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Quesiti e ipotesi di analis

L’apprendimento di costruzion

Capitolo 3. Quesiti di ricerca e strumenti di analis

3.1 Quesiti e ipotesi di analis

I presupposti teorici illustrati nei capitoli precedenti in merito al contributo del Costruzionismo agli studi di SLA (cfr. § 2.2.5) e al rapporto tra coordinazione e subordinazione (cfr. § 1.2) conducono verso la formulazione di alcuni quesiti di analisi. È possibile individuare due ordini di quesiti:

1. quesiti di ordine teorico, ai quali possiamo già dare una risposta sulla base di quanto esposto e affermato finora nei capitoli precedenti;

2. quesiti di ordine applicato, che richiedono un’analisi basata su dati concreti e che forniranno una guida per l’analisi stessa.

In merito ai quesiti di ordine teorico, se si postula lo sviluppo dell’interlingua in termini di differenziazione nel grado di controllo delle funzioni linguistiche:

1. non è forse più adeguata una rappresentazione dell’acquisizione di una lingua di tipo radiale (network) piuttosto che di tipo sequenziale?

2. se una costruzione in realtà ne racchiude altre, come nel nostro caso della costruzione coordinata o della costruzione relativa (cfr. § 1.3.1), non si dovrebbero prevedere processi di acquisizione distinti? Il pattern di acquisizione (integrazione vs espansione) non dovrebbe essere forse basato sulla funzione della costruzione?

Da quanto esposto fin qui è chiaro che riteniamo che una rappresentazione radiale è più adatta a descrivere l’evoluzione interlinguistica, in quanto permette di tenere conto delle diverse dimensioni che non emergono nella rappresentazione lineare del processo, quali il livello di competenza linguistica, il processo di apprendimento/acquisizione, il ruolo dell’input, ecc., e di superare, almeno parzialmente, alcuni limiti delle sequenze di acquisizione. Inoltre, un approccio costruzionista permette di evidenziare la funzione di ogni costruzione e di sottolineare come l’apprendimento sfrutti le vicinanze funzionali tra costruzioni, come accade per la costruzione coordinata e quella avverbiale.

Per quanto riguarda invece i quesiti di ordine applicato, se come abbiamo visto l’acquisizione di costruzioni complesse sembra essere caratterizzata nelle prime fasi da costruzioni coordinate, di tipo sia sindetico che asindetico,

3. in che modo a partire dalla stessa costruzione si originano in realtà costruzioni diverse?

4. avviene dapprima una specializzazione pragmatica seguita da un adattamento della forma o ha luogo invece il processo contrario? Ovvero, qual è l’elemento trainante, la funzione o la forma?

Si potrebbe ipotizzare che a partire dalla stessa costruzione abbia luogo un processo di costruzionalizzazione che porta allo sviluppo di altre costruzioni. In particolare, si potrebbe postulare la possibilità che vi sia dapprima una differenziazione pragmatica seguita da una specializzazione della forma, sempre più astratta e meno specificata.

Alla luce di quanto esposto fin qui sembrerebbe possibile che la stessa costruzione coordinata possa essere definita una costruzione polifunzionale in quanto può assumere, come

vedremo (cfr. Capitolo 5), almeno tre funzioni: una funzione «coordinante», una funzione «subordinante», prossima quindi alle funzioni delle costruzioni complesse (costruzione avverbiale, relativa e completiva), e una funzione che possiamo definire «discorsiva», prossima a quella delle liste (cfr. § 1.5). Questo ci induce quindi a pensare che la costruzionalizzazione (cfr. § 1.4) avvenga dapprima sul piano pragmatico e poi sul piano formale e a rielaborare il principio del «one form, one meaning», formulato per descrivere le varietà iniziali dell’interlingua (Andersen, 1984), in favore di «one form, more meanings».

Si rende quindi necessario uno studio basato su un corpus di dati orali non longitudinali, articolato almeno su due livelli di competenza, a partire dall’analisi dei quali poter

1. quantificare le costruzioni coordinate in esso presenti; 2. identificare le funzioni pragmatiche;

3. calcolare la loro distribuzione di ciascuna costruzione;

4. osservare all’interno del corpus l’eventuale influenza della L1 e quella del livello di competenza;

5. analizzare sempre all’interno del corpus il rapporto tra le costruzioni coordinate e le costruzioni avverbiali, relative e completive.

