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La prova del voto: l’invisibilità istituzionale delle comuniste pontine.

la difficile gestazione del partito nuovo al femminile in provincia di Latina (1944 – 1949).

4. La prova del voto: l’invisibilità istituzionale delle comuniste pontine.

Dal 10 marzo al 7 aprile 1946, la provincia di Latina, come del resto gran parte dell’Italia, è protagonista della prima tornata di elezioni amministrative “libere”: è la prima grande prova del voto per le donne. Il diritto di voto rappresenta l’epilogo di lunghe battaglie, che hanno le proprie radici nelle lotte per il suffragio delle emancipazioniste di inizi ‘900208.

La storiografia si è soffermata approfonditamente sull’avvento del voto femminile, offrendo letture diversificate: per alcune studiose è il primo vero atto di libertà personale, manifestazione piena dell’individualità femminile, non più subordinata alla volontà del marito209. Per altre, invece, «l’esercizio del voto sembra destinato a siglare una sorta di pareggio dei conti con il “giusto patriottismo” delle donne, senza che la tradizionale struttura dei rapporti di genere risenta di alcun contraccolpo, nemmeno all’interno dell’universo mentale comunista, saldamente

207 La segreteria è così composta: Spaccatrosi (segretario), Amodio (responsabile organizzazione),

Berti (attivista Federterra), Teresa Donati (responsabile UDI) e Franco Velletri. All’interno del Comitato Federale verrà rieletta Gabriella Peloso, cfr. D. PETTI, Il Partito Comunista Italiano nella Provincia di

Latina, cit., p. 102. La presenza di Pia Tomei nel Direttivo di Sezione è documentata in ASLt, PCI - Fed.

Latina, SERIE 2: Comitati federale, direttivo, di sezione e di zona (19.10.1945 – 07.03.1960), b. 3, UA 1:

Comitati direttivi di sezione (19.10.45-30.12-49), Questionario. Sezione di Terracina. Nel 1946 entra a

far parte nel Comitato Direttivo di Aprilia, la responsabile dell’UDI Lelia Freddi, cfr. ivi, Aprilia.

208 Per uno studio aggiornato su Roma si rimanda a D. ROSSINI, Dal sociale al politico: donne e

suffragio a Roma tra il 1914 e il 1923, in P. CARUSI (a cura di), La capitale della nazione. Roma e la sua provincia nella crisi del sistema liberale, Viella, Roma, 2011, pp. 301-319.

209 Cfr. A. ROSSI DORIA, Diventare cittadine, cit., p. 94; A. SIGNORELLI, Il pragmatismo delle

donne. La condizione femminile nella trasformazione delle campagne, in S. PICCONE STELLA – C.

SARACENO, Genere, cit., p. 231; P. GABRIELLI, La pace e la mimosa, cit., p. 92; P. GAIOTTI DE BIASE, La donna nella vita sociale e politica della Repubblica, cit., p. 82. La Gaiotti De Biase insiste sull’importanza della mobilitazione femminile al voto come «forma di radicamento popolare della democrazia, […], l’emergere di un nuovo schierarsi politico femminile», P. GAIOTTI DE BIASE, Le

ancorato, […], ai tradizionali stereotipi sessuali […]»210. I “compagni”, infatti, vedevano con diffidenza la partecipazione femminile al voto, per timore che questo potesse incrementare il serbatoio dei voti democristiani. Anche Aldo D’Alessio mette in rilievo il timore del PCI, quando venne promulgata la legge sulla estensione del diritto di voto alle donne, perché queste seguivano la chiesa211. Per questi motivi, la propaganda comunista, in occasione delle elezioni del 1946, si incentra principalmente sulla “conversione” delle masse femminili.

“Risorta” dalle ceneri della tradizione e dal ruolo di sottomissione che le era stato imposto dalla dittatura fascista, la donna comunista è la “donna nuova”212, che «deve saper trovare tutte le maniere come convogliare verso di noi le simpatie delle donne, le quali, […] in rapporto ai diritti politici ottenuti, rappresentano il 60% della popolazione italiana e come tale parte preponderante nel futuro della nostra Patria»213. L’estensione del diritto del voto alle donne, secondo il segretario nazionale del PCI, era un atto necessario per garantire la via democratica al socialismo: in questo modo Togliatti «conferma il legame fra scelta della democrazia del consenso e voto femminile, esalta la valenza progressista e di mutamento implicita in esso, legata al radicamento popolare degli ideali socialisti, e alla costruzione del partito nuovo» 214.

