Il questionario rivolto ai volontari
L'idea di indagare sulla percezione che hanno i giovani sui temi legati al Servizio civile nasce dall'esigenza di voler comprendere come questo possa essere uno strumento di "evoluzione sociale" . Viviamo nell'epoca dell'incertezza177, sopraffatti dagli eventi che mutano ad una velocità tale
da non riuscire a stare al passo con i tempi, nell'incessante ricerca dell'avere a tutti i costi, senza interrogarsi sul perché dobbiamo avere; i giovani in questa situazione sono disorientati dalla moltitudine di informazioni (spesso fuorvianti) che ricevono costantemente dai social network, dalla televisione e dai mass media. Negli ultimi anni è stato un susseguirsi di affermazioni più o meno generalizzanti del tipo: "i giovani
sono bamboccioni"178, "i giovani non conosco più i valori di una volta", "
adolescenti sinonimo di bulli". In atteggiamento questo spesso gioca il suo ruolo anche la diseducazione scolastica, specialmente a livello secondario, dove è andato perduto l'insegnamento di un senso comune di solidarietà.
Si avverte un analfabetismo emotivo179 per cui i ragazzi si negano di
provare qualsiasi sentimento che non sia immediatamente funzionale ad un’azione presente, oppure vivono da spettatori, avendo la sensazione di essere continuamente travolti da un flusso estraneo a loro, in attesa di chissà cosa, imitando quello che il dio consumeristico fa vedere, attraverso modelli sbagliati da seguire.
Ma in questo mondo pieno di contraddizioni, esistono fortunatamente mille eccezioni in grado di riportare alla luce il vero senso di solidarietà, di crescita umana, civile e sociale. Ed il Servizio civile è sicuramente l'esperienza che racchiude in sé tutto l'universo giovanile con tutte le sue 177 Bauman Z., La società dell'incertezza, Il Mulino, 1999
178 http://www.corriere.it/politica/07_ottobre_04/padoa_bamboccioni.shtml 179 Goleman D., Intelligenza emotiva, Milano, Bur Rizzoli ,1996
problematiche, ma che, nel contempo, contribuisce a dissipare dubbi e timori sulla propria capacità di misurarsi con l’altro, non tanto sul terreno della conoscenza (come si fa a scuola o all’università), quanto sul terreno della relazione e del coinvolgimento personale nel costruire qualcosa che trascende il proprio ego.180
Per questo ho voluto interrogarmi sulla diversità di approccio e di risposta che i giovani, che stanno svolgendo il Servizio civile, hanno rispetto ai loro coetanei che sono estranei a questa esperienza e su coloro che hanno scelto il Servizio civile come alternativa all'obbligo militare. Ho voluto poi capire anche i meccanismi e le responsabilità che hanno gli operatori che gestiscono questi ragazzi, attraverso una mia esperienza personale e la realizzazione di alcune interviste rivolte a testimoni che, a vario titolo, si trovano a stare, per lavoro o per impegno sociale, a stretto contatto con i giovani..
Per quanto riguarda l'interrogazione dei giovani, ho predisposto un questionario rivolto ai giovani tra i 18 e i 36 anni . Il questionario è composto da sedici domande per lo più chiuse a risposta multipla, le domande aperte del questionario sono state successivamente trattate attraverso una categorizzazione per temi e parole chiave. La scelta del questionario è caduta sulla costruzione di uno strumento, abbastanza breve nella sua compilazione per favorire l’accesso di tutti, in maniera omogenea, allo strumento e sulla semplicità del linguaggio, a volte informale e scherzoso, per ottenere un effetto di piena sincerità nelle risposte date. La divulgazione è avvenuta attraverso la metodologia della somministrazione diretta e in alcuni casi, nelle sedi dove si sta svolgendo Servizio civile, con una somministrazione di gruppo, ma sempre in presenza del responsabile del progetto; in altri casi attraverso una somministrazione individuale. Inoltre, per avere un più ampio spettro di indagine, ho pubblicato una "richiesta di aiuto" sul social network
180 Rapetti E., Esplorare la coesione sociale: teorie, ipotesi, modelli, tecniche di analisi dei dati, Il Mulino,
Facebook che in tempi brevi mi ha garantito (grazie al metodo della
condivisione della stato) la compilazione di altri 54 questionari per un totale di 93 test.
