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RAPPRESENTAZIONE 'QUANTITATIVA' DEL DE VITIIS

CAPITOLO V: UN POEMA NEL POEMA?

RAPPRESENTAZIONE 'QUANTITATIVA' DEL DE VITIIS

Blocco tematico vv. nn. Numerazione

per estensione

Introduzione 313-320 8138 5

La lascivia 321-454 134 1

L'invidia 455-482 28 4

La cupidigia 483-592 110 2

L'amore per la pace 593-618 Nuova esortazione (II) 1-12

La vanagloria 13-40 28 4 La menzogna 41-44 4 6 L'ingordigia 45-50 6 5 L'ebrietà 51-84 34 3 Conclusione 85-92 8130 5 Tot. 360

Osservazioni

• Il De vitiis, quindi, risulta costituito di 360 versi, su un totale dei 1036 complessivi del poema. Il piano completo dell'opera, quindi, è così schematizzabile: parte prima della sezione sui vizi (vv. 1-312: 312 versi); De vitiis (1,313-592; 2,13-92: 360 versi) con 'inserzione' (1,593-618; 2,1-12: 38 versi); parte successiva alla sezione dei vizi (vv. 93- 418: 326 versi). Le tre parti, pertanto, appaiono pressoché proporzionate, con leggera prevalenza, in termini d'estensione, della sezione dedicata ai vizi: a questo dato può corrispondere una maggior importanza di suddetta sezione rispetto alle altre nell'economia del poema.

• In riferimento al De vitiis è interessante notare come: 1) il 'poema nel poema' sia dotato di introduzione e conclusione proprie; 2) l'introduzione e la conclusione siano di uguale estensione; 3) nella prima parte (precedente l'interruzione e coincidente con la fine del primo libro) si concentrino i peccati circa i quali, forse, è maggiormente impegnata l'attività di correzione morale del Vescovo, mentre nella seconda parte vi sono – ad eccezione dell'ebrietà – i peccati ai quali vengono riservati meno versi139. Questo ordine rispecchia quelle che erano state le urgenze morali cui doveva far fronte, con la dovuta insistenza, il pastore della comunità.

2. ARTICOLAZIONE INTERNA

La trama espositiva della sezione dedicata ai vizi procede con linearità e secondo un preciso e sapiente disegno compositivo. L'organizzazione del materiale poetico, che confermerebbe, quindi, l'esistenza di una strategia ben definita per il De vitiis, mostra in superficie alcuni indizi meritevoli di considerazione.

Un utile avvio può essere rappresentato dall'analisi di alcuni elementi linguistici che permettono una scansione 'ad occhio' della sezione centrale.

I versi 1,313-592; 2,13-92 sono quasi 'scanditi' dal lessema praecipu- che compare come avverbio (praecipue) a 1,321 e 2,51 e come aggettivo (praecipuus) a 2,13140. L'elemento è di per sé altamente significativo: formato dal prefisso prae che ha valore, oltre che spaziale, intensivo-accrescitivo, e dalla forma con variazione apofonica (grado zero) del verbo capio,

139 In sequenza: 1-4-2 ; 4-6-5-3-5 (l'ordine è quello del testo; i numeri, invece, si riferiscono al numero decrescente d'estensione come indicato nella tabella a p. 53).

140 La proposta di considerare elementi linguistici come strumenti per scandire la struttura del testo, è un'intuizione originale di questo studio. Un primo tentativo, tuttavia, in questo senso lo si deve a Gasti, il quale riconosce, con riferimento a Comm. 1,37-38, il ruolo di nam e nimis, strettamente funzionale all'articolazione del verso: ciò concorre ad accrescere l'interesse per “l'intera sequenza … dal punto di vista formale […] per la cura compositiva e fonica complessiva”, donde “un'impostazione intimamente ‘retorizzata’ del verso” (GASTI 2007, p. 35)

