periferico, emergono ugualmente, però, i caratteri della scrittura del pe-riodo, con chiari segni di tendenze catalane; tuttavia sono presenti anche particolari più riportabili ad un mondo culturale scarsamente permeato di cultura iberica.
Procesos. Questa serie comprende materiale documentario
origina-rio della cancelleria o confluito in essa dopo aver fatto parte di altre se-rie dell'AcA, come la Real Audi enci a. Si tratta di un fondo il cui riordino è ancora in corso e che raccoglie diversi atti di procedimenti giudiziari, talvolta parziali, relativi alla Sardegna 28
.Tra questi si è rivelata utile l'a-nalisi del processo 127 / 11, risalente, per gran parte, al mese di dicem-bre del 1354, ma contenente anche documentazione del 1355; questa è tutta relativa al processo contro il conte Gherardo di Donoratico per il crimine di lesa maestà, tradimento e complicità con il giudice d'Arborea, Mariano IV, nella sua lotta anti-catalana. Il testo del verdetto di condan-na postuma del Donoratico, già pubblicato da chi scrive, è riportato in trascrizione, dopo che dello stesso è stato fatto un confronto con altri esemplari analoghi.
In particolare, il documento di cancelleria si apre con il capo d'ac-cusa, puntualizzato in forma di lettera patente, il 6 dicembre del 1354. Il testo della condanna vera e propria è contenuto a partire dalla quinta li-nea della c. 53v. del reg. 1025. La carta reale contenente questo docu-mento è stata già segnalata in regesto 29
.Si tratta della copia più ridotta ed essenziale delle tre esaminate, contenenti il testo del verdetto di con-danna del Donoratico. La grafia di quest'ultima copia è pressoché iden-tica a quella dell'estensore dell'esemplare di Cancilleri a, Procesos; questo lascia pensare che la mano possa essere la stessa. La copia
CRDpresenta correzioni e aggiunte più numerose rispetto alle altre due esaminate. Le sue dimensioni sono: cm 28 x 20,5.
28 Ibidem. p. 98.
29 L. D'ARIENZO, Carte Reali cit., n. 538, p. 278: collocazione: cassa 25, fasc. 1, carta 4.
Il lungo verbale dei Procesos appare, quindi, il più completo, come risulta dall'analisi degli Atti trascritti (doc. 12), dove sono presenti ulte-riori dati sulle rispettive collocazioni archivistiche dei tre esemplari di questo documento.
Papeles por incorporar. Si tratta di una serie della Cancelleria ancora poco conosciuta, considerato il fatto che essa è tuttora in via di sistema-zione. Vi si trovano diversi fogli sciolti, piccoli quaderni, collocati antica-mente in un generico fondo riservato alla documentazione sulla Sarde-gna.
Particolare importanza rivestono, all'interno di questa serie, vari do-cumenti della caja 22; in special modo due quaderni: il 477 ed il 484 3°.
Il primo è uno dei rari documenti trecenteschi e dell'intero arco di tem-po segnato dalla dominazione catalana in diverse regioni dell'isola, attra-verso la lettura del quale emerge il punto di vista dell'elemento locale di fronte al potere centrale. Vi sono contenuti i capitoli che i "Sardi", un vero e proprio quarto braccio parlamentare, presentarono al sovrano in occasione di quella che viene definita inequivocabilmente «primera Cort generai» e le relative risposte del re alle singole richieste.
Sebbene si tratti di una copia tarda, che possiamo far risalire ad un arco di tempo tra la fine del XIV secolo e gli inizi del XV (con preferen-za per quest'ultimo periodo), il documento è di primaria importanpreferen-za perché corrobora il carattere giuridicamente inappuntabile delle Corti in questione, come si sosterrà più avanti.
