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Problemi comportamentali e cause di abbandono

La castrazione di un soggetto criptorchide

CAPITOLO 4 : ASPETTI COMPORTAMENTALI

4.3 Problemi comportamentali e cause di abbandono

Patronek et al. (1996) distinsero le cause del fallimento del rapporto uomo-animale in due grandi categorie: quelle potenzialmente modificabili e quelle che non lo erano. Tra le cause potenzialmente modificabili vi sono gli aspetti comportamentali e le aspettative del proprietario, mentre tra quelle non modificabili vi sono la lunghezza del possesso (“length of ownership”), caratteristiche del proprietario quali l’educazione, il reddito e l’avere figli, nonché il costo dell’animale.

La durata del possesso è un fattore determinante per il rischio di abbandono, in tutti gli studi in cui è stata valutata (Scarlett, 2004): secondo New et al. (2000) il rischio di abbandono è più alto durante il primo anno di “adozione”, cioè quando il legame uomo-animale è ancora molto fragile. Uno studio (Neidhart & Boyd, 2002) riporta che le principali cause di abbandono durante il primo anno del possesso sarebbero i problemi comportamentali, le incompatibilità con le persone o con gli altri animali, la tendenza a scappare, le allergie e la morte del proprietario. Le persone di educazione e reddito superiori sono in genere meno propense all’abbandono, tuttavia ¼ delle persone sfuggono a questa media, e le famiglie con figli sarebbero doppiamente propense ad abbandonare i loro pets rispetto a quelle senza figli (Patronek et al., 1996), probabilmente perché spesso gli animali sono acquistati come regalo per i bambini. Infine, anche gli incroci e i gatti acquistati a basso prezzo sarebbero soggetti a un maggior rischio di abbandono (New et al., 2000), anche se il recente studio di Weiss e Gramann (2009) non ha riscontrato differenze nel livello di attaccamento a gatti ottenuti a titolo oneroso o gratuito dai rifugi.

Da uno studio (Patronek, 1996) emerge che, tra i fattori potenzialmente modificabili, una delle principali cause dell’abbandono risiede proprio nell’ignoranza delle caratteristiche feline. Dai dati raccolti, infatti, si nota un rischio di abbandono dimezzato per quei proprietari che hanno esperienza di gatti o si sono informati sul comportamento dei gatti prima dell’adozione. È interessante notare, inoltre, che i gatti adottati come gatti di strada hanno un minor rischio di essere ulteriormente abbandonati, proprio per il differente approccio mentale dei loro adottanti. Da un altro studio (Kidd et al., 1992) emerge che il 62% dei proprietari che abbandona il proprio gatto è alla prima esperienza, mentre il 38% aveva già avuto animali.

Tra le cause comportamentali vi sono l’eliminazione inappropriata (di urine e/o feci), l’aggressività verso le persone o altri animali e infine la distruttività (Scarlett, 2004). Da uno studio (Patronek et al, 1996) emerge infatti che il graffiare inappropriato e altri

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danni giornalieri, raddoppiano il rischio di abbandono. New et al. (2000) affiancano a queste cause anche una scarsa socievolezza (1,8%), la disobbedienza (1,2%), l’iperattività o l’eccessiva richiesta di attenzione (1,1%): il rischio di abbandono è infatti doppio per i gatti iperattivi. Anche l’ansia da separazione sarebbe un’importante causa di abbandono, associata ad una costellazione di manifestazioni comportamentali, e generalmente non compresa dai proprietari (Scarlett, 2004).

I gatti sterilizzati hanno un minore rischio di essere abbandonati, quindi la sterilizzazione ha un doppio effetto positivo, ossia contenere il numero di gattini indesiderati e ridurre sensibilmente anche il tasso di abbandono: i gatti sterilizzati, difatti correrebbero un rischio ridotto da un terzo a metà rispetto gli animali interi (New et al., 2000; Patronek et al, 1996), probabilmente perché tale intervento oltre a evitare cucciolate indesiderate riduce quei comportamenti legati alla sfera della sessualità (Scarlett, 2004). Un ridotto rischio di abbandono potrebbe essere anche attribuibile al fatto che coloro che decidono di sterilizzare il proprio gatto sono generalmente proprietari più responsabili.