Il campione è stato distribuito principalmente nell'area Nord della Regione Toscana ed è composto da giovani per lo più provenienti dalle provincie di Massa Carrara, La Spezia e Lucca. La gran parte dei questionari sono stati somministrati a neo diplomati o volontari di Associazioni di volontariato che, a vario titolo, intervengono sulla realtà sociale in cui vivono ed a persone che stavano concludendo la propria esperienza di Servizio civile non solo con progetto Nazionale, ma anche Regionale.
La maggior parte del questionario è stato compilato da volontari afferenti all’area sociale del Servizio civile che, d’altra parte, rappresentano la maggioranza dei volontari in servizio.
Il questionario si è soffermato su diversi aspetti quali:
• La relazione tra aspettative iniziali e il bilancio finale;
• Il grado di soddisfazione in relazione all’esperienza e all’ente; • La percezione dei valori sociali in particolare la solidarietà;
• Il motivo della scelta: le ragioni che portano al Servizio civile ed i significati ad esso attribuiti;
• Considerazioni sulla sensibilizzazione e la comunicazione sul Servizio civile;
Le domande del questionario prevedevano in alcuni casi una sola opzione possibile di risposta, in altri due o tre opzioni181 . La scelta di optare per
una risposta "secca" è ricaduta sulle domande specifiche riguardanti lo svolgimento del Servizio civile per inquadrare il candidato in una decisione che sia la più vicina alle reali motivazioni della sua scelta. Per non influenzare l'andamento del test, non ho rivelato a nessuno dei 181 per questo motivo le percentuali si riferiscono in alcuni casi alla percentuale degli intervistati e in altri
partecipanti le motivazioni, o comunque lo scopo ultimo, della mia ricerca ma mi sono limitata a chiarire che si tratta di un lavoro per una tesi della Facoltà di Giurisprudenza, senza entrare nel merito del mio percorso in Scienze per la Pace.
4.1 La fase preliminare: la scelta
Il questionario si apre con l'indicazione dei dati anagrafici essenziali: l'età ed il sesso, dopodiché il candidato ha indicato l'ente per cui sta svolgendo o ha svolto il Servizio civile ed il periodo di riferimento.
1. Qual è la motivazione principale che ti ha spinto a scegliere il Servizio civile?
La prima domanda proposta è dedicata a verificare la motivazione iniziale verso la scelta del Servizio civile; dai dati da me raccolti e dal grafico sopracitato è emerso in maniera piuttosto evidente l’aspetto formativo e di crescita offerto dall’esperienza del servizio: infatti le due risposte più gettonate sono state : “Volevo un esperienza che mi formasse” (31%) e “Fare un’esperienza nuova/ interessante” (24%); dunque più della metà degli intervistati che è stato mossa dalla ricerca di un’esperienza di crescita e formazione personale.
Subito a seguire vi è l'aspetto relativo alla remunerazione economica che remunerazione economica 17% esperienza nuova 24% settore professionale 15%
cosa fare della vita? 6% esperienza formativa 31% aiuto agli altri 7%
corrisponde ad una percentuale del 17% , a mio avviso un dato comunque di una certa rilevanza, poiché, seppur il questionario fosse anonimo, non è comunque semplice ammettere una motivazione del genere, in quanto sembra contraddittorio associare l'idea di fare qualcosa per gli altri ed essere al contempo remunerati.
L'opzione 3 di inserimento professionale nel settore rimane invece forse più basso del previsto (15%), tenendo conto che effettivamente sono abbastanza numerose le persone che passano dall’esperienza del Servizio civile a un’esperienza professionale, mentre il semplice “Sentivo il bisogno di essere utile agli altri” rimane molto basso (7%), dimostrando una buona consapevolezza dei ragazzi circa la necessità di “partire da sé” in questa esperienza, per poi poter incontrare gli altri; infine solo il 6% si ritiene incerto sul proprio futuro per provare un'esperienza che, almeno per un anno, lo tiene occupato.
2.Avevi già svolto altre esperienze nel campo dove stai facendo/hai fatto Servizio civile? 32 % nessuna 37% avevo fatto volontariato nel campo 11 %lavoro sporadico 4% percorso di studi giuridico 16% nessuno ma ho amici nel campo
Benché il campionario di intervistati sia limitato per un confronto generalizzato, da questo grafico emerge comunque come nei giovani sia sempre più radicato un disinteressamento verso il mondo del volontariato in generale: ben il 32% degli intervistati, infatti, non aveva mai avuto nessun tipo di esperienze. Inoltre, anche chi aveva un familiare o un amico che operava nel terzo settore, non ha mai svolto attività di questo tipo (16%), quindi circa la metà dei ragazzi. Il restante 37% invece aveva già svolto volontariato in maniera continua e regolare, principalmente in settori socio-sanitari, mentre una scarsissima minoranza ha intrapreso studi inerenti il mondo del volontariato.
