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4. Macrostrategia traduttiva

5.1.2. Realia

In ogni lingua ci sono parole che, senza distinguersi in alcun modo nell'originale dal co- testo verbale, ciò nondimeno non si prestano a trasmissione in un'altra lingua con i mezzi soliti e richiedono al traduttore un atteggiamento particolare: alcune di queste passano nel testo della traduzione in forma invariata (si trascrivono), altre possono solo in parte conservare in traduzione la propria struttura morfologica o fonetica, altre ancora occorre sostituirle a volte con unità lessicali di valore del tutto diverso di aspetto o addirittura "composte". Tra queste parole s'incontrano denominazioni di elementi della vita quotidiana, della storia, della cultura ecc. di un certo popolo, paese, luogo che non esistono presso altri popoli, in altri paesi e luoghi. Proprio queste parole nella teoria della traduzione hanno ricevuto il nome di «realia»26

La definizione fornita dai ricercatori bulgari Sergej Vlahov e Sider Florin descrive in maniera completa il fenomeno linguistico dei realia, identificandolo non solo da un punto di vista culturale, ma presentando anche le varie alternative attraverso le quali un traduttore possa trasferire nel metatesto quanto indicato nel prototesto. Considerando l'argomento affrontato in entrambi gli articoli, è evidente che gli elementi di realia abbiano rappresentato una componente significativa dell'iter traduttivo, dal momento che essi rivestono una posizione di prim'ordine nell'ambito dello scambio interculturale, fornendo alla lingua e alla cultura ricevente gli strumenti attraverso cui esprimere elementi o concetti con i quali, prima di allora, non si erano confrontati. In particolare, in questo contesto ci si è trovati di frequente nella condizione di dover procedere a due fasi di mediazione culturale, dal momento che i forestierismi presentati nei testi comparivano sia nella forma che li caratterizzava nella cultura di origine, sia nella forma con la quale erano stati accolti nella cultura cinese. In questo modo, nel momento in cui l'oggetto a cui fa riferimento il forestierismo viene descritto e normalizzato nella cultura cinese, è inevitabile che a una traduzione del testo cinese segua un'ulteriore normalizzazione (o localizzazione) che renda comprensibile nella cultura ricevente l'entità a cui si fa riferimento (in questo caso la cultura italiana).

26 Sergej Vlahov, Sider Florin, Neperovodimoe v perevode. Realii, in Masterstvo perevoda, n. 6, 1969, Moskvà, Sovetskij pisatel´, 1970,

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Un esempio è rappresentato dal vocabolo Jiāshā 袈裟: all'interno del primo prototesto esso compare unicamente nella trascrizione in caratteri (p. 112), a riprova del fatto che si tratta di un elemento perfettamente assimilato dalla cultura cinese a seguito dell'ingresso della cultura buddhista. Nel metatesto, invece, si è scelto di espandere il testo aggiungendo alla trascrizione in caratteri la corrispondente trascrizione in pinyin, la traduzione rintracciata nel Grande Dizionario Cinese-

Italiano27 e una breve parentesi esplicativa: "Jiāshā 袈 裟 : kasaya [cappa indossata da monaci buddhisti]" (p. 36). Questa strategia è stata attuata al fine di mantenere il carattere esotico proprio di un elemento proveniente da una cultura diversa rispetto a quella ricevente e che, alla luce del tema affrontato negli articoli, occupa una posizione di rilievo che non è sembrato opportuno smentire a beneficio di una maggiore chiarezza o fluidità del metatesto. Nel momento in cui un lettore italiano sceglie di affrontare una lettura relativa agli scambi interculturali tra la Cina e altre realtà culturali, infatti, è molto probabile che sia motivato dal desiderio di interfacciarsi con contesti culturali diversi dal proprio e, in questo senso, la coesistenza di più trascrizioni potrebbe rappresentare la strategia traduttiva in grado di soddisfare questa ipotesi. Nel caso appena descritto, ad esempio, se da un lato la cultura del prototesto rivela un'indubbia familiarità con la religione buddhista, trattandosi di una delle religioni più praticate in Cina, dall'altro nella cultura del metatesto non può essere rintracciato un legame simile, essendo il buddhismo attualmente annoverato tra le minoranze religiose in Italia. Lo stesso discorso vale per i vocaboli presentati nel secondo metatesto come elementi lessicali acquisiti a seguito dell'introduzione del Buddhismo in Cina, alcuni dei quali già descritti in una sezione precedente di questo commento, come: "qiélán 伽蓝"、"zhāotí 招提"、"chà 刹"、"shāmí 沙弥" (p. 85). Nel metatesto questo elenco vede la compresenza delle trascrizioni in pinyin e in lettere alfabetiche, oltre a un eventuale referente e alla relativa spiegazione che agevola la comprensione da parte dei lettori che non sono in possesso di conoscenze approfondite in materia di Buddhismo; la soluzione adottata è, quindi, la seguente: qiélán 伽蓝 Sangharama (monastero buddhista), zhāotí 招提 tempio, chà 刹 tempio buddhista, shāmí 沙弥 Sramanera (monaco buddhista novizio) (p. 55).

