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RASSEGNE BIBLIOGRAFICHE

Intorno alla vita cd ai lavori di Andalò D i Necro. __ ò

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V£Te-moria di C. Desim o n i, seguita da un Catalogo dei lavori

dello stesso Anelalo compilato da B . Bo n c o m p a g n i; nel Bal­

lettino di Bibliografia e di Storia delle sciente- matematiche e fisiche. Tom o V II. Luglio 1874. Rom a, Tipografìa delle

scienze matematiche e fisiche.

L a famiglia Di Negro è tra le più nobili e le più antiche di G enova; fu illustre per diciotto consolati già dal primo secolo della Repubblica, e continuò a rendersi benemerita della patria con ambascerie, uffizi pubblici, comando nel mare, finché ancora non molti anni fa brillò nella persona dal pa­

trizio Gian Carlo Di N egro, poeta e mecenate de’ letterati.

A questa famiglia appartenne il celebre matematico ed astro­

nomo Andalò Di Negro , oggetto di una Memoria dell’ avvo­

cato Cornelio Desimoni di recente stampata dal principe Don Baldassarre Boncompagni, e da questo arricchita di un catalogo degli scritti dello stesso astronomo, nel pregiato e dotto periodico che sovra enunziammo (1) .

L ’ autore della Memoria è troppo amico nostro, per po­

terne e volerne dire le lodi; quindi ci contenteremo di rias­

sumere i risultamenti che da entrambi i citati scritti emergono, donde viene maggior luce sopra un uomo da moltissimi lo­

dato , ma nei particolari della sua vita e *de’ suoi scritti fin qui pochissimo conosciuto.

L e genealogie delle famiglie si sa quanto sieno difficili a tessersi ispecie pel medio evo, se si voglia procedere con severa esattezza e verità. Non solo nuoce la mancanza, ma produce incertezza e confusione 1’ abbondanza dei documenti

( 1 ) C o n questo atto d’ om aggio che il Principe Boncom pagni si piacque di fare ad uno dei celebri G en ovesi, egli fu anche cortese d’ inviare in dono a lla nostra B iblioteca U n iversitaria le sue dotte pubblicazioni e special- m ente l ’ intera collezione del sullodato Ballettino, n el-q uale tra le m e­

m o rie di illu stri stranieri e italiani vedem m o afeune dei nostri prof. T a rd y e dott. P iu m a.

che sulle famiglie stesse troviamo nel prezioso Archivio No­

tarile di Genova, il quale rimonta all’ anno 1 1 54 ed ha in ciò pochi pari in Italia.

I nomi somiglianti si ripetono, come è naturale, tra i di­

scendenti ed anche tra i collaterali ; ma vi hanno, ben con­

siderandoli, de’ criteri che additano la scelta da farsi; e principali tra questi criteri nel medio evo, i gruppi d’ abita­

zioni colla contrada dello stesso nome pei vari rami d’ una stessa fam iglia, e per tutti i rami insieme certi atti in co­

m un e, i quali si protraggono a più lunga età che non av­

verrebbe ai nostri tempi. Perocché il vincolo del sangue era allora più vivamente sentito , e con esso anche il consorzio degli interessi; donde vediaipo nel 1253 tutta la famiglia Di Negro diramata in dieci gruppi almeno, in persona o per procura, intervenire dal notaro a trattare della pace da fer- . marsi con un Marchetto da Barcellona.

Non molto più tardi vediamo la famiglia stessa divisa in due Alberghi di più gruppi ciascuno; l’ Albergo di Banchi e quello da San Lorenzo. Il primo traeva il nome dalla situazione delle sue case, che erano a tramontana della Piazza Banchi.

G li altri confini erano : a levante la contrada Di N egro, detta anche la via al ponte del pedaggio, la loggia dei Di Negro e dei De M ari; a mezzodì la Raiba del grano, detta anche la piazza del pedaggio, mediante la via e le botteghe sotto­

riva degli stessi Di N egro; a ponente le case dell’ Albergo Lom ellini.

Ma il più antico e , diremmo, originario albergo dei Di Negro era quello da San Lorenzo; dove vediamo fin dai principii almeno del secolo X III accennate ne’ documenti le case e le torri dei consoli Enrico e Guglielmo, e perfino una casa di legno proprio sulla piazza di San Lorenzo, e una casa degli eredi d’ Ansaldo (nome anch’ esso consolare) in cui si tene­

vano le adunanze dal Podestà e dagli Anziani della Repubblica.

A questo Albergo appartiene, a non dubitarne, Andalò Di Negro ( i ) . Il quale fu finora tenuto per figlio di un Saiagro;

ma benché vi sia di fatti un omonimo a cui convenga tale paternità e che aneli’ esso per lo meno debba essere stato na­

vigatore, questi però visse più verso la fine del secolo X IV , quando da molti anni era m orto, come vedrem o, quello le cui memorie cerchiamo.

