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I L PALAZZO O RSINI A C AMPO DEI F IOR

1. Una questione di omonimia

Nel 1986, in occasione della mostra L’arte degli Estensi, Anna Colombi Ferretti ricordava la «confusione documentaria» che ancora circondava il nome di Jean

Boulanger, identificabile con ben «tre personaggi omonimi, nativi tutti di Troyes»1. Il

primo sarebbe nato nel 1566, il secondo (il nostro pittore) nel 1606, mentre il terzo sarebbe documentato a Parigi tra il 1645 e il 1680. La studiosa dubitava che il pittore al servizio degli Este fosse effettivamente nato nel 1606, anno fissato da Massimo Pirondini sulla base del certificato che ne registrava la morte il 24 luglio 1660 a 54

anni2. Il dubbio restava per la scarsa attendibilità che si accorda a simili fonti, come,

tra l’altro, aveva dimostrato il caso emblematico di Flaminio Torre3. L’assenza di dati

certi le permetteva così di avanzare l’ipotesi di una formazione romana, riconoscendo Boulanger in quel «Joannes Gallus pictor» diciassettenne, documentato nel 1629

accanto a Charles Mellin4. In questo modo il pittore verrebbe a nascere nel 1612 e non

nel 1606.

Per quanto debole l’appiglio documentario e decisamente troppo vaga la denominazione per avvallarne l’identificazione, le cautele di Colombi Ferretti non erano del tutto infondate. Nel chiarire una volta per tutte la questione dell’omonimia si dimostrerà, infatti, l’inesattezza dell’anno di nascita di ormai concordemente fissato al 1606. Una precisazione doverosa non solo per dissolvere quel fumus documentario

1 Anna COLOMBI FERRETTI, La decorazione pittorica del Palazzo Ducale di Sassuolo, in L’arte degli

Estensi 1986, pp. 31-32.

2 PIRONDINI 1969, p. 6. Per il certificato di morte di Jean Boulanger si veda Doc. I, 1.

3 Flaminio Torre, morto nel 1661 all’età di 45 anni secondo il Libro dei Morti dell’Archivio Storico Comunale di Modena, era in realtà vissuto 41 anni poiché registrato nel 1620 nel Libro dei Battezzati della Cattedrale di Bologna. Si vedaAnna COLOMBI FERRETTI, Flaminio Torre, in L’arte degli Estensi 1986, p. 203; Sonia CAVICCHIOLI, schede dei dipinti di Flaminio Torre in BENTINI,CAMMAROTA, MAZZA 2008, pp. 426-432.

4 Jacques Thuillier (in Claude Lorrain, 1982, p. 215) riferisce che alla Pasqua del 1629 Mellin sembra risiedere «presso Don Vincenzo Muti dove gli Stati d’anime registrano un Carolus pictor, in età di trent’anni, con un Joannes Gallus pictor, diciassettenne; questa menzione che si ripete l’anno successivo, rimane tuttavia incerta». L’ipotesi della Ferretti è riportata anche in BENATI 1993,p. 353e ID. in Tesori ritrovati, 1998, p. 47.

123 che ancora circonda il suo nome e che autorizza ipotesi difficilmente praticabili, ma anche perché preliminare alla ricostruzione della sua formazione.

1566 o 1606?

Il certificato di morte di Jean Boulanger doveva essere noto già a padre Orlandi che nel suo Abecedario (1733) scriveva: «d’anni 54 morì nel 1660 e fu sepolto nella chiesa

di San Vincenzo in Modona»5. L’anno di nascita doveva dunque essere il 1606, come

poi sostenuto da Oretti (1760-80), Le Virloys (1770), Zani (1820) e Ticozzi (1830-33). Fu l’abate Luigi Lanzi (1809) a fornire una nuova biografia, indicando il 1566 come data di nascita: egli specificò infatti che Boulanger morì nel 1660 a 94 anni sulla base di una lettera «scritta da Modena al P. Orlandi» conservata tra le carte del carteggio Oretti6.

