Public History nelle comunità di montagna
4. La reazione della comunità allo spettacolo
4.1. Reazioni delle diverse comunità alle singole rappresentazion
Per ottenere un quadro completo riguardo all'effetto che lo spettacolo su Terenzio Baldovin ha avuto sul pubblico, è necessario prendere in esame ogni sua singola rappresentazione ed osservare accuratamente come essa abbia agito sulla coscienza di chi ha deciso arbitrariamente di assistervi.
La prima comunità che si è confrontata con la pubblica narrazione della storia di Terenzio Baldovin è stata quella di Lozzo di Cadore, suo paese d'origine. Allo spettacolo del 10 dicembre 2011 ha partecipato un esiguo numero di compaesani, probabilmente a causa della diffusa avversione verso i partigiani ancora persistente in una larga fascia della popolazione autoctona. Al contrario, numerosa è stata la presenza di persone provenienti dai paesi limitrofi, da altre province e regioni. In totale in sala si trovavano circa un centinaio di spettatori , la cui età media si aggirava intorno ai 60 anni. Ha colpito l'assenza delle autorità locali. Le reazioni del pubblico si possono riassumere in tre semplici vocaboli: silenzio, coinvolgimento e commozione. Il silenzio è scaturito dalla curiosità iniziale e dalla concentrazione da parte degli astanti nel seguire l'evolversi della storia in una sorta di rispettosa contemplazione. Il coinvolgimento è stato invece determinato dall'intensità delle emozioni trasmesse e dalla partecipazione sentita alle scene che, in maniera sintetica ed incisiva, scandivano i momenti più salienti della vita e delle vicissitudini del protagonista (infanzia, giovinezza, il carcere e la morte). La commozione è stata palpabile, in particolare quando si sono rappresentate le scene della cattura di Terenzio e della sua deportazione presso il campo di Bolzano. Il finale è stato di grande pathos sia per chi ha vissuto sulla propria pelle questi tragici eventi e ha sentito riaffiorare prepotente il vivido ricordo delle esperienze passate, vi erano infatti tra il pubblico alcuni
ex-deportati ed ex-militanti nella Resistenza, sia per chi queste vicende le ha sentite raccontare dai genitori o dai nonni. In molti si sono potuti identificare in quel ragazzo coraggioso con dei fulgidi ideali o in sua madre che attendeva invano il suo ritorno oppure nella giovane fidanzata, la quale portava in grembo il frutto del loro amore.
La seconda rappresentazione, tenutasi nella sala polifunzionale del comune di S.Vito di Cadore il 30 gennaio 2012, è stata sì, l'occasione per far conoscere la storia di Terenzio Baldovin in un'altra realtà, scevra di pregiudizi culturali nei suoi confronti, ma soprattutto è servita per rivolgersi alle giovani generazioni, nell'ambiente istituzionalmente predisposto all'apprendimento, ovvero quello della scuola, proprio due giorni dopo la celebrazione della «Giornata della Memoria».
Qui, si sono potuti raccontare i fatti con la consapevolezza che sarebbero stati accolti con estrema oggettività. In sala erano presenti tutte le classi del Liceo classico statale di S.Vito di Cadore, in totale circa 200 studenti dai 14 ai 19 anni, più il corpo docente. Anche in questo caso sono state individuate tre parole chiave che hanno caratterizzato lo stato d'animo di chi ha assistito all'evento: curiosità, stupore ed esortazione alla ricerca storiografica.
La curiosità è stata suscitata dalla novità dell'argomento affrontato e principalmente dal modo originale di esporlo. L'interesse dei ragazzi aumentava man mano che il racconto prendeva forma e consistenza. Lo stupore nel rendersi conto di qual era la situazione nei paesi del Centro Cadore durante la Seconda Guerra Mondiale e di come era nato in essi il fenomeno della Resistenza. Solitamente, in ambito scolastico, si parla di episodi di maggior risonanza a livello nazionale quali il massacro delle Fosse Ardeatine a Roma, l'eccidio dei fratelli Cervi in Emilia e la strage di Marzabotto, ignorando le realtà locali. La sorpresa invece è stata nello scoprire che anche tra le nostre montagne ci sono stati i medesimi avvenimenti vissuti dai loro nonni o bisnonni in prima persona. Lo spettacolo, che si è concluso con la lettura ad alta voce di alcuni passi dell'opera Se questo è un uomo di Primo Levi e con
uno spazio dedicato alle domande da parte degli studenti, è stato un motivo di esortarli ad approfondire le proprie conoscenze attraverso la ricerca storiografica. Si può affermare, dunque, che la Public History abbia in questo caso non solo ottenuto il suo scopo, ma anche abbia avuto la funzione di catalizzatore per stimolare l'interesse degli adolescenti ad un'assidua attività di approfondimento culturale, facendo nascere in loro la voglia di chiedere nelle proprie famiglie e paesi informazioni sul periodo storico preso in esame dalla narrazione pubblica. Inoltre, l'evento è stato utile per comprendere quali fossero gli ideali di libertà e di indipendenza che animavano la lotta partigiana. Lo spettacolo rappresentato a Lorenzago il 20 agosto 2012, presso il Teatro dell'Oratorio, è stato l'atto conclusivo di una lunga rassegna di manifestazioni culturali, che si sono tenute in seno al festival di arti varie «Lorenzago Aperta» curato dal fotografo Vito Vecellio. Il periodo estivo ha favorito l'afflusso a teatro di un numero consistente di turisti oltre ai locali. Il tutto esaurito ha dimostrato la grande attrattiva della rassegna giunta ormai alla XII edizione. Il pubblico in sala era costituito da persone di tutte le età, vi era anche una discreta percentuale di bambini.
Visto il programma della rassegna culturale, costituito principalmente da spettacoli musicali e cabarettistici, la reazione della gente di fronte ad una rappresentazione insolita, come una narrazione storica è stata di iniziale sorpresa, per poi mutarsi in un'attenta partecipazione emotiva. A differenza delle precedenti rappresentazioni all'interno del racconto, è stata inserita la lettura di alcuni componimenti poetici dello stesso Terenzio, che hanno contribuito a meglio comprenderne la sensibilità e gli ideali. Al termine del monologo gli spettatori hanno fatto domande, esternando ricordi ed esperienze personali. Si è così creata un'interazione tra pubblico ed attore, infrangendo il muro della quarta parete.
Le canzoni popolari eseguite magistralmente da Michela Rossato e da Michele Vencato hanno chiuso lo spettacolo suscitando uno scrosciante applauso del pubblico.