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Test di valutazione del temperamento

La castrazione di un soggetto criptorchide

CAPITOLO 4 : ASPETTI COMPORTAMENTALI

4.2 Test di valutazione del temperamento

Il temperamento è il risultato dell’interazione tra fattori genetici e ambientali, perciò può essere valutato solo attraverso un esame comportamentale dell’animale stesso (Reid et al., 2004).

La personalità dei gatti sembra essere determinata da tre componenti essenziali: equilibrio, grado di socievolezza e stato di allerta (Feaver et al., 1986). Sono stati fatti numerosi tentativi per categorizzare il temperamento felino: si può registrare il comportamento del soggetto nell’ambiente familiare, oppure in una situazione particolare, così come le reazioni manifestate di fronte a una persona familiare o ad uno sconosciuto. Si possono anche valutare le caratteristiche proprie dell’indole del gatto, quali attività, agilità, aggressività, curiosità, eccitabilità, predisposizione al gioco, grado di tensione, attitudine alla vocalizzazione, voracità, tipo di reazione verso altri gatti (equilibrio, ostilità, paura o socievolezza) (Mendl & Harcourt, 1988). Infine si possono accettare i racconti e le osservazioni dei proprietari (Houpt, 1998), figura che può essere rappresentata dai volontari o dallo staff nell’ambito di un rifugio.

Ogni rifugio dovrebbe sviluppare dei programmi di valutazione del comportamento, per riconoscere eventuali patologie presenti, provvedere ad un adeguato arricchimento ambientale, stabilire quali animali siano effettivamente adottabili ed in ultimo provvedere ad un programma di recupero, ove possibile (Reid et al., 2004). Un esempio di valutazione del comportamento dei gatti in rifugio allo scopo di migliorare l’appaiamento con il futuro adottante è il sistema Meet Your Match per gatti (http://www.petplace.com/cats/aspca-meet-your-match-introduces-felineality/page1. aspx).

La valutazione del carattere, o personalità, di un animale è di notevole importanza in un rifugio, poiché in primis dà un’indicazione generale sull’adottabilità dell’animale, permette di scegliere il soggetto più adatto per ogni futuro proprietario, fornisce indicazioni riguardo la sistemazione più adeguata ed eventuali arricchimenti ambientali, permette allo staff di relazionarsi con gli animali in sicurezza e, infine, consente di indirizzare gli interventi comportamentali sull’ animale, da effettuarsi durante la sua permanenza nel rifugio e/o dopo l’adozione (Reid et al., 2004).

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Il modo in cui presso un rifugio o un programma spay-day si manipola un gatto appena arrivato dipende in primo luogo da come il gatto è categorizzato, perciò è importante distinguere i feral cats dai gatti spaventati (tabella 2, 3). Secondo Slater et al.(2010) i veri feral sono quei gatti che non hanno avuto appropriate interazioni con le persone durante il periodo di socializzazione, per cui restano diffidenti nei confronti dell’uomo per tutta la vita. I gattini feral di età inferiore alle 7 settimane, al contrario, se inseriti all’interno di un programma di socializzazione possono divenire socievoli con l’uomo (Slater et al., 2010).

È molto importante manipolare tutti i gattini durante il periodo sensibile, che va dalle 2 alle 7 settimane (Karsh & Turner, 1988), tuttavia questo trattamento effettuato per meno di trenta minuti due volte alla settimana, dalle 5 alle 8 settimane di età non aumenta la loro socievolezza (Reisner et al., 1994), mentre manipolare molto i gattini iniziando precocemente contribuisce ad aumentarla, specialmente se sono geneticamente inclini alla socievolezza (McCune, 1995). Il comportamento sociale dei gatti con l’uomo, ossia le loro reazioni all’handling e alle interazioni, possono quindi essere fortemente influenzati dal livello di “human-exposure” che i gattini ricevono durante le primissime settimane di vita (Karsh & Turner, 1998). Altre ricerche (Collard, 1967) sottolineano l’importanza anche di altri fattori, come il numero di “handlers”. Va però detto che i gatti possono modificare il loro comportamento verso gli uomini in diversi periodi della loro vita o in diversi ambienti, anche se generalmente i feral restano troppo spaventati dall’uomo per poterli dare in adozione come animali da compagnia. I semi-feral, invece, sono quei gatti perduti o abbandonati che un tempo hanno avuto un padrone: questi gatti, in determinate condizioni, possono superare la loro paura e divenire nuovamente gatti di compagnia, perciò numerosi semi-feral con un trattamento idoneo possono divenire adottabili (Slater et al., 2010).

Tuttavia quando un gatto entra in una struttura poco famigliare dal punto di vista ambientale, come un rifugio, mostra spesso un comportamento pauroso; persino gatti di casa ben socializzati possono divenire paurosi e motivati a scappare, perciò spesso risulta difficile distinguere veri feral cats da gatti potenzialmente adottabili. I pet-cats pieni di paura tendono a divenire meno aggressivi dopo alcuni giorni o settimane, cioè quando i livelli di stress iniziano a diminuire. Il trovarsi recluso in stretta prossimità dell’uomo o di altri animali ed essere manipolato, invece, sottopone un feral ad uno stress cronico, perciò spesso negli USA i feral sono eutanasizzati o trasferiti a programmi di TNR (Slater et al., 2010).

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I fattori determinanti per l’adozione dei cani dei rifugi sono state studiate in California negli ultimi 10 anni, mentre solo uno studio (Lepper et al., 2002) ha preso in considerazione nella specie felina questi parametri, dai quali dipende l’adottabilità del gatto o la sua eutanasia. Questo studio, condotto al Sacramento Animal Shelter tra il 1994 e il 1995, ha preso in esame 3301 gatti: di questi solo 670 (20%) vennero dati in adozione, mentre il restante 80% fu eutanasizzato. Relativamente al parametro età, è risaputo che i gattini sono i più desiderati, e questo è confermato da questo studio: i gatti di età inferiore all’anno sono stati adottati quattro volte di più rispetto a quelli di 1-2 anni, cinque volte di più rispetto a quelli di 3-5 anni e infine circa 9 volte più facilmente di quelli maggiori di 5 anni. Riguardo al genere, si è visto che erano preferiti i maschi rispetto alle femmine, e, in generale, che gli animali sterilizzati erano più desiderati di quelli interi. Anche il colore del mantello, purtroppo, è un parametro determinante l’adottabilità di un animale, e ciò è confermato da questo studio, dal quale emerge che i gatti tigrati o con mantello marrone-nero avevano possibilità di adozione dimezzate. I gatti presentati agli adottanti come stray, perché così considerati al momento dell’arrivo presso la struttura, avevano probabilità di adozione molto ridotte, così come i gatti con problemi comportamentali, i gatti classificati come neonati (cioè di età inferiore alle 8 settimane), quelli descritti come malati o geriatrici, e, infine, i gatti feriti.

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Tabella 2: tecniche di valutazione dei gatti/gattini raccolti per differenziare feral cats da gatti di casa spaventati; ciascuna di queste tecniche può essere applicata al momento dell'arrivo presso la struttura rifugio e/o dopo un periodo di adattamento (Slater et al., 2010 modificato)

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Tabella 3: i 7 livelli di CSS (cat-stress-score) (Kessler & Turner, 1997 modificato) *legenda: “a”: il gatto è attivo; “i” o non specificato: il gatto è inattivo

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