La ricostruzione di Lanzi trovò poi seguito negli studi di De Boni (1852), Castellani Tarabini (1854), Thieme-Becker (1910), Ricci (1925) e, più di recente, nel profilo del

pittore stilato da Ghidiglia Quintavalle7. Fu Massimo Pirondini (1969) a troncare la

questione, escludendo questa seconda interpretazione alla luce della certezza documentaria offerta dal già menzionato atto di morte, rinvenuto presso l’Archivio Storico Comunale di Modena, sotto la data indicata fin dal 1855 da Giuseppe Campori, il 24 luglio del 1660.

Secondo Pirondini concorrevano a escludere il 1566 altri fattori. Il fatto che fino agli anni Trenta del ’600 non si avessero notizie della sua attività; che in una lettera del 25 aprile 1644 inviata al duca Francesco I da Sebastiano Marinelli, commissario a Sassuolo, il pittore fosse qualificato come «giovane»; e l’anomalo discepolato che Boulanger avrebbe compiuto nella bottega di Reni qualora fosse stato di nove anni più

5 Per il passo di Orlandi e per le fonti menzionate in seguito si veda Doc. I, 2-13.

6 Nelle ricerche condotte presso la Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio di Bologna (ms. B 153, n. 47) è stato possibile recuperare solamente una lettera inviata da Modena ad un «Amico Carissimo» da «F. Camoncoli» il 20 settembre 1701. Nella missiva si elencano gli anni di nascita e di morte dei principali artisti vissuti a Modena e si specifica che «(L’)anno 1660 morì il Signor Giovanni Bolangier Francese d’anni 54 e fu sepolto in San Vincenzo di Modena».

124 vecchio del maestro. Quello di Lanzi fu, con tutta probabilità, un errore di trascrizione o un refuso poi reiterato dalla bibliografia sull’artista.

Se si può dunque escludere l’esistenza di un omonimo di Boulanger nato nel 1566, non si può fare altrettanto per il terzo Jean Boulanger menzionato da Colombi Ferretti. Pirondini non lo contemplava, ma la storiografia critica, fin dalla metà del Settecento, ne aveva tratteggiato un profilo. Si trattava anche in questo caso di un artista e, più precisamente, di un incisore. Il catalogo della sua opera era stato inaugurato da François Basan nel suo Dictionnaire des graveurs del 1789, dove lo faceva nato ad

Amiens nel 16078.

Ma l’omonimia con il pittore aveva già causato una sovrapposizione di identità: Giovanni Gori Gandellini (1771) lo descriveva infatti morto di «anni 54 nel 1660». Non era sfuggito che si trattava di due personalità differenti né a Von Heinecken (1778), né a Füssli (1779). Entrambi, dopo aver descritto il profilo del pittore, ricordavano anche l’incisore, per il primo nato sempre a Troyes prima di trasferirsi a Parigi, ignorandone sia l’anno di nascita che quello di morte; mentre Füssli, prudentemente, lo menzionava vissuto intorno al 1660. Con Watelet (1792) Boulanger incisore acquistava una peculiarità stilistica: al pari di Jean Morin veniva assunto come iniziatore di quella «gravure pointillée» destinata a largo successo in Inghilterra. Questa specificità tecnica veniva ribadita anche da Huber e Rost (1804) che facevano nascere l’incisore sempre a Troyes ma, questa volta nel 1613, avvertendo «qu’il ne faut pas confondre le Jean Boulanger le graveur, avec un autre Jean Boulanger, de la meme ville et né en 1606».

Preziose furono invece le considerazioni di Luigi De Angelis (1810) che, pur ribadendo per il pittore l’errore cronologico di Lanzi (ovvero la nascita nel 1566), ritenne l’incisore morto dopo il 1672 sulla scorta delle incisioni da lui firmate. Se il pittore era morto nel 1660, l’incisore aveva realizzato il ritratto di Carlo II re d’Inghilterra non prima del 29 maggio del 1660 (fig. 1), giorno della sua elezione. A scanso di equivoci, De Angelis ricordava anche il ritratto dell’imperatore Leopoldo II

«che porta l’anno ivi segnato del 1672»9. Si delineavano così due personalità distinte.

8 Per il profilo biografico di Basan, oltre che per le fonti menzionate in seguito, si veda Doc. II, 1-17. 9 All’elenco delle opere realizzate dopo il 1660 (anno di morte del pittore) può aggiungersi anche la

Madonna con Bambino firmata e datata 1661 (fig. 2), per cui si veda la scheda in HERMAN 2008, cat. n. 121.

