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Attacco partito da un tunnel di Gaza: 4 morti. Il governo rinvia di 48 ore la rappresaglia

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GERUSALEMME - Hanno scavato per mesi. Dalle case della città di Rafah alla torre militare. Un tunnel di ottocento metri, un passaggio segreto sotto la sabbia del deserto, per sbucare dall' altra parte. In Israele. Il commando palestinese colpisce all' alba. Otto o nove uomini strisciano nella galleria ed emergono alle spalle dei soldati che controllano il valico di Sufa, sul confine con la Striscia di Gaza. Si dividono in gruppi: uno attacca un tank con granate anticarro, l' altro assalta un blindato, il terzo spara contro la postazione di Tsahal. Dentro al carrarmato, Hanan Barak e Pavel Slotsker restano uccisi nell' esplosione, mentre Gilad Shalit, un caporale di 19 anni, è ferito. Può camminare e i militanti decidono di rapirlo, vicino al tank i commilitoni ritrovano solo il suo giubbotto antiproiettile insanguinato. Negli scontri, vengono ammazzati due degli estremisti. L' incursione - ribattezzata in codice «Illusione svanita» - è la prima partita da Gaza a colpire in territorio israeliano, dal ritiro nell' agosto dell' anno scorso. Ed è stata rivendicata da Hamas, dai Comitati di resistenza popolare e da un nuovo gruppo, l' Esercito islamico. «Quest' operazione è la risposta naturale ai crimini israeliani. Alle uccisioni di donne e bambini, agli assassini di due leader palestinesi» ha proclamato Sami Abu Zuhri, portavoce di Hamas. L' «illusione svanita» è anche quella del presidente Abu Mazen che dopo l' attacco ha cancellato un incontro con il premier Ismail Haniyeh, salvo poi reincontrarlo nella notte per discutere della sorte del soldato rapito. «L' attacco darà il pretesto a Israele per un' operazione militare su larga scala», ha commentato il suo consigliere Nabil Abu Rudeinah. Da Ramallah, il vicepremier Nasser Shaer ha lanciato un appello per il rilascio di Gilad Shalit. «I rapitori devono garantire per la sua vita. Questo incidente va risolto». Un portavoce dell' Esercito islamico ha respinto le richieste e ha detto che il gruppo chiede «che venga pagato un prezzo in cambio della liberazione». Il raìs della Mukata considera Hamas responsabile della sorte del soldato. E su questo punto è d' accordo anche il governo di Ehud Olmert. Nella notte il Consiglio dei ministri ha deciso di congelare la reazione e ha concesso due giorni agli estremisti per decidere il rilascio. Fino a domani potranno continuare le trattative, guidate dall' intelligence egiziana. Abu Mazen ha chiesto l' intervento dei leader arabi perché facciano pressioni sulla leadership di Hamas all' estero, che gli analisti considerano dietro l' attacco. Se i negoziati non porteranno a nulla, l' esercito entrerà a Gaza per cercare di liberare il militare, in un' operazione molto più massiccia di quando ieri i tank, scortati dagli elicotteri, sono penetrati per un chilometro nella Striscia per verificare da dove fosse partito il tunnel usato per l' attentato. Olmert è tornato a parlare di una «sola testa» alla guida dei palestinesi: «Per noi sia Abu Mazen sia il governo sono responsabili. Con tutto quello che ne consegue». Una minaccia che il ministro della Difesa Amir Peretz ha voluto ribadire: «Chiunque toccherà il nostro soldato deve sapere che pagherà con la vita». Gli israeliani non sono pronti a trattare per il rilascio del sequestrato. Come in passato, si preparano piuttosto a un' operazione con le forze speciali, anche se l' ultimo precedente è finito in tragedia: nel 1994, Yitzhak Rabin decise un blitz per liberare il militare Nachson Wachsman, che finì con la morte del rapito e del comandante dell' unità di Sayeret Matkal, Nir Poraz. Lo Stato maggiore ha già allertato la squadra che si occupa del recupero dei soldati sequestrati o dispersi in azione. Il suo simbolo è una Stella di David con una punta mancante e il suo obiettivo è riportare a casa quella punta. Fr attini D avide

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(26 giugno 2006) - Corriere della Sera

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124 03 luglio 2006 1 sez. PRIMA PAGINA

caporale Shalit. Ed è dalla debolezza di Olmert e di Peretz, scriveva Levy, che è scaturita la decisione dell' establishment militare di mettere Gaza a ferro e a fuoco. Ma quella del liberale Haaretz non è la sola voce che si sia levata in Israele contro la violenza del proprio esercito. S' è levata anche la voce di Noam Shalit, il padre del ragazzo sequestrato dai terroristi palestinesi, un ebreo religioso, un uomo pio: che ha pubblicamente chiesto di fare sì il possibile per la liberazione del suo ragazzo, ma senza altro sangue, senza nuove vittime civili. Un appello che è superfluo definire nobile - anche se tale è - rimasto purtroppo inascoltato dal governo di Gerusalemme. Il quale governo ascolta solo sé stesso e i comandi militari. Per tutta la giornata di ieri si sono infatti succeduti alle radio e alle televisioni israeliane, gli esperti (accademici, ex dirigenti dei servizi di sicurezza) che spiegavano le loro obbiezioni alla condotta del governo. Obbiezioni che si possono riassumere in poche parole: questo tipo di rappresaglie non ha mai avuto esiti positivi; il solo risultato che ci si può aspettare dai disastri compiuti a Gaza e dagli arresti dei politici di Hamas, è una reazione sempre più rabbiosa da parte palestinese, il furore dei disperati, e forse anche il superamento delle divisioni tra i vari «partiti». Un' ultima considerazione. Come sono vacui, retorici sino al ridicolo, gli appelli alla moderazione che la comunità internazionale rivolge in questi casi ad Israele. La verità, oggi, è che se ci fossero cento o duecento morti palestinesi in seguito ad una rappresaglia militare israeliana, le cancellerie dell' Occidente masticherebbero soltanto qualche parola d' occasione, e magari esporrebbero un cartello con su scritto: «Business as usual».

SANDRO VIOLA

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27 settembre 2008 19 sez. POLITICA ESTERA

Scrittori in campo Liberate il soldato Shalit

GERUSALEMME - Un gruppo di scrittori ed intellettuali israeliani, tra cui A. B. Yehoshua. David Grossman e Amos Oz, ha rivolto un appello al premier dimissionario, Ehud Olmert, per la liberazione di Gilad Shalit, il soldato israeliano ostaggio di Hamas da circa 800 giorni, per il rilascio del quale, il movimento islamico ha chiesto che Israele liberi 450 prigionieri palestinesi. «Comprendiamo il timore delle conseguenze della liberazione di un così alto numero di detenuti palestinesi - si legge nell' appello - fra cui numerosi quelli che sono stati coinvolti in gravi e dolorosi atti terroristici». E tuttavia «la vita dei nostri soldati non è mai stata misurata in termini di prezzo ma di valore». Proprio ieri Hamas ha respinto le contro offerte per la liberazione di Shalit, avanzate da Israele. La liberazione di Gilad, ha risposto il premier agli scrittori, «è un obbligo ebraico e un dovere morale da pare di una nazione che pretende dai suoi figli che per lei mettano in pericolo la loro vita». (a. s.)

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Gilad Shalit diventa cittadino francese Il