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Le relazioni economiche fra Europa centro-orientale e i Paesi non comunisti dell'Asia orientale Fra aiuto allo sviluppo e il gigante giapponese.

Il blocco sovietico non era affatto un monolite, come evidenziato con forza dirompente dallo scontro fra i due giganti comunisti, Mosca e Pechino. Ma, oltre a ciò, non erano affatto esclusi i contatti con i paesi dello “schieramento capitalista” e con i cosiddetti “terzomondisti” e/o “non allineati”. I Paesi centro-esteuropei, dunque, non limitarono le relazioni politiche, diplomatiche ed economiche con l’Asia orientale ai propri fratelli socialisti e comunisti, bensì si estesero, seppur con vari distinguo, anche ai Paesi non socialisti dell’area. Nonostante ciò, le relazioni economiche rimasero sempre piuttosto deboli296.

É possibile raffigurare su tre livelli le relazioni intessute dai Pesi socialisti europei con l’Asia orientale non socialista:

 Con il Giappone, i legami economici si concretizzarono inizialmente su scambi “fra pari” ma questo rapporto di parità andò scemando velocemente, evolvendosi verso una dipendenza da Tokyo, e dai suoi crediti, che variava da Stato a Stato.

 Con gli altri Paesi estasiatici non appartenenti al blocco sino-sovietico, e segnatamente Birmania, Brunei, Filippine, Indonesia, Malaysia, Singapore e Thailandia, le relazioni economiche non furono mai particolarmente intense; probabilmente il massimo stadio di intensità è ravvisabile nei rapporti con la Birmania e l’Indonesia, che più si identificavano con una politica terzomondista e indipendente dal giogo dei blocchi; è però da segnale come questi legami si concretizzarono quasi sempre in forme di aiuto allo sviluppo più o meno ingenti a seconda della vicinanza al socialismo mostrata di volta in volta dai regimi interessati; durante gli anni Ottanta, però, con la crisi economica che attanagliava gli Stati socialisti europei, tale rapporto si sarebbe attenuato, se non interrotto; in quel decennio le relazioni con i Paesi sud-estasiatici modificarono verso un piano di maggiore parità e, anzi, l’Europa centro-orientale cominciò ad assumere l’Asia orientale quale modello di sviluppo economico da seguire297.

 Con la Corea del Sud e Taiwan le relazioni furono pressoché inesistenti, almeno fino alla seconda metà degli anni Ottanta, quando si verificarono i primi contatti diplomatici, per via di ragioni ideologiche e strategiche.

296 Peter Lanyi, Hungarian Foreign Trade with East, Southeast Asian Countries, in “Kulgazdasag”, N. 1, January 1985, riportato da Foreign Broadcast Information Service, “East Europe Report”, Economic and Industrial Affairs, 25 marzo 1985, pp. 1-18, http://www.dtic.mil/dtic/tr/fulltext/u2/a338104.pdf.

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Tabella 41. Interscambio romeno-giapponese, 1896-1944. Dati in migliaia di tonnellate e milioni di Lei. 1896 189 7 189 8 189 9 190 0 1901 1902 192 0 192 1 1922 1923 1924 192 5 1926 Expor t romen o Quantit à - - - - Valore in Lei - - - - Impor t romen o Quantit à - - - 0,020 - 0,068 % - - - - Valore in Lei 0,069 0,07 4 0,07 5 0,05 7 0,03 3 - - - 4,046 - 12,85 3 % - - - 0,02 - 0,03 Saldo Valore in Lei - 0,069 - 0,07 4 - 0,07 5 - 0,05 7 - 0,03 3 - - - - 4,046 - - 12,85 3 1927 298 1928 1929 1930 1931 1932 1933 1934 1935 1936 1937 1938 1939 1940 Expor t romen o Quantit à - - - 0,00 5 0,93 7 0,001 - 0,02 4 0,00 7 10,11 1 18,87 8 11,98 2 - - % - - - - 0,01 - - - 0,2 0,2 - - Valore in Lei - 0,01 2 0,01 6 0,19 2 1,77 7 0,535 0,002 0,22 0 0,08 4 19,51 9 57,82 1 28,88 4 - - % - - 0,01 0,01 - - - 0,2 0,1 - - Impor t romen o Quantit à 0,138 0,02 4 0,03 0 0,07 1 0,31 5 0,389 0,510 0,06 2 0,01 8 0,052 0,493 0,245 0,1 0,1 % 0,01 - - 0,01 0,06 0,09 0,11 0,01 - - - - Valore in Lei 12,03 6 3,00 9 2,34 4 6,92 6 7,28 2 12,46 4 12,76 1 7,54 4 2,34 0 5,691 28,51 0 6,399 6 9 % 0,04 0,01 0,01 0,03 0,05 0,10 0,11 0,05 - - - - Saldo Valore in Lei - 12,03 6 - 2,99 7 - 2,32 8 - 6,73 4 - 5,50 5 - 11,92 9 - 12,75 9 - 7,32 4 - 2,25 6 + 13,82 8 + 29,31 1 + 22,48 5 - 6 - 9 1941 1942 1943 1944