125 Ancora nella Biographie universelle (1812) l’incisore veniva indicato come nato ad Amiens nel 1607; nel Manuel de l’amateur d’estampes di Joubert (1821) a Amiens in data incerta, mentre per Bonnardot (1849) e Mariette (1851-53) a Troyes rispettivamente nel 1613 e nel 1606.

La mancanza di documentazione e l’omonimia con il pittore avevano portato alle più differenti interpretazioni che si rincorrono nella storiografia artistica. A fare nuovamente il punto sull’incisore era stato Corrard de Bréban che dedicava grande

attenzione all’artista nel suo Les graveurs troyens (1868)10. Dopo aver sinteticamente

riportato le ricostruzioni degli autori precedenti, lo studioso pubblicava l’«acte de naissance» del graveur11, ovvero il certificato di battesimo celebrato il 24 gennaio 1608 nella parrocchia di Saint-Jacques-aux-Nonnains. Lo studioso riteneva che il documento fosse probante per fugare ogni dubbio sul luogo e sull’anno della sua nascita, mettendo poi nuovamente in guardia dal confondere l’incisore con l’omonimo «peintre du duc de Modène, où il passa toute sa vie, et laissa de nombreux ouvrages».

La ricostruzione di Bréban trovò seguito nel secolo successivo e fu accolta nell’Inventaire del Département des Estampes redatto da Weigert (1951) e nel Dictionnaire de Biographie française (1954)12. Weigert, oltre a portare il catalogo dell’artista a 350 stampe e a fissare la sua morte intorno al 1680, aggiungeva preziose informazioni desunte dal Fichier Laborde (alla Bibliothèque Nationale di Parigi), ovvero il repertorio alfabetico dei nomi d’artisti ed artigiani dal XVI al XVIII secolo menzionati nei registri parrocchiali distrutti dall’incendio della Comune nel 1871. Sappiamo così che l’incisore era a Parigi nel 1645 e risiedeva nella parrocchia di Saint- Étienne-du-Mont. Attingendo alla medesima fonte, Weigert ricordava poi i battesimi di diversi suoi figli, uno dei quali fu «tenu sur le fonts en 1648 par François Chauveau, le graveur, qualifié de peintre, et un autre fils, dont le parrain fut en 1650, le graveur

Jean Mathieu (sans doute Matheus)»13.

10 CORRARD DE BREBAN 1868,pp. 30-37.

11 Si veda Doc. III, 1 e 2 (ADAube, Registres des Baptêmes de l'Eglise de Saint-Jacques-aux-Nonnains (1605-1610), 24 gennaio 1608).

12 Si veda Doc. III, 3 e 4.

13 Répertoire alphabétique de noms d'artistes et artisans, des XVIe, XVIIe et XVIIIe siècles, relevés

dans les anciens registres de l'État civil parisien par le marquis Léon de Laborde. XVIII Boud-Boullée.

- 6805-7220. BnF, NAF 12055 («Boud-Boullée»), ora disponibile on-line sul sito Gallica dopo una recente campagna di digitalizzazione.

126 Torniamo però a Bréban. Lo studioso segnalava un aspetto non secondario, ovvero che dall’analisi dei registri di Troyes nell’intervallo tra il 1600 e il 1615 non era emerso un secondo Jean Boulanger. Questa assenza, confermata dalle indagini recentemente condotte, mette seriamente in discussione la sua ricostruzione. Se infatti nessuna fonte può attestare il luogo di nascita dell’incisore – su cui occorre presto fare luce, malgrado

la latitanza documentaria14 –, diverse testimonianze secentesche concordano

unanimemente nel ritenere il nostro pittore come nativo di Troyes.

Già Malvasia faceva «Monsù Giovanni Bolangere», allievo di Reni e poi al servizio degli Este, proveniente da «Troà». La cautela con cui si deve accogliere il racconto della Felsina appare qui del tutto infondata: la stessa origine appare in un’altra e più certa testimonianza, ovvero il testamento del pittore rinvenuto e pubblicato da Massimo Pirondini dove Jean Boulanger è detto nativo di «Troà di Sampagna stato della Francia»15.

