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il raggiungimento degli obiettivi: controlli, monitoraggio e valutazione dei risultat

Nel documento L'approccio integrato nel PSR 2007/2013 (pagine 46-49)

1. misure di sistema Rientrano in questa categoria le misure rivolte al ca pitale umano (111, 114 e 115) alla cooperazione per lo sviluppo di nuo

2.2.6 il raggiungimento degli obiettivi: controlli, monitoraggio e valutazione dei risultat

Gli obiettivi attribuiti alla progettazione integrata di filiera sono molteplici, si presume che contribuisca all’aumento della competitività settoriale, al migliora- mento della qualità e all’innovazione di processo e di prodotto, alla concentrazione dell’offerta. nello stesso tempo i PiF dovrebbero favorire:

- la partecipazione degli attori locali al fine di coinvolgere nei processi de- cisionali i soggetti su cui agisce l’azione pubblica tarandola sulle effettive esigenze di filiera, attraverso un processo decisionale che punta alla ne- goziazione (sintesi di una pluralità di fabbisogni) dell’azione e nello stesso tempo alla concertazione degli interventi;

- l’integrazione e la multisettorialità. l’integrazione di interventi e settori di natura differente è l’elemento costitutivo dello strumento che si traduce nella individuazione di un obiettivo specifico verso cui indirizzare le singole azioni dei soggetti cooperanti;

- il superamento di logiche individualistiche a favore di processi cooperati- vistici. la progettazione integrata promossa nell’ambito delle politiche di sviluppo rurale è fortemente orientata a favorire processi di aggregazione attraverso la creazione di soggetti giuridici sintesi degli interessi dei sin- goli aderenti al progetto. la costituzione di partenariati giuridicamente ri- conosciuti implicitamente spinge al cooperativismo, alla creazione di una “massa critica” produttiva e sociale (nel senso di capitale sociale) capace di rappresentarsi e di difendere i propri interessi. Ciò implica la delega delle proprie funzioni ad un soggetto terzo che rappresenti gli interessi dei differenti partner secondo gli obiettivi che ne hanno determinato la creazione. nello stesso tempo questo soggetto deve essere in grado di mantenere l’aggregazione favorendo processi di cooperazione tra singoli che puntino al riequilibrio delle funzioni;

- l’adozione di impegni e accordi di natura commerciale tra partner finaliz- zati alla riduzione dei costi di transizione e alla redistribuzione equa del valore tra tutti gli attori coinvolti nel processo produttivo.

la progettazione integrata di filiera deve essere uno strumento che tende a favorire l’organizzazione dei sistemi produttivi e il dialogo tra soggetti di varia natura, la collaborazione tra soggetti che di solito competono, per creare lobby per quelli che hanno un obiettivo comune. in altre parole deve tradursi in uno strumen- to che innesca (dove mancano) o riassetta (dove ci sono) meccanismi di governance.

le fasi di selezione dei PiF prevedono in tutte le Regioni procedure articolate e dettagliate tese a giudicare l’ammissibilità dei progetti e a valutare gli accorgi- menti organizzativi che esso adotta, le funzioni di ogni attore e della partnership in quanto soggetto giuridico e soggetto capofila, gli impegni dei singoli e del partena- riato, gli accordi che intendono stipulare i partner (si veda allegato 2).

Soprattutto quelle Regioni che prevedono una procedure selettiva articolata in più fasi tendono a selezionare i progetti finali in base alla capacità organizzativa che la realizzazione del progetto garantirebbe. non a caso, tra i criteri di selezione più utilizzati (cfr. paragrafo 2.2.5) troviamo: caratteristiche del partenariato e mo- dalità di gestione. Criteri che privilegiano i partenariati che più si sono strutturati ed organizzati per gestire l’azione comune prevista dal progetto.

all’enfasi posta in fase di selezione non corrisponde, generalmente, un’e- guale attenzione nel predisporre controlli adeguati che possano portare a verifica- re e valutare i risultati riguardo gli obiettivi meno tangibili dello strumento ma che, comunque, ne giustificano l’adozione. la verifica dei fattori organizzativi determi- nante l’integrazione tra i soggetti aderenti al PiF necessiterebbe di indicatori spe- cifici e di un monitoraggio dedicato che faccia emergere le peculiarità dell’azione comune e la forza del processo integrativo.

alcune Regioni prevedono che i partenariati di filiera si preoccupino di tra- smettere alle autorità di gestione del PSR periodiche tabelle di monitoraggio. le stesse, però, tendono a raccogliere soprattutto dati legati all’avanzamento fisico, finanziario e procedurale degli interventi realizzati dai singoli beneficiari degli aiu- ti. Fanno eccezione lombardia, Puglia e toscana che prevedono, a conclusione degli interventi previsti dal PiF, un’autovalutazione del progetto dalla quale emer- gano risultati e impatti raggiunti grazie al processo di integrazione.

un’azione di monitoraggio continuo sul sistema relazionale del progetto è invece prevista dal bando delle Marche che struttura un sistema di controllo fi- nalizzato a verificare l’efficacia dell’intervento. tale efficacia è determinata dalla capacità di aggregazione del partenariato, dal raggiungimento e dall’operatività dei contratti di conferimento sottoscritti dai partner. nel caso non siano verificati tali requisiti entro certi limiti, il progetto potrebbe decadere e quindi perdere il finanziamento.

la scarsa attenzione dedicata al rispetto dei rapporti e degli impegni parte- nariali è, in parte, dovuta al fatto che lo strumento PiF non è previsto dal regola- mento per lo sviluppo rurale e quindi nella complessità di gestione del PSR si da priorità alle azioni di controllo e monitoraggio delle singole misure, obbligatorie per le Regioni. nello stesso tempo la novità della procedura non è stata accompa-

gnata dalla creazione di strumenti di gestione e controllo ad hoc, che comunque avrebbero richiesto una riorganizzazione delle strutture regionali e la creazione di procedure specifiche.

il risultato è che le procedure, in alcuni casi, anziché promuovere l’integra- zione si traducono in bandi multimisura che promuovono “progetti occasionali, come scatola vuota che contiene più progetti singoli, non integrati tra loro, e che mira a catturare risorse finanziarie da spartire poi tra azioni non sinergiche né coordinate” (Dematteis, 2004).

alcune Regioni hanno attivato un processo di valutazione specifico sulle di- namiche della progettazione integrata. Questa operazione potrà in parte ricostrui- re il quadro dell’azione e dei risultati dell’approccio di filiera. in ogni caso sarebbe stato necessario rivolgere una maggiore attuazione alla raccolta di dati di moni- toraggio specifici e alla configurazione di una domanda valutativa esplicitamente legata ai temi dell’integrazione di filiera.

Nel documento L'approccio integrato nel PSR 2007/2013 (pagine 46-49)