Export romeno Quantità - - - -

Valore in Lei - - - -

Import romeno Quantità - - - -

Valore in Lei 12 - 20 3

Saldo Valore in Lei - 12 - - 20 - 3

Fonte: Institutul de Statistica Generala a Statului, Anuarul Statistic al României 1926, Bucarest 1927, http://digitool.dc.bmms.ro:8881; Institutul de Statistica Generala a Statului, Anuarul Statistic al României 1928, Bucarest 1929, http://digitool.dc.bmms.ro:8881; Institutul de Statistica Generala a Statului, Anuarul Statistic al României 1930, Bucarest 1932, http://digitool.dc.bmms.ro:8881; Institutul de Statistica Generala a Statului, Anuarul Statistic al României 1934, Bucarest 1935, http://digitool.dc.bmms.ro:8881; Institutul de Statistica Generala a Statului, Anuarul Statistic al României 1935 și 1936, Bucarest, http://digitool.dc.bmms.ro:8881; Institutul de Statistica Generala a Statului, Anuarul Statistic al României 1939 și 1940, Bucarest 1940, http://digitool.dc.bmms.ro:8881; Victor Axenciuc, Evoluţia Economica a României. Cercetari statistico-istorice 1859-1947. Vol. III, Editura Academiei Române, Bucuresti, 2000, http://www.ince.ro/Evolutiaeconomicavol.III- final.pdf.

298

Le importazioni dal Giappone nel 1927 erano in gran parte (78 tonnellate per 10,178 mila lei; 56,93% della quantità e 84,60% del valore) costituite da prodotti tessili di derivazione vegetale, seguiti da cereali e derivati (40 tonnellate per 0,580 mila lei; rispettivamente 29,20% e 4,82%, a significare uno scarso valore della merce in oggetto). Institutul de Statistica Generala a Statului, Anuarul Statistic al României 1928, Bucarest, 1929, http://digitool.dc.bmms.ro:8881.

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Tabella 42. Interscambio commerciale Cecoslovacchia-Giappone, anni Trenta. Dati in milioni di corone ceche.

Anno Totale Import Export Saldo

1934 34,5 10 24,5 14,5

1936 82,7 41,3 41,4 0,1

1937 145,4 85 60,4 -14,6

1938 56,6 40,1 16,5 -23,6

Fonte: AA. VV., Czechoslovak Trade with Asian Countries, Background Reports, Radio Free Europe, 29 agosto 1958, http://fa.osaarchivum.org/background-reports?col=8&id=49867.

3.1 Le relazioni fra Europa centro-orientale e Giappone.

Relazioni diplomatiche fra il Giappone e le cancellerie dell’Europa centro-orientale furono allacciate già nei primissimi anni del Novecento299. Con riferimento alla Romania, già nel 1902 il ministro plenipotenziario nipponico a Vienna, Makino, espresse, attraverso una lettera inviata al plenipotenziario romeno in Austria, Ghica, l’intenzione di Tokyo di stringere relazioni diplomatiche con il paese balcanico. Nel 1912 il Generale nipponico Noghi visitò la Romania, incontrandosi con la famiglia reale. Tuttavia, la Romania allacciò rapporti diplomatici ufficiali con il Giappone, alleato nella lotta contro gli Imperi Centrali durante la prima guerra mondiale, solo nell’agosto 1917. Il 3 settembre fu stabilita la rappresentanza romena in Giappone a livello di legazione, mentre il 13 settembre fu nominato ambasciatore l’economista Nicolae Xenopol. Durante il viaggio verso il Giappone, però, questi si ammalò, morendo nel dicembre 1917 senza mai entrare effettivamente in carica. La prima rappresentanza romena sarebbe stata dunque aperta solo nel giugno 1921 con la nomina a rappresentante di Edgar Mavrocordat (mentre il paese nipponico era rappresentato in Romania attraverso l’ambasciata di Vienna), in seguito anche alle pressioni esercitate dall’allora rappresentante di Bucarest in Siberia, Victor Cădere. Questi evidenziava come i mercati cinese e giapponese potessero offrire numerose opportunità di esportazione per prodotti romeni quali vini, frutta e derivati. Secondo Cădere urgeva dunque aprire rappresentanze diplomatiche a Tokyo, Pechino, Shanghai e Harbin, ma i suoi desideri non furono soddisfatti. Prima dell’apertura della rappresentanza diplomatica romena in Giappone, il Paese del Sol Levante ricevette la visita del principe romeno Carol, futuro re Carol II, nel 1920. Questi, in attesa della nomina ufficiale di un ambasciatore, aveva ordinato a un ufficiale del suo seguito, il luogotenente-colonnello Arion, di rimanere in Giappone per curare temporaneamente le relazioni diplomatiche fra i due paesi. Il Giappone aprì una propria rappresentanza diplomatica a Bucarest il 12 marzo 1922. Alla visita del principe Carol in Giappone, fece seguito, nel 1924, la visita del principe Naruhiko Higasi Kuni a Bucarest. Da notare che la

