di elaborare. Si chiarisce così che «l’ambito culturale» trova origine nel R. Comitato Geologico e nella CGI e che la «committenza» è ovviamente del R. Ufficio Geologico.
Nella schedatura dei singoli piani-rilievo il campo relativo al “rapporto opera finale/originale” viene quindi interpretato intendendo come opera originale la cartografia, individuata come fonte di dati, e come opera finale il plastico stesso, oggetto della schedatura. Alla cartografia viene poi dedicato un maggiore dettaglio nel campo riguardante le “Fonti e documenti di riferimento”, utilizzando la ripetitività della voce “documentazione grafica”.
Un esempio complesso è fornito dalla schedatura del piano-rilievo del Gruppo del Monte Bianco, realizzato dal plasticista Amedeo Aureli, tra il 1900 e il 1915. Il rapporto del piano-rilievo del Monte Bianco rispetto all’opera da cui è tratto è la sua condizione «fisica» di rilievo tridimensionale. Il piano-rilievo è situato in stretta relazione con le Carte Geologiche d’Italia e di Francia e gli autori (in questo caso italiani e francesi), sono gli ingegneri minerari che hanno eseguito il rilevamento del Monte Bianco: per il versante italiano Zaccagna, Mattirolo, Franchi, Stella e Novarese (tra il 1886 e il 1900); per il versante francese di Michel-Lévy, Lugeon, Duparc, Mrazec; Ritter, Bertrand e Termier (tra il 1886 ed il 1896). I dati cartografici francesi furono pubblicati tra il 1894 ed il 1899, mentre quelli italiani solo nel 1912, ma ciò non toglie che l’Aureli potesse avere accesso ai dati prima di questa data.
La schedatura di questi manufatti si rivela senz’altro uno strumento molto utile di studio, che consente di analizzare l’opera estrapolando e approfondendo una serie di aspetti descrittivi e relazionali.
I plastici, intesi come “oggetti culturali”, per la loro valenza polisemica, costituiscono un importante tramite per valori scientifici, tecnici, artistici, storici, ed anche patrimoniali ed economici, che generano una quantità notevole e differenziata di tematiche e di informazioni da trattare secondo i vari aspetti.
Altre collezioni di plastici geologici in Italia
Va detto che la raccolta di rilievi geologici dell’epoca, oggi conservata dall’ISPRA, non è l’unica del genere in Italia, ed il lavoro per il Catalogo ha stimolato il confronto con svariate altre collezioni, alcune altrettanto cospicue, presenti presso altri istituti. Tra questi citiamo l’Istituto Geografico Militare di Firenze, il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, il Museo Mineralogico e Geologico Estense “Gemma” di Modena, il Museo “Capellini” di Bologna, il Museo Storico dell’Architettura Militare a Roma (all’interno del Museo dell’Arma del Genio). Inoltre, nel corso della lavorazione, è emersa la presenza in diversi altri istituti italiani di altri plastici, di cui alcuni copie dei plastici dell’ISPRA (come ad es. è il caso del plastico dell’Isola d’Elba di B. Lotti al Museo di Mineralogia dell’Università di Firenze).
È stata pertanto avviata, al contempo con la lavorazione del catalogo, una ricerca a livello nazionale al fine di stabilire la consistenza della produzione artistica italiana in questo settore, di ricostruire i rapporti esistenti tra gli artefici, “i plasticisti” (e quindi conoscere le “officine” dei plastici nell’Italia del tempo) ed i tecnici rilevatori e di indagare sulla committenza delle opere nonché sul lavoro cartografico di riferimento.
Questa panoramica nazionale che si è venuta a delineare è ben lungi dall’essere completa, e merita, senz’altro, maggior approfondimento in una
successiva rassegna, da dedicare sia alle altre collezioni che alle singole opere distribuite nei vari istituti in Italia ed alcuni anche all’estero.
Conclusioni
Il lavoro per la costituzione della Collezione dei plastici storici del Servizio Geologico d’Italia, qui solo brevemente descritto, necessariamente complesso ed incompleto ha comportato:
il recupero ed il riaccorpamento dei plastici storici il restauro delle opere
la realizzazione di apposite teche per la conservazione e l’esposizione permanente delle opere
la definizione e descrizione delle opere dal punto di vista tecnico
il loro inquadramento nel contesto della storia e del pensiero tecnico-scientifico di fine ‘800,
la loro schedatura secondo la normativa dell’ICCD (Istituto per il Catalogo e la Documentazione) del MiBAC ,
il loro inserimento formale nel contesto dei beni culturali del nostro Paese.
Pertanto la costituzione della Collezione dei plastici e la stesura del Catalogo sono da considerare come il necessario traguardo di un’operazione culturale, intesa innanzitutto a descrivere e far conoscere una tipologia di opere ad oggi poco note e poco considerate sia dalla scienza che dall’arte, permettendone l’emersione per portarle a confronto con opere e raccolte analoghe, nell’intesa di approfondire la conoscenza di tutta l’attività plasticistica geologica dell’epoca nel Paese.
Ringraziamenti
Non sarebbe stato possibile affrontare una tematica complessa e poco nota quale la realizzazione dei plastici del Servizio Geologico, senza la sensibilità, la curiosità e la scrupolosa analisi di chi ha curato la stesura del “Catalogo” (ISPRA.-in stampa): si ringrazia pertanto la Dott.ssa Sabina Fulloni e con lei il Dott. Flavio Capitanio che ha lavorato al confronto delle opere con la cartografia storica da cui sono derivate, consultata grazie alla preziosa collaborazione della biblioteca dell’ISPRA. Non sarebbe stato possibile avviare inoltre l’analisi a livello nazionale senza la collaborazione di tutti gli istituti che conservano (in Italia ed alcuni anche all’estero) analoghe collezioni o opere del territorio italiano dello stesso periodo, tra cui l’Istituto Geografico Militare di Firenze, il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, il Museo Mineralogico e Geologico Estense “Gemma” di Modena, il Museo “Capellini” di Bologna, il Museo Storico dell’Architettura Militare a Roma.