Tali considerazioni andranno a costituire l’impianto del lavoro che segue. Anche se non possiamo per ora avanzare ipotesi precise di tipo quantitativo, possiamo ipotizzare che il numero totale delle costruzioni coordinate subisca una flessione con l’aumentare della competenza linguistica; si potrebbe trattare tuttavia di una flessione lieve, in quanto la maggiore competenza linguistica potrebbe agire non tanto a livello quantitativo, ma a livello qualitativo ridistribuendo le funzioni svolte dalla costruzione coordinata. Come vedremo, infatti, tra le sue funzioni, accanto a quelle già indicate (coordinante e subordinante), sembra emergere anche una funzione discorsiva, molto vicina a quella delle liste (Bonvino, Masini, & Pietrandrea, 2009). Ci si potrebbe aspettare quindi che la competenza linguistica agisca maggiormente sulla ridistribuzione delle tre funzioni, più che sulla quantità. Tali ipotesi ci viene suggerita anche dal fatto che la costruzione coordinata diagrammatica (Simone, 1995) sia ampiamente utilizzata dai parlanti nativi, e ciò ci porta a pensare che la sua funzione non sia meramente solo anticipatrice di strutture complesse: a livelli alti di competenza essa convive perfettamente con costruzioni complesse, in particolare in contesti meno controllati.

In ciò risiede il suo valore polifunzionale.

Alla luce di queste considerazioni, è necessario sottolineare che nell’analisi ci si asterrà da qualsiasi forma di valutazione/correzione della forma rilevata, per evitare di incorrere nella «comparative fallacy»: qualificheremo ogni struttura unicamente in base alla sua funzione nel contesto di occorrenza e non in base a quello che sarebbe potuto essere se a dirlo fosse stato un parlante nativo. Quindi, quando parliamo di costruzioni anticipatrici di strutture complesse non guardiamo i dati dal punto di vista della LT prevedendo che quella costruzione diventerà sicuramente in fasi più avanzate dell’interlingua una costruzione complessa. Possiamo credere che vi sia questa possibilità con l’aumentare degli strumenti linguistici dell’apprendente, ma non ne possediamo la certezza. Ci limiteremo, pertanto, a verificarne i vari rapporti funzionali nei due livelli di competenza confluiti nel corpus e a confrontarne le occorrenze per poter arrivare ad individuare i processi di sviluppo delle costruzioni complesse a partire da una costruzione coordinata polifunzionale.

In merito all’influenza della L1, come abbiamo visto (cfr. § 1.2) il merito di aver scardinato la distinzione coordinazione vs subordinazione spetta proprio agli studi tipologici che hanno evidenziato come le strutture seriali o le strutture a catena (solo per citarne alcune) mal si integrano nella dicotomia. Poiché l’analisi si baserà, come vedremo, su dati di un

corpus con soggetti di diverse L1- tra cui cinese e giapponese - potrebbe sorgere il dubbio che la frequenza di costruzioni coordinate possa essere influenzata proprio dalla presenza di strutture affini nella L1, come appunto le costruzioni seriali66 o a catena presenti nelle due lingue. Tuttavia la presenza delle costruzioni coordinate con funzione subordinante e discorsiva in italiano (Simone, 1995; Bonvino, Masini, & Pietrandrea, 2009) e in altre lingue

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Per costruzione seriale generalmente si intende quella costruzione in cui sono presenti due più sv giustapposti, priva di qualsiasi tipo di marca che indichi quale relazione vi sia tra gli stessi. Essa può esprimere diversi tipi di significato, come per esempio porre in relazione due eventi legati da relazioni di causa, scopo, circostanza o da un rapporto di mutua esclusione; oppure una delle due clausole è il soggetto o l’oggetto dell’altra; può anche esprimere una struttura a pivot, in cui l’oggetto di una clausola è il soggetto dell’altra o infine svolgere la funzione di una frase presentativa (Li & Thompson, 1981). Molte di queste funzioni sono prossime alle costruzione diagrammatiche o alle costruzioni proto-relative e ci sembra interessante poter verificare quanto la presenza di tale costruzione nella L1 possa incidere nelle frequenze di tali fenomeni nell’interlingua.

come il francese (Corminboeuf, 2005; 2009) e il tedesco (Selting, 2007) lasciano pensare che effettivamente la presenza di strutture seriali o a catena nella L1 dei parlanti non sia così determinante sullo sviluppo delle costruzioni complesse. Anche questo aspetto sarà verificato.

