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STATO DELL’ARTE IN ITALIA

La castrazione di un soggetto criptorchide

CAPITOLO 6: STATO DELL’ARTE IN ITALIA

6.1 Il randagismo in Italia

Dalla rendicontazione annuale inviata dalle regioni al Ministero della Salute nel 2007 risultano esservi 440.000 cani randagi, mentre guardando la popolazione felina i numeri aumentano significativamente, dato che i gatti randagi sono stimati essere circa 2.600.000 (www.salutegov.it)

Tabella 8: Prevalenza di animali randagi e di proprietà nelle Regioni Italiane rispetto al numero di canili sanitari e canili rifugio. (fonte: Min. Sanità; i dati fanno riferimento all’anno 2006 e sono trasmessi dalle Regioni al Ministero della Salute entro dicembre 2007; data dell’ultimo aggiornamento: gennaio 2008)

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Tabella 9: Dati relativi a numero di ingressi di cani nell’anno nei canili sanitari e al numero di gatti sterilizzati nell’anno dal Servizio Sanitario Nazionale. (fonte: Min. Sanità, i dati fanno riferimento all’anno 2007 e sono stati trasmessi dalle Regioni al Ministero della Salute entro dicembre 2008 per la ripartizione dell’anno finanziario 2008; data ultimo aggiornamento: settembre 2009)

Nell’ultimo ventennio in Italia sono state emanate numerose norme per la tutela degli animali d’affezione e la lotta al randagismo; tuttavia l’attività ispettiva e il monitoraggio effettuati sul territorio hanno messo in evidenza la scarsa o addirittura totale disapplicazione delle disposizioni vigenti. Quest’attività si è svolta anche attraverso ispezioni, effettuate presso numerose strutture rifugio (oggetto di ispezione sono stati canili sanitari e rifugio in Campania, Lazio, Molise, Basilicata, Sicilia, Lombardia e Veneto), dai medici veterinari della Direzione generale della Sanità animale e del farmaco veterinario in collaborazione con i N.A.S.; le situazioni più gravi riscontrate sono tuttora costantemente monitorate (www.salute.gov.it).

Nel 2010 è stata istituita la Task Force per la “tutela degli animali d’affezione, la lotta al randagismo, ai maltrattamenti e ai canili-lager”, al fine di giungere, attraverso una rete ramificata sul territorio, alla piena applicazione delle norme ed alla reale tutela degli

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animali d’affezione. Compiti e obiettivi della Task Force sono sopralluoghi ispettivi ed attività di verifica sul territorio nazionale, monitoraggio e gestione delle segnalazioni di maltrattamento animale, interventi diretti nelle situazioni di emergenza; attività formativa, informativa e di comunicazione, cura delle relazioni con i cittadini (al fine di stabilire un rapporto diretto tra l’unità operativa ed i cittadini, è stata istituita una casella e-mail: tutela.animali@sanita.it) e con le Associazioni coinvolte attraverso la predisposizione di una rete di comunicazione, assistenza giuridico - legale attraverso la cura del contenzioso e la predisposizione di schemi di atti normativi in materia e, infine, supporto alle Istituzioni locali per la risoluzione delle problematiche rilevate (www.salute.gov.it).

6.2 Legge 281/91: Legge Quadro in materia di animali di affezione e

prevenzione del randagismo (Gazzetta Ufficiale n.203,30 agosto 1991)

Principio generale della legge è che lo Stato promuove e disciplina la tutela degli animali di affezione, condanna gli atti di crudeltà contro di essi, i maltrattamenti ed il loro abbandono, al fine di favorire la corretta convivenza tra uomo e animale e tutelare la salute pubblica e l’ambiente.

L’articolo 2 della 281/91, stabilisce che:

1. Il controllo della popolazione dei cani e dei gatti mediante la limitazione delle nascite viene effettuato, tenuto conto del progresso scientifico, presso i servizi veterinari delle unità sanitarie locali. I proprietari o i detentori possono ricorrere a proprie spese agli ambulatori veterinari autorizzati delle società cinofile, delle società protettrici degli animali e di privati.

(…)

7. E’ vietato a chiunque maltrattare i gatti che vivono in libertà.

8. I gatti che vivono in libertà sono sterilizzati dall’autorità sanitaria competente per territorio e riammessi nel loro gruppo.

9. I gatti in libertà possono essere soppressi soltanto se gravemente malati o incurabili.

10. Gli enti e le Associazioni protezionistiche possono, d’intesa con le unità sanitarie locali, avere in gestione le colonie di gatti che vivono in libertà, assicurandone la cura della salute e le condizioni di sopravvivenza.

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Le Regioni, come stabilito dall’art.3, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, devono emanare una Legge Regionale propria, con cui disciplinano l’istituzione dell’anagrafe canina ed i criteri per il risanamento dei canili comunali e la costruzione dei rifugi per cani. In base al D.M. 13 maggio 2005, articolo 1 comma 2, le Regioni e i Comuni possono richiedere dei contributi statali per il risanamento o la realizzazione di strutture rifugio per cani randagi, nonché di strutture per la sterilizzazione di cani e gatti e di centri di adozione e di rieducazione comportamentale canina (www.salute.gov.it). Tra i compiti delle Regioni definiti dall’articolo 3, inoltre, vi è l’adozione di un programma di prevenzione del randagismo, in accordo con le Associazioni animaliste, protezionistiche e venatorie operanti in ambito regionale, basato su iniziative di informazione, da svolgere anche in ambito scolastico, nonché su corsi di aggiornamento o formazione per il personale delle regioni, degli enti locali, delle unità sanitarie locali addetto ai servizi definiti nella Legge Quadro, e, in ultimo, delle guardie zoofile volontarie che collaborano con le unità sanitarie locali e con gli enti locali.

A partire dal 1991 è istituito presso il Ministero della Sanità un fondo per l’attuazione della legge stessa (pari a 1 miliardo di lire per il 1991 e 2 miliardi a decorrere dal 1992) che verrà ripartito annualmente dal Ministero della Sanità tra le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, secondo i “criteri per la ripartizione dei fondi per la prevenzione e la lotta al randagismo”, stabiliti dal DM 6 maggio 2008 (che modifica il precedente decreto, il DM 29 dicembre 1992), ossia dando priorità a progetti che prevedano strutture in rete (strutture multizonali) e a progetti articolati che contemplino allo stesso tempo lo sviluppo di piani di adozione e sterilizzazione.

La Legge Finanziaria 2008 rinforza quanto detto, ponendo particolare enfasi sull’importanza del controllo delle nascite: i comuni, singoli o associati, e le comunità montane, oltre a provvedere al risanamento di strutture esistenti ed alla costruzione ex-novo di rifugi, difatti, devono provvedere prioritariamente ad attuare piani di controllo delle nascite attraverso la sterilizzazione, e a tali piani deve essere devoluta una quota non inferiore al 60% delle risorse stanziate per la lotta al randagismo.

- Considerazioni sulla Legge Quadro: la politica no-kill e la figura dei feral