• Non ci sono risultati.

Il provvedimento era forse del tutto ingiustificato, perchè sia dalla documentazione del Magistrato della Sanità di Trie

In realtà potrebbe perfino dubitarsi dell’opportunità di conside

gio 7. Il provvedimento era forse del tutto ingiustificato, perchè sia dalla documentazione del Magistrato della Sanità di Trie

ste 8, sia dalle pubblicazioni relative alla storia della città 9, non

6 S in d a l 1647 la p e s t e s i e r a a b b a t t u t a s u V a le n z a p r o v o c a n d o 16.000 v it t im e . N e l l ’a p r ile d e l 1647 e r a a M u r c ia , n e l l ’a g o s t o d e l l o s t e s s o a n n o a r r iv a v a a M o ra , p o i a d A lb a la t e (J . N a d a l - E . G i r a l t , La population ca­

talane de 1553 à 1111, P a r ig i, 1960, p p . 42 e 4 3 ). D a l 29 l u g l i o 1649 a l 25 g e n n a io 1650 e d a l 14 g iu g n o a l 3 s e t t e m b r e 1650 e r a a M a r s i g li a , il c u i p o r t o e r a p e r c iò c o m p l e t a m e n t e i s o l a t o (L . B e r ç a s s e , H istoire du com ­ merce de Marseille de 1599 à 1660, P a r ig i, 1954, p . 38). A lla fin e d e l 1649 e r a n eH ’A lv e r n ia , n e l l ’a p r ile d e l 1650 in v a d e v a la C a t a lo g n a , d e c i m a n d o lo p o p o la z i o n i s p e c i e q u e lle d i T o r t o s a e d i T a r r a g o n a . N e i p r i m i m e s i d e l 1651 d ila g a v a in B a r c e llo n a , d o v e t r o v a v a n o la m o r t e 3 6 .000 p e r s o n e . L ’a n n o s e g u e n t e e r a s e g n a la t a a d A lc u b ie r r a , P e n a f lo r e M a io r c a ; in q u e - s t ’u lt im a is o la , p r o v o c a v a la s c o m p a r s a d i c ir c a 20.000 p e r s o n e . S e m p r e n e l 1652 f a c e v a u n a r a p id a a p p a r iz io n e a d I g l e s ia s , d o v e d o p o a v e r c a u ­ s a t o la m o r t e d i u n t e r z o d e lla p o p o la z io n e , s e m b r a v a e s t i n g u e r s i (J . N a d a l E . G i r a l t c it ., p p . 43 e 44). M a n e l 1653 r a g g iu n g e v a B o r d e a u x e n e i t r e a n n i s e g u e n t i, in f ie r iv a a M o s c a e in a lt r e p a r t i d e lla R u s s i a (A . C o r r a d i c it ., I l i , p . 185). U n i n t e r e s s a n t e t e n t a t iv o d i d e t e r m in a r e il p e r c o r s o d e l l a p e s t e d e l 1656 è s t a t o f a t t o d a J. N a d a l in u n a r t i c o lo a n n u n c i a t o c o m e a p ­ p e n d ic e a lla v e r s i o n e s p a g n o la d e ll ’ Histoire générale de la population d i d i R e ih n a r d e A rm angaud.

7 ASG, M agistrato della Sanità, filza 74, litterarum extra dom inij, relazione da Milano, 31 dicembre 1655. ASM, Sanità: p a rte antica, b u sta

n. 278, Gridario od indice del contagio nell'huomini nelle annotate pro-

vincie, s.d.. Ibidem, Ordini per contagio: sommario.

8 AST, Intendenza Commerciale per il litorale di Trieste, b u sta 4 8 8 4 9 8 .

Nella documentazione dell’am m inistrazione sanitaria si p a ssa dalla pe­

stilenza dell’anno 1630 all’epidemia del 1729.

9 A. T a m a r o , Storia di Trieste, Roma, 1924, II, p. 119 e s g g . e B. S c h i a -

v u z z i , Le epidemie di peste bubbonica in Istria, Parenzo, 1889, pp. 25-27.

