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ROMANTICISMO, PSICHE, ARTE

3. Psiche e patologia

«Fiction is a branch of neurology». Così cominciava il breve testo contenuto nella pseudo- pubblicità pubblicata da Ballard sul numero 33 della rivista Ambit (1967)353. E questa è esattamente la strada imboccata dagli studi di narratologia contemporanea, nella branca denominata neuronarratologia354. Probabilmente era inevitabile che le strade della scienza della mente e della letteratura si incrociassero, prima o poi. Almeno a partire dal già ricordato Frankenstein di Mary Shelley, per non tornare ancora più indietro, scienza e fantastico si incontrano, creando i prodromi di quella che diventerà ciò che gli anglosassoni chiamano significativamente science fiction. Nell’introduzione alla pionieristica - per l’Italia - antologia Le meraviglie del possibile (1959), Sergio Solmi coglie esattamente questo punto, fornendo un’adeguata serie di esempi di questa transizione dal fantastico alla fantascienza.355

Avendo studiato medicina per due anni al King’s College di Cambridge con l’intenzione di divenire psichiatra, Ballard ha avuto una formazione culturale di tipo scientifico; si comprende facilmente quindi come mai nella sua opera sia ricorrente l’utilizzo della terminologia medica, per esempio in riferimento a personaggi dell’iconologia popolare, come in Crash e The Atrocity Exhibition356.

Assieme a Concrete Island (1974) e High-Rise (1975), Crash fa parte di quella che Peter Brigg definisce una trilogia del disastro urbano. In questi romanzi il principio motore degli eventi è lo stato di patologia psicologica dei personaggi, i quali sono prigionieri del proprio isolamento

353

“Notes from Nowhere: Comments on Work in Progress”, New Worlds Science Fiction, no. 167 (Oct. 1966), cit. in P. Brigg, op. cit., p. 63.

354

Cfr. Stefano Calabrese (a cura di), Neuronarratologia. Il futuro dell’analisi del racconto, Bologna, Archetipo Libri, 2009.

355

«Il negromante, che per virtù d’incantesimo si spostava attraverso l’aria raggiungendo in pochi minuti luoghi distantissimi, riappare ingigantito nella figura dell’inventore che, sviluppando sul piano pratico la teoria einsteiniana del campo unificato, ricollegante l’elettro-magnetismo e la gravitazione, giunge a neutralizzare la forza di gravità e a viaggiare liberamente nello spazio, senza far neppur più ricorso all’antiquato razzo interplanetario. L’isola beata delle maghe fascinatrici, assente dai portolani dei navigatori, è sostituita, in questi nuovi racconti di fate, dall’universo ‘laterale’ coesistente col nostro in una diversa dimensione, paradiso segreto cui soltanto possiamo avere accesso in virtù della provvidenziale distorsione, o warp, spazio-temporale, in cui un fortunoso accidente ci fa incorrere. I mostri e i draghi della narrtaiva cavalleresca ritornano con gli esseri deformati e ingigantiti in seguito alle mutazioni di specie provocate per effetto dei gas radioattivi sprigionati dalle esplosioni nucleari in disastrose guerre atomiche. Non più i castelli incantati, dove invisibili mani di spiriti servono le vivande o suonano arpe angeliche, ma la casa-automa [creata da quel ramo della robotica oggi chiamata domotica] che, sensibile ai più sottili influssi telepatici, adempie

spontaneamente ai desideri dei suoi felici abitatori. » Sergio Solmi e Carlo Fruttero (a cura di), Le meraviglie del

possible. Antologia della fantascienza, Torino, Einaudi, 1992, p. xiv.

356

«These [Ballard’s statements] stress the analytic function of the fiction and its attempts to describe the modern world and man’s place in it in terms of science and medicine. The preoccupation with sexual behaviour common to contemporary man is voiced extensively in this book [The Atrocity Exhibition] and in Ballard’s later fiction in clinical and psychiatric terminology. These cannot fail to make the reader uncomfortable. The intense, ugly eroticism that bathes the stories is a particular application of the death of affect to an all-important aspect of human experience.» P. Brigg, op. cit., p. 63.