Il quaderno, composto da 13 carte, per un totale di 26 pagine, è scritto in una grafia tardogotica, preumanistica, con chiari segni di pre-coci influenze di origine castigliana, pur in ambiente culturale catalano;
cíò emerge, sia pure in maniera non massiccia, anche da un esame lessi-cale del testo. Si tratta di ben conosciuti influssi esterni nelle cancellerie barcellonesi, fra i quali, appunto, quello proveniente dal confinante re-gno di Castiglia e conseguente ai mutati atteggiamenti politici tra i due stati, in quel momento storico più vicini che in passato 31.
Grande importanza va attribuita al quaderno catalogato con il n.
484. Si tratta di un complesso di 12 bifogli, rilegati al centro con spago, per un totale di 24 carte singole, uguali a 48 pagine. La c. 1 e la 24 fun-gono da coperta. Le carte lv., 19v., 20, 20v., 21, 21v., 22, 22v., 23, 23v.,
30 Devo alla segnalazione fattami da Sandro Petrucci l'opportunità di consultare que-sta documentazione, archivisticamente ancora non ordinata.
" F. C. CASULA, Breve storia della scrittura in Sardegna. La «documentaria» nell'epoca ara-gonese, Cagliari, 1978, pp. 101 sgg.
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24, sono vuote. La c. 24v. contiene appunti, molto sbiaditi, relativi alle procure rilasciate ai rappresentanti di alcune ville del capo di Cagliari per la partecipazione alle Corti. Queste ultime nulla aggiungono a quan-to già noquan-to.
Le dimensioni del quaderno sono: cm 30 x 22; la scrittura occupa mediamente una superficie di cm 25 x 18.
E presente una filigrana rappresentante un unicorno, identica a quella evidenziata in altri documenti del 1355, come il bifoglio sciolto della cassa 33 dei Papeles por incorporar, datato 13 febbraio del 1355 e scritto in un'aula del palazzo regio di Cagliari, alla presenza del sovrano.
Si tratta di un elemento prezioso che ci permette di datare con una certa precisione l'esemplare. Anche un'analisi di tipo paleografico con-forta la tesi che il documento sia contemporaneo allo svolgimento delle Corti del 1355 o immediatamente successivo.
Il quaderno è una copia del vero e proprio verbale dei lavori parla-mentari, ordinato cronologicamente. La trattazione dell'argomento pren-de avvio dalla pren-decisione pren-del sovrano di convocare le Corti a Cagliari per il 15 febbraio; seguono le trascrizioni dei documenti di convocazione; le registrazioni degli arrivi a Cagliari dei diversi convocati; annotazioni sul-la validità o meno delle procure esibite dai singoli; il contenuto dei ban-di pubblici fatti eseguire per convocare i membri dei quattro bracci; il testo del discorso di Pietro IV all'apertura dei lavori e l'attestazione di quanti intervennero in rappresentanza dei vari bracci. Manca, invece, la registrazione dei documenti scaturiti dalle Corti, le Costituzioni. Non possiamo escludere che anch'esse, in un progetto originario, dovessero essere registrate in questo quaderno, anche considerato il fatto che il do-
cumento si interrompe bruscamente con un et di congiunzione, così co-me è evidenziato nella trascrizione, e che i fogli finali sono bianchi.
Non conosciamo esattamente il valore giuridico del documento.
Possiamo supporre, però, che lo stesso costituisse qualcosa di più di una sorta di pro-memoria per quanti lavorarono nell'ambito parlamentare.
Ciò viene evidenziato anche in diverse annotazioni al margine sempre ri-levate nella nostra trascrizione e nei capitoli successivi.
Ancora dalla cassa 22 dei Papeles por incorporar proviene una serie di fogli sciolti che contengono la registrazione, o semplici appunti, relativi ai capitoli discussi tra il sovrano e i Sardi, che ricalcano i temi trattati dal più organico documento n. 477, già illustrato, permettendoci, però, di seguire più da vicino i diversi passi procedurali.
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2.