— 317 —

1

risulta esservi stata allora alcuna traccia di ep id e m ia . U n in a­

sprim ento in atto dei rapporti tra Venezia e T r i e s t e 10 aveva forse suggerito ai veneziani il « lancio » di un a lla r m e a tto a dirottare i traffici dal porto concorrente.

La peste era invece segnalata — e con fo n d a m e n ti — da Malta e dalla Sardegna. Per la prim a isola, già d a ll’o tto b r e il governo magistrale ne aveva dato notizia a M arsiglia 11 m en tre il console genovese a Messina, G. B. Cicala, avreb be sc r itto in proposito ai responsabili della Sanità della R ep u b b lica s o lo nel febbraio del 165612.

N ei primi giorni del 1656, il con sole gen ovese N a te r o , resi­

dente in Cagliari, segnalava un caso di peste in q u ella c ittà . Il 24 gennaio, lo stesso Natero replicava, scrivendo c h e il m a le si era diffuso nelle campagne circostanti. Q uattordici g io rn i più tardi, era la volta del console di Alghero, il quale era c o str e tto ad annunciare il dilagare del m ale nella intera S a rd eg n a setten ­ trionale. Alla fine del m ese di marzo, la peste si era orm a i p ro­

pagata per tutta l ’isola 13.

10 A. Tamaro c i t ., p . 119.

11 ACM, serie GG, filza 214, S ituation sa n ita ire h o rs M arseille, 1641- 1659. Le Grand M aistre de Malta aux Consoles de M arseille: « . . . Le fait est qu à la fin du mois Dassé une m ortalité de q u a tre p a u v re s p e rso n n e s arrivée en peu de jo u rs dans une m aison du Casai de S a in t C aterin e, fit supçonner q u ’ il y eu quelque infection plus dangereuse, q u e les fièvres m alignes ordinaires, aux quelles ce pays ici est assez s u je t d e p u is la ca­

nicule, jusques à A u to m ne. . . Dans la p erquisition que l’on fit, en s ’ap- perçu de quelques m arques, qui augm entèrent la difiance. q u 'o n av oit eüe. Aussi to st sans perdre tem ps nous usam m de to u te s les d iligences dont la prudence h u m a in e . . . tan t p o u r em pescher la d ila ta tio n d u m al, quant pour en descouvrir l’origine. E t qu an t à ce d e rn ie r p o in t, on n ’a pu trouver au tre chose, si non qu ’il avoit p eut e stre c o m m u n iq u é p a r quelque com m erce fu rtif de vaisseaux venus de Levant, avec les h a b ita n s d u n e m aison nom m é le Salvator, situé su r le p o rt du L e v a n t, d o n t le chef de famille m ourut en mesmes tem ps », 15 o tto b re 1655.

12 ASG, M agistrato della Sanità, filza 74 cit., lette ra di G.B. Cicala, 4 febbraio 1656.

13 I b i d e m , lettere di Natero, 4 e 24 gennaio 1656; le tte ra di G.B. Mas- siliano, 7 febbraio e 27 marzo; lette ra di C ristoforo C arb on e, 4 a p rile.

— 318 —

Come da Malta, o più probabilmente dai porti orientali, il contagio era passato in Puglia 14, nel Peloponneso e persino in E g itto 1S, dalla Sardegna il male giungeva nel N apoletano, re­

gione che alla fine di maggio doveva essere bandita da tu tti gli s t a t il6. Contemporaneamente, la peste m ieteva le sue prim e vit­

tim e anche in Civitavecchia I7; la città veniva subito bandita da Roma, da Firenze, da Livorno, da Lucca e da Ferrara 1S, ma il suo porto continuava ancora nella prima decade di giugno ad avere traffici con quello di Genova 19.

Le precauzioni prese nel Lazio dovevano, tuttavia, m anife­

starsi insufficienti poiché proprio a Roma, due settim ane più tardi, si andavano scoprendo le prime morti « sospette » 2C. In un primo tempo, non si vollero riconoscere in questi decessi i tragici indizi della peste, ma alla fine di giugno il m orbo si dif­

fondeva così virulento nella zona di Trastevere e nel ghetto che la verità appariva intera nella sua drammatica r e a ltà 21.