psichico, che in Crash si manifesta come vera e propria alienazione. Emblematico in proposito l’aneddoto secondo il quale una lettrice incaricata di valutare i manoscritti per la casa editrice inglese Cape che avrebbe dovuto pubblicare questo romanzo ne sconsigliò vivamente la pubblicazione sostenendo che l’autore fosse “beyond psychiatric help”. Lo racconta lo stesso Ballard, commentando che fortunatamente l’editore decise di pubblicarlo ugualmente. Un’eco ironica di quest’aneddoto si trova in Kingdom Come, quando il protagonista si sente rivolgere un analogo commento. Qualcosa di simile era già accaduto con l’edizione americana di The Atrocity Exhibition. Quando l’editore Nelson Doubleday ebbe tra le mani la prima tiratura del testo fu impressionato molto negativamente da “Why I Want to Fuck Ronald Reagan”, al punto da decidere seduta stante di mandare il tutto al macero. Il libro fu pubblicato in seguito da Grove Press, con il titolo Love and Napalm: Export USA (1972) e la prefazione di William S. Burroughs, personaggio carismatico della letteratura americana, già esponente della beat generation e certamente poco gradito all’establishment. La società americana, allora più di oggi, temeva il confronto con forme di alienazione, fosse essa sociale - si pensi alla “caccia alle streghe” iniziata negli anni Cinquanta dal senatore McCarthy - o psicologica – si pensi a un personaggio come il già citato Wilhelm Reich -, perciò un oggetto narrativo come quello si poneva in antitesi rispetto alla norma del tempo, rendendosi per ciò stesso automaticamente pericoloso e quindi da respingere senz’altro357.

Come altrove in Ballard, il fatto che uno dei protagonisti di High-Rise porti il nome di un personaggio realmente esistente è tutt’altro che casuale. Anzi, figure discusse come quella di Reich e altri hanno fatto in parte da modello per un tipo di personaggio ricorrente come lo scienziato o lo psichiatra ‘cane sciolto’, controcorrente. In questo caso si tratta di Ronald David Laing358, psichiatra scozzese esponente assieme a David Cooper del movimento dell’antipsichiatria, famoso per la sua teoria secondo la quale la schizofrenia non sarebbe una malattia organica ma un processo sociale, e in particolare la schizofrenia femminile sarebbe il prodotto della repressione delle donne e dell'oppressione all'interno della famiglia. In un’intervista concessa allo scrittore Will Self Ballard si dichiara poco convinto dalle sue teorie, ma nel definirlo “una sorta di romanziere” probabilmente intende esaltarne le doti di narratore di storie, come quelle dei pazienti di cui si occupa359. Inoltre,

357

«All three of the novels [la trilogia del disastro urbano] excite the reader’s questioning and often his indignation for their apparently amoral stands towards violence, pornography, and bizarre behaviors.» Ivi, p. 75.

358

«R. D. Laing proposed an existential [corsivo dell’autore] psychiatry. Laing turns to existentialism because, for him, it offers a ‘science of persons’ rather than separating disease from person. ‘Disease’ was to be seen not as an external invader, but as an expression of a Self from a phenomenological ‘take’ on reality which must be condemned by the hegemonic version of reality as ‘insane’.» R. Luckhurst, op. cit., pp. 360-361.

359

«I was always very suspicious of Laing and his claims that schizophrenia was a social construct. Having known one or two people who were virtually schizophrenic, I believe the severe nature of the handicaps these people suffered from weren't in any way an adaptive response to a hostile reality. These people were crippled in a way that an autistic child is crippled. Something had gone wrong with the basic wiring. [...] They are victims of circumstance, not proactive in the way that Laing suggested. But then he was a kind of novelist too.» Will Self, Junk Mail, London, Bloomsbury Press, 1996, p. 359.

avendo egli stesso desiderato in gioventù di divenire psichiatra, forse non ci allontaneremmo troppo dalla realtà nel sostenere che le due attività, narratore e terapeuta, possono arrivare ad essere molto vicine, come del resto l’aneddoto ricordato poco sopra potrebbe confermare: colui che cura e colui che viene curato possono essere considerati come le due facce di una stessa medaglia, mettendo da parte le distinzioni di ruolo che il buon senso e la prassi assegnano loro, separando rigidamente i due percorsi nel momento in cui la norma sancisce una dicotomia insanabile tra i ruoli di soggetto - colui che cura - e oggetto - colui che viene curato -. E a proposito di Laing, David Pringle ritiene altamente probabile che Ballard abbia letto il suo The Politics of Experience, nel quale si utilizza più volte l’espressione ‘inner space’, uno dei marchi di fabbrica del mondo ballardiano360.

Un’altra importante figura – immaginaria - di psichiatra, per quanto sui generis, è quella del Dr. Nathan, che abbiamo incontrato all’inizio, che fa da contraltare al personaggio dai nomi plurimi comincianti per T in The Atrocity Exhibition.

Un altro aspetto del legame con le questioni che riguardano la psiche e le sue patologie si può cogliere in romanzi quali Rushing to Paradise (1994), Cocaine Nights (1996) e Super-Cannes (2000). Psichiatri e psicopatici costituiscono coppie oppositive/complementari di protagonisti, come nota lo psichiatra Riccardo Dalle Luche in un suo scritto sull’autore inglese361. Anche nel racconto

360

«As for whether or not “JG read any Laing”, I’m sure he would have done, back in the 1960s - if only Laing’s slim Penguin paperback-original, The Politics of Experience (1967), which, believe me, ‘everybody’ read. That’s the book by Laing which mentioned ‘inner space’ a lot, and I remember the 17-year-old me being startled by that phrase when I came across it repeatedly: “has this guy been reading Ballard?”, I asked myself.» David Pringle, e-mail alla JGB mailing list di Yahoo, 20/01/2010 (http://groups.yahoo.com/group/jgb) [Ultima visita 08/08/2010].

