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Profili
dimensionali
del
sistema
dei
Confidi


Nel documento Le prospettive dei confidi meridionali (pagine 66-68)

S OCIETÀ
DI
GARANZIA P AESI F ONDI
PROPRI ** A MMONTARE
GARANZIE
IN
ESSERE ** N UMERO
DI
IMPRESE
BENEFICIARIE

3.5.3 Profili
dimensionali
del
sistema
dei
Confidi


La
 realtà
 dei
 Confidi
 italiani
 è
 caratterizzata
 da
 un
 elevato
 numero
 di
 organismi
 di
 garanzia,
 espressione
 di
 un
 capillare
 radicamento
 nel
 territorio
 e
 di
 un
 contatto
 ravvicinato
con
imprese
e
banche.
Circostanza
questa
che,
se
da
un
lato,
si
riflette
sulla
loro
 struttura
 dimensionale
 e
 patrimoniale,
 dall’altro
 rappresenta
 un
 elemento
 distintivo
 rispetto
ai
sistemi
di
garanzia
operanti
in
altri
paesi
europei
(AECM,
2004).



I
sistemi
di
garanzia
mutualistica
operanti
nei
principali
Paesi
europei
si
distinguono
 dall’esperienza
italiana
per
alcuni
aspetti
non
secondari.
In
primo
luogo,
il
numero
degli
 organismi
di
garanzia
in
altri
Paesi
Europei
è
di
gran
lunga
inferiore
rispetto
a
quello
del
 nostro
 paese
 (AECM,
 2004).
 In
 secondo
 luogo,
 vi
 è
 a
 stretta
 correlazione
 con
 il
 sistema
 bancario
che
caratterizza
in
Europa
i
principali
sistemi
di
mutua
garanzia
(CNEL,
2000).
A
 questo
riguardo,
i
paesi
che
hanno
fatto
scuola
(e
che
pertanto
hanno
rappresentato
per
gli
 altri
paesi
un
modello
cui
ispirarsi)
sono,
come
già
visto
nel
paragrafo
3.4,
la
Francia
e
la
 Germania
che
vantano
in
questo
campo
la
tradizione
di
più
antica
data.


Da
 un
 confronto
 con
 i
 principali
 sistemi
 di
 garanzia
 operanti
 in
 Europa
 emerge
 che
 l’esperienza
francese
è
quella
che
si
discosta
maggiormente
dalla
realtà
italiana,
in
quanto
 si
 caratterizza
 per
 il
 forte
 grado
 di
 dipendenza
 degli
 organismi
 di
 garanzia
 (Sociétés
 de


caution
mutuelle)
dal
sistema
bancario,
in
particolare
dalle
Banche
Popolari
(Commissione


Europea,
2005).


In
Germania,
invece,
gli
organismi
di
garanzia
sono
considerati
enti
creditizi
a
tutti
gli
 effetti
 e
 come
 tali
 assoggettati
 alla
 legge
 bancaria
 che
 impone
 loro
 gli
 stessi
 criteri
 di
 gestione
 previsti
 per
 la
 generalità
 delle
 banche.
 Un
 terzo
 aspetto
 importante
 riguarda
 la
 settorialità
 dell’azione
 degli
 organismi
 di
 mutua
 garanzia.
 Infatti,
 mentre
 nei
 principali
 paesi
 europei
 gli
 organismi
 di
 garanzia
 operano
 indistintamente
 nei
 confronti
 delle
 imprese
 appartenenti
 a
 qualsiasi
 settore
 di
 attività
 (industria,
 commercio,
 agricoltura
 e
 artigianato),
in
Italia
si
assiste
ad
una
rigida
ripartizione
dei
compiti
tra
Confidi,
ciascuno
 dei
 quali
 è
 specializzato
 in
 un
 solo
 comparto
 di
 attività.
 Tale
 situazione,
 d’altro
 canto,
 riflette
la
netta
separazione
esistente
tra
le
diverse
associazioni
imprenditoriali
che
sono
a
 monte
del
sistema
dei
Confidi
italiani
come
visto
nel
paragrafo
3.5.2.1.