A far crollare il teorema di Bréban è poi un altro fattore. Nell’atto di battesimo di Jean Boulanger si menziona il nome del padre, Olivier, che ricorre nel già citato testamento dove «Monsù Gio. Bolangeri» è detto «figliolo del già Monsù Olivier». Questa sola evidenza obbligherebbe a restituire il certificato di battesimo al nostro pittore.

Altre testimonianze intervengono a confermare che Olivier Boulanger appartenesse proprio alla famiglia del nostro pittore. Il suo nome, infatti, compare nell’inedito certificato di battesimo di Olivier Dauphin, nipote ed erede universale di Jean Boulanger16. Il grado di parentela tra i due, per quanto convalidato dalla tradizione

storiografica, non risultava suffragato da alcuna documentazione17. E forse troppo

debole sarebbe la sola lettera priva di firma e data in cui «Olivier Dolfini» richiedeva

14 Per le più recenti pubblicazioni sull’incisore si rinvia a THUILLIER,BREJON DE LAVERGNÉ,LAVALLE 1991, p. 75; HERMAN 2008, pp. 61-64; BOREA 2009, t. I, p. 364, n. 10.

15 ASMo, Archivio notarile di Modena, cass. n. 3428 (notaio Bartolomeo Trombelli), n. 103. Si veda l’Doc. III, 5.

16 ADAube, Registres des Baptêmes de l'Eglise de Saint-Nizier (1630-45), 21 settembre 1631. Si veda

Doc. III, 6.

17 MARTINELLI BRAGLIA 1987, p. 82. Non è stata rintracciata la stampa indicata da Pietro ZANI (1820, p. 312) per cui «che poi Oliviero Doufin, o Dofin fosse Nipote del Boulanger egli stesso l’afferma nelle Stampe de lui tagliate nell’accennata vita di Bacco, ivi chiamandosi Oliviero Dolfini, e dicendo la detta Vita Opera del fu mio Zio, Giovanni Bolangeri, cognomi, l’uno e l’altro, italianizzati».

127 il pagamento di quattro mandati e pretendeva «quatro paia di lenzzoli, un mantelo, tre

salviete, et un drapo, de li quali davano a Giovanni Bolangeri suo zio»18.

Le estese ricerche genealogiche di Michel Turquois19 sugli artisti vissuti a Troyes nel

Seicento permettono però di delineare con esattezza i rapporti tra le famiglie Boulanger e Dauphin. Lo studioso aveva commesso il solo errore di identificare Jean Boulanger con l’incisore «qui après avoir fai un long séjour à Rome, s’installera à Paris et y fera la carrière que l’on sait». Sappiamo così che dal matrimonio di Olivier Boulanger e Catherine Fèvre, oltre a Jean era nata anche Anne Boulanger. I nomi dei genitori compaiono infatti nel certificato del battesimo di quest’ultima, celebrato il 10 febbraio 1605 nella parrocchia di Saint-Jacques-aux-Nonnins. Nel 1626 Anne andò in sposa a Louis Dauphin, figlio di Louis e Bonaventure Cantelle, e da loro nacque Olivier.

Questa ricostruzione risulta infine comprovata da un inedito atto notarile, rogato a

Sassuolo dal notaio Giovanni Battista Paffi il 13 agosto 164620. Il documento prova

che Jean era figlio «Domini Olivierii Bolangerii de Troa in Sciampania provincia Galliarum» e di «Dominae Cattherinae de Lofevris eius matris», confermando così i dati del certificato di battesimo. Ma non solo. L’atto chiarisce anche il quadro

famigliare. Jean, infatti, donava alla sorella Jeanne21 la porzione lui spettante

dell’abitazione paterna divisa con altre tre sorelle e posta «in via Maiori sub insigne della Pareglia in faciem, contra et ex opposito Ecclesia Sancti Frobé».

L’evidenza delle fonti impone un’ovvia conclusione: Jean Boulanger era figlio di Olivier, presumibilmente lo stesso che tenne a battesimo Olivier Dauphin, nipote di

Jean. Il nostro pittore nacque dunque nel 1608 e non nel 1606, come finora ritenuto22.