299 A partire dalla guerra vinta contro la Russia nel 1906, il Giappone aveva destato la curiosità dei letterati romeni; durante la prima guerra mondiale tale attenzione scema per poi riprendere più forte nel corso degli anni Trenta. Grazie al lavoro di Marcel Mitrasca, si è in grado di avere una certa conoscenza su come il Paese del Sol Levante fosse visto in Romania. L’autore ha individuato una cinquantina di testi romeni sul Giappone scritti prima della seconda guerra mondiale, per la maggior parte opera di militari, geografi e storici. In generale, dall’esame di questi testi, si ricava un’immagine tutto sommato positiva del Giappone; sebbene la bilancia economica romena fosse negativa nello scambio commerciale col Giappone (almeno fino agli anni ’30, come evidenziato dalla tabella n. 41) e nonostante l’incidente diplomatico sulla Bessarabia, non si riscontra risentimento, né razzismo, mentre i militari esortano all’imitazione delle forze armate nipponiche. Anche il grande storico romeno Nicolae Iorga scrisse alcune opere sul Giappone nei primi anni del Novecento. Le relazioni col Giappone si mantennero buone fino alla loro interruzione avvenuta il 31 ottobre 1944, dopo che la Romania cambiò campo nella seconda guerra mondiale. Il 7 marzo 1945 Bucarest dichiarò infine guerra alla declinante potenza nipponica. Ioan Timuș, Japonia de ieri și de azi, Tipografia Universul, Bucarest, 1943 pp. 85-86;Marcel Mitrasca, Japan in Romanian Books before World War Two, in “Acta Slavica Iaponica”, Vol. 23, 2006, pp. 241-247, http://src-h.slav.hokudai.ac.jp/publictn/acta/23/09_mitrasca.pdf; Nicolae Iorga, Razboiul din Orient, Editura Librariei Socecu & Comp., Bucarest 1904.

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tardiva apertura della rappresentanza romena nel paese nipponico potrebbe essere interpretata come conseguenza della tensione diplomatica originatasi fra Giappone e Romania sulla questione della Bessarabia. Il 10 dicembre 1918 la Romania aveva ratificato l’annessione del territorio corrispondente all’attuale Repubblica Moldova, ma il Giappone, insieme all’Unione Sovietica, si era dichiarato contrario all’unione. La questione ebbe una parziale risoluzione con la firma a Parigi, il 28 ottobre 1920, di uno speciale protocollo. Questo protocollo fu firmato da Francia, Gran Bretagna, Italia, Giappone e Romania ma sarebbe entrato in vigore solamente dopo la ratifica del terzo firmatario (l’Italia) nel 1927. Questo fu l’anno del ristabilimento della rappresentanza romena in Giappone a livello di legazione, in seguito a una riduzione per motivi finanziari avvenuta nel 1922300.

Le relazioni fra Giappone e Europa centro-orientale andarono via via rafforzandosi, raggiungendo il culmine fra gli anni Trenta e Quaranta301. In questo periodo i rapporti furono stretti all’interno della mortifera alleanza con la Germania hitleriana che coinvolse secondo vari gradi Romania, Bulgaria, Ungheria e Slovacchia, mentre Boemia302 e Polonia303 ne subivano il tragico giogo. La sconfitta delle forze dell’Asse e la fine della seconda guerra mondiale dilatarono per quasi due decenni la già immensa distanza geografica fra Europa centro-orientale e Giappone, con la prima che entrò nella sfera d’influenza sovietica e il Paese del Sol Levante che divenne il principale partner asiatico degli Stati Uniti.

