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Prostatic wash, prostatic brush e prelievo di campioni tramite catetere urinario

Tecniche diagnostiche “non imaging” La diagnosi delle patologie prostatiche si avvale di mezzi classici non invasivi (palpazione

4.4 ESAME DEL FLUIDO PROSTATICO

4.3.3 Prostatic wash, prostatic brush e prelievo di campioni tramite catetere urinario

Queste tre tecniche possono essere impiegate qualora non sia possibile raccogliere il fluido prostatico tramite eiaculazione (Barsanti e Finco 1995). Le procedure vanno eseguite utilizzando una tecnica il più possibile asettica.

PROSTATIC WASH (Barsanti e Finco 1995; Feldman e Nelson 1998) CAMPIONE PREMASSAGGIO

Dopo che il cane ha urinato, cateterizzazione della vescica e rimozione dell’urina residua  Lavaggio vescicale con soluzione salina sterile. Conservazione di 5 – 10 ml per analisi CAMPIONE POSTMASSAGGIO

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 Massaggio dell’organo per via transrettale per circa un minuto, in modo da indurre la secrezione di liquido prostatico all’interno dell’uretra (Figura 4.2)

Iniezione di 10 ml di soluzione salina sterile attraverso il catetere occludendo lo sfintere

uretrale

Avanzamento del catetere fino alla vescica e aspirazione  Rimozione del catetere

Non sono stati riportati effetti collaterali conseguenti a questa metodica (Kustritz 2006).

I due campioni raccolti vanno comparati per determinare la sede della patologia in atto (Kustritz 2006). Anomalie riscontrate nel primo campione possono indicare la presenza di affezioni dell’apparato urinario; indice di patologia prostatica, invece, è considerato il rinvenimento di alterazioni più numerose e gravi all’esame del campione postmassaggio rispetto al premassaggio (Barsanti e Finco 1995).

PRELIEVO DEL CAMPIONE TRAMITE CATETERE URINARIO (Barsanti e Finco 1995)

Questa metodica e quella del prostatic brush sono utili nel caso si sospettino alterazioni patologiche a carico dell’uretra prostatica, soprattutto se si desidera ottenere molto materiale per l’esame citologico, come ad esempio in caso di neoplasie prostatiche o dell’epitelio di transizione.

La tecnica per l’esecuzione di una biopsia tramite catetere ricalca quasi interamente quella del prostatic wash. Unica differenza: dopo che il catetere è stato retratto distalmente alla prostata, lo si muove avanti e indietro velocemente esercitando una pressione negativa con una siringa applicata alla sua estremità libera. Il catetere va poi spinto cranialmente fino a raggiungere la vescica, mantenendo l’aspirazione.

Il massaggio prostatico può anche non essere effettuato, in questo caso, però, almeno 4 ml di soluzione salina sterile andranno iniettati attraverso il catetere una volta che questo è stato posizionato all’interno dell’uretra.

PROSTATIC BRUSH (Feldman e Nelson 1998)

Figura 4.2 Tecnica di esecuzione del prostatic wash nel cane.

Da: Feldman e Nelson, Endocrinologia del cane e del gatto, UTET, 1998

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In questo caso il catetere funge da protezione per un mandrino, con a un’estremità uno spazzolino per prelievi citologici (Figura 4.3). Lo scopo è ridurre della contaminazione da parte della flora batterica delle basse vie urinarie. È tuttavia sempre necessario raccogliere, prima di procedere al brush, campioni da uretra e vescica per sottoporli ad esame batteriologico.