A Genova, intanto, si parlava m olto della pestilenza. Su proposta del Magistrato della Sanità erano stati adottati parti­

colari provvedimenti intesi a diminuire le probabilità di conta­

14 S . S a n t e r a m o , La peste del 1656-57 a Barletta, B arletta, 1912, e G.

N i c a s t r o , Contributo alla storia della peste del 1656, I, Melfi, Canosa e

Corato, Melfi, 1912. M entre alcuni affermano che il male giungeva n ell'Italia m eridionale proprio dalle Puglie (G. S t i c k e r cit., p. 163), a ltri denuncia­

vano la presenza contem poranea della peste in regioni diverse quali la Cam pania, la Puglia, la Lucania (A. C o r r a d i cit., III, p. 185).

15 ASG, M agistrato della Sanità, filza 74 cit., lette ra dei Commis- sarii alla Sanità di Livorno, 19 gennaio 1656.

16 I b i d e m , Bando di Ferrara, 26 maggio; di Bologna, 27 maggio; di

Livorno, 28 maggio; di Milano, di Bergamo e di Mantova, 1 giugno 1656.

17 Appendice lett. I e II.

18 ASG, M agistrato della Sanità, filza 74 cit., Bando di Rom a e di Ancona, 29 maggio; di Firenze e di Livorno, 1 giugno; di Lucca, 2 giugno;

di F errara, 6 giugno 1656.

19 Appendice lett. I e II.

20 ASG, M agistrato della Sanità, filza 74 cit., lettera di Pinelli da Ro­

ma, 10 giugno 1656.

21 I b i d e m , lettere di Pinelli da Roma, 24 giugno 1656. Appendice lett. I.

- 319 —

g io 22, ma la maggioranza della popolazione aveva r ea g ito nega­

tivamente, com e se non esistessero queste m i s u r e 23, co m p o r­

tando esse una riduzione o, quanto meno, un in e v ita b ile rallen­

tamento dei traffici. Era specialm ente dai q u a rtieri p iù poveri e più popolati che si manifestava la maggior resisten za : proprio da quei quartieri che avrebbero dovuto tem ere di p iù le con­

seguenze di un contagio, ma i cui abitanti alla ev en tu a lità di una peste contrapponevano la certezza im m ed iata, co n creta e non meno temibile, della fame.

In Genova, le prime denunce parrebbero d im o str a r e che i diversi focolai di infezione erano nati allo stesso te m p o e trova­

vano tutti la loro origine in un ’unica fonte co m p resa tra la Foce e Sturla. Secondo alcuni proprio su queste u ltim e sp ia g g e erano approdati marinai provenienti dalla Sardegna. E s s i eran o stati posti in quarantena, ma violando i divieti, a v e v a n o venduto della merce infetta che da alcuni mercanti era s ta ta portata nell entroterra Secondo altri, il male si era sv ilu p p a to nello stesso lazzaretto ove erano affluiti ed avevano tr o v a to a silo nu­

merosi profughi genovesi i quali avevano a b b a n d o n a to N apoli proprio per evitare la p e ste 25. Ma, com unque il m a le fo sse arri­

vato, sarebbe rimasto in Liguria non m eno di d ic ia s se tte m esi.

3- — Per definire l’andamento della pestilenza, c io è per otte­

nere informazioni sulla salute pubblica, il M agistrato della Sa­

nità della Repubblica di Genova non aveva che u n m ezzo: con­

trollare, giorno per giorno, sia il numero dei n u o v i casi, sia

22 ASG, M agistrato della Sanità, ms. 498, Manuale delle deliberazioni, 1656. Si elencano, in disordine, alcuni provvedim enti e s p o sti poi organi­

camente nella grida del 20 luglio, m odificata il 13 s e tte m b re , d e l l a q u a l e

è conservata copia in « A tti deW'Offitio Sanità» (ASG, n o ta io giudiziario:

Lavagnino G.B., n. particolare 8, sala 2, se. 68). Anche in m s. 265, cc. 74-76, relazione in data 12 settem bre 1656 (ASG, M agistrato d e l l a S a n ità ). An­

cora in A n t e r o M. d i S. B o n a v e n t u r a cit., p. 298. A ppendice l e t t . V II e 8.