Secondo dunque i documenti recati dal Desim oni, il no­

stro Andalò nacque da quell’ Egidio che fu nel 1273 vicario della Repubblica oltre giogo; e padre di Egidio, Gilio o Gi- liolo, fu un Enrico qm. A nsaldo, i cui nomi trovammo più sopra nelle case da San Lorenzo, e troviamo sempre più ri­

montando nella Serie, de’ Consoli dell’ Olivieri.

( 1 ) L ’ atto p er la pace del 1 253 citato sopra si vede nelle Pandette del R ic h e ri a lla filza o fogliazzo I , fo g lio 1 1 0 , colonna 8. Ivi com parisce fra i D i N eg ro , E n rico qm . A n sald o e G ilio lo (E gid iolo) suo fig lio ; nom i­

nati anche alla filza I I , foglio 8 , col. 8. E cco dunque qui riuniti ad un tratto i n om i del p ad re, d ell’ ayo e del bisavo di A ndalò.

Leggen d o per intero nel R ic h e ri i passi che il D esim oni citò n ella sua M em oria p el solo scopo g e n e alo g ic o , si ottengono nozioni chiare anche su lla agglo m erazio n e o divisione d egli A lb ergh i e sulla topografia della c ittà ; donde anche si potrebbero far riv iv e re nelle nuove o rettificate strade que’ nom i illu stri un pò più a proposito che non fu fatto nelle recenti denom inazioni civiche.

P e r esem pio l ’ A lb e rg o D i N egro di Banchi, le cui case e torri erano g ià dei P ic c a m ig li, fu visto di sopra confinare cog li-stab ilim en ti pubblici della R a ib a o M ercato del g ran o , a cui seguiva il ponte o scalo del m are ove si riscu o teva 1’ im posta del pedaggio. D a l canto suo l ’ A lb ergo dei Lo m ellin i avendo anch’ esso a tram ontana la piazza di B a n c h i, e botteghe sottoriva a m ezzod ì, confinava verso il m are mediante la via pubblica coi portici della D o g a n a : il che è lo stesso che dire col Palazzo del M are della R ep u b b lica, poi di San G io r g io , al cui pianterreno fino dal 1 3 59 per lo m eno stava la D ogana. S e si vo lesse stendere questa descrizione a levante d ell’ A lb ergo D i N e g ro , si troverebbe presso la loggia e l ’ A l ­ bergo dei D e M ari una piazza m arm o rea, la Chiappa dei p esci, poi me­

diante v i a , la Zecca della Repubblica, ecc.

Carlotto fratello d’ Andalò nel 12 9 5 , ufficiale di mare, go­

deva tutta la confidenza del celebre Benedetto Zaccaria si­

gnore di Scio, di cui era nipote; onde questi allorché fu ammiraglio del re di Francia lo inviò a Filippo il Bello, per trattare secretamente di una invasione dell’ Inghilterra. I due fratelli erano già comparsi insieme ne’ documenti genovesi dal 1287 al 1299. Morto Carlotto, Andalò contratta colla vedova di lui nel 1304. Egli poi si trova a Trebisonda nel 13 14, fermando la pace tra quell’ imperatore ed il nostro Com une; dopo di che cessano le sue notizie nell’ Archivio genovese, segno non dubbio che d’ allora in poi egli viaggiò continuamente o pose sua stanza altrove. Di fatti sappiamo dal Boccaccio che Andalò conversò a lungo in Roma sulle cose astronomiche con Ugo di Lusignano che fu re di C ipro, quarto di questo nome.

Ora sappiamo pure che il nostro Genovese contrasse ami­

cizia e dedicò un suo scritto al cavaliere Giovanni De Laya, che tenne alti uffici nel Napolitano, e fu almeno dal 13 13 al 1 3 2 1 maestro giustiziere, luogotenente la vicaria del Regno.

Ciò risulta da documenti posti ora in luce dal lodato Principe Boncompagni; secondo i quali Andalò tenne anche scuola in N apoli, e quivi da lui apprese astronomia Giovanni Boccaccio ed un altro che sulle lezioni del Di Negro fece appunti, compose tavole e lasciò manoscritti, del quale non altro sap­

piamo se non che si chiamava G . . . e fu poi vescovo della diocesi d’ Isola in quello stesso Regno. Il Libri afferma che Andalò ebbe cattedra in Firenze; ma siccome nessuno dei più antichi avverte c iò , crediamo che egli lo abbia dedotto dal sapere che scolare del Di Negro fu il Boccacio, e dal cre­

dere che altro scolare suo sia stato un Corrado, poi vescovo di Fiesole. E veramente di questo supposto Corrado aveano già parlato il Tiraboschi, lo Ximenes ed il Targioni-Tozzetti;

senonchè l’ ab. Follini dimostrò che i predetti eruditi erano

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