18 ASMo, Archivio per Materie, Pittori, 14/2. Si veda Doc. III, 7. Il corsivo è mio. 19 TURQUOIS 1984-851, p. 87.

20 ASMo, Archivio Notarile, Sassuolo, b. 185 (notaio Giovanni Battista Paffi), n. 30. Si veda Doc. III, 8.

21 Jeanne fu battezzata il 24 agosto 1601. Per il suo certificato cfr. ADAube, Registres des Baptêmes

de l'Eglise de Saint-Jacques-aux-Nonnains (1599-1606).

22 Michel TURQUOIS (1984-851, p. 100), sulla base di fonti d’archivio non precisate, documenta a Troyes un Jean Boulanger pittore tra il 1608 e il 1646. Se, come si è detto, il 1608 è da associare alla data di nascita del nostro pittore, sembrerebbe da escludersi che possa essere sempre lui in città in quel lasso temporale poiché documentato a Roma tra l’ottobre del 1644 e il 1646. Per di più nell’agosto del 1646 il pittore fu senz’altro a Sassuolo, dove fu rogata la donazione sopradetta. Negli atti di battesimo della città di Troyes compaiono altri due omonimi battezzati nella chiesa di Saint-Nizier: il primo il 22 febbraio 1624, il secondo il 18 settembre 1639. (Cfr. ADAube, Registres des Baptêmes de l'Eglise de

Saint-Nizier (1621-1630) e (1631-1640)). Uno di essi è forse da identificarsi con l’ancora oscuro

128 Troyes XVIIe siècle

L’individuazione del certificato di battesimo non corregge solamente la data di nascita tradizionalmente accolta, ma permette anche di ricostruire la primissima formazione di Jean Boulanger. Il padre di Jean, Olivier, è infatti qualificato nel certificato di battesimo del nipote come «peintre». Le ricerche condotte da Michel Turquois presso gli Archives Départemental de l’Aube certificano che Olivier era uno dei pittori più produttivi nel panorama cittadino. Nei registri d’imposizione del 1644 compare tra i 36 artisti attivi a Troyes come «peintre» debitore di 28 livres, una cifra tra le più cospicue. L’alta tassazione cui era sottoposto prova l’alto reddito accumulato con la sua attività23.

Un pittore decisamente quotato se si considera l’alto numero di artisti in una città che non contava più di 25.000 anime. Troyes infatti, dal Medioevo, «était un foyer artistique de première grandeur»24, che nel solo cinquantennio tra il 1600 e il 1650 poté contarne ben 164. Senza dubbio tra loro si devono annoverare anche artigiani e decoratori (e forse pochi poterono effettivamente vivere della loro arte), oltre a mercanti spesso riuniti in associazioni.

Olivier fece fortuna a Troyes e accumulò cospicue ricchezze sfruttando i traffici artistici che ancora animavano la Champagne come attestato dai suoi due testamenti. Nel primo, risalente al 1639, Olivier compariva con la qualifica di «marchant peintre», residente a Troyes in rue de la Cité ed eleggeva la sua sepoltura nella parrocchia di

Saint-Jacques aux Nonnains25. Nell’atto figurano i cinque figli: oltre a Jean, Michelle,

sposa del pittore «Benoist Dubois»; Claude, sposa di Pierre Borgne «marchant taincturier»; Jeanne, moglie del mercante Jean Desmolins, e Anne Boulanger, maritata al già menzionato pittore Louis Dauphin. I legami coniugali tra pittori confermano la cospicua presenza artistica in queste terre e le strette relazioni tra gli artisti locali.

Sei anni dopo, nel novembre del 1645, Olivier Boulanger, «marchant peintre enlumineur» e «malade au lit», correggeva le disposizioni testamentarie, di cui i generi

23 TURQUOIS 1984-851, p. 108. I registri sono ora conservati presso la Médiathéque della città di Troyes, quello del 1644 ha la seguente collocazione: «Archives, R 351-355», fasc. «305», sotto la «Huitième Compagnie de Saint-Jacques». Olivier compare con la stessa qualifica anche nei registri del 1642 (con 29 lire da pagare).

