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Il punto di vista degli allenatori

Nel documento Anno Accademico (pagine 38-41)

Al fine di capire come si evolverà il tennis femminile nei prossimi dieci anni, il questionario presentato nel capitolo precedente è stato sottoposto ad alcuni allenatori di livello nazionale e internazionale. Roberto Marchegiani, Tecnico Nazionale ed ex-allenatore di Donati, attualmente allena alcuni giovani atleti U11 – U14 di rilievo nazionale. Giovanni Giordano, Tecnico Nazionale ed ex-direttore tecnico dell’Accademia di Reggio Calabria, è attualmente maestro di uno dei circoli più prestigiosi di Torino, Le Pleiadi. Denis Fino, Maestro Nazionale, ex-allenatore di Camilla Rosatello (numero 225 WTA). Pat Remondegui, Tecnico Nazionale, ex-allenatore di Adriana Serra Zanetti. Roberto Antonini, Maestro Nazionale ha allenato

atleti top-100 come Sanguinetti, Tatsuma, Yen-Hsun Lu e giocatrici come Zarina Diyas (numero 56 WTA) e Saisai Zheng (numero 64 WTA). Giovanni Marra, Tecnico Nazionale, ex-allenatore di Maria Elena Camerin e Tathiana Garbin. Pep Plasin responsabile del settore femminile presso l’Accademia Sanchez-Casal, ha allenato Nuria Llagostera (numero 30 WTA), Elena Bovina ( numero 14 WTA), Conchita Martinez Granados (numero 80 WTA) e Ekaterina Ivanova (numero 90 WTA).

Tutti gli allenatori sono stati concordi nell’affermare che nel tennis femminile dei prossimi 5-10 anni l’aspetto fisico e atletico sarà una caratteristica determinante, senza la quale non si potranno raggiungere livelli alti nella classifica mondiale. Inoltre sostengono che sarà un tennis sempre più simile a quello maschile, fatto di potenza e di aggressività ma che oltre il fisico, potranno fare la differenza i colpi di tocco e le giocate, come afferma R. Marchegiani: “sarà un tennis fisico e muscolare ma con buone opportunità per quelle giocatrici rapide che sapranno eseguire schemi e giocate diverse, quali back, smorzate e attacchi in controtempo”. Alcuni degli allenatori intervistati parlano di “giocatrici universali, complete, in grado di fare tante cose e di giocare su tutte le superfici”. Infatti la velocità di palla non sarà una prerogativa solo di alcune giocatrici, ma bensì una caratteristica comune a tutte e farà la differenza chi riuscirà a variare e a essere completa.

Per quanto riguarda gli schemi di gioco più importanti per le future giocatrici, quasi tutti gli allenatori sono concordi nell’affermare che i primi due colpi in battuta e in risposta saranno fondamentali per essere aggressivi il prima possibile e riuscire a prendere in mano il gioco. Coach Plasin afferma che le giocatrici stanno migliorando sempre più il servizio, riescono quasi sempre a mantenere la battuta e che la vera differenza in una partita sarà la risposta. Avrà più possibilità di vincere chi riuscirà a fare il break all’avversario. Inoltre Plasin afferma che la giocatrice deve saper difendere bene, in quanto avrà molte più occasioni di difendere che di attaccare senza però perdere di vista la mentalità aggressiva che deve restare comunque alla base delle future tenniste: “il bilancio tra difesa e attacco è la cosa più importante che una giocatrice deve tenere a mente”.

Riguardo al rapporto tra regolarità e rischio, gli allenatori si sono espressi secondo due modi di pensare diversi. Alcuni di loro affermano che sia molto più importante la

regolarità, grazie alla quale è possibile successivamente prendere l’iniziativa e attaccare l’avversaria. Affermano che la regolarità dovrebbe essere alla base dell’allenamento della giocatrice; quest’ultima deve infatti riuscire a gestire la palla, riuscire a restare nello scambio e appena possibile provare a essere propositiva e aggressiva. Anche questo comporta certamente rischi, come afferma G. Marra: “una giocatrice moderna deve avere maestria nel saper tenere la palla e riuscire a prendere iniziativa appena possibile”.

Altri allenatori pensano invece che prendersi dei rischi anche a costo di sbagliare sia molto più importante ai livelli alti del ranking. Questo perché il tennis femminile sarà sempre più potente, il circuito sempre più duro e intenso e le giocatrici saranno sempre più aggressive e di conseguenza saranno sempre più presenti gli errori forzati. Quello che farà la differenza nel circuito oltre alla capacità di avere un gioco offensivo, sarà la capacità di avere un ordine tattico ben preciso, di proporre giocate per vincere il punto anche rischiando di commettere qualche errore di troppo (“credo che la regolarità nel tennis femminile sarà sempre meno determinante e le giocate definitive avranno maggior peso nel gioco”, R. Marchegiani).

È stato infine chiesto agli allenatori quali fossero gli aspetti più importanti da allenare in una giovane atleta, e in che priorità, tra tecnica, tattica e mentalità. Benché tutti siano stati concordi nell’affermare che questi tre aspetti siano tutti fondamentali, ci sono state delle differenza nella priorità con cui affrontarli durante la crescita tennistica dell’allieva.

Da un parte ci sono gli allenatori che sostengono che la tecnica sia l’aspetto più importante da allenare, soprattutto in fase di avviamento, in quanto grazie a una buona tecnica i giovani atleti si possono divertire e di conseguenza potranno continuare a praticare il tennis (“in fase iniziale, tecnica e tattica di pari passo, devono divertirsi, più si va avanti più l’attenzione si sposta verso una mentalità pro”, G. Giordano). La cosa più importante, dicono, è avere una buona conoscenza della tecnica del colpo, grazie al quale è più facile poi lavorare sulla tattica.

Dall’altra parte alcuni allenatori sono concordi nell’affermare che ancor più importante della tecnica e della tattica è l’aspetto mentale. Riuscire a costruire delle persone a livello umano è ancora più importante che insegnare la tecnica, soprattutto quando sono in fase di avviamento e perfezionamento, dove è più importante che i bambini/ragazzi riescano a rapportarsi nel modo giusto verso lo sport. Per lavorare sulla parte mentale è

importante imparare a conoscere il sacrificio e il duro lavoro, costruendo così una mentalità solida. La tecnica e la tattica rimangono sicuramente degli obiettivi fondamentali ma, in questo caso, subordinati a una mentalità vincente, come afferma R.

Antonini: “troppe volte si vedono giocatori che giocano bene a tennis, che hanno buone qualità tecniche, che però poi non sono solidi mentalmente, non sono pronti a livello umano a intraprendere una carriera tennistica e quindi a dedicarsi al cento per cento a questa attività”.

Si può quindi evidenziare una differenza di base tra coloro che affermano il primato dell’aspetto tecnico-tattico nella crescita dell’allievo, al fine di porre le basi per cominciare a divertirsi e poi costruire una mentalità vincente con chi sembra essere capace di intraprendere la strada professionistica, e chi invece afferma che la base su cui costruire i futuri atleti sia innanzitutto l’attitudine al duro lavoro.

Nel documento Anno Accademico (pagine 38-41)

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