DOVE IL PUBBLICO NON ARRIVA IL CASO TOSCANA
PUBBLICO E PRIVATO NEL SISTEMA DI WELFARE: IL “MODELLO” TOSCANA
PUBBLICO E PRIVATO NEL SISTEMA DI WELFARE: IL “MODELLO” TOSCANA
Stefania Saccardi
Il rapporto pubblico-privato nel sistema di welfare è un tema estremamente attuale che non va affrontato semplicemente perché siamo in tempo di riduzione delle risorse pubbliche, ma piuttosto perché consiste in una questione di fondamentale importanza per la qualità del sistema.
Crescono i bisogni, assistiamo a nuove scoperte tecnologiche e ci troviamo a far fronte a sempre maggiori costi relativi a nuovi farmaci per patologie particolarmente gravi. Serve una riflessione profonda circa la direzione da prendere e circa le forme concrete da assumere per la sostenibilità del nostro sistema.
Quando si parla di welfare, consideriamo tre settori: quello sanitario, quello socio-sanitario e quello sociale “puro”. Partendo dal primo – la sanità – si tratta del settore dove il pubblico copre la maggior parte delle risorse: la nostra Regione conta un intervento privato in sanità molto ridotto rispetto ad altri territori del Paese. In Toscana si crede ancora che il pubblico sia il modo migliore per rispondere ad un bisogno di salute, soprattutto se tale bisogno è grave e la problematica è di grande complessità. Riusciamo proprio sui bisogni di maggiore gravità a dare, come pubblico, le risposte di più alta qualità. Il privato sociale è comunque impegnato, da tempo, in ruoli importanti: pensiamo alla rete di emergenza-urgenza – la rete del 118 – gestita tutta tramite la realtà composita del privato sociale. Si tratta di un unicum assoluto: una scelta significativa della Regione Toscana, con un investimento pari a 90 milioni di euro, che affida alla rete del volontariato la dignità di soggetto istituzionale capace di svolgere, per conto del sistema, un ruolo estremamente importante e di grande rilevanza per la comunità. Anche nel settore della diagnostica, il privato sociale supplisce le carenze del pubblico.
Credo che il compito di un amministratore pubblico sia quello di capire come si muove la società, cosa essa esprime, e impegnarsi a governare gli eventi: sono convinta che il nostro tessuto regionale riceva, attraverso la ricca rete del privato sociale, una risposta di qualità che va tenuta dentro il sistema di welfare regionale, in stretta correlazione con l’intervento pubblico. Il rapporto e l’integrazione pubblico-privato nel sistema sanitario toscano si può esprimere attraverso la modalità classica della convenzione oppure attraverso la forma delle sperimentazioni gestionali, introdotte recentemente nel nostro ordinamento regionale e che permettono di lavorare con il privato in modo ancora più stretto in una sorta di co-gestione all’interno di determinate strutture.
Venendo al settore socio-sanitario, la presenza del mondo della cooperazione, dell’associazionismo e del privato sociale è preponderante, soprattutto per quanto riguarda la non autosufficienza e la disabilità. È estremamente sottile la differenza
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PUBBLICO E PRIVATO NEL SISTEMA DI WELFARE tra ciò che è intervento sanitario e ciò che è intervento sociale: la scommessa della nostra Regione è stata quella di valorizzare il tessuto e i soggetti dei nostri territori, attraverso la sperimentazione delle Società della Salute e delle zone distretto, per una maggiore integrazione tra progetti e risorse dei Comuni e delle ASL.
Il settore dell’assistenza domiciliare è in larghissima parte affidata al mondo della cooperazione, attraverso il sistema dell’appalto. Sarebbe importante sperimentare una modalità nuova dentro un sistema programmato, gestito dal pubblico e con l’intervento del privato sociale. Il progetto “Pronto Badante”, dal 1° marzo 2016 esteso a tutta la Toscana dopo una prima fase di sperimentazione nell’area fiorentina, è un’iniziativa della nostra Regione per una risposta immediata in casi di necessità e emergenza: si tratta di un orientamento per orientarsi nella rete dei molteplici servizi, attraverso cui la persona si sente presa in carico e protetta in un momento di difficoltà. Inoltre, abbiamo pensato che servisse una maggiore flessibilità nelle risposte nel settore dell’assistenza agli anziani: fino a poco tempo fa, la scelta era tra l’assistenza domiciliare e l’RSA, cioè tra il “nulla” e l’intensità assistenziale assoluta; la nostra scelta è quella di attivare strutture a bassa intensità assistenziale, a gestione mista pubblico-privato con precisi criteri per la definizione della maggiore qualità possibile.
Il settore della disabilità poi è un settore di sperimentazione, se solo pensiamo al lavoro che da tempo si sta facendo insieme alle associazioni dei genitori di figli con disabilità presenti in gran numero sul territorio. Non può sussistere un sistema di meri contributi alle associazioni a cui poi è affidato l’intero sostegno alla disabilità, il lavoro va condiviso attraverso formule nuove. Soprattutto sul “dopo di noi”, la legge approvata recentemente è un fatto di grandissima importanza: per la prima volta Governo e Parlamento hanno deciso di affrontare un tema delicato e fondamentale. La nostra Regione presenta esperienze positive: penso alle fondazioni miste pubblico (azienda sanitaria, Comuni) e privato (associazioni) che si trasformano in elemento di garanzia per il mantenimento e la prosecuzione di risposte personalizzate e più simili ad una casa di abitazione piuttosto che a un luogo neutro.
Per quanto riguarda il sociale “puro”, le politiche riguardano il contrasto alla povertà, il fenomeno migratorio, ecc. Questo settore è gestito interamente dalle amministrazioni comunali, insieme alle associazioni e alla cooperazione sociale, tentando di uscire dalla concezione assistenzialistica verso la ricerca dell’autonomia e della responsabilità. La mano delle Istituzioni serve ad aiutare la persona a rialzarsi, non a fare elemosina. Serve co-progettare gli interventi e le associazioni devono essere parte integrante del percorso insieme ai Comuni: l’obiettivo dell’inclusione sociale necessita di idee e proposte condivise.
Ecco quindi il “modello” toscana: una regia pubblica, impegnata nella programmazione e nel controllo, e una integrazione pubblico-privato che si fonda su una rete straordinaria di associazioni e di partner stabili degli enti locali. Grazie a questa rete, riusciamo a dare i livelli di risposta che siamo in grado di offrire nei
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servizi alla persona. Il pubblico può essere luogo di attrazione di risorse private, rimanendo nel nostro contesto regionale le strutture pubbliche un elemento di garanzia e di qualità. È, il nostro, un grande cantiere di elaborazione e la sana e corretta collaborazione tra pubblico e privato può aiutarci a mantenere un livello alto di qualità e a fare innovazione.