Lo studio più rilevante sulle cause di abbandono è il Regional Shelter Relinquishment Survey Study (Salman et al., 1998), condotto alla fine degli anni ’90 negli USA grazie al comune impegno del NCPPSP (National Council on Pet Population Study and Policy) e quattro colleges di medicina veterinaria, quali la Colorado State University, la Cornell University, l’Università della California e quella del Tennessee (tabella 4). La forza di questo studio si basa sull’esame di diverse realtà geografiche (sono stati presi in esame 12 rifugi in sei stati, quali California, Colorado, Kentucky, New Jersey, New York, Tennessee. I rifugi sono stati scelti in modo eterogeneo, quindi urbani, suburbani e rurali), sulla durata dello studio (1anno) e sulle sue dimensioni (sono state ottenute informazioni su quasi 7000 cani e gatti ceduti alle strutture rifugio) (Kass, 2007).

Da questo studio emerge che le più frequenti classi di motivi dell’abbandono sono problemi legati allo stile di vita dei proprietari (35%), tra i quali gravidanza / nascita di un bambino / incompatibilità con i bambini, divorzio, decesso del proprietario, problemi economici e problemi personali, problemi relativi alla stabulazione dei gatti (26%), quali ad esempio un aumento della sporcizia in casa, l’incompatibilità con altri pets e la volontà del padrone di casa, problemi comportamentali del gatto (21%, escludendo l’aggressività verso persone e/o animali), come l’iperattività o la distruttività, e, infine, problemi legati alle aspettative del proprietario ed alla sua conoscenza dei felini (15%) (Kass, 2007).

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Tabella 4: spiegazioni date dai proprietari per l'abbandono dei loro gatti (n=1409) presso le strutture rifugio. (Salman et al, 1998 modificato).

Da uno studio successivo (Scarlett et al., 1999) emerge un fatto curioso: l’11% dei proprietari che abbandonano il gatto a causa di allergie, possiede un altro gatto. Spesso, inoltre, questa classe di proprietari motivava l’abbandono con altre spiegazioni oltre l’allergia, tra le quali problemi di eccessivo numero di animali domestici, problemi comportamentali diversi dall’aggressività: molto probabilmente l’allergia non era la vera causa dell’abbandono, ma queste persone la ritenevano una motivazione socialmente più accettata rispetto alle altre (Kass, 2007).

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Nel 2003 la charity Cats Protection (la più grande charity per gatti in UK, ricolloca circa 60.000 gatti e gattini ogni anno) ha accolto 6089 gatti portati dai loro proprietari per svariate ragioni (tabella 5). Dei 456 portati nel 2003 alla Cats Protection charity per problemi comportamentali (il 7.5% di 6089 gatti in totale) il 36% erano aggressivi con altri gatti, il 17% sporcavano la casa, il 15% erano aggressivi con le persone, il 12% erano nervosi e paurosi, il 10% avevano problemi di integrazione con il cane di casa, l’1% graffiava i mobili, il 9% aveva problemi comportamentali di vario genere (Rochlitz, 2007). Sempre nel 2003 la Blue Cross, un’altra charity, accolse 3021 gatti, di cui l’11% era stato abbandonato per problemi comportamentali.

Tabella5: motivazioni della rinuncia ai propri gatti (n=6089) date dai proprietari al Cat Protection Shelters (Rochlitz, 2007 modificato) Tabella 6: motivazioni della rinuncia ai propri gatti (n=3021) date dai proprietari al Blue Cross Shelter

(Rochlitz, 2007 modificato)

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CAPITOLO 5: ASPETTI SANITARI