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LE AGIOGRAFIE SU ISABEL, RAINHA DE PORTUGAL

4. Racconti e topoi dell’infanzia di Isabel.

4. 1. La stirpe regale.

Nel 1968 J. Chelini inserisce nell’Histoire religeuse de

l’Occident medievale di A. Colin un piccolo saggio sui rapporti esistenti

tra il potere e la santità nell’agiografia medievale. Al suo interno lo studioso individua le cause, non solo storiche, che hanno permesso tale accostamento, formando anche un neologismo per spiegare il nuovo concetto, l’hagiocratie84

. I testi agiografici medievali riportano innumerevoli casi in cui lo sviluppo della santità di un individuo è strettamente connesso all’importanza del suo lignaggio o alla classe sociale di appartenenza.

Ereditata direttamente dalla tradizione classica, la convinzione in una santità nobile si ripresenta puntualmente anche all’interno dell’agiografia isabellina. La regina portoghese è erede di una delle più importanti famiglie reali dell’Europa del XIII secolo e, in quanto tale, può vantare una lunga serie di antenati nobili e santi; una nuova prospettiva che fa dell’elemento geneaologico e della laudatio generis un aspetto fondamentale della narrazione, più importante della descrizione della nascita di Isabel. Discendere da antenati regali è una delle prerogative che accomuna i santi nobili del Medioevo. La riscoperta dell’importanza della genealogia ed il suo utilizzo letterario sono operazioni abituali e quasi scontate per molti agiografi85. Con il

84 La teoria della hagiocratie nasce con J. Chélini e viene esposta nell’Histoire religieuse de l’Occident médiéval, a cura di A. Colin, Paris 1968, p. 71. Pur

concentrando la sua ricerca sui santi merovingi, lo studioso francese nota come questa sua teoria abbia in realtà un riscontro nella tradizione biografica classica, infatti già Plutarco e Svetonio conoscono il rapporto che lega la nobiltà – quindi il potere – con la santità.

85 La comparsa del genere genealogico è molto antica e affonda le radici nella

tradizione panegirica latina. Dopo un relativo periodo di decadenza corrispondente alla scomparsa degli imperatori, il genere registra una forte ripresa nel V secolo, grazie proprio all’opera di condottieri e ‘re germanici – vandali, ostrogoti, visigoti, merovingi e soprattutto carolingi – che anche in questo campo, come già in altri hanno spesso seguito l’esempio degli imperatori romani’, in E. R. Curtius, op. cit., p. 199. La necessità, che muove queste nuove popolazioni, porta in qualche modo a giustificare e comprovare le loro nobili origini e indirettamente causa lo sviluppo del genere

ricordo e la conseguente celebrazione degli antenati di Isabel gli autori vogliono confermare l’antica concezione dell’eugenéia, che, nella tradizione agiografica presa in esame, vede nell’infanta di Aragona il punto di convergenza di tre fattori di primaria importanza: la nobiltà di

schiatta, la santità e la dignitas saeculi, guadagnata grazie alle conquiste

territoriali e alla difesa della fede. In un ambiente politico e culturale, come quello iberico, non deve sorprendere l’ostentazione sfrontata della stirpe aragonese, poiché con la commemorazione degli antenati e delle loro imprese gli agiografi vogliono prefigurare il valore della futura regina Isabel; a questa esigenza agiografica si aggiungono anche la velata giustificazione dell’ingombrante ruolo occupato dalla monarchia aragonese nella politica peninsulare e mediterranea e la volontà di esorcizzarne la scomparsa86. L’apparente complessità familiare presente nelle agiografie può essere sciolta facendo ricorso alle strutture proprie del topos genealogico, che nella progressione dinastica vede il

genealogico. “Tout peuple à ses débuts cultive le souvenir des ancêtres de ses chefs.