24 SCHNAPPER 2004, p. 264.

129

Pierre Borgne e Jean Desmolins erano nominati esecutori26. Jean Boulanger, elencato

tra i coeredi, non era presente in quanto residente a Roma, dove sappiamo rimase al

servizio del cardinal Rinaldo fino al 164627. Olivier morì poco dopo (il 26 dicembre):

il 9 gennaio veniva stilato l’inventario ‘apès-décès’, documento prezioso che offre uno

spaccato della vita di un artista nella Francia di metà Seicento28. Oltre al mobilio, alle

vesti e all’attrezzatura, le stanze erano ingombrate da quadri: se ne contano più di centoventi realizzati in parte ad olio ed in parte «a destrempe», una tecnica ad acqua facile, rapida e poco costosa. Non distante da quella detta «à la gouache», la destrempe

divenne tipica della pittura champenoise di questo giro d’anni29 e segnò indelebilmente

il ductus di Jean. Le pennellate rapide e il tratto vibrante, veloce e sicuro della sua pittura, tanto su tela quanto su muro, fanno eco ai rudimenti appresi in queste stanze dell’atelier paterno.

Tra le tele a la destrempe elencate nell’inventario, quasi un centinaio erano già incassate e pronte per raggiungere un mercante parigino, a conferma dell’importanza di Troyes come centro nevralgico delle rotte del mercato dell’arte. L’estensore non si dilunga in dettagli e non indica i soggetti, se non per rare eccezioni. Compaiono così un Re David, un San Lorenzo e una Discesa dalla croce eseguite ad olio; una Natività, un Giacobbe ed Esau a la destrempe e solo due tele ad olio con soggetto profano: un Paysage e le Stagioni30.

Il debito attivo calcolato al momento della successione ammontava alla considerevole cifra di 4035 livres e nell’inventario si elencano anche prestiti erogati da Olivier a colleghi del mestiere come Jean Hurant «peintre demeurant à Troyes» e «Pierre et Augustin les Bréon», residenti nella stessa città, a conferma, dunque, delle ingenti ricchezze di cui disponeva.

Prima che Parigi accentrasse i traffici artistici nei primi anni del XVIII secolo, Troyes conobbe una vera e propria ‘rinascita’ artistica. Le ricostruzioni di chiese e hôtel

26 ADAube, 2E 7/77. Si veda Doc. IV, 2.

27 Jean Boulanger è documentato a Roma dal 1644 al 1646. Si veda: PIRONDINI 1969, p. 20. 28 ADAube, 2 E 7/110. Si veda Doc. IV, 3.

29 TURQUOIS 1984-851, p. 80.

30 Jean Boulanger è nominato in alcuni passi del documento: per sei libri di sua proprietà e in due atti notarili risalenti al 1643. Il primo, stilato a Troyes il 13 aprile, riguardava le 250 livres dell’eredità materna lui destinate. Il secondo, inerente la vendita di alcuni diritti, fu ratificato a Parigi il 30 marzo.

130 particuliers promossi in seguito all’incendio del 1524 si erano ormai concluse,

perpetrando ancora il gusto architettonico alla moda nel secolo precedente31. Non

accadde diversamente in campo pittorico, in cui l’eredità cinquecentesca tardomanierista agli inizi del XVII secolo era ancora talmente preponderante da

mostrare «une indigence d’invention et d’execution qui confine au plagiat»32.

A smuovere le acque e a rinnovare il gusto d’inizio Seicento furono il dilagante realismo olandese importato da Fran Pourbus il Giovane – stabilmente a Parigi dal 1609 al servizio della Corona di Francia – e soprattutto il rientro a Troyes nel 1626 di Jacques de Létin (1597-1661) dopo un prolungato soggiorno romano. I souvenirs della pittura italiana, caravaggesca e vouettina, permisero a de Létin di monopolizzare il mercato cittadino dando nuova linfa alla pittura locale. Il suo linguaggio, aggiornato al barocco romano, animerà ulteriormente le aspirazioni dei giovani pittori che da generazioni ambivano al viaggio in Italia.

Troyes divenne «une incomparable pépinière de talents»33, un caso unico nella

provincia francese non solo per l’alto numero di pittori, ma anche per la straordinaria estensione del mercato che la loro attività lascia supporre. La fitta rete dei commerci

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