il lessema intende riferirsi ad una situazione così impellente e grave da suscitare un intervento incisivo del pastore che subito rivolge la sua ammonizione al peccatore. La stessa posizione in cui cadono praecipue/praecipuus, poi, è funzionale a conservare il ritmo protrettico che non doveva venir meno nella predica in versi: 1) 1,321 corrisponde all'attacco della paneresi, dopo l'introduzione; 2) a 2,13 si ha la ripresa del discorso dopo l'interruzione di 1,593 e la seconda esortazione al lettore (2,1-12); 3) 2,51 rappresenta l'avvio del De ebrietate, il nucleo sotto-tematico più consistente della seconda parte141. A voler visualizzare, infine, la sequenza che ne deriva, si ha quasi l'impressione che vi sia una serie tipologica da rispettare: INTRODUZIONE – Praecipue (1,321) – LA LASCIVIA – L'INVIDIA – LA CUPIDIGIA - // L'amore per la pace – Nuova esortazione // - Praecipuus (2,13) – LA VANAGLORIA – LA MENZOGNA – L'INGORDIGIA – Praecipue (2,51) – L'EBRIETA' – CONCLUSIONE. Ogni micro-sequenza di tre peccati si apre con l'avverbio/aggettivo in positio fortis, a mo' di timpani che fragorosamente segnalano l'inizio della sinfonia. L'uso di cadenzare con formule fisse le parti interne di un'opera è tipicamente virgiliano142: non a caso Orienzio, al pari di Giovenco, Mario Vittorino, Paolino di Pella, Paolino di Périgueux, Reposiano, Avito, Ennodio, Prisciano, Prospero, appartiene alla cerchia degli autori della cosiddetta 'sfera virgiliana'143.

Colpisce da subito, ora, il fatto che il De vitiis sia dotato di introduzione (1,313-320) e conclusione (2,85-92) proprie. Il Commonitorium, a sua volta, presenta – come ogni poema che si rispetti – introduzione e conclusione (1,1-42) e (2,403-418): queste, però, sembrano delle tautologie perché richiamano e per contenuti e per forma rispettivamente l'introduzione e la conclusione del De vitiis. Si esclude, poi, la possibilità contraria (che l'introduzione e la conclusione del Commonitorium abbiano ispirato quelle del De vitiis) perché le seconde presentano forma più scarna ed essenziale rispetto alle prime (cfr. a 2,89 corrisponderebbe 2,411-414: il rapporto è di 1 a 4). Un ampliamento, tra l'altro, è di sicuro più naturale rispetto ad una sintesi, vista la tendenza di Orienzio ad abbondare in digressioni, elencazioni di esempi scritturistici, immagini naturalistiche etc... La seconda esortazione rivolta al lettore all'inizio del II libro, inoltre, riprende concetti ed espressioni già presenti nell'introduzione e nella conclusione del Commonitorium, donde s'instaura, così, un secondo livello di dipendenza.

141 Vige sempre il criterio sopra esposto per cui più consistente è la sezione, più problematica – molto probabilmente – doveva essere la diffusione del vizio.

142 Ad es. in Aen.IV è l'At in positio fortis a segnare i confini di una celata (ma esistente) tripartizione: v. 1 (l'amore di Enea e Didone) – 279 (il richiamo alla missione) - 642 (il suicidio di Didone): cfr. BRUNO 2013 e bibliografia cit. 143 Cfr. CECCARELLI 2008, p. 169; SANTELIA 2009, p. 26.

COMPARAZIONE DELLE ESORTAZIONI INIZIALI

De Vitiis

(1,313-320)

Commonitorium

(1,1-42)

ut falsa effugies, si modo vera times (v. 314). quae caelum reseret, mortem fuget … disce viam

(vv. 3-4).

quae rectum ducunt continuare vias (v. 318). tu forti teneas non moritura fide (v. 14).

Contere calcatum cum mundi principe mundum

(v. 319).

ceu nos noxarum fons male praecipitet (v. 12).

… fugere lascivis credere deliciis (v. 320). … aevum infidis capti degimus inlecebris (vv. 9-

10).