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Un altro esempio di realia rintracciato nel primo articolo è rappresentato da piānpáng 偏旁 (p. 112), espressione che indica i radicali, ovvero i componenti fondamentali dei caratteri cinesi che vengono impiegati per la codifica delle varie unità grafiche che compongono i caratteri stessi e per la loro ricerca nei dizionari28. Nonostante l'intento di conferire una natura abbastanza divulgativa al metatesto, non è stata introdotta una nota in corrispondenza di questa espressione poiché, data la specificità dell'argomento affrontato, si è partiti dal presupposto che il lettore desideroso di approfondire determinati argomenti sia in possesso di alcune conoscenze di base e, qualora non fosse così, sia comunque in grado di approfondire determinate tematiche in maniera autonoma, senza per questo dover rinunciare alla lettura e alla comprensione del testo.

Nel secondo metatesto, invece, gli elementi di realia sono spesso presentati sia nella trascrizione in caratteri, sia in quella della lingua d'origine e, come descritto in precedenza per le denominazioni di marchi commerciali, sono corredati da una spiegazione che descrive le caratteristiche del forestierismo. Tuttavia, non sono stati rari i casi di vocaboli per i quali si è resa necessaria un'approfondita attività di ricerca ai fini dell'individuazione di un referente, dal momento che in alcune sezioni il prototesto presenta dei problemi grafici che non ne agevolano la lettura, caratteristica che ha creato delle difficoltà soprattutto in corrispondenza di vocaboli particolarmente settoriali o provenienti da lingue che ricorrono a sistemi di scrittura diversi dall'alfabeto latino. È questo il caso del vocaboloàipǐpèi 爱 匹配 che designa una danza folcloristica dei Tartari del Kazan e la cui trascrizione in cirillico апипе non è ben leggibile nel prototesto (p. 84). L'individuazione di un referente per questa trascrizione è stata possibile a seguito della consultazione di materiale eterogeneo, comprensivo di testi multilingue (cinese, inglese, tataro) e di documenti multimediali, tra cui testi, immagini e video che permettessero di individuare la corrispondenza tra gli elementi descritti nelle varie fonti, alcune delle quali scritte in lingue di cui il traduttore non è a conoscenza (come nel caso della lingua tatara). Inoltre, la consultazione di fonti in cinese ha fatto emergere come le trascrizioni più diffuse del nome di questa danza siano in realtà differenti rispetto a quella presentata nel prototesto e tra queste, la soluzione

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ricorrente nella maggior parte delle fonti è àipípà 艾皮帕. Inoltre, la descrizione di questa danza "àipípà […]w dǎo yǐ àiqíng wéi tícái 艾皮帕[…]舞蹈以爱情为题材"29, ovvero "l'apipe è una danza basata sul tema dell'amore", permette di accostare questa trascrizione a quella presente nel prototesto, nella quale la presenza del carattere ài 爱 "amore" rivela la componente sentimentale associata a questa tradizione.

Altri esempi di realia presentati nel secondo metatesto rientrano nella categoria delle parole entrate a far parte del lessico cinese nell'epoca compresa tra il governo della dinastia Han e quello della dinastia Tang: conseguenza di questo acclimatamento (riprendendo la definizione di Roberto Gusmani) è rappresentata dal fatto che questi vocaboli, risultando assolutamente comprensibili al lettore modello del prototesto, siano presentati unicamente nella loro trascrizione in caratteri. Trattandosi, tuttavia, di elementi estranei alla cultura a cui è destinato il metatesto, si è resa necessaria un'espansione del testo originale introducendo per ogni espressione in caratteri il referente in lettere latine e, qualora questo non fosse ritenuto di immediata comprensione per il lettore, una descrizione del referente stesso. Questa strategia è illustrata nei seguenti esempi: pípa 琵琶 pipa (strumento musicale a corda), kōnghóu 箜篌 konghou (strumento musicale a pizzico), jiā 笳 flauto barbarico (p. 55).

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