I precedenti
Prima di esaminare l'origine, lo svolgimento, le conseguenze del Par-lamento del 1355, è necessario orientare l'osservazione verso i preceden-ti storici che ne suggerirono l'attuazione ed approfondire il contesto nel quale deve essere collocato l'avvenimento.
Il decennio che va dal 1346 al 1355 può essere considerato come uno dei più significativi e complessi di tutta la storia medioevale e del-l'intera dominazione catalana nell'isola.
A questo periodo risalgono episodi di grande spicco che evidenzia-no le difficoltà dell'elemento aragonese a maturare un controllo comple-to e capillare della situazione locale; la nobiltà sarda di origine ligure im-personava, nella sua politica, gran parte dei fermenti di opposizione al potere centrale, trasferendo nell'isola espressioni di contrasto, rivalità, scontro aperto, che da almeno tre decenni opponevano la repubblica di Genova alla Corona d'Aragona l.
In questo ambito era maturata ultimamente, nelle zone centro-set-tentrionali dell'isola (quelle a più marcata influenza ligure), una quasi co-stante forma di guerriglia; questa ben si combinava con le esigenze belli-che di forze ridotte nel numero ma esperte nella conoscenza degli aspri territori nei quali le azioni si svolgevano, come quelle dei Doria genove-si, affiancate da cospicue schiere di Sardi. Più difficile era, invece, per le truppe di occupazione, certo più portate a cercare il confronto in campo aperto, perché più consistenti, attrezzate ed esperte in questo genere di scontro, riuscire ad emergere in quella serie di brevi, circoscritti episodi bellici, preferiti, invece, dalla fazione antiaragonese.
Ad Aidu de Turdu, località nei pressi di Bonorva, in una zona oro-graficamente accidentata dove non era possibile un'azione manovrata, le truppe catalane, al comando di Guillem de Cervelló, governatore di Sar-degna, passarono inconsapevoli nel fondovalle, tra due schiere di ribelli
Su questo periodo della storia locale molto si è scritto. A questa bibliografia sarà ne-cessario fare riferimento per approfondire temi che, in questa sede, sarebbero solo margina-li. Vedi F. C. CASULA, Profilo storico della Sardegna catalano-aragonese, Cagliari, 1982; B. ANA-TRA, Dall'unificazione aragonese ai Savoia, nel vol. La Sardegna medioevale e moderna, Torino, 1984, pp. 191 sgg. Per un inquadramento internazionale degli avvenimenti locali nel '300:
G. MELONI, Genova e Aragona cit., I (1336-1354), II (1355-1360), III (1361-1387), tutti Pado-va, 1971, 1976, 1982.
attestati su posizioni più elevate. La strage che ne seguì, pur nella relati-va esiguità delle perdite umane, è ampiamente ricordata nei documenti d'archivio, nelle fonti narrative del periodo e nella recente letteratura 2.
In particolare, si tratta dell'episodio che segna, nel 1347, un preoc-cupante momento di crisi nel processo di penetrazione catalana nell'iso-la, ed una crescente influenza genovese nei territori controllati dall'ele-mento ligure, tendente ad estendersi anche al di fuori dagli stessi. Il più consistente argine nella situazione di pericolo fu la posizione ancora in-certa — ma sicuramente più incline ad appoggiare l'elemento iberico — del superstite giudicato d'Arborea, autentico ago della bilancia negli equilibri politico-militari della Sardegna durante l'intero XIV secolo.
La posizione dei Doria veniva, per il momento, fronteggiata dalla coalizione catalano-arborense. Sassari, che era tra i principali — e ormai consueti — obiettivi liguri nel nord-ovest, veniva minacciata, assediata dagli stessi Doria, ed infine liberata dalle forze congiunte governative e giudicali. Ma, più che in questa realizzazione del confronto armato, un altro fattore devastante negli equilibri interni della Sardegna deve essere individuato nell'immediatamente successivo verificarsi, anche nell'isola, di un fenomeno generalizzato nel mondo mediterraneo come la peste nera del 1348.