Dai
 dati
 del
 2003
 relativi
 alle
 Società
 di
 Garanzia
 operanti
 in
 alcuni
 Paesi
 europei
 (Tabella
7),
emerge
che
ai
Confidi
italiani
fa
capo
il
35%
del
complessivo
ammontare
delle
 garanzie
in
essere
nei
Paesi
Europei
presi
in
considerazione
(Commissione
Europea,
2005)
 e
 che
 gli
 organismi
 di
 garanzia
 italiani
 si
 distinguono
 dalle
 altre
 società
 di
 garanzia


96
I
Comitati
tecnici
sono,
in
genere,
composti
anche
da
imprenditori
che
condividono
lo
stesso
rischio
delle
aziende


beneficiarie
delle
garanzie.


97
 Le
 analisi
 condotte
 in
 vari
 periodi
 hanno
 dimostrato
 che
 le
 garanzie
 dei
 Confidi
 fanno
 registrare
 sia
 migliori


condiziono
di
accesso
al
credito
(come
dimostrato
dai
risultati
dell’indagine
di
Pozzolo,
2004)
sia
un
più
basso
indice
di
 insolvenze
 (ABI,
 2002,
 Gambacorta‐Columba‐Mistrulli,
 2006).
 Inoltre
 secondo
 il
 Coordinamento
 Nazionale
 Confidi
 (2002)
il
tasso
di
insolvenze
delle
imprese
socie
dei
Confidi
è
storicamente
basso:
oscillerebbe
tra
la
0,5%
del
comparto
 industriale
e
il
2,2%
del
terziario.


operanti
in
Europa
per
l’ammontare
sia
dei
fondi
propri,
sia
delle
garanzie
mutualistiche,
e
 per
il
numero
di
beneficiari
(grafici
4,
5
e
6).
La
stessa
fonte
indica
che
in
Italia,
quasi
un
 milione
 di
 piccole
 imprese,
 nel
 2003,
 erano
 associate
 ai
 Confidi
 con
 un
 controvalore
 stimato
dei
finanziamenti
garantiti
dal
sistema
dei
Confidi
pari
a
17
milioni
di
euro,
con
 importi
 medi
 che
 variano
 da
 Confidi
 a
 Confidi
 e
 da
 settore
 a
 settore.
 Le
 analisi
 econometriche,
 inoltre,
 denotano
 che
 a
 parità
 di
 condizioni,
 le
 imprese
 associate
 ad
 un
 confidi
presentano
minori
rischi
rispetto
alle
quelle

non
associate
e
che
ciò
si
riflette
sui
 tassi
 di
 interesse
 praticati
 dalle
 banche
 anche
 sui
 prestiti
 non
 garantiti
 (Banca
 d’Italia,
 2006d).


Tuttavia,
il
fenomeno
della
garanzia
mutualistica
in
Italia
presenta,
malgrado
i
risultati
 raggiunti,
 alcuni
 elementi
 di
 criticità
 legati
 all’eccessiva
 frammentazione
 del
 sistema,
 al
 localismo,
alla
ridotta
dimensione,
alla
debolezza
patrimoniale
e
strutturale
e
alla
mancata
 evoluzione
 operativa
 degli
 stessi
 organismi
 di
 garanzia
 collettiva.
 Tali
 criticità
 possono
 rappresentare
un
ostacolo
alla
capacità
dei
Confidi
di
dotarsi
di
strutture
tecniche
in
grado
 di
 proseguire
 nel
 tempo
 l’attività
 di
 valutazione
 delle
 imprese
 associate,
 e,
 al
 contempo,
 possono
 portare
 alla
 formazione
 di
 portafogli
 rischi
 esigui
 o
 troppo
 omogenei
 con
 conseguente
elevata
correlazione
del
rischio
delle
imprese.