Solo alla fine degli anni Cinquanta Giappone ed Europa centro-orientale ristabilirono relazioni diplomatiche, logica conseguenza di una dichiarazione congiunta sovietico- nipponica sulla fine della seconda guerra mondiale elaborata nel 1956. L’Unione Sovietica non aveva, infatti, firmato il trattato di San Francisco, che poneva fine alle ostilità degli Alleati con il Giappone. La Dichiarazione permise il riallacciamento delle relazioni diplomatiche pur senza rappresentare un effettivo trattato di pace che, allo stato attuale, non è ancora stato elaborato304. L’iniziativa fu assunta da Tokyo, che intendeva diversificare il proprio export al fine di riequilibrare la bilancia commerciale. Questa, a causa della cronica assenza di materie prime nel territorio nipponico, si trovava decisamente in deficit. Approfittando della politica di destalinizzazione e di distensione con l’Occidente portata

300

Mitică Detot, România şi Japonia, in “Revista Română de Studii Eurasiatice”, Constanţa, Ovidius University Press, an III, nr. 3/2007, pp. 285-292,

http://csea.wikispaces.com/file/view/16.%20Romania%20si%20Japonia.pdf/223011584/16.%20Romania%20si %20Japonia.pdf.

301

Con riferimento ai rapporti commerciali romeno-nipponici, si veda la tabella n. 41. Con riferimento ai rapporti commerciali cecoslovacco-nipponici, si veda la tabella n. 42. Il primo accordo commerciale fra Cecoslovacchia e Giappone fu firmato il 30 ottobre 1925. Durante gli anni Trenta Praga esportava verso Tokyo luppolo, malto, barre di ferro e acciaio. Le barre di ferro e l’acciaio rappresentavano il 33% dell’export nel 1934, il 22% nel 1954. I macchinari rappresentavano il 12% dell’export ceco verso il Giappone nel 1934, il 13,5% nel 1935, il 18% nel 1936, il 30% nel 1937. Le importazioni dal Giappone erano costituite per l’80% da tessuti. 302 Le relazioni economiche ceco-giapponesi risalgono a inizio Novecento, quando la Škoda Plzeň produsse il timone della corazzata nipponica Mikasa nel 1900 e le industrie ceche, al tempo sotto il regno austro-ungarico, produssero armi per l’esercito di Tokyo durante la guerra russo-giapponese (1904-1905). Le relazioni diplomatiche fra Cecoslovacchia e Giappone furono allacciate il 9 settembre 1918, prima della capitolazione dell’Austria-Ungheria in ottobre. Le relazioni a livello di ambasciata furono stabilite nel 1920 e si interruppero il 15 marzo 1939, fino al 13 febbraio 1957. Nel 1959 fu firmato l’Accordo su commercio e navigazione. Pavel Štrach, André M. Everett, Japanese Foreign Direct Investment in the Czech Republic: A Motivational Analysis, in “Problems and Perspectives in Management”, 1/2006,

http://businessperspectives.org/journals_free/ppm/2006/PPM_EN_2006_01_Strach.pdf.

303 Il Giappone aveva stretto relazioni diplomatiche con la Polonia nel 1919. Jadwiga Rodowicz, Poland and Japan mark 90 years of diplomatic ties, http://classified.japantimes.com/nationalday/pdfs/20091111-poland.pdf. 304 Si ricorda che la Federazione Russa ha ereditato in toto le obbligazioni internazionali dell’Unione Sovietica. Ministero degli Affari Esteri giapponese, Joint Compendium of Documents on the History of Territorial Issue between Japan and Russia – Preface,

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avanti da Kruscev, il governo nipponico vide nei paesi socialisti un’opportunità per aumentare le esportazioni. Ovviamente, i primi contatti furono stabiliti con l’URSS, arrivando alla firma di un trattato commerciale nel 1957, seguito da due analoghi accordi siglati nel 1958 con la Polonia e nel 1959 con la Cecoslovacchia (Praga aveva stabilito relazioni diplomatiche con Tokyo il 13 febbraio 1957)305. Questi accordi garantirono ai Paesi centro-esteuropei l’ottenimento della clausola di nazione più favorita con riguardo ai dazi doganali, balzelli vari sull’import/export e tasse sul trasporto. La Romania arrivò in ritardo, stabilendo relazioni diplomatiche con il Giappone solamente il 1° settembre 1959. Inoltre, le relazioni assursero a livello di ambasciata solamente il 1° giugno 1964306. Bucarest spuntò la clausola di nazione più favorita solamente il 1° settembre 1969307, mentre la Bulgaria la ottenne il 28 febbraio 1970308.