 Lo strumento viene introdotto nell’uretra fino a posizionare la sua estremità craniale a livello del polo caudale della prostata

 La ghiandola viene massaggiata per via transrettale per 1 minuto

 Il mandrino viene introdotto per 1 cm all’interno dell’uretra prostatica, retratto e fatto riavanzare per 5 – 6 volte

 Dopo aver fatto rientrare il mandrino all’interno del catetere, lo strumento viene rimosso dall’uretra

Il materiale che aderisce allo spazzolino viene sottoposto a esame batteriologico e citologico (Figura 4.4)

Figura 4.3 Sonda utilizzabile per l’esecuzione del prostatic

brush. Da: Feldman e Nelson, Endocrinologia del cane e del gatto, UTET, 1998

Figura 4.4 Mandrino estratto dal suo rivestimento e campione

prelevato tramite prostatic brush (freccia). Da: Feldman e Nelson, Endocrinologia del cane e del gatto, UTET, 1998

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Informazioni possono essere ricavate anche dalla semplice osservazione macroscopica dei campioni ottenuti: in animali sani il fluido postmassaggio appare limpido, in caso di IPB può essere marcatamente emorragico (Feldman e Nelson 1998).

La valutazione citologica è maggiormente informativa se effettuata su campione centrifugato, poiché le cellule nel campione tal quale sono molto diluite (Kustritz 2006). Il vetrino viene preparato fissando il materiale raccolto colorandolo con ematossilina ed eosina (Kutzler e Yeager 2005). In assenza di patologie prostatiche, il campione postmassaggio contiene spermatozoi, cellule dell’epitelio di transizione ed eritrociti (Baker e Lumsden 1999). Raramente sono visibili cellule epiteliali prostatiche. Se non patologiche esse si presentano uniformi in dimensione e aspetto (Figura 4.5). Il nucleo appare ovale, può essere presente un solo nucleolo di dimensioni ridotte. Il citoplasma è basofilo e vacuolato (Barsanti e Finco 1995).

In corso di IPB, l’unico reperto anomalo riscontrabile tramite massaggio prostatico è un aumento della cellularità del campione (Kraft et al. 2008). Cellule prostatiche anomale sono riscontrabili in caso di lesioni tumorali, tuttavia la diagnosi citologica di neoplasia va emessa con cautela: quando la prostata è iperplastica o infiammata, le cellule possono presentare dei caratteri alterati simili a quelli delle cellule neoplastiche (Barsanti e Finco 1995). In corso di metaplasia squamosa possono essere rinvenuti quadri come quello illustrato in Figura 4.6 (Chun e Garrett 2005). Le cellule a differenziazione squamosa sono caratterizzate da una forma poliedrica e da un basso rapporto tra nucleo e citoplasma. Il loro nucleo può apparire vescicolato o picnotico (Baker e Lumsden 1999).

Figura 4.5 Cellule epiteliali prostatiche fisiologiche. Immagine

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L’esame citologico del materiale raccolto è utile al fine di stabilire la presenza di un’infezione, ma l’esame batteriologico è insostituibile. Un limitato numero di neutrofili viene riscontrato anche nel liquido prostatico di cani sani. Maggiormente correlati con la presenza di una prostatite sono i macrofagi (Kutzler e Yeager 2005). Paclikova, Kohout e Vlasin, in uno studio del 2007, ipotizzano una maggiore sensibilità del massaggio prostatico per rilevare la presenza d’infezione rispetto all’ago aspirato. Ciò sarebbe dovuto al fatto che il liquido prostatico proviene dall’intera ghiandola, mentre l’agoaspirato permette di esaminare solo una ristretta zona dell’organo. Gli stessi autori affermano che, rispetto all’agoaspirato, il massaggio prostatico permette di ottenere una maggiore quantità di fluido ed è una metodica che presenta una maggiore riproducibilità (Paclikova et al. 2007).

All’esame batteriologico, il rinvenimento di un numero di batteri inferiore a 100/ml è classificato come contaminazione da parte della flora uretrale fisiologica (Barsanti e Finco 1995). È importante effettuare una coltura anche del campione premassaggio: nel caso la concentrazione batterica di questo sia di almeno 100/ml inferiore a quella del campione premassaggio, l’infezione ha probabilmente sede a livello prostatico (Baker e Lumsden 1999). Per evitare che la presenza di patologie del tratto urinario inferiore complichi l’interpretazione dei risultati, l’esame può essere preceduto da un trattamento con un antibiotico in grado di penetrare nelle vie urinarie ma non nella prostata. Antibiotico efficace a questo scopo è l’ampicillina (Kutzler e Yeager 2005).