23 Appendice lett. XII nota, XIII, 14 e XXXII nota.

24 A n t e r o M. d i S. B o n a v e n t u r a cit., pp. 246 e 250. A ppendice lett. 14.

25 A n t e r o M. d i S. B o n a v e n t u r a c i t . , 261. A p p e n d i c e l e t t . I I I e IV.

- 320 —

quello delle vittim e. A questo fine, la città era stata divisa in num erosi quartieri posti sotto il controllo di funzionari ,i quali, com e prim o incarico, avevano censito gli abitanti e le abita­

zioni 26.

In genere il numero dei morti e dei contagiati rilevato dai com m issari dei quartieri veniva inviato al Magistrato della Sa­

nità. Per rispettare degli accordi presi con gli stati vicini, alla fine di ogni settim ana, il m edesim o Magistrato trasm etteva que­

ste notizie alle altre am m inistrazioni sanitarie. Sovente gli stati vicini, tim orosi di non essere sufficientemente inform ati, invia­

vano nei villaggi di confine loro persone di fiducia con il com ­ pito di controllare la veridicità delle inform azion i27. Se la pre­

senza della peste veniva confermata, sia da queste voci, sia da segnalazioni ufficiali, il paese sospetto veniva bandito, il tran­

sito ed il com m ercio erano subito interrotti da regole che, col- l'aggravarsi del male, diventavano progressivam ente più severe.

Sebbene sia certo che l ’amm inistrazione sanitaria genovese tenesse una rigorosa contabilità dei progressi del male, quello che ci è pervenuto di tale docum entazione è affetto da sensibili lacune. N on sem pre i rapporti dei com m issari o gli avvisi setti­

m anali 28 potevano essere com pilati, specie in quei periodi di recrudescenza, durante i quali soccom bevano gli stessi incari­

cati del M agistrato della Sanità, costretti, per svolgere le loro m ansioni, ad esporsi pericolosam ente. Sovente gran parte della docum entazione andava perduta, sia perchè distrutta, sia perchè veniva abbandonata, ma ciò che manca alla docum entazione uf­

ficiale a noi pervenuta può essere utilm ente integrato da docu­

m enti di carattere privato emananti da fam iglie che, per la loro posizione em inente negli affari o nelle magistrature della Re­

pubblica, erano in condizione di conoscere e di seguire giorno

26 ASG, M agistrato della Sanità, ms. 265, cc. 74-76, relazione 12 set­

tem bre 1656, cit., Descritione del corpo intiero della città. Secondo que­

sto censim ento la popolazione di Genova era di 73.170 ab itanti; di essi 18.550 erano stati censiti nella zona denom inata San Giovanni B attista, 18.870 in quella di San Lorenzo, 17.700 in quella di San B ernardo e 17.050 nella zona di San Giorgio. A n t e r o M. d . S. B o n a v e n t u r a cit., p. 256. Ap­

pendice lett. IX e XII.

27 Appendice lett. XVII nota.

28 Appendice lett. XXXV, XXXVII, XXXIX, X L III, XLVI, ecc.

— 321 —

per giorno il lavoro del M agistrato della Sanità. A v o lte, a que­

ste preziose testim onianze, si affiancano le inform azion i co n ser­

vate presso gli archivi di stati vicini: an ch ’essi di estrem a im ­ portanza per colm are le lacune della d ocum en tazione ufficiale genovese tu ttora conservata negli archivi della R epubblica.

La docum entazione di carattere ufficiale utilizzata per lo studio della pestilenza è stata reperita nei seguen ti archivi:

Ar c h i v i o d i St a t o d i Ge n o v a.

M agistrato della Sanità,

m s. 265: la ] Descrizioni m olto som m arie delle pestilenze in Genova negli an n i 1383, 1438, 1439 e 1598.