La partecipazione femminile alla Resistenza, che aveva rappresentato il punto più alto di annullamento delle distinzioni di sesso, viene ancora ripresa a modello di dignità femminile, tanto che per questo motivo «la donna come voi ha il diritto di votare, di scegliere domani quegli uomini che saranno chiamati a dirigere l’Italia»215. Il diritto al voto è il giusto premio per il contributo femminile in guerra, ma la pasionaria Gabriella identifica esclusivamente negli uomini, il genere che deve comandare l’Italia. Non si

210 M. CASALINI, Le donne della sinistra, cit., p. 33.

211 Cfr. intervista da noi effettuata ad Aldo D’Alessio, il giorno 28.04. 2008. Il voto femminile

obbligatorio, istituito dalla consulta il 23 dicembre 1945, veniva considerato dai comunisti una limitazione alla libertà personale, ma la vera paura, in realtà, era legata ad una vittoria della Democrazia Cristiana. Cfr., su questo tema, C. DAU NOVELLI, Introduzione, cit., p. XXII; M. MAFAI,

L’apprendistato della politica, cit., pp. 64–65. De Gasperi era a favore del voto delle donne, anche se

temeva la destra clericale e le sue pressioni sull’Azione Cattolica, cfr. P. GAIOTTI DE BIASE, L'accesso

alla cittadinanza il voto e la Costituzione, in Le donne e la Costituzione, cit.,p. 69.

212 Cfr. S. BELLASSAI, La morale comunista, cit., p. 254.

213 IG, APC, Fed. di Latina, mf. 113, L’istruttore della Direzione ai compagni responsabili delle

commissioni, 17 gennaio 1946, p. 1306, a firma di O. Formichelli.

214 P. GAIOTTI DE BIASE, L’accesso alla cittadinanza il voto e la Costituzione, cit., p. 68. Cfr.

M. MAFAI, L’apprendistato della politica, cit., p. 66.

215 IG, APC, Fed. di Latina, mf. 090, PCI – Movimento femminile di Latina, a tutte le sezioni del

lascia spazio ad un’eventuale scelta nel campo politico femminile. Anche le ”compagne” sono vittime degli antichi tabù sociali e delle discriminazioni degli uomini216. Gabriella Peloso, esclusa dal voto, perché non ancora maggiorenne, diventa portavoce e simbolo della solidarietà di genere, che unisce “tutte” le donne nell’acquisizione del diritto alla cittadinanza.

Nel ripercorrere quei momenti, la Peloso non percepisce l’importanza di questo evento, confermando la tendenza generale di molte donne comuniste e non, indifferenti al decreto sul voto femminile. Se per Anna Rossi Doria è ormai uno stereotipo il fatto che il voto sia la conseguenza più immediata della partecipazione femminile alla resistenza ed una contraddizione il fatto che il decreto lasci proprio indifferenti le partigiane, che lo considerano scontato217, in questo caso, probabilmente, è proprio l’assenza di questo rapporto a rendere meno comprensibile per alcune comuniste pontine l’avvento del voto.

Quando racconta del suo primo comizio a Roccagorga, Gabriella ricorda l’emozione vissuta in quella occasione, che non nasceva dal grande evento della partecipazione femminile nella vita pubblica, ma dal fatto che era la prima volta in cui affrontava un vasto pubblico. L’impatto emotivo del primo comizio annulla nel ricordo i contenuti politici di quell’evento:

« […] c’era un compagno di dietro che mi teneva così… [sta facendo il gesto], […], io ho cominciato a parlare quando sono usciti

dalla chiesa, dalla messa, […] e mi teneva perché ero emozionata, però ho parlato. Non domandarmi di che cosa […] certo è che era un discorso di propaganda, questo è chiaro»218.