D’ailleurs des généalogies ont été tôt rédigées dans tout l’Occident médieval, de L’Espagne chrétienne à la Northumbrie ou l’Irlande, en passant par l’Austrasie, par exemple, ou par la Flandre” in L. Genicot, Les généalogies, Brepols, Turnhout 1975, p. 14. In realtà la diffusione del genere genealogico non fu così forte nella penisola iberica, ma si ferma solo nelle regioni settentrionali di Navarra e Aragona, da cui proveniva l’omonima casa regnante. Un recente studio delle fonti letterarie tardo latine della Spagna medievale ha riscontrato la scarsa diffusione di questo genere nella penisola e l’esistenza di un solo esemplare di genealogia in Catalogna. Si può concludere che “le genre est demeuré bien plus nordique que méridional et, dans le Nord, la Flandre avec ses abords en est restée le principal foyer, malgré la concurrence de l’Angleterre”, ibidem, p. 22. La comparsa della genealogia è una conquista relativamente recente della letteratura agiografica, poiché è ben nota la tendenza degli agiografi ad eliminare tutto quanto non faccia parte della vita del santo, infatti dei primi santi si hanno descrizioni della sola vita christiana, ovvero dalla conversione al giorno della morte del santo, considerato come vero dies natalis. “Il rifiuto di inserire nella narrazione tutto quanto non è legato all’esperienza religiosa del soggetto all’interno della comunità cristiana significa che la vera vita per l’uomo si svolge a partire da quando si accosta alla fede […]. Gli avvenimenti precedenti la nascita alla fede sono dunque eliminati come estranei alla vicenda dell’homo Dei”, ivi.

86

Questa caratteristica è comune a tutta la letteratura genealogica iberica medievale ed esprime il terrore delle famiglie nobili di vedersi spodestate e destinate al non governo e all’oblio della storia. Parlando delle genealogie portoghesi, J. Paredes Nuñez osserva come la letteratura genealogica sia “expresiòn de la ideologia de una clase que veia en peligro su propria configuraciòn. Y sin duda una forma de defender los intereses de la nobleza, una nobleza que se tambaleaba por las proprias tenciones que se agitaban en su seno, era poner la genealogia al servicio de la soledaridad de clase”, in J. Paredes Nuñez, Comparativismo e interdisciplinariedad. En torno a los

nobiliarios medievales portugueses, in «Revista de filologia romànica», Editorial

perfezionamento morale e spirituale dell’intera stirps regalis. Isabel allora si configura come il culmen di tutta la dinastia aragonese.

I testi però presentano un punto di frattura con il genere geneaolico ‘classico’, infatti, a differenza di altri santi aristocratici, per la futura regina portoghese non si può parlare di sacra stirps e, proprio nel tentativo di riabilitare un quadro familiare compromesso dalle continue scomuniche, gli agiografi dedicano ampio spazio al valore guerriero del genus aragonese e, cercando di colmare l’imbarazzante ‘vuoto sacro’, alla neonata Isabel. Il rilievo assunto dall’infanta aragonese viene giustificato dalla necessità di riscattare una famiglia che non si è sempre distinta per la rettitudine dei suoi membri.

Non tutte le genealogie della tradizione isabellina presentano la stessa forma, in quanto, a seconda del periodo e dell’autore, esse rispondono ad esigenze e scopi diversi. Dall’analisi testuale emergono fondamentalmente due modelli narrativi: uno schema lungo, tipico delle prime agiografie, ed uno breve preferito invece dagli autori moderni. Analogamente è possibile identificare due ‘direzioni’ precise su cui è indirizzata la materia genealogica, infatti se i primi agiografi preferiscono una direzione ‘discendente’ descrivendo la famiglia aragonese dagli antenati più lontani fino all’infanta, nelle agiografie moderne invece la direzione si inverte e si struttura un modello narrativo ascendente che da Isabel risale fino agli avi di terza/quarta generazione.

La testimonianza più antica offerta dalla Lenda si mostra ancora legata ai rigidi schemi dei Livros de linhagens e si dilunga nell’elencazione degli antenati più illustri accompagnandoli anche da una brevissima descrizione delle imprese da loro compiute87. Modellato

87 La particolarità di questa geneaogia è la sua somiglianza con il la tradizione

lusitana dei Livros de linhagens: in essi infatti le genealogie presenti accompagnano i nomi die personaggi con brevi, ma particolari racconti delle azioni compiute in vita. I