Il fenomeno epidemico sembra non aver assunto in sede locale pro-porzioni tali da permetterci di paragonare le cifre globali e percentuali delle sue conseguenze sulle popolazioni e sull'economia delle zone nelle quali si manifestò nell'isola con quelle conosciute per altri territori, so-prattutto con i dati riscontrabili per le principali città o le zone riviera-sche mediterranee. Tuttavia le fonti segnalano gravi conseguenze del fe-nomeno morboso in regioni periferiche dell'isola come quelle nord-orientali, corrispondenti alla Gallura; questa fu, con ogni probabilità, una delle prime aree sarde interessate dal diffondersi dell'epidemia, uni-tamente ai centri principali, sempre i più esposti all'estendersi del conta-gio, a causa della più fitta densità abitativa e delle pessime condizioni igieniche ivi osservate 3.
2 Ebbi modo di esaminare l'avvenimento già in Genova e Aragona cit., I, pp. 37 sg.; ve-di anche F. C. CASULA, Profilo storico cit., pp. 25 sg. e B. ANATRA, Dall'unifikazione aragonese cit., p. 233.
3 CH. VERLINDEN, La grande peste de 1348 en Espagne. Contribution à l'étude de ses con-séquences économiques et sociales, in «Revue Belge de Philologie et Histoire», XVII, 1938, pp.
103 sgg.; A. LOPEZ DE MENESES, Documentos inéditos acerca de la peste negra en los dominios de la Corona de Aragón, in «Estudios de Edad Media de la Corona de Aragón», VI, 1956, pp.
231 sgg. Per l'approfondimento dei singoli aspetti del fenomeno nei territori della Corona d'Aragona, vedi le comunicazioni presentate alPVIII Congreso de Historia de la Corona de
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Per questo motivo, oltre ai problemi demografici ed economici de-terminati da un continuo stato di conflitto tra elemento locale ed ele-mento esterno, si fecero evidenti, e persino più dei primi, quelli derivan-ti dagli effetderivan-ti negaderivan-tivi ascrivibili al verificarsi della peste: ulteriore ma-croscopico calo demografico con conseguente spopolamento di interi villaggi, mai più riabitati 4; impossibilità di mettere a coltura i terreni produttivi per la mancanza dí mano d'opera valida, scomparsa o debili-tata a causa dell'affermarsi del morbo; carenza di generi di prima neces-sità sul mercato locale e su quello destinato all'esportazione; conseguen-te impennata dei prezzi all'ingrosso ed al minuto 5; crescita proporziona-le dei salari che, combinata con quella dei prezzi, dava origine e consi-stenza ad una spirale inflattíva difficilmente controllabile con provvedi-menti efficaci dalle autorità preposte al controllo dell'economia locale.
Stemperatisi, dopo circa un anno, i rigori della peste, i Doria torna-rono all'offensiva, legando sempre più strettamente la loro politica locale a quella mediterranea della repubblica di Genova. Le flotte liguri avreb-bero osteggiato la presenza catalana nei mari occidentali, lungo le stesse coste catalane, valenzane, baleariche; in quelli centrali, impedendo sicuri contatti tra la Sardegna e la terraferma iberica, e non consentendo, così, la regolarità del flusso cerealicolo che dall'isola si irraggiava verso i porti occidentali e in quelli orientali, danneggiando i traffici più importanti, pregiati e redditivi del mondo mercantile barcellonese. Tutto ciò tramite l'impiego delle flotte ufficiali della repubblica o di addestrate squadre corsare.
I Doria, da parte loro, ricevevano aiuti consistenti in armi, attrezza-ture e viveri da destinare, tutti, alla ripresa dell'opposizione anticatalana nell'isola. Ancora una volta era Sassari a dover subire l'ennesimo asse-dio, mentre gli Aragonesi tardavano ad intervenire con i necessari rinfor-zi a causa della crisi maiorchina. Nelle Baleari, infatti, si assisteva ad un
Aragón, Valencia, 1-8 ottobre 1967, pubblicate in «Actas», II, La Corona de Aragón en el siglo XIV, I, Valencia, 1969, pp. 7 sgg.
