emi-liano-romagnoli presentano il livello medio di reddito disponibile più elevato tra le regioni italiane, solo la Valle d’Aosta presenta un va-lore di poco superiore. Rispetto alla media nazionale ogni abitante dell’Emilia-Romagna nel 2004 disponeva annualmente di circa quattromila euro in più, mentre il differenzia-le con Veneto e Lombardia è pari, rispettiva-mente, a tremila euro e a quattrocento euro.
Il divario con le regioni meridionali è rilevan-te, il reddito medio dell’Emilia-Romagna è di oltre 1,7 volte superiore a quello di
Campa-nia, Calabria, Puglia, Basilicata e Sicilia.
Forlì-Cesena risulta essere la terza provincia regionale con 20.311 euro per abitante, solo Bologna e Modena presentano un valore più elevato. Particolarmente interessante risulta il confronto rispetto a cinque anni prima: tra il 1999 e il 2004 il reddito lordo disponibi-le pro capite nella provincia di Forlì-Cesena è aumentato in termini reali, quindi al netto dell’infl azione, del 21,4%; solo Rimini, all’in-terno della regione, ha registrato un tasso di crescita superiore. Appare netta la divisione tra Emilia e Romagna, con la prima in forte diffi coltà e la seconda in netta crescita.
A spiegazione della minor dinamica emiliana possono essere individuate due cause princi-pali. La prima, di natura congiunturale, riguar-da l’arco temporale di riferimento: il periodo 2002-2004 è stato un triennio di scarsa cre-scita soprattutto per l’industria manifatturie-ra, penalizzando quindi le province a maggior vocazione industriale e causando evidenti ri-percussioni sulla crescita dei redditi.
La seconda ragione, di carattere strutturale, riguarda i cambiamenti demografi ci. Nell’ulti-mo decennio l’Emilia-Romagna ha registrato una sostenuta crescita di residenti stranieri e contestualmente è proseguito il processo di invecchiamento della popolazione di naziona-lità italiana. Tale dinamica ha caratterizzato maggiormente le province emiliane rispetto a quelle romagnole.
Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Centro studi Unioncamere italiana - Tagliacarne Tavola 2.1 Reddito lordo disponibile pro capite per provincia anno 2004 e confronto con il 1999 espresso a valori reali.
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Dal punto di vista delle dinamiche reddituali la maggior incidenza della popolazione anziana ed extracomunitaria rappresenta un aspetto rilevante, in quanto sono fasce di cittadini con redditi di importo basso o medio-basso.
Recenti statistiche hanno posto in evidenza come la sperequazione della distribuzione dei redditi in Italia sia particolarmente ele-vata rispetto alle altre economie sviluppate.
Tra i Paesi più avanzati solo Regno Unito e Stati Uniti presentano un livello di disugua-glianza più marcato.
Sulla base dei redditi familiari l’Istat ha calco-lato un indice di disuguaglianza per misurare la sperequazione all’interno delle singole re-gioni (tale elaborazione non è disponibile a livello provinciale). Sicilia, Campania, Lazio e Calabria sono le aree dove le differenze di reddito sono maggiori; l’Emilia-Romagna si colloca in una posizione centrale rispetto alle altre regioni, con livelli di distribuzione del reddito più omogenei nei confronti della Lombardia e del Piemonte, ma meno omo-genei rispetto alle altre regioni del nord-est e dell’Italia centrale.
Sulla disuguaglianza non è possibile dispor-re di un confronto temporale omogeneo, in quanto non esiste una serie storica del dato. Tuttavia, alcuni anni fa, la Banca d’Italia
aveva calcolato un indice di concentrazione dei redditi regionali sui dati 1995-2000, dai quali l’Emilia-Romagna risultava la terzulti-ma regione per concentrazione (alle spalle di Marche ed Umbria), indice di una buona distribuzione delle risorse tra i membri della collettività.
Un altro indicatore utile per comprendere le dinamiche di distribuzione della ricchezza riguarda la percentuale di famiglie che vivo-no in situazioni di povertà relativa. Secondo i dati ISTAT, nel 2006 in Italia 2 milioni e 623 mila famiglie, l’11,1% di quelle residen-ti, erano considerate povere. La stima del-l’incidenza della povertà relativa è calcolata sulla base di una soglia convenzionale (linea di povertà) che individua il valore di spesa per consumi al di sotto del quale una fami-glia viene defi nita povera in termini relativi.
Nel 2006 tale soglia per una famiglia di due persone era pari a 970,34 euro.
In Emilia-Romagna le famiglie al di sotto del-la linea di povertà erano il 2,5% di quelle residenti, la percentuale più bassa tra le re-gioni italiane; in Sicilia l’incidenza era pari al 30,8%. Da rilevare come nel confronto con il 2002 la quota di famiglie emiliano-roma-gnole povere sia sensibilmente diminuito.
Accanto all’informazione sul reddito è utile affi ancare quella sul patrimonio, suddiviso
Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat
Tavola 2.2 Reddito netto familiare e Indice di disuguaglianza (Gini) tra i redditi delle famiglie.