[b ] N ota delle robbe, le quali non ricevono in fettio n e, ricevono infettione, sosp ette d ’infettione.

[c] N ota dei m o rti in Rom a p e r occasione del con tagio dal p rin cip io di luglio dell’anno co rren te 1656 sino alli 2 dicem bre

dell’anno m edesim o.

[ d ] Relazione del 12 settem b re 1656, nella q u ale si descrive la divisione del corpo intiero della c ittà in q u a ttr o p a rti p rin ­ cipali, ciascuno rip a rtito in cinque q u a rtie ri m in o ri, giusta il disposto dei decreti del 24 luglio 1656 e d e ll'l se tte m b re 1656.

[e l N ota dei m orti in Genova per occasione del contagio. Dal 3 di luglio dell’anno co rren te 1656 al 30 o tto b re 1656 to tale com plessivo, dal 31 o tto b re 1656 al 26 gennaio 1657 a n d a­

m ento giornaliero dei nuovi casi e dei decessi.

[f] Elenco dei lazzaretti in funzione fuori Genova dal 3 luglio 1656 a ll’l gennaio 1657 (il num ero dei decessi è in d icato p e r il solo lazzaretto di Chiavari).

[g ] Regolari m orti in Genova nell’anno 1657.

m s. 280: Elenco nom inativo dei contagiati e dei m orti nella sola c ittà di Genova, dal 16 al 26 giugno 1657.

ms. 281: M anuale delle deliberazioni del M agistrato d ella S an ità, 1657.

m s. 283: M anuale delle deliberazioni del M agistrato della S an ità, 1657.

m s. 285: M anuale delle deliberazioni del M agistrato della S an ità, 1657.

m s. 290: Libro nel quale si notano li m orti delli ospitali di P av eran o e della T orre, dal 28 maggio 1657 al 25 giugno 1657.

m s. 498: M anuale delle deliberazioni del M agistrato della S an ità, 1657 filza n. 74: L itte ra ru m ex tra dom inij, 1656.

filza n. 117: Crim ini, 1656 in 1657.

filza n. 171: Inutilium san itatis, 1656 in 1657.

filza n. 180: D ichiarazioni dei medici, 1656 in 1657.

filza n. 190: D iversorum sanitatis, 1656 in 1657.

— 322 —

San Giorgio, Caratis Maris, filza n. 108 (provvisorio). A ciorum 1669 in 1670.

Senato, pacco n. 972: Diversorum 1656. Relazione p re se n ta ta al Senato il 5 settem bre 1656 sui siti d estinati alla sepoltura dei cadaveri degli appestati.

Notai giudiziari:

Lavagnino Gio. Batta, n. part. 8, sala 2, se. 68: A tti dello Officio Sanità.

Peirano Gio. Tommaso, n. p a rt. 25, sala 2, se. 51 : A tti dei Signori Medici.

Ci v i c a Bi b l i o t e c a Be r io d i Ge n o v a.

ms. M.R. X, 2, 12: Proposte per la prevenzione del contagio che va fa­

cendo progressi a Napoli et in Sardegna, s.d.

Ar c h i v i o Mu n i c i p a l e d i Ba r c e l l o n a.

Conseil de Cent, serie II, Registre de Deliberacions, n. 165, 166, 167, 168, 30 novembre 1655 - 30 novem bre 1659.

Ar c h i v i o d i St a t o d i Li v o r n o.

Sanità: serie VII, reg. n. 65, Lettere di S anità del Governo, 1656 in 1658.

S a n ità : serie VII, reg. n. 613, C opialettere del M agistrato della S anità, 1656 in 1671.

Ar c h i v i o Co m u n a l e d i Ma r s i g l i a.

Serie GG, liasse n. 214, S ituation san itaire hors M arseille, 1651-1659.

Ar c h i v i o d i St a t o d i Mi l a n o.

Sanità, parte antica e moderna,

b usta n. 278, G ridario e indice nel contaggio nelli huom ini; Som m ario di ordini p er il contagio;

busta n. 279, Relationi dei Conservatori della Sanità, 1656.