216 «Accusare il PCI di non aver fatto maturare politicamente le comuniste, addirittura le donne, è

dargli un peso e un’importanza che non può proprio avere. Esso è un prodotto della società come del resto gli uomini e le donne comuniste sono frutto di dati culturali […] esattamente come tutti gli altri», Testimonianza di L. CONTI, in E. SCROPPO, Donna, privato e politico, cit., p. 116.

217 Cfr. A. ROSSI DORIA, Diventare cittadine, cit., pp. 49-50. Sull’indifferenza delle comuniste al

decreto sul voto, cfr. M. MAFAI, L’apprendistato della politica, cit., p. 60; A. VENTRONE, La

cittadinanza repubblicana, cit., p. 129; P. GABRIELLI, Il club delle virtuose, cit., p. 111; M. CASALINI, Le donne della sinistra, cit., p. 109.

218 Intervista da noi effettuata a Gabriella Peloso il giorno 18.04.2008. Molto simile è il ricordo del

primo comizio di Nella Marcellino, cfr. N. MARCELLINO, Le tre vite di Nella, cit., p. 45. «Il comizio spaventa, […]. Nonostante la “compagnia” maschile imposta dai partiti, molte ebbero chiara la sfida rappresentata dalla presa di parola in pubblico e il suo carattere inedito», P. GABRIELLI, Il 1946, le

Alla nostra domanda su cosa le donne comuniste avessero fatto nella provincia in occasione del diritto di voto alla donna, Gabriella Peloso nega il proprio contributo, affermando che su quell’evento la “compagna” Laura Masella avrebbe avuto molto da dire219.

Per Teresa Donati, il voto non è stato una concessione, ma una conquista220. Sul dibattito concessione-conquista, varie sono le interpretazioni di studiose ed ex militanti: se per Anna Rossi Doria, tra le donne antifasciste era diventato luogo comune sentire il voto non come una concessione, ma come una conquista221, per Miriam Mafai il voto non era visto come un diritto, ma come riconoscimento della società nei confronti della donna dopo i lunghi sacrifici sofferti222. Paola Gaiotti De Biase tenta di superare la dicotomia concessione-conquista, poiché, a suo parere, «sarebbe comunque un errore metodologico […]. Il decreto ha formalmente tutti i caratteri della concessione […]; ma è una concessione che si iscrive in un continuum storico (di cui la Resistenza è l'ultimo episodio) che la rende obbligata e la colloca, non senza profonde ragioni come una tappa fondamentale di quella che appunto, non a caso, è stata definita “la rivoluzione più lunga”»223.

Teresa Donati, nel suo intervento in occasione del V Congresso Nazionale del PCI, aveva sottolineato con chiarezza che il diritto di voto «ci spiana la via che dobbiamo seguire per raggiungere le nostre rivendicazioni» - ma non solo, l’entrata della donna nella vita politica non significa perdita della propria femminilità - «[…] non rinunceremo alle nostre mansioni di madri, di sorelle e di figlie, ma acquisteremo una più alta comprensione e una maggiore esperienza dei nostri doveri di italiane»224. Il

219 In realtà Laura Masella, entrando più tardi nel PCI, non parteciperà come militante comunista

alla battaglia per il voto, anche perché all’epoca non era maggiorenne: «io non ricordo molto: tieni presente che allora si votava a 21 anni […]. Mi ricordo che non avevo neanche 20 anni […]», intervista da noi effettuata a Laura Masella il giorno 22.04.2008.

220 Cfr. intervista da noi effettuata a Gilda Donati il giorno 10.04.2009. 221 Cfr. A. ROSSI DORIA, Diventare cittadine, cit., p. 52.

222 Cfr. M. MAFAI, L’apprendistato della politica, cit., p. 61.

223 P. GAIOTTI DE BIASE, L’accesso alla cittadinanza il voto e la Costituzione, cit., p. 62. Dello

stesso parere è anche M. CASALINI, Le donne della sinistra, cit. p. 108.

