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3.4. Produzione

Nel corso del tempo si sta osservando una riduzione delle superfici vitate nel mondo. Come visto precedentemente le motivazioni principali alla base di questo trend negativo sono identificabili sia nella tendenza dei consumatori all’acquisto di prodotti di qualità, sia nelle legislazioni nazionali ed internazionali stabilite da istituzioni formatesi nel corso degli anni per la regolamentazione del mercato ed il favoreggiamento della concorrenza.

Le richieste dei consumatori si stanno lentamente traslando verso l’acquisto annuale di una mole molto ridotta di prodotti per i quali si è disposti a spendere mediamente di più. Il prodotto da tavola, semplice, a basso costo, di uso quotidiano è il prodotto che viene meno venduto all’interno del ventaglio di prodotti appartenenti al mercato del vino. Ciò ha condizionato fortemente l’offerta ed ha condotto, nel tempo, alla riduzione della superficie vitata. È molto più profittevole concentrare la produzione su un piccolo appezzamento di terreno che richiede minori investimenti e che possa essere governato con maggiore facilità, rispetto ad un grande latifondo. Inoltre, si possano agevolmente mettere in atto tutte quelle procedure volte a curare nel miglior modo le piante, per accrescerne il valore. Altra considerazione è che una produzione limitata di una particolare bottiglia ne avvalora fortemente il contenuto, soprattutto nei mercati esteri che ricercano prevalentemente il prodotto caratteristico, autentico e non proveniente dalla grande distribuzione.

Parallelamente, a livello croni-storico, bisogna considerare la forte attenzione che le istituzioni pongono nei confronti di un mercato verde come quello vitivinicolo. L’obiettivo è, nella tutela del prodotto, quello di incrementare i commerci internazionali e stimolare la competizione, in modo tale da esasperare la ricerca della qualità in un prodotto che ha sempre trovato notevoli difficoltà ad essere impiantato al difuori dell’Europa. Esempio fortemente indicativo è la legislazione del 2008 varata dall’Unione Europea è l’OCM Vino che prevedeva un vero e piano di incentivazione economica per la riduzione delle superfici vitate

A livello mondiale le superfici vitate nel 2017 (indipendentemente dalla destinazione d’uso finale delle uve, e comprese le vigne non ancora in produzione) si attestano a 7,53 milioni di ettari, in leggero calo rispetto al 2016, rispetto al quale si è osservata una perdita di 24.000 ettari, una riduzione piuttosto limitata rispetto alle grandi depressioni del passato.

Nel seguente grafico si può facilmente notare il trend negativo della superficie vitata mondiale, evoluzione negativa che ha subito una forte riduzione dal 2003 in poi, per poi entrare in leggera ripresa nel corso del 2013:

Figura 3.6: Evoluzione nel tempo del vigneto mondiale in milioni di ettari

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Per quanto riguarda lo stato italiano, la superficie adibita alla coltivazione di vite è di 682 mila ettari nel 2017, si classifica terza nel panorama europeo. L’Italia, così come altri stati comunitari, ha subito una forte oscillazione nel numero di ettari coltivati a seguito di incentivi europei volti ad indurre le aziende a puntare sulla produzione di qualità piuttosto che di quantità. Sebbene negli ultimi 2/3 anni anche la superficie vitata sia in una fase di sviluppo, un leggero incremento si è osservato dal 2014 in cui la coltivazione ha oscillato tra i 680 ed i 695 mila ettari. Osservando la movimentazione storica di questo dato è evidente come solo 35 anni fa il mercato era totalmente differente, come differenti erano le politiche competitive delle aziende.

Nel 1982 l’Italia aveva una superficie vitata pari a 1.143 mila ettari, all’incirca il doppio rispetto ad oggi, per poi passare nel 1990 a 930 mila ettari. Nel 2000 si contano 717 mila ettari.

Nel 2010 si tocca il punto più basso, a seguito della riforma della legislazione introdotta come OCM Vino, arrivando a 632 mila ettari. Negli ultimi 8 anni quindi il mercato ha osservato una forte consolidazione di determinate aziende e la nascita di molte nuove piccole realtà che si sono

appropriate dei piccoli appezzamenti di terra lasciati incolti dai grandi latifondisti degli anni 80.