361

«Alle figure di psichiatri Ballard contrappone quelle di psicopatici (Vaughan in Crash, Crawford in Super-Cannes, Barbara Rafferty in Rushing to Paradise, etc.) a loro modo santi e rivoluzionari che perseguono progetti di trasformazione dell'organizzazione sociale (spesso sovvertendo la funzione e le finalità della tecnologia e degli habitat tecnologici) al fine di sollevare gli esseri umani dall'apatia, l'anedonia e la depressione in cui annegano. Come a volte risulta difficile differenziare, nei modi e nei loro progetti, gli psichiatri da questi loro antagonisti, i comportamenti psicopatici e perversi rappresentano allo stesso tempo nuove psicopatologie e nuove terapie che la trasformazione tecnologica e sociale consente di liberare e realizzare per espellere il dolore mentale connesso alle perdite e alle ‘organizzazioni della colpa’ (Cocaine Nights) che generano, per infrangere il vissuto di estraneità a se stessi e alla realtà che si esprime nella noia, nella depersonalizzazione, nella frammentazione dell'identità, patologie che Ballard mostra di conoscere molto bene insieme alle varie tossicodipendenze proliferate negli anni ‘60 e ‘70. Psicopatie e perversioni sono soluzioni concrete ed efficaci, soprattutto quando diventano la norma e la regola non scritta all’interno di enclaves microsociali, gruppi di avanguardia o di sperimentazione artistica e sociale […], ma anche alle loro trasfigurazioni letterarie nelle associazioni di marginali (autoemarginati più che emarginati) come in Crash, Concrete Island e Rushing

to Paradise, nelle organizzazioni elitarie neo aristocratiche, come gli abitanti dei complessi residenziali di High-Rise, Cocaine Nights e Super-Cannes; al contrario i trattamenti psichiatrici, farmacologici o psicoterapeutici, che implodono

sui soggetti in un vacuo tentativo di normalizzazione, risultano inefficaci e tragici sia per i pazienti che per i medici. È perfino prevedibile che lo psichiatra coprotagonista dell’ultimo romanzo [in realtà dopo questo sono venuti Millennium

People (2003) e Kingdom Come (2006)] di Ballard (Wilder Penrose, in Super-Cannes) non prescriva più affatto farmaci

ma veri e propri gruppi d’azione di gesta psicopatiche e perverse come cura per i top manager, una follia minore in grado di prevenire la follia cui li condurrebbero i ritmi e le responsabilità di attività di lavoro globalizzate e miliardarie. La piccola follia psicopatica temporanea dei top manager di Eden Olympia equivale alla benigna (benevola) psicopatologia (“benevolent psychopathology”) inventata e realizzata da Vaughan in Crash: una follia minore che tuttavia fa comunque le sue vittime - che preserva da una follia maggiore, alla quale lo stesso Io come nozione soccombe (ad esempio nel personaggio di Travis/Trabert/Talbot in The Atrocity Exhibition e in quello di Sally di The

Kindness of Women).» Riccardo Dalle Luche, “James G. Ballard e la psicopatologia della sopravvivenza. La cognizione

del dolore mentale e il potere trasformativo dell’immaginazione” (http://lafrusta.homestead.com/riv_ballard.html) [Ultima visita il 25/07/2010].

“Zone of Terror” (1959) troviamo citato uno psichiatra realmente esistente, il tedesco Ernst Kretschmer, al quale Ballard attribuisce un saggio intitolato An Analysis of Psychotic Time, che non risulta abbia mai scritto. Larsen, uno dei protagonisti, legge questo libro mentre è preda di un’allucinazione: vede diversi doppi di se stesso che l’altro personaggio, lo psicologo Bayliss, gli spiega essere immagini psicoretiniche. In un finale tutto sommato prevedibile, Larsen troverà la morte perché indistinguibile dai suoi doppi.