Livros de Linhangens, conosciuti anche con il nome di Livros nobiliarios, sono dei libri

che presentano le relazioni genealogiche, che ntercorrono tra le più importanti famiglie nobili portoghesi. Questa particolare forma è molto comune nella penisola iberica del Medioevo. La prima funzione di questi libri è quella di tramandare la memoria delle azioni di un determinato personaggio storico, infatti osserva M. J. Violante Branco che “these lineage books […] are very rich sources and present various features which distinguish the from the most part of the other Western genealogies. Unlike the usually terse and short genealogies common elsewhere in the West, these are detailed colourful

su uno schema che risente ancora della cultura cavalleresca, questo schema genealogico concentra l’attenzione sulla descrizione delle battaglie e non avanza alcuna pretesa di comprovare la santità dei membri della casa regnante, né tantomeno di Isabel. L’intento principale è puramente rievocativo: l’anonimo agiografo vuole inserire l’infanta d’Aragona all’interno di una più dimensione aristocratica88 e sancire con la sua nascita il perfezionamento morale della corona aragonese89:

Esta raynha foy da casa d’Aragom, filha delrey D. Pedro e da raynha Dona Costança. E este rey D. Pedro foi filho delrey D. James e da rainha Dona Violante, filha delrey d’Onglia. E este rey D. James filhou aos mouros Maorgas e Meorga e Eviça e a Fromenteira e Valença e todo seu reyno, que era de sa conquista, e filhou Murça, (e) ajudando elrey de Castela. E a

narratives of the different families, their names, and connections, contain many

anecdotes and explain the successive marriages and descent of each of the members of each line. They are full of tales of loyalty and treason, illegitimacy and kidnapping, fierce battles, and less nobles episodes of nervous saddle soiling in a tight corner, and of running away from battle fields and cheating their kings”, in M. J. Violante Branco,

The Nobility of Medieval Portugal, in Nobles and nobility in medieval Europe, a cura

di A. J. Duggan, The Boydell Press, Oxford 2000, p. 227. Queste compilazioni hanno principalmente una funzione pratica e servono per regolare i matrimoni ed evitare unioni tra consanguinei. I dati riportati vogliono assicurare i diritti ereditari di una famiglia nobile e dei suoi discendenti su un determinato luogo. In Portogallo sono presenti tre Livros de Linhagens: O Primeiro Livro de Linhagens, conosciuto anche come Livro Velho, è stato compilato tra il 1286 e il 1290 nel monastero di Santo Tirso, ma è rimasto incompleto; O Segundo livros de linhagens, chiamato anche Livro do

Deão, è stato scritto intorno al 1343 ed è un fonte per la conoscenza delle famiglie

nobili portoghesi: l’ultimo è il Livro de linhagens do Conde D. Pedro, scritto da don Pedro Afonso, conte di Barcelos, tra il 1340 e il 1343. Don Pedro non solo riporta i nomi delle famiglie nobili portoghesi, ma arricchisce la compilazione con episodi storici e narrazioni fantastiche, legati all’origine delle famiglie nobili, cfr. ibidem, p. 226. I vari “Books of Lineage were compiled at moments of political tension , and is reflected in the ideology wich fills their pages. Tension between the kings and the old conservative nobles, who frequently supported rival candidates to the throne (such as the king’s brothers or sons) in order to neutralize the monarch’s attemps to master them, in both the political and the economic fields, pervaded all the power relationships between kings and nobles throughout the first dinasty”, ibidem, p. 233.

88 È proprio la realtà mitica ad essere ricercata dai primi biografi della santa,

che ancora non riuscivano a sganciarsi dalle vecchie genealogie monarchiche. In questa idea anche Isabel rientra nella concezione che “one of the principals aims of the emerging medieval monarchies was to establish their genealogy in order to forge links between a remote egendary past and a present that needed valutation”, in J. Aurell,

From genealogies to chronicles: the power of the form in medieval catalan historiography, in www.culturahistorica.es/aurell/from_genealogies_to_chronicles.pdf,

pg. 241.