Ar c h i v i o d i St a t o d i Tr i e s t e.

Intendenza Commerciale per il litorale di Trieste 1748-1776, b u ste n. 488-498, S anità (dal 1630 al 1729).

Fra i docum enti di carattere privato, particolarm ente in te­

ressanti si sono rivelati una raccolta di lettere della fam iglia Spinola ed un copialettere della fam iglia R a g g i29.

29 Ringrazio vivam ente il Prof. Giuseppe P ieisantelli p e r la preziosa segnalazione.

— 323 —

Il carteggio Spinola fa parte d e ll’Archivio D oria recente­

m ente donato a ll’istitu to di Storia E conom ica d e ll’U niversità di Genova. Riguardano la peste del 1656 le lettere di N icolò Spinola che hanno la seguente collocazione:

b u sta n. 151: corrispondenza dal gennaio 1656 al 19 nov em b re 1656.

b u sta n. 152: idem, dal 26 novem bre 1656 al 10 d icem b re 1656.

b u sta n. 153: idem, dal 17 dicem bre 1656 al 23 agosto 1657.

b u sta n. 154: idem, dal 30 agosto 1657 al 23 novem bre 1657.

N icolò Spinola, che era uno dei figli di Franco Sp in ola, no­

bile e m ercante, scriveva settim analm ente lunghe lettere di af­

fari al fratello Ambrogio, residente in Anversa. Agli inizi del 1656, egli era però osp ite delle prigioni genovesi, per contrasti col M agistrato del N uovo A rm am en toM; il che fa praticam ente decorrere questa sua corrispondenza soltanto dal m ese di giu­

gno, cioè da quando il contagio era già dilagato in N apoli.

I due fratelli, a differenza del padre che « non sapeva risol­

versi a far m ai cosa alcuna, bastandoli solo di d isco rso » 31, ap­

partenevano ad una m oderna generazione di uom ini d ’affari, rapidi quanto audaci nelle loro decisioni. E ssi avevano fa tto del com m ercio, m a operato soprattutto nei cam bi, di cui avevano fa tto quasi lo scopo della loro vita e dovevano averne cavato lucri cop iosi se Ambrogio, da solo, poteva lasciare, nel 1669, una eredità di quasi due m ilioni e m ezzo di lire g e n o v e s i32.

La concision e letteraria di N icolò, alm eno per q uanto con­

cerne gli argom enti estranei agli affari — egli riusciva ad an­

nunciare in poche righe la m orte del figlioletto, la perdita della m oglie, la scom parsa del padre e quella del fratello 33 — si tra­

sform ava in p rolissità quando erano in gioco gli affari.

30 ADG, b u sta 151, lettere del 6 e del 14 m aggio 1656. All’origine di questi c o n tra sti e ra il ten ta to acquisto da p a rte di Genova di q u a ttro vascelli d ’alto bordo, p erfettam en te a rm a ti ed attrezzati, d a c o stru irsi nel Regno delle Province Unite (ASG, Archivio segreto, littera ru m 1650-54, co p ialettere 132/1908; anche in Archivio Segreto, M aritim a rum , filza 1666).

31 Appendice lett. LVIII.

32 ADG, b u s ta 196, Bilancio dell’eredità di N. Spinola (lire 2.481.729).

33 ADG, b u sta 151, lettera del 21 maggio 1656. Appendice lett. LXXV.

— 324 —

In lui la paura del contagio, quando dubitava della sicu­

rezza dei capitali depositati nel Banco di San Giorgio, doveva subito scomparire. Nel bel mezzo della epidem ia — in Genova erano già morte più di 40.000 persone — egli rom peva l ’isola­

m ento del suo rifugio di Chiavari, correva in città, ritirava il contante, si imbarcava sopra una feluca, depositava il capitale davanti a L ivorno34 e finalmente ritornava in fa m ig lia 35. Tem e­

rarietà che doveva venirgli meno, vinta da m ille dubbi e da al­

trettante paure, quando egli era incerto se rimanere in Chia­

vari o trasferirsi insiem e ai fam igliari superstiti, nella più si­

cura casa di Sam pierdarena3é.