Tale processo ha portato ad un incremento della superficie vitata.

Figura 3.7: Dimensione del vigneto italiano suddiviso per regione, in mila ettari Fonte: ISMEA su dati AGEA

La Sicilia continua ad essere la prima regione con vite da vino, anche se per la prima volta da due anni è scesa sotto la soglia dei 100 mila ettari. È in crescita l’area del nord-est nazionale.

Si entra ora nel dettaglio di come siano stati coltivati questi 682 mila ettari nel 2017, andando ad osservare le principali tipologie di vitigno a livello mondiale. Il maggior vitigno italiano è il Sangiovese con 54 mila ettari (in sostanziale riduzione rispetto ad i 72 mila evidenziati con il

47 censimento del 2010), seguito dal Montepulciano a 27 mila (ISTAT 2010 35 mila) e dalla Glera, salita a 27 mila ettari.

Tabella 3.11: Principali vitigni italiani in relazione alla superficie coltivata, in mila ettari

Fonte: OIV

I primi 10 vitigni, come superficie vitata coprono meno del 50% della superficie nazionale. Per l’esattezza il 44%. L’Italia è l’unica nazione al mondo a mantenere una statistica del genere, ovvero ad avere un così variegato insieme di varietà di uve differenti. Ciò rende unica la produzione di vino in questo stato.

Il ‘belpaese’ ha una forte regionalizzazione dell’uva, storicamente ricercata dai coltivatori, che ha portato a creare una produzione esclusiva e differenziata per zone. Ogni regione ha un ventaglio di uve che vengono prodotte esclusivamente in tale luogo, ed addirittura spesso la divisione non è regionale ma bensì in aree molto più ristrette. Vi sono uve che vengono prodotte solamente su una collina in tutta l’Italia, perché li son nate e solamente in quel luogo, con quella particolare terreno, con quella particolare esposizione agli agenti atmosferici, con quella particolare vicinanza al mare od altitudine, riesce a sviluppare al massimo le proprie qualità.

La produzione mondiale di uva (destinata a qualsiasi uso) nel 2017 è stata di 73 milioni di

tonnellate, con una tendenza alla crescita in atto ormai dal 2000, rispetto al quale è incrementata del 9%.

Nonostante la riduzione della superficie coltivata a vigneto si osserva annualmente questo trend crescente di produzione di uva. Ciò può spiegarsi solamente con l’aumento delle rese delle piante, le quali essendo più controllate e curate (dato che l’appezzamento di terra posseduto dalle imprese si è ridotto negli anni) hanno una percentuale di sprechi molto più ridotta. Inoltre, nel tempo è stato sempre di più posto il focus sull’incremento della produttività delle piante, attraverso nuove

invenzioni tecnologiche, nuove strumentazioni che agevolano la raccolta senza traumatizzare la pianta, ma anche attraverso la creazione di concimi ed additivi che stimolano fortemente l’arbusto ad una resa maggiore.

In questa speciale classifica delle nazioni con il maggior numero di tonnellate di uva prodotta, l’Italia si posiziona seconda dopo la Cina, con 6,9 milioni di tonnellate prodotte nel 2017. Da chiarire e sottolineare è la destinazione dei grappoli raccolti, l’uva da tavola a livello mondiale è pari a 24,8 milioni di tonnellate e l’Asia con una quota di mercato del 63% ne risulta essere il primo produttore. L’Europa fino ad ora rimane la prima produttrice di uva da vino con una quota pari al 65%. L’Italia rimane fortemente legata alla produzione dedicata alla trasformazione in vino, quindi

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quella enorme mole prodotta viene nella maggior parte utilizzata per tale fine. Ciò rende l’Italia il maggior produttore a livello mondiale.

Se infatti si va ad analizzare la produzione sotto il punto di vista dei milioni di ettolitri prodotti annualmente dalle diverse nazioni, si osserva l’Italia sovrastare le altre nazioni, seguita dalla Francia, con la quale annualmente è in lotta per il primato.

Nel 2018 la produzione mondiale di vino (esclusi succhi e mosti) ha raggiunto i 279 milioni di ettolitri, segnando un aumento del 13% rispetto all’anno precedente. Ciò rappresenta un indicatore fortemente positivo, sia perché è una delle annate più proficue dal 2000 ad oggi, sia perché quella del 2017 è stata un’annata molto particolare a livello climatico, con condizioni metereologiche difficili di cui hanno risentito le produzioni di molti Paesi.