89 Comparando la storia di altri santi nobili è interessante quanto dice il

monaco R. Grégoire: “ La realtà della nobiltà nativa del santo è un fatto che coinvolge non soltanto il santo stesso, ma tutto il suo casato. Non si vuole affermare che il casato è nobile, ma, per la presenza del santo nobile, la nobiltà stessa è nobile.”, R. Grégoire,

rainha Dona Costança foy filha delrey Manfreu, o qual Manfreu foy filho do emperador Fraderic. E, seendo ifante, elrey D. Pedro ouve de Dona Costança ifante filhos e filhas , os quais foram estes: D. Afonso, que desposis de D. Pedro reinou e morreo sem filhos, e D. James, que reinou em Sicilia e, morto D. Afonso, tornou a reinar em Aragom, e D. Fraderic, que ora chamam rey em Sicilia, e D. Pedro, que se morreo em Castella em tempo que os ifantes D. Joam e D. Afonso de la Cerda faziam guerra a elrey D. Fernando de Castela, querendo-se chamar por rey, D. Afonso de la Cerda chamando-se de Castela e D. Joam de Leon; e ouve filhas: Dona Violante, que foy casada com elrey Ruberte, filho d’elrey Carlos, irmao de S. Luis, o que foy bispo de Tolosa, e esta Dona Isabel [...]. E quando esta rainha Dona Isabel nasceo, andava a era de Cesar em mil e III e nove anos90.

La prima caratteristica che emerge dal lungo ‘elenco’ genealogico è la particolare dimensione temporale scelta dall’autore per contestualizzare la famiglia e quindi la nascita di Isabel, l’era de Cesar. La particolare

era entro cui vengono ambientati i fatti della casa d’Aragona non

risponde soltanto ad una convenzione cronachistica, ma si carica di un significato più profondo: il tempo scelto dall’autore perde ogni contatto con il chronos cristiano e si inserisce all’interno di una realtà laica parallela, ovvero l’era de Cesar. Prendere come riferimento la data dell’intronizzazione di un imperatore è una consuetudine condivisa dagli storiografi iberici, ma, più intrinsecamente, nasconde il tentativo di svincolare i re aragonesi dalle ristrettezze del tempo cristiano. Con tale procedimento l’anonimo autore della Lenda inserisce i suoi personaggi all’interno di un’epoca mitica, libera da scadenze o date, una dimensione atemporale che J. Aurell definisce dynastic time91. La genealogia della

90 Lenda, p. 1.

91 In questa caratteristica si può notare quanto gli autori medievale stiano

attenti all’elemento mitico, usato non poche volte a discapito della più evidente realtà storica. In alcuni casi si registra l’eliminazione del dato storico. “È una sovrapposizione del mitico e dello storico per spiegare un presente […] in funzione di un passato che è stato il terreno di crescita del presente e assicura la permanenza futura”, in R. Grégoire,

op. cit., p. 284. Le genealogie d’ambito iberico giocano molto su questo aspetto mitico

del tempo. Osserva J. Aurell che “To construct the dynastic succession of the eleventh and twelfth centuries, scriptural typology was used only as a secondary model, which highlights the lay character of the new dynastic genealogies that became accepted from the eleventh century onward. While ecclesiastical values were being definitively introduced inside the great aristocratic houses, the culture of the court was being secularized. This was a first secularization of time – dynastic time – which became an eloquent precedent for the definitive laicization of time at the end of the Middle Ages”, in op. cit. p. 242. Sulla diversa concezione del tempo nel XII e XIII secolo si possono

Lenda si presenta nella forma di uno schema lungo e complesso, in cui

la rapidità delle informazioni e l’insufficienza dei dati storici non facilitano la comprensione. Al carattere essenziale e funzionale delle informazioni corrisponde una costruzione enumerativa del periodo, basata su una struttura simmetrica parallela, chiara ed efficace (sono importanti le riprese delle parole filho/pai e le anafore del verbo filhou). La positio princeps riservata ad Isabel le conferisce tutto il rilievo che le spetta: l’appartenenza araldica dichiarata all’inizio, “foy da casa

d’Aragom”, è importante per porre in risalto il ruolo non solo politico

ma anche morale dell’infanta. Il proposito dell’autore deve scontrarsi con una soluzione narrativa debole e, procedendo nella narrazione, lo spessore della principessa torna ad affievolirsi e a confondersi nella più corposa descrizione delle gesta militari dei familiari. Il motivo di questa apparente subalternità è rintracciabile nella condizione sessuale di Isabel che, essendo una donna estranea al mondo della guerra, non può ‘nobilitarsi’ con l’uso delle armi al pari degli uomini.