4 Il problema dello spopolamento continua ad interessare numerose ricerche in cor-so, alcune delle quali presso il Dipartimento di Storia dell'Università di Sassari, relative alle crisi demografiche nella Sardegna settentrionale. La letteratura classica sull'argomento è an-cora: J. DAY, Villaggi abbandonati in Sardegna dal trecento al settecento: inventario, Parigi, 1973;
A. TERROSU ASOLE, L'insediamento umano medioevale e i centri abbandonati tra il secolo XIV e il secolo XVII, suppl. al fasc. II dell'Atlante della Sardegna, Roma, 1974; F. C. CASULA, Giudicati e Curatork, Ibidem, fase. II, Roma, 1980.
Sebbene siano stati fatti recentemente approfondimenti settoriali, resta ancora fon-damentale C. MANCA, Aspetti dell'espansione economica catalano-aragonese nel Mediteraneo occi-dentale. Il commercio internazionale del sale, Milano, 1966; vedi soprattutto le Appendici I:
Unità di misura, pp. 331 sgg.; II: Unità di moneta, pp. 337 sgg.; III: Prezzi, pp. 343 sgg.
tentativo di Giacomo III di Maiorca di recuperare il regno espropriato-gli dallo stesso sovrano aragonese, Pietro IV 6.
La linea politica scelta dai Catalani fu, come in altre occasioni, quel-la delquel-la diplomazia; questo senza trascurare, per altro, una normale atti-vità militare. Brancaleone, Manfredi e Matteo Doria rientravano tempo-raneamente nell'ambito della concordia con la Corona, in seguito all'in-feudazione delle ville di Monteleone e Chiaramonti, oltre ad altri territo-ri nel Nurcara, Caputabbas, Bisarcio, Anglona, tutti situati nel Nord-ovest. In cambio essi cedevano i propri diritti su quello che era da tem-po — e lo diventerà sempre più — l'obiettivo principale dell'espansioni-smo catalano in un'isola ancora da pacificare: la città di Alghero con il suo prezioso porto '.
Anche dal punto di vista militare Alghero era al centro della politica aragonese. La città — dove l'influenza di altri membri della casata Doria come Nicolò, Emanuele, Fabiano Rosso, era ancora determinante in funzione anticatalana — veniva sottoposta ad attacco da parte delle for-ze governative. Di conseguenza, i suoi abitanti si accostavano più stretta-mente ancora alla politica genovese, accogliendo un podestà ligure 8.
Anche Sassari risentiva della tensione presente nella regione; questo stato di cose rendeva necessario un intervento delle truppe regie, forti, ancora una volta, dell'aiuto giudicale 9.
Gli avvenimenti degli anni 1350-1353 sono un diretto riflesso degli aspetti mediterranei che la lotta dei Genovesi contro Aragonesi e Vene-ziani presentava l°. In questa sede basterà evidenziare maggiormente gli episodi decisivi del 1353 ed analizzare le cause del vistoso cambiamento che si ebbe, subito dopo, negli equilibri interni dell'isola, preludio alla riunione parlamentare del 1355.
6 J. E. MARTINEZ FERRANDO, La tragica història dels reis de Mallorca, Barcelona, 1960, pp. 238 sgg.; i riflessi locali della crisi maiorchina in G. MELONI, Genova e Aragona cit., I, pp.
44 sgg.