Da un punto di vista giuridico-economico, l’interscambio commerciale fra Giappone ed Europa centro-orientale si caratterizzava per i molti elementi di pianificazione, dettati dai paesi socialisti. Da parte nipponica il commercio con i Paesi centro-esteuropei era condotto da un manciata di gruppi commerciali chiamati sogo shosha309 e da società cooperative; questa forma giuridica era necessaria in quanto i centro-esteuropei concedevano un certo grado di priorità nel commercio estero alle proprie cooperative che intrattenevano relazioni economiche con società estere dalla medesima forma giuridica. Ma il più peculiare elemento

305

Yataro Terada, The System of Trade between Japan and the East European countries, including the Soviet Union, in “Law and Contemporany Problems”, Vol. 37, n. 3, 1972, pp. 429-447, http://scholarship.law.duke.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=3375&context=lcp.

306 Ministero Affari Esteri romeno, http://www.mae.ro/bilateral-relations/2047, consultato il 15 maggio 2011. 307

Il trattato in questione accordava alle due parti stipulanti la clausola della nazione più favorita in svariati settori, come, per esempio, l’entrata, il viaggio, la residenza e l’uscita di cittadini (ma anche di merci) di una parte nel territorio dell’altra parte. Si stabiliva inoltre che non sarebbe stato possibile, per le parti contraenti, stabilire tasse e imposte gravanti sui cittadini dell’altra parte stipulante in misura maggiore rispetto a quelle esistenti per i paesi terzi. Una clausola simile era disposta con riguardo alle attività commerciali e imprenditoriali esercitate dai cittadini delle due parti, che non dovevano incorrere in trattamenti sfavorevoli rispetto a quelli accordati a cittadini di paesi terzi. Il trattato regolava anche la navigazione marittima, in particolare mercantile, di vascelli romeni e giapponesi nelle acque delle due parti contraenti. Pure in alcuni ambiti del settore marittimo doveva applicarsi la clausola della nazione più favorita. Japan and Romania. Treaty of commerce and navigation (with protocol). Signed at Tokyo on 1 September 1969, http://treaties.un.org. Agerpress, Documents, Articles and Information on Romania, 15 settembre 1969, http://archive.org/details/rumania03241969unit.

308 Ivan Sipkov, The Law of foreign trade in the People’s Republic of Bulgaria, in “Law and Contemporary Problems”, Vol. 37, n. 3, 1972, pp. 485-505,

http://scholarship.law.duke.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=3379&context=lcp.

309 Le sogo shosha sono “trade companies (…) emerged since the 17th century and have further evolved from providing services as middlemen to their clients and Keiretsu members to diversifying in different business areas with higher risk. In building diversified business portfolios they have settled as hubs in large business networks, controlling complex flows of resources. At various times shosha have acted as commission agents, importing and exporting on behalf of clients; as dealers, trading in their own right; as middlemen in transactions between members of a Keiretsu network; as financiers, lending money to smaller Keiretsu members; as facilitators and intermediaries in negotiations with foreign partners; and more recently as investment-trust managers, venture capitalists, and business consultants”. I keiretsu sono gli eredi dei grandi gruppi industriali a conduzione familiare precedentemente denominati boeki shosha o zaibatsu. Dopo la seconda guerra mondiale questi gruppi, ritenuti troppo vicini all’establishment militare che aveva trascinato il Paese in guerra, furono oggetto di profonde riforme e da una struttura essenzialmente verticale si passò a una struttura manageriale più orizzontale. Emanuela Todeva, Governance, Control and Coordination in network context: The Cases of Japanese Keiretsu and Sogo Shosha, in “Journal of International Management”, 11, 2005, pp. 87-109; Jerzy Grabowiecki, Keiretsu groups: Their Role in the Japanese Economy and a Reference Point (or a paradigm) for Other Countries, Institute of Developing Economies, Japan External Trade Organization, Visiting Research Fellows Series, n. 413, marzo 2006, http://www.ide.go.jp/English/Publish/Download/Vrf/pdf/413.pdf; Takayuki Tanaka, Research on SOGO SHOSA: Origins, Establishment and Development, Summary of the final report from Japan Foreign Trade Council, Inc., Special Rsearch Committee on Sogo Shosha Principles Report, ottobre 2012, http://www.jftc.or.jp/shosha/publish/2012_03_en.pdf.