3. Come hai scelto l'Ente e il progetto di Servizio civile?
Inutile negarlo, ciò che predomina nella scelta dell'Ente è la comunicazione, o meglio, il modo di far comunicazione, che sia il semplice passa parola, o il racconto positivo di un'esperienza personale (consigliato da un amico 20%), oppure la preliminare conoscenza dell'Ente stesso, magari attraverso mezzi pubblicitari, informativi o televisivi; o la ricerca personale di informazioni sul progetto, attraverso la
34% conoscevo già l'Ente 0% vicino casa 2%mi ha chiamato l'Ente 19%mi sono informato 25%è stato casuale 20%consigliato da un amico
navigazione su internet che predomina rispetto alle altre alternative. Un quarto del campionario, invece, ammette di aver effettuato una scelta casuale e in maniera residua è l' ente stesso che ha contattato il candidato. Nessuno degli intervistati ha basato la propria scelta considerando l'aspetto geografico di vicinanza alla propria abitazione, segno questo di una predisposizione allo spostamento ( pur se circoscritto nel territorio) poiché le motivazioni vanno al di là della mera collocazione dell'Ente.
Queste prime raccolte di dati mostrano quindi una maggior contaminazione dell’esperienza del Servizio civile verso fasce più ampie di giovani e verso un’esperienza di crescita e formazione personale che non è obbligatoriamente legata a una scelta professionale di studio o di vita, già maturata in precedenza; diventa, dunque, per qualcuno una vera nuova esperienza, un viaggio in un mondo che non si conosce per nulla. Rimane poi, invece, un’altra parte di giovani che si avvicinano a qualcosa che conoscono in qualche misura, anche solo per sentito dire, o su cui hanno già scelto di fare un percorso professionale o sociale per il quale l’esperienza del Servizio civile spesso rappresenta la piena immersione o il momento di verifica della congruità e della coerenza delle proprie scelte.
Se si confrontano i dati emersi con le fasce d'età è interessante scoprire come sono i più giovani (18-22) che scelgono l'esperienza del Servizio civile come crescita personale e non per inserimento lavorativo nonostante non abbiano esperienze di lavori pregressi.
Nella fascia di età tra i 25 e i 28 anni sono circa il 30% coloro che non hanno alcuna relazione pregressa con il terzo settore mentre nella fascia compresa fra 19-24 anni questa percentuale sale al 50%, così come raddoppia tra i più grandi la percentuale di quanti stanno facendo o hanno fatto studi relativi al settore, seppur, rispetto al totale, una piccola rappresentanza (dal 13% al 26%).
Per un confronto di genere, invece, ho notato un'evidente contrapposizione delle motivazioni, per cui, negli uomini, prevale fortemente la scelta economica, (opzione adottata al 70%) mentre le ragazze hanno in maggioranza una vocazione personale che rispecchia una più elevata sensibilità al tema solidaristico. Inoltre, ho notato una maggiore "sincerità" - o poca cura nella ricerca di informazione dell'ente- da parte degli uomini (arriviamo quasi all'85%) nell'aver ammesso la scelta semplicemente casuale della destinazione.
4.2 Il grado di soddisfazione.
Nella seconda parte del questionario, mi sono soffermata nel porre domande relative agli aspetti emotivi e d'impatto che comporta l'esperienza del Servizio civile, in particolare l'approccio immediato, l'esito finale, le eventuali critiche o punti a favore della propria esperienza, uno sguardo al futuro del Servizio civile ed anche un consiglio a chi vuole intraprendere questa strada.
4. Come è stato il primo approccio all'attività che svolgi come volontariato?
Il bilancio, che i giovani fanno della loro esperienza, analizzando questi dati sembra rassicurante e forse migliore di quanto mi potessi aspettare: tutto sommato, infatti, il primo impatto con le attività di Servizio civile ha avuto risvolti positivi, che variano nel definirlo interessante (14%) e
7% entusiasmante 5% deludente 34% positiva 11% faticoso 3% noioso 17% traumatico 9% stimolante 14% interessante
stimolante (9%) ma in minor misura entusiasmante (7%).