G. ZURITA, Anales de la Corona de Aragdn, n. ed., Zaragoza, 1967-1974, VIII, 38, parla di questi avvenimenti. Su Alghero molto si è scritto. Tra breve saranno disponibili le stam-pe degli atti delle giornate di studio su L'Alguer la Catalunya la Mediterrània. Història d'una ciutat i d'una minoria cayalana en Italia (XIV-XX segles), tenutesi ad Alghero, 30 ottobre - 2 no-vembre 1985. Un esame più particolareggiato di questi temi è stato già fatto in G. MELONI, Alghero tra Genova, Milano, Catalogna. Nuovi documenti, nel vol. Mediterraneo e Sardegna nel Basso Medioevo, Cagliari, 1988, pp. 69 sgg.
8 ACA, Canc., CRD, Pere III, cassa 50, carta 520, in L. D'ARIENZO, Carte Reali cit., n.
365, p. 186 e G. MELONI, Genova e Aragona cit., I, pp. 154 sgg.
9 Interessanti considerazioni nel volume dedicato all'approfondimento di questi temi da L. GALOPPINI, Ricchezza e potere nella Sassari aragonese, Cagliari, 1989.
l° Per questi aspetti internazionali del confronto vedi G. MELONI, Genova e Aragona cit., I, pp. 55 sgg. e II, pp. 1 sgg.
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Nel 1353 si verificava quello spostamento del teatro di confronto tra l'apparato bellico genovese e quello catalano-veneziano, che trasferi-va le più grandi e organizzate flotte militari del Mediterraneo dalle ac-que orientali, dove avevano operato negli anni precedenti 11, a ac-quelle centrali. Proprio nei mari di Sardegna, presso la baia di Porto Conte, lo-calità poco a nord di Alghero, si verificava, alla fine del mese di agosto, un confronto navale assai influente nel determinare l'evoluzione degli avvenimenti successivi.
I Genovesi subivano una pesante disfatta, evidenziata dalle fonti ca-talane e non taciuta da quelle liguri. Gravi perdite di uomini e di navi-glio fecero maturare una delle ricorrenti crisi interne del Comune, che si affidò volontariamente al dominio visconteo ". Diretta conseguenza del-la sconfitta genovese fu l'impossibilità di Alghero di resistere all'assedio al quale l'esercito di Bernat de Cabrera la sottoponeva, nell'autunno del-lo stesso anno, concentrando nelle operazioni di terra tutto il potenziale bellico di cui disponeva.
Ma la resa di Alghero non costituiva il preludio ad una situazione di stabilità. Proprio quando sembrava che la reazione governativa avesse eliminato la più consistente forza di opposizione alla realizzazione globa-le del possesso del regno, la componente autoctona, che più affondava globa-le sue radici storico-istituzionali in un glorioso passato di indipendenza e di "statualità sovrana", imboccava una strada che avrebbe offerto esiti differenti da quelli concepiti nei disegni politici catalani.
Il Logudoro sarebbe diventato, nel corso del 1354, il teatro di una profonda lacerazione tra due parti interpretate da personaggi che forse raramente come in questo caso hanno impersonato nell'isola l'espressio-ne di politiche differenti e contrapposte: Bernat de Cabrera da parte ca-talana e Mariano IV d'Arborea, da parte giudicale.
Si è discusso a lungo sulle vere ragioni del dissidio, oltre che su quelle apparenti. Ancora una volta dobbiamo ricostruire questi avveni-menti e formulare le relative ipotesi interpretative, basandoci unicamen-te sull'apporto delle fonti catalane.
Lo stesso Pietro IV fa risalire gli inizi dell'ostilità di Mariano IV nei confronti delle forze governative all'autunno del 1353. Egli afferma sem-plicemente, nella sua Cronaca: «il giudice, con tutti i suoi sudditi, si ri-bellò contro dí noi, contro la nostra signoria reale, ed inoltre spinse alla
Lo stesso Pietro IV fa risalire gli inizi dell'ostilità di Mariano IV nei confronti delle forze governative all'autunno del 1353. Egli afferma sem-plicemente, nella sua Cronaca: «il giudice, con tutti i suoi sudditi, si ri-bellò contro dí noi, contro la nostra signoria reale, ed inoltre spinse alla