L’incrocio degli assi cartesiani rappresenta la media nazionale. Anno 2004.
Camera di Commercio di Forlì-Cesena
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tra attività reali e attività fi nanziarie. Cia-scun abitante dell’Emilia-Romagna possiede mediamente un patrimonio di oltre 186mila euro, composto da 105mila euro di beni ma-teriali - abitazione e terreni - e 81mila euro di attività fi nanziarie. Solo la Valle d’Aosta presenta un valore patrimoniale per abitan-te più elevato. A caratabitan-terizzare il patrimo-nio delle famiglie emiliano-romagnole sono soprattutto i terreni e le attività mobiliari.
I cittadini con patrimoni maggiori si trova-no a Bologna, Piacenza e Ravenna, mentre a Reggio Emilia si riscontrano i valori più modesti: mediamente un reggiano ha un pa-trimonio di circa 37mila euro inferiore ad un bolognese, differenza in parte motivabile dalla massiccia presenza a Reggio Emilia di cittadini extra-comunitari.
La provincia di Forlì-Cesena presenta un valore del patrimonio pro-capite pari a ol-tre 181 mila euro, dato questo inferiore alla media regionale che colloca la provincia al settimo posto in Emilia-Romagna.
Alle statistiche sulla ricchezza e sulla sua di-stribuzione non corrispondono rilevazioni altrettanto positive relative alla percezio-ne dei cittadini. Il 4,9% delle famiglie emi-liano-romagnole giudica le proprie risorse economiche insuffi cienti, percentuale che dal 2000 si presenta in costante crescita ed è tra le più signifi cative fra le regioni del
centro nord. Nella seconda metà degli anni novanta la percentuale di famiglie insoddi-sfatte delle proprie risorse economiche era costantemente inferiore al due per cento.
Negli ultimi quattro anni quasi la metà delle famiglie giudica la propria condizione eco-nomica peggiorata rispetto all’anno prece-dente, mentre nel periodo 1998-2001 tale percentuale era di poco superiore al 20%.
Come suggerisce l’economista Andrea Brandolini, il malessere manifestato dalle famiglie non discende necessariamente da una confusa percezione della realtà, ma può invece segnalare una insoddisfazione per la distribuzione delle risorse. Il quadro positi-vo che emerge dal dato aggregato nasconde importanti cambiamenti nell’allocazione del-le risorse. Da un lato si sono verifi cati mo-vimenti redistributivi orizzontali che hanno modifi cato le posizioni relative delle classi sociali, sommariamente individuate dalla condizione professionale del capofamiglia, senza alterare i livelli di disuguaglianza e po-vertà aggregati. Ciò è accaduto dalla metà degli anni novanta e, in particolare, tra il 2000 e il 2002, quando la distribuzione delle risorse è mutata a vantaggio delle famiglie degli autonomi e dei dirigenti e a scapito di quelle degli operai e degli impiegati. Dall’al-tro, è cresciuta la mobilità temporale dei redditi e, di conseguenza, sono aumentati l’insicurezza delle famiglie e il loro senso di
Tavola 2.3 Valore pro capite del patrimonio delle famiglie per regione per tipologia di attività. Anno 2005.
Attività reali Attività fi nanziarie
Variaz.
2004-2005 Abitazioni Terreni Totale Depositi Val. Mobiliari Riserve Totale Totale
Generale
Piacenza 96.933 13.224 110.157 18.966 54.973 11.285 85.224 195.381 5,3%
Parma 103.109 9.338 112.446 15.986 40.964 16.406 73.356 185.802 6,0%
Reggio Emilia 85.969 6.926 92.895 12.080 44.938 13.818 70.836 163.731 4,9%
Modena 93.138 6.862 100.000 13.181 58.363 13.862 85.405 185.406 4,9%
Bologna 103.277 7.030 110.307 15.676 60.831 14.430 90.937 201.243 5,0%
Ferrara 84.848 20.378 105.226 13.100 49.014 8.545 70.658 175.885 6,1%
Ravenna 101.316 12.690 114.006 11.997 54.116 12.205 78.319 192.325 6,7%
Forlì-Cesena 87.777 8.055 95.832 14.065 60.796 10.817 85.679 181.511 6,5%
Rimini 101.158 3.318 104.476 14.341 56.631 9.240 80.212 184.688 6,2%
Emilia-Romagna 95.935 9.083 105.019 14.325 54.322 12.884 81.531 186.550 5,5%
Nord Est 95.470 7.494 102.963 13.692 46.494 12.186 72.372 175.335 6,2%
ITALIA 79.550 3.783 83.333 12.995 30.663 10.102 53.759 137.092 5,8%
Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Centro studi Unioncamere italiana - Tagliacarne
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vulnerabilità nei confronti di eventi negativi.
Una parte della popolazione si è gradual-mente impoverita, non in senso assoluto, ma relativamente all’altra, che ha visto un miglioramento delle proprie condizioni.
1.2.2 Dove si crea e dove si concentra