Nello stesso anno l’Italia ha raggiunto una produzione record di 48,5 milioni di ettolitri, battendo la concorrenza di ogni altra nazione al mondo. La produzione del 2018 ha superato anche le stime realizzate nel 2017, incrementando del 5,2% il numero di milioni di ettolitri realizzati l’anno precedente (46,1 milioni di ettolitri).

Tabella 3.12: Quantità di vino e mosti prodotti annualmente per regione italiana, in migliaia di ettolitri.

Le ultime due colonne rappresentano le percentuali di crescita sul 2016 e sulla media dei precedenti 10 anni.

Fonte: ISTAT

Si entrerà nel dettaglio degli andamenti regionali riportati al 2017 per esigenze di database, al momento della redazione di tale dissertazione non ancora concluso e pubblicato dall’istituto ISTAT con i dati definitivi per il 2018.

Il 2017 si è osservato rispetto all’anno precedente un calo sostanzioso nella produzione, addirittura del 15%. Nello specifico, si sono prodotti 43.8 milioni di hl di vino, il 15% in meno

49 dell’anno precedente e 2.3 milioni di mosti, il 10% in meno del 2016. Da un punto di vista

geografico, il calo produttivo ha interessato soprattutto il Nord e il Centro (rispettivamente il 7% ed il 24% sotto la media decennale), mentre la produzione al Sud è calata molto meno rispetto a quanto stimato, si è addirittura posizionata al disopra dei dati medi risalenti al decennio 2007-2016 del 17%.

In particolare, un rendimento estremamente negativo nelle regioni Piemonte (2 milioni di ettolitri, il 22% sotto la media storica) e Toscana (1.9 milioni di ettolitri, il 30% sotto la media storica), oltre al Lazio (1.1 milioni di ettolitri, il 24% sotto la media storica) e al Trentino-Alto Adige (1 milione di ettolitri, il 15% sotto la media storica). Benissimo invece i dati di alcune regioni del Sud come la Puglia, che con 9.9 milioni di ettolitri è del 51% sopra la media decennale, ma anche l’Abruzzo, con 3.1 milioni di ettolitri è il 15% sopra, anche se cala del 20% rispetto all’anno precedente.

Il sistema di produzione del vino italiano è caratterizzato da una forte frammentazione ed eterogeneità sia della superficie vitata sia delle aziende agricole che porta ad un onnipresente viticoltura in tutte quelle aree della penisola con condizioni idonee alla produzione. Nonostante il numero di aziende vitivinicole sia fortemente diminuito nel corso degli ultimi tre decenni, così come la terra usata per la viticoltura, le superfici destinate a prodotti certificati hanno mostrato un aumento.

Sul territorio italiano esistono quasi 310 mila aziende agricole distribuite come segue:

Figura 3.8: Numero di aziende produttrici di vite da vino, diviso per regione italiana Fonte: ISMEA su dati Indagine SPA ISTAT

La riduzione nel corso degli anni del numero di aziende vitivinicole è stata molto forte ed ha portato a consistenti variazioni nella struttura del mercato, la concentrazione delle aziende ha portato ad incrementare la dimensione media delle stesse al di sopra dei 2 ettari.

Si evidenzia come la maggior parte delle aziende vitivinicole si trovano nel centro sud del paese, più di 1/3 del numero di aziende presenti sul territorio si trovano tra Puglia, Sicilia e Campania.

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Le dimensioni delle aziende sono quindi molto ridotte, non solo in termini di superficie coltivata a vite, ma anche come produzione annuale. Questo come specificato più volte nel corso della

trattazione a causa della ricerca di un prodotto controllato, in numero ridotto di bottiglie che prenda una direzione qualitativa. Addirittura, nel 2015 il 76% delle aziende ha una produzione compresa tra 0 e 100 ettolitri di vino all’anno. Analizzando invece il prodotto generato da questa moltitudine di aziende, si nota come il 76% delle aziende italiane, riescono a produrre solamente l’1,1% del prodotto annuo italiano ovvero all’incirca 500 mila ettolitri.

Tabella 3.13: Struttura produttiva delle aziende vinificatrici

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