I
Confidi
iscritti
all’albo
dell’UIC98
sono,
a
marzo
del
2006,
1048,
localizzati
per
il
34,9%


nel
Nord
Italia
(365
Confidi),
per
il
20%
nel
Centro
(208
Confidi)
e
per
il
45,1%
nel
Sud
 (468
 Confidi)
 (Grafico
 7).
 In
 questa
 ultima
 zona,
 peraltro,
 pesa
 significativamente
 il
 contributo
della
regione
Puglia,
ove
esistono
ben
129
Confidi
pari
a
circa
il
28%
del
totale
 dell’area
(Tabella
9)99.



Da
quanto
esposto
si
evince
che
la
diffusione
degli
organismi
di
garanzia
in
Italia
non
è
 stata
 omogenea.
 I
 dati
 principali
 del
 fenomeno
 indicano
 che
 la
 loro
 operatività
 è
 particolarmente
 concentrata
 nelle
 regioni
 settentrionali
 dove
 maggiore
 è
 la
 presenza
 di
 piccole
e
medie
imprese.
I
Confidi,
invece,
sono
poco
sviluppati
nel
Mezzogiorno
(Bazzana,
 2005;
 Colomba‐Gambacorta‐Mistrulli,
 2006)
 in
 termini
 sia
 di
 valore
 complessivo
 delle
 garanzie,
 sia
 di
 numero
 delle
 imprese
 aderenti
 e
 di
 dimensione
 media
 dei
 consorzi.
 La
 limitata
 rilevanza
 dei
 Confidi
 nel
 Mezzogiorno
 è
 solo
 in
 parte
 spiegata
 dalla
 minore
 diffusione
 delle
 imprese
 rispetto
 ad
 altre
 aree
 del
 Paese.
 In
 parte
 è
 ascrivibile
 alla
 maggiore
 disponibilità
 di
 fondi
 pubblici
 per
 le
 aziende
 meridionali,
 come
 visto
 nel
 paragrafo
3.2.3,
e
alla
maggiore
opacità
delle
imprese
meridionali100.


Tuttavia,
 le
 evidenze
 empiriche
 dimostrano
 che
 i
 vantaggi
 dalla
 partecipazioni
 ai
 Confidi
in
termini
di
costo
del
finanziamento
non
sono
trascurabili:
tassi
di
interesse
più
 bassi
in
media
di
0,2
punti
con
effetti
più
marcati
per
le
aziende
meridionali
aderenti
ai
 Confidi
 (0,7
 punti),
 soprattutto
 se
 si
 tratta
 di
 aziende
 monoaffidate.
 Inoltre
 le
 imprese


98
L’elenco
tenuto
dall’Ufficio
Italiano
Cambi
ai
sensi
dell’art.
155
comma
4
del
d.
lgs.
385/93
è
la
principale
fonte
di


informazione
sulla
consistenza
del
fenomeno.



99
Dei
1048
Confidi
risultanti
dall’UIC
a
marzo
del
2006,
oltre
la
metà
fa
capo
alle
5
principali
federazioni
nazionali.
Il


maggior
 numero
 di
 iscritti
 viene
 registrato
 dalla
 Fedartfidi,
 la
 federazione
 delle
 imprese
 artigiane,
 seguita
 dalla
 Federconfidi,
il
Confidi
del
settore
industriale.


100
Già
Brucciani
(1985)
osserva
che
l’operatività
dei
Confidi
risulta
concentrata
nel
Nord
Italia
e
come
lo
strumento


dei
 consorzi
 fidi
 non
 sia
 utilizzato
 come
 strumento
 di
 crescita
 delle
 aree
 economiche
 meno
 sviluppate,
 ma
 costituisce
 solo
 l’espressione
 della
 domanda
 di
 un
 tessuto
 aziendale
 che
 nel
 suo
 complesso
 manifesta
 un
 contenuto
 spirito
 di
 associazionismo.


assistite
da
garanzie
rilasciate
da
un
Confidi
hanno
la
probabilità
di
entrare
in
sofferenza
 di
 1
 punto
 percentuale
 più
 bassa;
 tale
 probabilità
 scende
 se
 l’impresa
 è
 residente
 nel
 Mezzogiorno
(Colomba‐Gambacorta‐Mistrulli,
2006).



Nel documento Le prospettive dei confidi meridionali (pagine 66-68)