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di pianificazione rimaneva la lista di beni da commerciare che i centro-esteuropei presentavano ai giapponesi, su cui questi ultimi avevano ben pochi poteri di modifica. Ai giapponesi, che costituirono alcune agenzie e organizzazioni per la promozione dei propri prodotti in Europa centro-orientale310, era permesso di aprire uffici di rappresentanza nelle capitali centro-esteuropee. Come di consueto per i paesi socialisti, si procedette, a partire dagli anni Sessanta, alla costituzione di commissioni e comitati bilaterali per il controllo e programmazione degli scambi commerciali: una commissione nipponico-polacca fu costituita nel 1967, a cui se ne aggiunse un’altra nel 1972; la commissione nipponico-ungherese fu costituita nel novembre 1971; nell’aprile 1972 fu la volta della commissione bulgaro- giapponese, seguita da quelle nipponico-cecoslovacca e romeno-giapponese nel maggio 1972. I pagamenti delle forniture avvenivano in dollari statunitensi, ma a partire dal 1968 la Polonia, seguendo la scia dell’URSS, reclamò l’inserimento di clausole di rinegoziazione o di una clausola aurea, legando il prezzo delle merci alle variazioni del prezzo mondiale dell’oro311

. Durante gli anni Cinquanta, la Cecoslovacchia rappresentava sicuramente, insieme a Polonia e Germania orientale, uno dei principali partner centro-esteuropei del Giappone. Tuttavia, la tabella n. 43 mostra come, prima della firma degli accordi commerciali, il volume degli scambi fosse decisamente scarso.L’export cecoslovacco verso il Sol Levante si componeva in preminenza di malto, macchinari, vetro e suoi derivati, bigiotteria. L’import dal Giappone era invece composto da lavorati di cottone, prodotti chimici, pesce e olio di balena312.

Tabella 43. Interscambio commerciale Cecoslovacchia-Giappone, anni Cinquanta. Dati in milioni di corone ceche.

Anno Volume Import Export Saldo

1955 32 - - -

1956 77 32 45 13

1957 66 37 29 -8

Primi 4 mesi del

1958 9 4 5 1

Fonte: AA. VV., Czechoslovak Trade with Asian Countries, Background Reports, Radio Free Europe, 29 agosto 1958, http://fa.osaarchivum.org/background-reports?col=8&id=49867.

La Romania vide progressivamente aumentare gli scambi commerciali con il Giappone lungo tutti gli anni Sessanta diventando il primo partner centro-esteuropeo di Tokyo. In base ai dati statistici romeni, già nel 1964 il Giappone era il 12° partner commerciale di Bucarest313. Negli anni a seguire l’interscambio bilaterale continuò ad aumentare in termini assoluti, ma non in termini relativi, il Giappone perdendo posizioni nel ranking dei partner commerciali di Bucarest (13° nel 1965, 15° nel 1966). Nel 1967, gli scambi raggiunsero un valore di 260,7 milioni di Lei, ovvero circa 43,45 milioni USD314. I dati offerti dalle statistiche giapponesi sono più generosi nei volumi (tabella n. 47), ma confermano il trend positivo

310 Si trattava della Nippon Kokusai Boeki Sokushin-kai (Organizzazione per la promozione del commercio internazionale del Giappone), della Soren Too Boeki-kai (Organizzazione per il commercio con l’Unione Sovietica e l’Europa orientale), della NISSO Kyokai (Associazione Giappone-Unione Sovietica), della NISSO Boeki Kyokai (Associazione per il commercio nipponico-sovietico). Yataro Terada, The System of Trade between Japan and the East European countries, including the Soviet Union, cit.

311 Ibidem.

312 AA. VV., Czechoslovak Trade with Asian Countries, cit. 313 AA. VV., Rumanian Foreign Trade in 1964, cit. 314

Nel 1967 la Romania acquistò, fra l’altro, due petroliere della stazza di 36.150 tonnellate ciascuna col fine di importare petrolio dall’Iran. AA. VV., Rumania’s Foreign Trade in 1967, Background Reports, Radio Free Europe, 1 agosto 1968, http://fa.osaarchivum.org/background-reports?col=8&id=56641; George Wassilko,