Nel settem bre 1657, nom inato com m issario dal M agistrato della Sanità, egli cercava inutilm ente di sottrarsi a ll’incarico 37, ma la minaccia di una multa di 500 scudi di oro in oro lo in­

chiodava alle sue nuove responsabilità. Questa pena era per lui enorme ed estrem am ente dolorosa ed egli sentiva la necessità di descriverla al fratello per ben quattro v o lte 38. La stessa parsi­

monia, gli doveva procurare, sul finire della pestilenza, un altro grave dilemma: quello di sacrificare m obili ed indum enti dei parenti perduti nella peste o di affidarsi alle « profum azioni » per salvare le m asserizie39.

Questi aspetti del suo carattere m ettono in luce la puntigliosa esattezza delle sue osservazioni e la m eticolosa precisione del suo carteggio che segue passo a passo l ’andamento e le dim en­

sioni della pestilenza, evento troppo im portante per le prospet­

34 Appendice lett. LXXV nota. Precise disposizioni delle a u to rità sa­

nitarie toscane, p u r escludendo qualsiasi contatto d iretto , prevedevano la possibilità di depositare contante (oro od argento) od anche perle (sfi­

late) dentro un barile di acqua ed aceto giacente su di uno scoglio lon­

tano dalla costa. Il denaro od i preziosi venivano con tro llati ed una ri­

cevuta veniva lasciata sullo stesso scoglio per essere ritira ta successiva­

m ente dal depositario (ASL, Sanità, serie VII, reg. n. 65, cit.).

35 Appendice lett. LXXXI e LXXXII.

3o Appendice lett. LXXXI e LXXXVII.

37 Appendice lett. LXXXVIII, LXXXIX, XC, XCI e XCII.

» Appendice lett. LXXXVIII, LXXXIX, XC e XCI.

39 Appendice lett. XCII.

— 325 —

tive di m ercato perchè lo S pinola non lo seg u isse co n l'occh io più acuto e più vigile.

Il copialettere della fam iglia Raggi è una recen te a cq u isi­

zione della Civica B ib lioteca Berio di Genova, dove è cla ssifica to fra i m anoscritti (M.R. V, 3, 17): è una trascrizion e m iscella n ea di testi o di estratti di lettere indirizzate da d iversi co rrisp o n ­ denti a Ferdinando (?) Raggi, il quale a ll’epoca d e lla p estilen za si trovava in Rom a. Tra gli autori delle lettere em erg e un a figlia del Raggi: Suor Maria Francesca, rinchiusa nel co n v en to di Santa Brigida, nel popolare quartiere di Prè 'w, m a non o p p re ssa dalle anguste pareti del ch iostro, che, al contrario, sem b ra n o quasi stim olare il su o acuto spirito di osservazion e e le su e rare doti di com m en tatrice acuta e spigliata. Le sue lettere, isp ir a te alla più larga confidenza e non prive di un im pegno lettera rio forse degno di una particolare attenzione, son o un d o cu m en to di estre­

m a efficacia degli orrori, delle vicende e delle fa si d ella p esti­

lenza. M ancano però di quella precision e nei d etta gli nu m erici che, non congeniale a ll’ardente tem p eram ento d ella su ora, carat­

terizzano invece le lettere di un altro corrisp on d en te, il prete Giovanni Francesco Ravara.

U om o dotato di una discreta cultura, anche se in ferio re a quella della suora, il Ravara raccoglieva ogni voce e la rip eteva da

« referendario » fedele, segnalando i progressi del m ale, i nuovi paesi colpiti, il num ero delle vittim e; freq u en tem en te eg li ca­

deva in contraddizioni m a si affrettava a correggersi, via via che le notizie che gli pervenivano gli fornivano nuovi e lem en ti per

deva in contraddizioni m a si affrettava a correggersi, via via che le notizie che gli pervenivano gli fornivano nuovi e lem en ti per