224 IG, APC, mf. 010: V Congresso Nazionale del P.C.I. (Roma 29 dicembre 1945 – 6 gennaio

1946), Donati Teresa delegata di Latina, p. 1359. A questo proposito, per Daniela Gagliani, l’attività

delle comuniste si configura come antipatronage, all’opposto dei fasci femminili; anche per Anna Rossi Doria, le donne uscite dalla Resistenza, laiche e cattoliche, avevano elaborato una nuova concezione della maternità, che condannava la versione fascista. Cfr. D. GAGLIANI, Welfare State come umanesimo e

antipatronage. Un’esperienza delle donne nel secondo dopoguerra, in D. GAGLIANI - M. SALVATI, La sfera pubblica femminile. Percorsi di storia delle donne in età contemporanea, Clueb, Bologna, 1992,

diritto di voto, se da una parte suggella l’entrata a pieno titolo nella società della cittadinanza femminile, dall’altra non capovolge le antiche strutture culturali, che si reggono sui valori del matrimonio e della maternità.

Se nel resto d’Italia, l’UDI e il CIF si uniscono nel Comitato Pro-voto, in provincia di Latina le due associazioni non intraprendono alcuna battaglia per i diritti femminili. A malapena, infatti, Gabriella Peloso conosce oggi il Centro Italiano femminile225.

Le consultazioni amministrative si svolgono in due turni: primavera ed autunno. Nel primo turno partecipano 5722 comuni: già in questa occasione, si ha ben chiara l’incidenza effettiva dei diversi partiti nella società italiana. Nella provincia di Latina i 30 comuni votano tutti nel turno primaverile.

Il 2 gennaio 1946 la Consulta aveva approvato la nuova legge amministrativa, che combinava il sistema proporzionale con quello maggioritario, quest’ultimo previsto nei comuni inferiori a 30.000 abitanti, quindi, solamente Latina vota con il sistema proporzionale226.

A differenza del resto del Paese, dove la partecipazione femminile al voto è molto alta (circa l’80%), in provincia di Latina, al contrario è molto più bassa, attestandosi circa al 70%.

Il numero degli elettori maschi è di 68007 e le elettrici 62419, votano 47659 uomini e 47397 donne. Le votanti, anche se di poco, sono in numero inferiore rispetto ai

225 Cfr. intervista da noi effettuata a Gabriella Peloso il 18.04.2008. In Italia il Comitato Pro voto è

costituito da UDI, CIF, Ande, Alleanza femminile, cfr. P. GABRIELLI, Il 1946, le donne, la repubblica, cit., p. 139.

226 Cfr. S. TRAMONTIN, La democrazia cristiana dalla Resistenza alla Repubblica, in F.

MALGERI (a cura di), Storia della Democrazia Cristiana 1943 – 1948. Le origini: la Dc dalla

Resistenza alla Repubblica, vol. I, Cinque Lune, Roma, 1987, pp. 104-105. Drudi e Sottoriva trascrivono

i dati di 9 comuni della Provincia: Latina, Formia, Gaeta, Minturno, Cisterna, Priverno, Sezze, Fondi e Terracina, sostenendo che «per i paesi minori, non sono disponibili dati ufficiali presso gli archivi Istat, del Ministero degli Interni e della Prefettura», E. DRUDI – P. G. SOTTORIVA, Le elezioni fino al 1951, cit., p. 106. In seguito ad ampie ricerche siamo riusciti ad ottenere dal Ministero dell’Interno, DIPARTIMENTO PER GLI AFFARI INTERNI E TERRITORIALI, Direzione Centrale dei Servizi Elettorali, Reparto Microfilm, tutti i dati delle elezioni amministrative dal 1946 al 1956 della Provincia di Latina. Poiché il fondo non è inventariato, si è ritenuto necessario creare ex novo una segnatura archivistica. Nel microfilm i comuni sono numerati da 1 a 33, e seguono l’ordine alfabetico. Per esempio il comune n. 1 sarà così citato: Ministero dell’Interno, Archivio Microfilm, n. 1: Aprilia, (da ora Min. Int.,

Microfilm, n. 1: Aprilia). Un altro ricchissimo materiale inedito del Ministero dell’Interno raccolto in Cd

Rom fornisce tutti i dati sull’elettorato maschile e femminile e sulle candidature nei vari partiti. Verranno inoltre citati solamente i dati che sono stati attinti da altre fonti non riportate nelle Tabelle allegate. Maenza, Roccasecca dei Volsci e SS. Cosma e Damiano raggiungeranno l’autonomia amministrativa solo nel 1947, quindi non partecipano in qualità di comuni autonomi alle elezioni amministrative del 1946.