Le prime trasformazioni della materia genealogica cominciano a manifestarsi nei testi successivi. Le nuove genealogie proposte dagli agiografi moderni si pongono come discrimine tra la concezione araldica medievale, ormai sorpassata, ed alcune novità nate da esigenze più strettamente cultuali. Nella Vida di Diogo Affonso convivono ancora elementi tipici della produzione medievale con le prime innovazioni formali. Scrive l’historiador che

Quando reynãdo em Aragão el Rey dom Pedro, filho del Rey dom Iames, & da Raynha dona Violante filha del Rey de Yngria, com a Raynha dona Costança sua molher filha del Rey Mafreu, & e neta do Emperador Federico naceo a gloriosa sancta Ysabel Raynha dos reynos de Portugal: assi chamada por ser sancta Ysabel de Vngria hirmaã de sua auoo Raynha de Vngria92.

consultare anche i due lavori di J. Le Goff, Au Moyen Âge: Temps de l’Église et temps

du marchand, in Pour un autre Moyen Âge. Temps, travail et culture in Occident,

Gallimard, Paris 1977 e dello stesso autore Le temps du travail dans la crise du XIVe

siècle: du temps médiéval au temps moderne, in «Le Moyen Âge», n. 69, (1963), pp.

287-298.

Nel nuovo contesto narrativo, la prima indicazione riportata è la precisa datazione dell’anno di nascita di Isabel che, questa volta, ha come riferimento la nascita di Cristo e non più l’era de Cesar. Gli altri cambiamenti apportati dalla mano dell’autore hanno come effetto la svalutazione dell’elemento storico-genealogico, condensato attorno ai soli nomi dei genitori di Isabel. La materia bellica passa in secondo piano ed è sostituita dall’elogio del potere irenico dell’infanta: se precedentemente la nobiltà della casa di Aragona si guadagnava sul campo di battaglia, ora invece viene conseguita grazie ai meriti morali della principessa.

Ben diverse sono invece le genealogie presenti nelle più moderne agiografie italiane. I testi, scritti in concomitanza con la canonizzazione, sono fortemente influenzati dal fattore devozionale, non sentono più il dovere pressante di testimoniare la nobiltà del genus aragonese ed insistono nella progressiva eliminazione dell’elemento storico. Prendendo come esempio il modello genealogico proposto da Diogo Affonso, gli autori italiani, poco interessati alla guerra e molto alla santità, condensano la materia genealogica nella più agevole forma breve93: l’esistenza dei sovrani si inserisce all’interno di un processo storico, i cui i riferimenti temporali sono scanditi dalla nascita di Cristo o, in alcuni casi, dalla successione dei romani pontefici94.

La riduzione graduale dell’elemento storico–genealogico raggiunge il culmine nella Vita di Pico Ranuccio. L’autore, infatti, non fa alcun riferimento alla monarchia aragonese, ma si limita soltanto a

93 La forma breve della genealogia viene riscoperta dalla letteratura

devozionale moderna, ma è un’eredità della tradizione classica, che aveva già determinato un modello breve per le sue biografie. Infatti L. Genicot, nota che “Une généalogie n’est jamais assez longue pour couvrir seule un manuscit. Le plus souvent elle est même si bréve qu’elle peut s’intercaler dans un blanc ou sur un folio de garde” in L. Genicot, op. cit., p. 26.

94 La tradizione agiografica moderna viene così rinquadrata all’interno di uno

schema cristiano della storia: Diogo Affonso nella Vida dà avvio alla biografia con una datazione cristiana “Mil & dozentos & setenta & hũ annos erão passados do nacimēto de nosso señor Iesu Christo”, in Vida, p. 1; il gesuita Giacomo Fuligatti è ancora più preciso e diretto, poiché comincia la sua Vita con una frase chiara e concisa: “Nell’anno del Signore 1271”, p. 2; diversamente il vescovo di Porto Fernando Correia nella sua Historia si avvale di un altro riferimento temporale, il pontificato di Gregorio X, “Tendo a sé, e a cadeira de Sam Pedro o Summo Pontifice Gregorio decimo no anno de mil e duzentos e setenta e hum …”, in Historia, p. 2.

tratteggiare un ritratto rapido e poco realistico dei genitori don Pedro e della regina Costanza. La descriptio familiae proposta si limita alla famiglia di Isabel ed ha un forte carica antiangioina, o meglio antifrancese: i sovrani aragonesi sono lodati per aver eccelso sui nemici

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