Nel feed-back negativo trovo curiosa la percentuale del 17% sull'opzione "traumatico" la quale mi suggerisce l'immagine di questi giovani che si trovano improvvisamente catapultati in un mondo del tutto sconosciuto, diverso da quello in cui sono cresciuti fino a quel momento; effettivamente, l'impatto, per chi non ha mai intrapreso prima la strada del volontariato in generale, può risultare faticoso, come ammette l'11% degli intervistati; ricordiamoci che il Servizio civile spesso è visto come un passaggio di preparazione dai ragazzi che terminano gli studi e che dovranno poi intraprendere un percorso nel mondo del lavoro.
8. Come giudichi complessivamente oggi l'esperienza fatta?
Nel giudizio finale, il risvolto è comunque largamente positivo: ben l'89% giudica infatti l'esperienza svolta nelle "sfumature" della positività, con circa il 61% che la ritiene positiva, 20% abbastanza positiva e 8% addirittura molto positiva, mentre, all'opposto, nessuno dei candidati ha ritenuto l'esperienza molto negativa, ma è prevalsa la scelta abbastanza
8% molto positiva 20% abbastanza positiva 61% positiva 8% abbastanza negativa 3% negativa molto negativa
negativa.
La conferma di queste scelte viene data inoltre dalle domanda successive nelle quali sono scesa nei dettagli attraverso due quesiti che prevedevano risposte aperte con l'inserimento di termini chiave che racchiudessero sinteticamente gli aspetti positivi e quelli negativi che hanno riscontrato i giovani volontari nello svolgimento dei loro compiti e nell'organizzazione del servizio in generale.
Non potendo ovviamente riportare qui tutti i dati, ho comunque potuto riscontrare come buona parte sottolinei la dimensione dell'intensità dei rapporti umani: tra le risposte, infatti, predominante e ricorrente è stata la frase: "sentirsi utile per gli altri"; l'aspetto solidaristico è quindi ciò che prevale anche fra coloro che inizialmente avevano deciso di intraprendere questa strada solo perché indecisi su cosa fare della loro vita e senza nessuna precedente esperienza alle spalle in questo campo, viene pertanto valorizzata l'esperienza altruistica di aiuto .
Significativi sono stati anche gli aspetti relazionali che si formano durante tutto il percorso182, non solo il rapporto verticale tra volontario-
assistito-responsabile, ma anche quello orizzontale tra gli stessi partecipanti, l'idea di far parte di un gruppo per cui ciò che stai svolgendo non è solo fine a te stesso ma coinvolge allo stesso, modo i tuoi compagni.
Al "terzo posto" tra gli aspetti positivi c'è il riscontro economico, il ricevere una remunerazione per ciò che si sta svolgendo è sicuramente un incentivo. Avere uno "stipendio" responsabilizza ancora di più il volontario nello svolgimento del proprio compito in maniera consapevole
183 .
Benché io abbia avuto anche questionari in cui gli aspetti negativi non sono stati compilati (circa il 5%), o le risposte sono meno numerose di quelle espresse nella risposta alla domanda sugli aspetti positivi, le 182 In tanti hanno scritto: "ho trovato dei nuovi amici"; "abbiamo legato tra noi"; " si è formata una
xxsquadra".
criticità si concentrano soprattutto sugli aspetti di natura organizzativa; il 45% delle risposte lamenta disorganizzazione dell’ente o del servizio e il non essere stati sufficientemente seguiti dal tutor, un 13% sottolinea invece le proprie difficoltà di organizzarsi in presenza di impegni di studio, un altro 17% si lamenta di un eccessivo sfruttamento dei volontari mentre un 14% ha trovato anche dei rapporti professionali e umani non soddisfacenti così come per alcuni (8%) la remunerazione è risultata inferiore al rapporto lavoro svolto. E infatti i giovani intervistati, quando viene chiesto loro di fare proposte di miglioramento chiedono maggior controllo sull’uso dei volontari (13%), più informazioni (19%) anche a livello organizzativo circa la gestione del tempo (orari, pause,svolgimento attività) e più confronto (13%) soprattutto con l'ente nazionale, ma sorprende, all'opposto, che molti (30%) suggeriscano un periodo di Servizio civile più lungo.
