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I processi cognitivi di ordine superiore secondo la RFT

Una nuova prospettiva allo studio e alla valutazione dell’intelligenza umana: La Relational Frame Theory

2.2 I processi cognitivi di ordine superiore secondo la RFT

Al fine di spiegare i processi cognitivi di ordine superiore, come il pensiero, il

problem solving e le funzioni esecutive, la RFT sottolinea l’importanza dell’analisi ver-

bale pragmatica (Hayes et al., 2001). Essa fa riferimento alla capacità di manipolare

verbalmente l’ambiente non arbitrario, cioè a come le caratteristiche formali

dell’ambiente partecipano alla risposta relazionale arbitrariamente applicabile (Hayes et al., 2001).

Il pensiero è definito come “una sequenza comportamentale riflessiva, spesso privata, di analisi pragmatica verbale, che trasforma le funzioni dell’ambiente in modo

da condurre ad azioni nuove e produttive” (Hayes et al., 2001, p. 90). Il pensiero è ri-

flessivo, nel senso che l’attività verbale conduce a ulteriori analisi verbali, divenendo

sempre più astratta. Inoltre, il pensiero modifica l’ambiente poiché è controllato dalle

conseguenze dirette o verbalmente costruite. In particolare, la costruzione verbale delle

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seguenze dirette non riescono a produrre un’azione efficace. Da quanto detto, emerge che la RFT tratta il pensiero come un tipo di problem solving verbale (Hayes et al.,

2001). Questo, altera le funzioni comportamentali dell’ambiente sotto il controllo ante-

cedente e conseguente di un’apparente assenza di azione efficace (Barnes-Holmes, &

Barnes-Holmes, 2002; Hayes et al., 2001). L’assenza di un’azione efficace assolve la

funzione di antecedente all’attività verbale finalizzata alla creazione di tali azioni. No- nostante la maggior parte dei problemi coinvolgano le funzioni stimolo dell’ambiente

non arbitrario, implicando l’analisi verbale pragmatica, molti altri problemi possono es-

sere e rimanere di natura verbale e arbitraria, come i problemi di logica matematica o di

ragionamento astratto (Barnes-Holmes & Barnes-Holmes, 2002; Hayes et al., 2001).

La RFT, oltre al problem solving verbale, distingue anche il problem solving

strategico e valutativo (Barnes-Holmes & Barnes-Holmes, 2002; Hayes et al., 2001).

Ciò che accomuna tutte le forme di problem solving sono la discriminazione di uno sta-

to problematico (l’assenza di un’azione efficace) e la discriminazione della soluzione

del problema. Ciò che, invece, differenzia i vari problemi da risolvere fa riferimento al

grado in cui la soluzione può essere verbalmente discriminata (Barnes-Holmes & Bar-

nes-Holmes, 2002). In un problema strategico la soluzione è identificata verbalmente in

modo completo, attraverso un’applicazione graduale delle relazioni verbali. Più nello

specifico, la soluzione identificata è messa in relazione e confrontata con i network rela-

zionali verbali esistenti che specificano la situazione attuale e i passaggi necessari per

raggiungere il risultato costruito verbalmente. In un problema valutativo, invece, la so- luzione prevede l’uso di frame relazionali per identificare le possibili conseguenze, in modo da selezionare quella più idonea. Questo tipo di soluzione si applica quando la

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adeguata per costituire un’azione efficace (Barnes-Holmes & Barnes-Holmes, 2002; Hayes et al., 2001).

Da ciò, emerge l’importanza e l’implicazione dell’analisi pragmatica verbale nei

processi cognitivi di ordine superiore. Ma, affinché tali processi possano emergere, è

importante che le abilità sottostanti ad essi, cioè le funzioni esecutive quali ad esempio

la memoria di lavoro, la flessibilità cognitiva e le abilità di pianificazione, siano effi-

cienti. La RFT considera le funzioni esecutive come un sottotipo di comportamento go-

vernato da regole verbali (Hayes, Gifford & Ruckstuhl, 1996), cioè controllato da ante-

cedenti verbali che hanno le loro funzioni perché partecipano a frame relazionali (Ha-

yes, Zettle & Rosenfarb, 1989). In particolare, i frame temporali e condizionali permet-

tono di descrivere verbalmente le sequenze di azioni necessarie al raggiungimento di un

obiettivo, di inibire le risposte impulsive aumentando l’importanza delle conseguenze

differite, di modificare le strategie, di seguire o derivare determinate regole per risolvere

un problema. Il principale effetto delle regole verbali è quello di interrompere un com-

portamento modellato dalle contingenze, che per definizione tende a essere impulsivo

(Hayes, 1989). Una volta che un comportamento modellato dalle contingenze è stato i-

nibito, le altre funzioni verbali dell’ambiente attuale hanno la possibilità di partecipare

alla regolazione del comportamento corrente. Quindi, le reti relazionali dividono

l’ambiente in elementi e la selezione tra le regole disponibili, in una determinata situa- zione, dipende dagli elementi condivisi tra le regole stabilite e gli elementi costruiti ver-

balmente nell’ambiente corrente (Hayes et al., 1996). Ciò significa che la selezione di una regola dipende sia dall’esperienza diretta con la regola specificata o con regole si-

mili, sia dall’applicazione dei frame relazionali temporali o condizionali e dalla costru- zione verbale delle conseguenze. L’applicazione della regola verbale ad oggetti o even-

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ti, infine, è possibile nel momento in cui alcuni aspetti dell’ambiente formale sviluppa-

no le proprie funzioni stimolo in virtù della loro partecipazione alle classi verbali.

Quindi, le regole verbali possono controllare le interazioni con l’ambiente, perché gli

elementi stessi dell’ambiente sono membri delle classi verbali (Hayes et al., 1996, p.294).

Nonostante la RFT abbia fornito una spiegazione teorica dei processi cognitivi di

ordine superiore, suggerendo l’implicazione dell’analisi verbale pragmatica, in letteratu- ra non vi sono molte prove a supporto di questa tesi. Infatti, ad oggi, solo due studi han-

no dimostrato il coinvolgimento dei frame temporali e, quindi, l’implicazione dell’analisi verbale pragmatica, nei compiti di ragionamento visuo-percettivi (O’Hora et al., 2008) e nei compiti che coinvolgono la memoria di lavoro (Baltruschat et al., 2012), suggerendo la necessità di ulteriori approfondimenti in quest’ambito di studio.

2.3 I Frame Relazionali implicati in alcuni subtest della Wechsler