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Relazioni industriali sinonimo di subalternità sindacale

Nel documento Il sindacato giapponese: quale futuro? (pagine 55-58)

Capitolo II: I sindacati e le relazioni industriali

2.3 Lo Shuntō e le relazioni industriali

2.3.3 Relazioni industriali sinonimo di subalternità sindacale

L'equilibrio individuato nelle relazioni industriali giapponesi dipenderebbe dal fatto che i

144 TACHIBANAKI, NODA, The Economic Effects of Trade Unions in Japan, pp. 114-136. 145 Ibid.

sindacati, così come i lavoratori, comprendono l'utilità di tenere alta la competizione, così come l'inutilità di esibire un atteggiamento avverso nei confronti del management aziendale; anche quest'ultimo, del resto, conosce la necessità di rendere le relazioni meno ostili e l'ambiente di lavoro meno teso. È in questa constatazione che viene identificato il ruolo subordinato del sindacato rispetto al management: è grazie a questa tipologia di sindacato che fu possibile organizzare la forza lavoro in maniera inflessibile senza provocare una reazione di massa.

TABELLA 4: Motivi di stress e ansia legati al lavoro.147 (%)

Relazioni umane sul luogo di lavoro 38,4

Qualità del lavoro 34,8

Quantità di lavoro 30,6

Aspettative di promozione 22,7

Attitudine al lavoro 22,5

Promozione e aumento salariale 21,2

Occupazione e vita post-pensionamento 21,2

Sicurezza sul lavoro 12,8

Trasferimenti 8,1

Esperienze di incidenti sul lavoro 2,3

Altri 9,3

Sconosciuti 0,1

Alla base dell'apatia politica e della rassegnazione apparente si trova uno stato di ansia generale, che ha colpito la popolazione giapponese già dalla fine degli anni Novanta. Sembra che l'ansia abbia preso il posto della rabbia dei primi anni del decennio. C'è una preoccupazione diffusa indotta dalla recessione i cui effetti hanno superato le aspettative e che continua a causare nuove crisi, provocate dal fallimento delle maggiori società finanziarie.[...] Entro certi termini si potrebbe dire che si tratta di un fenomeno assai comune in un'epoca post- strutturalista e postmoderna durante la quale si è assistito allo smantellamento di concezioni del mondo e percezioni del soggetto precostituite. Nel caso del Giappone, però – forse a causa del suo forte (ed esasperato) senso della collettività, dell'unità e dell'ordine sociale – il fenomeno sembra particolarmente serio.148

Le autorità statali apportarono modifiche alla legislazione del lavoro, incentivate dai cambiamenti strutturali nel sistema di impiego giapponese, riconsiderando le relazioni tra il mercato

147 MHLW, Survey for labor health situation, 2007, Source of Work-related Stress and Anxiety (Multiple Answer), in JILPT, Japanese Working Life Profile 2011/2012 – Labor Statistics, p. 79.

del lavoro e le leggi inerenti. Per poter paragonare i diversi sistemi di impiego, si fece spazio a un nuovo approccio, trattato dal punto di vista delle relazioni tra le organizzazioni (mercato interno) e mercato esterno, un misto tra studi legali comparati e teorie del law and economics. Venne affrontato il tema del rinnovamento degli organi governativi, per far rinascere l'interesse verso la produttività, cercando soluzioni in merito alle riforme politiche e amministrative, alla protezione dell'ambiente e allo sviluppo sostenibile, alle politiche sociali e al rilancio di attività industriali, alle relazioni tra dipendenti e dirigenti aziendali e al miglioramento delle tecnologie nazionali.