16. Che cosa cambieresti e/o proporresti al Servizio Civile Nazionale?
Insomma sembra che le criticità che i volontari del Servizio civile incontrano negli enti del “sociale” siano le classiche difficoltà che
30% durata più lunga 1% durata più corta 13% confronto 8% più tutoraggio 13% orari più idonei 2% presenza Uff Naz 3 % rispetto progetto 17% più info 13% sfruttamento volontari
caratterizzano un pò tutto il terzo settore in generale: la disorganizzazione, la incapacità di gestire il lavoro nell’emergenza e la difficoltà a riconoscere i ruoli (e i loro rispettivi compiti) all'interno del sistema.
Mi sono poi divertita nel cercare di paragonare l'idea di volontariato nel Servizio civile con altrettante situazioni e/o mestieri della vita quotidiana, che possono evocare nella mente di chi le immagina certe caratteristiche, per cui metaforicamente parlando ho chiesto:
5. Essere volontario nel Servizio civile è come essere un/una...
Da buoni italiani amanti del calcio, non poteva che prevalere l'idea del gioco di squadra! Battute a parte, un quarto delle persone esprime appieno l'idea dei rapporti che un'esperienza di convivenza del genere crea: una squadra a tutti gli effetti, con annessi e connessi; qui entra letteralmente in gioco non solo il rapporto umano ma anche la
15% pioniere 3% naufrago 2%pescatore 6% attore principale 2% comparsa equilibrista artigiano esperto 1% inventore 5% direttore d'orchestra 24% giocatore di squadra bambino 12%ciclista al giro d'Italia 8 %operaio 3% detenuto che evade 1% straniero 6% spettatore 4% viandante nel deserto 9% facchino
consapevolezza si non essere da solo e di far parte di un gruppo di persone che, almeno inizialmente, decidono di intraprendere un percorso come il tuo, ma non uguale al tuo poiché il bagaglio di esperienze, il background culturale, i rapporti familiari, l'età e il sesso sono differenti. Sono i più giovani, poi, ad immedesimarsi nel ciclista alla prima tappa del giro d'Italia, orgogliosi nell'aver portato al termine un'esperienza del tutto nuova, tanto da esprimere l'emozione di uno sportivo che raggiunge il traguardo. Mentre le opzioni più pessimistiche184 sono state marcate
principalmente dagli obiettori. Per quanto riguarda le differenze di genere, sono i maschi che mostrano sempre il lato dello "sfruttamento" sentendosi alle volte operai, altre facchini. Le ragazze, invece, continuano ad avere un'immagine romantica del volontariato, immedesimandosi nella parte delle attrici protagoniste e nelle direttrici di orchestra.
Per quanto riguarda il giudizio complessivo delle attività, incrociando i dati in rapporto all'età e al sesso, ho riscontrato che i punti di maggiore criticità185 sono stati evidenziati da coloro che hanno un'età compresa tra i
34-36 anni e che hanno svolto le attività di Servizio civile in alternativa all'obbligo di Leva, per cui, l'impatto con gli enti (designati dal Ministero e non scelti dall'obiettore perché non volontario) si è rivelato in qualche modo traumatico e, almeno nel momento iniziale, al di sotto delle proprie aspettative; tra le persone che ho intervistato vi sono due obiettori che, nonostante l'esperienza inizialmente negativa, mi hanno dato prova di come il Servizio civile sia davvero un'esperienza che cambia la vita, soprattutto a livello umano, e che dovrebbe essere obbligatorio come strumento che insegna "a vivere con e per gli altri" soprattutto in questo mondo dove sembra sia l'egoismo a far da padrone. Nel range d'età più giovane, invece, le lamentele sono di tipo organizzativo, specialmente nei maschi che insistono nella faticabilità e nello "sfruttamento" tipico dei
184 Un detenuto che prepara l'evasione ed un viandante assetato che ha attraversato il deserto.
185 "Esperienza traumatica","faticosa da non consigliare agli amici"(preciso che sono stati gli obiettori da me
xintervistati a sconsigliare agli altri di intraprendere la strada del SC poiché: "all'epoca era totalmente
loro compiti. Le ragazze risultano invece le più sentimentali, guardano principalmente l'aspetto relazionale nella creazione dei rapporti con gli altri: le donne hanno un impatto emotivo che va ben oltre l'aspetto pratico di tutta l'organizzazione: sono più sensibili e critiche nel voler portare a termine la loro missione di utilità sociale; la non idoneità della paga è infatti un punto negativo messo in mostra solamente dall'universo maschile.
4.3 Il valore della solidarietà