votanti uomini: nelle elezioni amministrative questa tendenza si riscontra nel Centro e nel Nord, nel Sud, al contrario le donne sono in numero maggiore rispetto agli uomini227. Su trenta comuni, solamente in undici, le donne votanti, in relazione alle aventi diritto, superano gli uomini: la provincia di Latina rappresenta un’anomalia anche all’interno del contesto regionale, in cui le donne votanti sono in numero maggiore dei votanti uomini. Anche nel capoluogo i votanti uomini (5369) sono più numerosi delle donne (4349)228. In alcuni comuni lo scarto tra partecipazione maschile e femminile scava un fossato, che mette in luce la scarsa considerazione delle donne accordata al voto229. Nello specifico se a Cisterna il 63% dell’elettorato maschile si reca a votare, solo il 56% di quello femminile sente il dovere di scegliere i futuri amministratori. Lo stesso vale per Minturno, dove lo scarto si riduce, mostrando un’indifferenza generale al voto: qui solo il 61% degli uomini vota e le donne addirittura il 55% in relazione all’elettorato attivo; ad Itri all’81% di uomini si contrappone solamente il 71% di affluenza femminile; a Prossedi addirittura al 75% di uomini, risponde al voto solamente il 60% del pubblico femminile; stesso discorso a Roccamassima: 91% uomini e 79% donne230.

Complessivamente la zona nella quale si registra la minore partecipazione delle donne alle urne è il Sud Pontino (eccetto Fondi) e l’Agro (eccetto Pontinia e Terracina), dove è più difficile il radicamento delle forze di sinistra. Le donne sono restie a votare proprio in una zona, come l’Agro, nella quale nel 1946 era più presente la forza femminile di partito, mettendo in luce la difficoltà delle stesse comuniste a propagare tra le masse femminili l’importanza del diritto acquisito.

227 Cfr. R. FORLENZA, Le elezioni amministrative della prima repubblica. Politica e propaganda

locale nell’Italia del secondo dopoguerra (1946-1956), Donzelli, Roma, 2008, p. 13.

228 Gli 11 comuni sono: Bassiano, Cori, Fondi, Norma, Pontinia, Ponza, Roccagorga, Sezze,

Sperlonga, Terracina e Ventotene. Si veda, a riguardo, la documentazione in Min. Int., Microfilm:

Bassiano, Cori, Fondi, Norma, Pontinia, Ponza, Roccagorga, Sezze, Sperlonga, Terracina, Ventotene, Rilevazione dei risultati delle elezioni comunali, in Cd Rom. Cfr. ivi, Latina, Rilevazione dei risultati delle elezioni comunali; ad eccezione di Latina, nei restanti capoluoghi laziali le donne votanti sono in

numero maggiore rispetto agli uomini, cfr. Tavola I, in Istituto Centrale di Statistica e Ministero del’Interno, Statistica delle Elezioni Amministrative dell’anno 1946 per la ricostituzione dei Consigli

Comunali: dati provvisori per i comuni che effettuarono le elezioni dal 10 marzo al 7 aprile 1946, Istituto

Poligrafico dello Stato, Roma, 1946, p. 4.

229 Anche Annibale Folchi sottolinea l’indifferenza delle donne del ceto medio ed agricolo in

provincia di Latina in occasione dell’estensione del diritto al voto. Cfr., a riguardo, A. FOLCHI, Littoria

storia di una provincia, cit., p. 212.

230 Cfr. Min. Int., Microfilm: Cisterna; Minturno, Itri, Prossedi, Roccamassima, Rilevazione dei

I comunisti si alleano quasi ovunque con il PSIUP, tranne a Sezze dove si presentano con due liste, a causa di vecchie questioni legate alle liste dei candidati socialisti, formate, secondo il PCI, da elementi di dubbia moralità. Il Sindaco qui sarà un socialista, il suo nome: Ovidio De Angelis231.