In mancanza di un sistema di relazioni industriali di questo tipo, il sistema produttivo Toyota non avrebbe potuto essere realizzato. Non fu infatti dopo la concezione del sistema produttivo Toyota, ma dopo la eliminazione di fatto di un sindacato militante e indipendente, che si poté dar vita a relazioni industriali di tipo cooperativo.149

È interessante soffermarsi sull'importanza che il lavoro ricopre nella società giapponese; esaminando il testo di Ohno appare evidente l'esigenza del governo giapponese di costituire una forza lavoro operaia "disciplinata, flessibile, istruita ed economica".150 La differenza con l'ideologia

fordista sta nell'importanza ricoperta dall'operaio: il suo essere multitasking dipende dalla capacità di portare a termine "una serie di mansioni 'intellettuali".151

Il successo giapponese sta nel pieno controllo dell'impresa sul sindacato. […] Di quale sindacato si tratti, è facile dirlo. Non è vero che in Giappone, come alcuni mestatori neocorporativi si compiacciono di dire, vi siano relazioni umane così armoniose da aver consentito i risultati a tutti noti. Non è vero che il sistema nazionale sociale giapponese sia il sogno desiderato da tutta la popolazione. Tutt’al più è accettato come stato di necessità, come subordinazione conveniente, come coercizione consensuale: cioè, come ricatto – e dagli elementi fin qui forniti si possono trarre parecchie indicazioni e deduzioni”.152

La disciplina della forza-lavoro creata attraverso il toyotismo e, dunque, il ruolo dei sindacati in merito, può essere interpretata secondo due punti di vista contrapposti.

Tra i molti studiosi che considerano in maniera negativa la collaborazione labour-

management, Whittaker vede il sindacalismo d'impresa un elemento dannoso sia per le aziende sia

149 BASSO, La ricezione del toyotismo in Italia. Una rassegna di testi e problemi, cit. in “Intermarx”, http://www.intermarx.com/temi/Basso.html, 26-05-2012.

150 Ibid. 151 Ibid.

152 OHNO, Lo spirito Toyota, in Carla FILOSA, Gianfranco PALA, Il terzo impero del sole – il neo-corporativismo

per la classe operaia a causa della loro tendenza ad appoggiare l’una o l’altra parte nelle relazioni industriali: la questione della riduzione del potere competitivo dell'azienda si contrappone a quella della tutela dei diritti dei lavoratori.153 Anche Fujimura contesta la teoria della collaborazione labour-management, sostenendo che in realtà essa non venga incentivata, così come non viene

incentivata la libertà di espressione operaia, prova ne sia il poco spazio riservato alle riunioni sindacali durante l'orario di lavoro.154

Da alcune indagini, effettuate su sei società della Toyota Company, i dipendenti non riporterebbero le situazioni di imbarazzo ai propri superiori e i capi reparto non riferirebbero ai dirigenti eventuali problemi presenti nel proprio dipartimento. In questo senso i sindacati, il cui compito sarebbe risolvere simili situazioni attraverso la comunicazione, appaiono deboli, in quanto non riescono ad avere concessioni di tempo: come sostiene Fujimura, le riunioni avvengono una volta al mese, due se si considera lo Shuntō, della durata di trenta minuti durante l'ora di pranzo.

Non essendo il luogo ideale per indire una riunione sindacale, risulta plausibile che i lavoratori possano sentirsi, in qualche modo, intimiditi: mezz'ora per una riunione sindacale non permette di organizzare un dibattito strutturato ed esteso tra i lavoratori.155 A causa di ciò gli operai

sarebbero meno incentivati ad assistere alle attività sindacali, perdendo dunque interesse: questa potrebbe essere una delle cause del calo di partecipazione sindacale.

Questo esempio si collega con il punto di vista sociologico: il miglioramento delle relazioni industriali avrebbe portato allo snaturamento e all'assoggettamento della figura del lavoratore. In questa assunzione degli obiettivi aziendali come propri, il sindacato ha finito per limitare i diritti di associazione, di sciopero e di negoziazione collettiva dei lavoratori, arrivando a parlare di “controllo discriminante” del management sul sindacato.156

Nel documento Il sindacato giapponese: quale futuro? (pagine 55-58)