Nel saggio che la studiosa polacca Dominika Oramus dedica a Ballard l’idea di fondo è che la sua narrativa descriva il declino della civiltà occidentale: «In one of Freud’s essays that Ballard often quotes, Civilization and its Discontents [(1930)], Freud calls human civilization a mistake. Ballard’s fiction is devoted to the descriptions of this mistake»362. Uno scenario decisamente patogeno, in linea con questa citazione, è quello descritto in “The Intensive Care Unit” (1977), ambientato in una società in cui è illegale avere contatti umani reali, cioè non mediati dagli apparati tecnologici, in particolare la televisione. Ciò comporta un tale livello di alienazione che quando la famiglia trasgredisce il tabù e si riunisce di persona l’epilogo sarà tragico. Nel significativo finale del racconto il narratore si prepara, senza apparenti emozioni, ad essere aggredito dal figlio che brandisce un paio di forbici. È il trionfo della ‘death of affect’, altro elemento topico della narrativa ballardiana. Peraltro, non è l’indignazione né la passione civile la molla che spinge l’autore britannico a sottolineare questo problema. Come affermato in precedenza, Ballard osserva e descrive ciò che vede, non prende posizione, si limita a prendere atto di ciò che accade, con atteggiamento distaccato, notarile. O meglio, con l’atteggiamento di un medico o di uno scienziato di fronte a un sintomo o a un dato sperimentale363. Si tratta di quella stessa neutralità emotiva del linguaggio scientifico che in The Atrocity Exhibition si propone come una forma di pornografia aliena: «Affectless scientific language becomes pornography»364. Come afferma lo stesso Ballard, esiste anche l’altra faccia della medaglia: per esempio la meccanicità e la ripetitività della copula, in un ambiente scientifico e tecnologico come un laboratorio, possono portare alla perdita d’interesse per il sesso, come nell’esperimento condotto da Masters e Johnson, in cui il nostro autore ipotizza che l’osservazione stessa induca la patologia nell’osservatore, in un rovesciamento come quello in cui il paziente sviluppa la malattia a causa dei controlli anziché essere sottoposto a controlli perché malato365.

362

D. Oramus, op. cit., p. 9. 363

«In his fiction Ballard himself is neither for nor against the death of affect. As it is a phenomenon of modern life rather than something one chooses, he would find the choice as relevant as asking whether one ‘chooses’ gravity.» P. Brigg, op. cit., p. 81.

364

R. Luckhurst, op. cit., p. 436. 365

«For me, the most interesting aspect of the work of Masters and Johnson, collected in Human Sexual Response, was its effect on themselves. How were their sex lives influenced, what changes occurred in their sexual freedoms and fantasies? In conversation they seemed almost neutered by the experiments. I suspect that the copulating volunteers

In un’intervista del 1990 David Pringle chiede a Ballard se si considera un autore di narrativa ‘horror’. Ci si potrebbe aspettare che la risposta sia un semplice no, invece lo scrittore si esprime in maniera più articolata, facendo riferimento a Crash nell’esprimere il suo punto di vista sul genere, dalle origini ai nostri giorni:

You could say Crash is on the edges of horror fiction. I take it that, in horror fiction, the horrific effects are the object of the exercise. In the Gothic novel the clanking chains and creaking drawbridges and whistling pendulums are the object; the chill of terror and fear is the whole purpose. Whereas in a book like

Crash I'm not out to make the blood run cold: I'm trying to look at the eroticism of the car crash and the way

modern technology has infiltrated our minds, taken over a large part of our imaginations and created a world of very different values. I've never thought of myself as a writer of horror. When you're dealing with a sensational subject matter, where you're showing radical changes with people making sudden discoveries about the reality of their lives in dramatic circumstances, where people are being plagued by intense mental crises (as they are in a lot of my fiction), you're getting into an area close to horror fiction. The main props of the classic tale of terror were haunted castles and alike. The present day equivalents of haunted castles are psychiatric hospitals; the blade-tipped pendulum has given way to the scalpel in the neurosurgeon's fingers. It's not the evil potion in a dusty bell-jar that frightens us now, it's the contents of the hypodermic syringe, and the needle that may not be too clean. The props have changed. There are sudden glimpses of the shocking and unspeakable in my fiction too, so there is a certain overlap366.

Queste parole confermano il legame di Ballard con alcuni aspetti del romanticismo, ancora presenti anche nel gotico contemporaneo, e tra questi in particolare la fascinazione per gli oscuri abissi dell’inconscio367.

were really training the good doctors to lose all interest in sex, just as computerised diagnostic machines, where patients press buttons in reply to stock questions, are inadvertently training them to develop duodenal ulcers or varicose veins.» J. G. Ballard, Atrocity, a cura di V. Vale e A. Juno, op. cit., p. 19.

366

D. Pringle, Fear n. 14, febbraio 1990. 367

«Unencumbered by the conventions and restrictions of realism, the prose romance cultivates the power of the imagination in its most heightened mode, while, correspondingly, its concerns are not the commonplace themes of the familiar world, but the terrors and wonders of the human mind. In its chief manifestation as the Gothic novel, during the period of the late eighteenth and early nineteenth centuries, the prose romance reintroduced to literature the dark realm of the irrational, the world of the unconscious, traditionally neglected or slighted by the novel proper.» G. Stephenson, op. cit., pp. 160-161.