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Rapporto con la metrica

Capitolo 3: ALTRI ASPETTI DELLO STILE

3.1 Dittologie e tricolon

3.1.3 Rapporto con la metrica

È raro che una dittologia venga spezzata da un enjambement: se ne contano solo 13 casi.

Ajace (vv. 38-39): «Ma veramente solo / ed unico tu fosti»; Sera di Gavinana

(vv. 14-15): «Vi si mischia il pulsare, il batter secco / e alto del camion sullo stradone»; Stanchezza (vv. 18-19): «Quante cose cominciate / e rotte, nella mia vita!»; Idillio (vv. 32-33): «Tutto era pace intorno / e silenzio agreste»; Il sonno

della vergine (vv. 14-15): «in un sonno lontano / e gonfio d'occulto fermento»; Sardegna (vv. 34-35): «mi ritrovai fra la tua fiera gente / barbaricina»; Sgombero

(vv. 10-11): «documenti illeggibili / e disperanti come palinsesti»; Diario (vv. 5-6): «torno a provare è amore / e forse gelosia»; Alla deriva (vv. 13-14): «Tutto il mio chiuso / e cocente rimorso»; Tempo che muta (vv. 5-6): «Ed ecco, è già il pallido, / sepolcrale autunno».

Tempi immacolati ne rappresenta il massimo esempio perché contiene ben 6 dittologie di

cui tre inarcate:

Non sospettando l’ampiezza

ed il pericolo dei miei appetiti,

godevo le cose più rare

e pregne di soddisfazione.

[…] Potevo anche sparire

e dimenticarmi. 18

16 «L’Italiano», 25 ottobre 1931: «Ecco il dolce settembre / delle luci vendemmiali. / La luna cerca invano / una vigna da mungere, / nell’infeconda laguna» (vv. 28-32)

17 «Lirica», 1913. 18 (vv. 4-7, 13-14).

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Si tratta di una poesia piuttosto insolita data la sua lunghezza (61 versi) e inarcando le numerose dittologie il poeta riesce a conferire una certa dinamicità e far scorrere con maggiore rapidità i molti versi.

3.1.4 Varianti

Rivolgendo uno sguardo alle varianti, si riscontra che in un unico caso, Ajace, Cardarelli ha deciso di separare con un enjambement una dittologia che inizialmente costituiva un unico verso. Come abbiamo già visto, i versi 38 e 39 nella prima versione pubblicata su «Gazzetta del popolo» il 5 aprile del 1933 recitavano «Ma veramente solo ed unico tu fosti / nella sventura», mentre ora leggiamo «Ma veramente solo / ed unico tu fosti / nella sventura», con l’eliminazione di un verso eccedente la misura canonica dell’endecasillabo. In ogni caso, la scelta di agire proprio sulla dittologia appare decisamente insolita, anche se isolare solo in punta di verso riesce ad enfatizzare ancor di più la solitudine di Ajace rispetto alle fortune e alle glorie degli altri eroi.

Analizzando le varianti si è riscontrata una propensione correttoria molto interessante: Cardarelli tende ad aggiungere dittologie anche dove inizialmente aveva scritto diversamente, e sono ben 9 le poesie coinvolte da questo cambiamento.

In alcuni casi la variante è minima e il significato viene mantenuto inalterato pur con l’aggiunta della dittologia, com’è, ad esempio, il caso di Passato, in cui «In men che non si dica»19 viene sostituito da un’elegante dittologia «Precipitoso e lieve / il tempo ci raggiunse» (vv. 16-17); in altri casi viene appena ampliato quanto scritto inizialmente: in

Aprile20 «L’umida terra» diventa «L’umida e cara terra» e, nella già citata Autunno

veneziano21 «Un ciuffo d’erba che ingiallisce e muore» era diventato, seppure soltanto in due versioni, «Un ciuffo d’erba che muore», perdendo così l’efficace descrizione del lento ma inesorabile processo di decadimento a cui tutto, a Venezia, sembra essere sottoposto. È rilevante ricordare che questa lirica ha subito notevoli rimaneggiamenti anche nel

19 «Il Selvaggio», 31 agosto 1931.

20 «L’Italiano», 30 settembre 1927 > «L’Italia Letteraria», 30 ottobre 1931, Giorni in piena > da Poesie 1936.

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finale, come abbiamo evidenziato nel precedente capitolo dedicato alla metrica. In questa sede si fa osservare come, la perdita della dittologia appena descritta, avesse permesso al poeta di modificare il finale in modo da aggiungerne un’altra («Solo l’inverno conviene / a questa città che non vive, / se non d’acqua e di nebbia, / il naufragio invernale») senza che il numero complessivo di dittologie presenti diventasse sette. In ogni caso, la variante resta limitata a «L’Italia letteraria».

La dittologia serve anche a eliminare, in Sardegna, una specificazione dal sapore troppo dotto che non contribuiva a chiarire l’immagine a cui era riferita: il «… fiume dal nome biblico»22 diventa un fiume «assiduo e lieto» che il lettore può più facilmente dipingere nella sua immaginazione. Anche in Largo serale osserviamo come, per quanto l’effetto complessivo del significato sia rimasto pressoché inalterato, «s’odono solo i rintocchi dolci e lenti» sostituisce «la lentezza dei suoni dura ancora»23. Lo stesso può dirsi per A Omar Kayyam in cui «da quel fioco lamento / nasceva la grazia di un ritmo»24 si trasforma in «da quell’oscuro e flebile scontento»: da entrambe le versioni emerge in che modo Cardarelli immaginava nascesse l’estro creativo di Kayyam. Bisogna, però, considerare che questa modifica fa nascere un sonoro endecasillabo, sostituendo una coppia settenario + novenario, mentre nel caso di Largo serale, un perfetto endecasillabo di 4°6° viene penalizzato a favore di un endecasillabo ipermetro.

Vi sono poi casi in cui a essere riscritto è l’intero periodo e anche il significato iniziale non viene mantenuto, ma è ancora una volta significativo che Cardarelli, pur rielaborando drasticamente la poesia, decida di aggiungere una dittologia dove non c’era. È questa la sorte toccata a Adolescente, Ballata e Autunno veneziano.

Adolescente: «una velurïa spessa di freddo» («Lirica», 1913) > «difficoltoso e

vago» (v. 29),

Autunno veneziano: «Ecco il dolce settembre» («L’Italiano», 25 ottobre 1931) >

«Qui non i venti impetuosi e funebri» (v. 28);

Ballata: «alle allucinazioni» («Gazzetta del popolo», 4 settembre 1932;

«L’Italiano», 6 novembre 1932) > «allucinante» (Giorni in piena) > «di memorie e di ombre» (v. 25).

22 «Quadrivio», 6 agosto 1933.

23 «La Voce», 31 agosto 1916 e Viaggi nel tempo. 24 «Gazzetta del Popolo», 21 marzo 1934.

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Si segnalano, infine, gli unici tre casi all’interno di Poesie in cui avviene il percorso opposto, ossia una dittologia inizialmente presente viene espunta. Si osservi ciò che avviene in Sardegna al verso 52 in cui un colore «indicibile e lontano» o «indicibile e smarrito»25 rimane soltanto indicibile, oppure, con lo stesso fenomeno, le «visioni pittoresche e distese» di Arabesco diventano «realtà distese» (v. 11).