3.2 Rationale dell’analisi

Il progetto, come presto vedremo, verte sull’analisi di un corpus di dati orali di italiano L2. I dati utilizzati per l’analisi sono stati selezionati all’interno della Banca Dati dell’Ufficio della Certificazione dell’Università degli Studi Roma Tre, che raccoglie tutte le prove di certificazione - scritte e orali - dell’italiano L2 sostenute dal 2005 al 201067.

In primo luogo è necessario notare che l’analisi è puramente descrittiva: sebbene la composizione del corpus sia stata attentamente pianificata, nelle procedure di raccolta dei dati non vi è stata alcuna manipolazione sperimentale68. Nella costituzione del corpus sono state controllate due variabili: il livello di competenza e la L1 dei soggetti. Nella fase decisionale della strutturazione del corpus da un lato è stato fondamentale raccogliere dati di due livelli di competenza, pena la coerenza stessa del progetto rispetto ai quesiti di analisi; dall’altro si è fortemente voluto allestire un corpus che fosse omogeneamente composto da soggetti con L1 di diverse tipologie. Inoltre, non abbiamo voluto caratterizzare il nostro corpus in base alle modalità di apprendimento dell’italiano: la selezione delle prove quindi ha seguito procedure

random in modo tale da ottenere un corpus sotto questo profilo eterogeneo, composto sia da

apprendenti guidati sia da apprendenti spontanei, e sia da soggetti che non sono mai stati in Italia sia da soggetti che vi hanno soggiornato a lungo.

La combinazione di questi sforzi ha permesso quindi di ottenere, come presto si vedrà, un corpus di produzioni orali di italiano L2 di parlanti di 12 lingue diverse, articolato in due livelli di competenza. Tale rappresentatività, insieme alla scelta di inserire nel corpus solo dati

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L’ufficio della Certificazione dell’Università degli Studi Roma Tre opera dal 1994; tuttavia, per ragioni legate ad aspetti tecnologici, nella Banca Dati sono confluiti sistematicamente solo i dati raccolti negli ultimi cinque anni.

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A tale riguardo vale la pena precisare che siamo consapevoli del fatto che i fenomeni che osserveremo potrebbero non testimoniare tutte le possibilità che un parlante non nativo di italiano ha a disposizione.

provenienti da prove valutate sufficienti, garantisce una buona validità esterna all’analisi, ovvero la possibilità di estendere i risultati a tutti i parlanti di italiano L2, perlomeno limitatamente ai livelli di competenza coinvolti.

In merito alla validità interna, il fatto che i dati siano stati raccolti per uno scopo diverso da quello scientifico costituisce un elemento a favore, in quanto sia i candidati degli esami di certificazione, sia gli elaboratori e i valutatori delle prove ignoravano le finalità scientifiche dell’utilizzo dei dati. Tuttavia, la validità interna potrebbe essere in parte compromessa dal fatto che tutti i dati confluiti nel corpus provengono da candidati che hanno superato la prova alla quale si sono spontaneamente presentati e pertanto possono essere definiti in possesso almeno del livello di competenza in questione. In altre parole, se da un lato ciò garantisce validità esterna delle conclusioni dello studio, dall’altro potrebbe sbilanciare i risultati in quanto il superamento dell’esame attesta che il candidato non è al di sotto di un determinato livello di competenza, ma non esclude la possibilità che sia ad un livello superiore. Tale limite è stato superato grazie a una doppia selezione delle prove: ciascuna prova è stata ascoltata e valutata nuovamente con uno scopo diverso rispetto a quello del valutatore al momento della valutazione e assegnazione del giudizio alla prova. In conclusione, ogni prova confluita all’interno del nostro corpus è stata valutata coerente con i livelli di competenza presi in considerazione, in base ai descrittori del Quadro Comune Europeo di Riferimento (QCER) (Council of Europe, 1996) (cfr. § 3.3.1).