Il partito comunista conquista con i suoi alleati nove comuni della provincia: Cori, Fondi, Pontinia, Roccagorga, San Felice Circeo, Sermoneta, Sezze, Sonnino e Sperlonga in una inedita alleanza con la Dc e liste indipendenti232. A Fondi i socialcomunisti si presentano con i repubblicani e azionisti, a Pontinia con gli azionisti e i democratici del lavoro, a Sermoneta con i repubblicani; a San Felice si ripropone l’alleanza tra repubblicani, socialcomunisti e azionisti (insieme agli Indipendenti e ad una lista che si chiama Coopoerativa agricola), che si ripete a Sonnino233. Le sinistre si confermano nei luoghi di lunga tradizione socialista, come i paesi dei Monti Lepini, non conquistando, però, Norma e Priverno; si insediano anche in una città nuova come Pontinia (grazie alla presenza dei coloni ferraresi, tradizionalmente di sinistra) e nei paesi del Sud pontino come Fondi, Sperlonga, che risentono ancora del “vento bordighiano”. Sono in minoranza, invece, in dieci comuni: i social comunisti sono al secondo posto ad Aprilia, a Formia (dove si alleano con PSI e PLI), a Gaeta, a Norma, a Priverno, a Ventotene e a Campodimele, unico comune dove vince la Democrazia del Lavoro234.

La DC si afferma in otto comuni (a Sperlonga vince con l’apporto dei comunisti): ad Aprilia, a Formia, a Gaeta, a Minturno, Ponza (in alleanza con l’Uomo Qualunque e il Partito Liberale), a Sabaudia e a Ventotene235. La DC tende a formare alleanze con le

231 Cfr. D. PETTI, Il Partito Comunista Italiano nella Provincia di Latina, cit., pp. 87-88. Si veda

anche Min. Int, Microfilm, Sezze, Esito delle elezioni rispetto alle liste presentate, in Cd Rom.

232 Per i risultati delle elezioni, cfr. Tabella 1, in Appendice Seconda, allegata al presente lavoro. 233 Cfr. Min. Int, Microfilm, Fondi, Pontinia, San Felice Circeo, Sermoneta, Sonnino. Esito delle

elezioni rispetto alle liste presentate, 1946. Cfr. I risultati in 208 comuni, in «L’Unità», 02.04.1946, p. 2.

234 I socialcomunisti, a Ventotene, si alleano con gli Indipendenti (anche se nel Cd Rom si parla di

un’alleanza tra PSIUP ed Indipendenti); a Minturno, i socialcomunisti si alleano con il PRI, cfr. Min. Int.,

Microfilm, Minturno, Ventotene, Esito delle elezioni rispetto alle liste presentate, 1946, in Cd Rom; su

Formia, cfr. ivi, Formia, Esito delle elezioni rispetto alle liste presentate. Dario Petti sostiene che il PCI è in minoranza in 7 comuni: questa discrepanza è, probabilmente, dovuta al fatto che lo studioso non ha avuto la possibilità di accedere ai dati completi delle elezioni. Cfr. D. PETTI, Il Partito Comunista

Italiano nella Provincia di Latina, cit., p. 87.

235 Nell’ «L’Unità» viene scritto che a Ventotene si forma una maggioranza di formazione locale,

offrendo una lettura differente rispetto all’Archivio del Ministero dell’Interno che attribuisce la vittoria alla DC, cfr. I risultati in 208 comuni, in «L’Unità», 02.04.1946, p. 2. A Cori, invece la DC forma una lista con la Democrazia del Lavoro e PRI; a Fondi, inoltre, la DC si presenta con PLI e Indipendenti, A Formia la DC si allea con Demolaburisti e Democratici italiani; cfr. Min. Int., Microfilm, Cori, Fondi,

sinistre: è il caso di Lenola, Sperlonga, Spigno Saturnia e Roccamassima, a differenza del contesto nazionale, dove, al contrario, erano molto rare questo tipo di coalizioni. In rari casi la DC si allea con il centro o la destra: è il caso di Fondi con il PLI e gli Indipendenti e di Ponza con l’Uomo Qualunque e il PLI236. A differenza del più ampio contesto nazionale, dove la DC predomina nei consigli comunali, nella provincia di Latina essa non ottiene gli stessi risultati. In realtà la vera forza contrastante è il Partito Repubblicano.

Epicentro storico degli ideali repubblicani era Velletri, grazie alla diffusione operata da Menotti Garibaldi che, nelle elezioni del 1892, vinse nei comuni dell’Agro