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RESISTENZA CLANDESTINA

2.1 La radio

I mezzi di comunicazione, come abbiamo già visto, rivestirono un ruolo molto importante nel promuovere una cultura o un partito politico e, in caso di eventi bellici, nel convincere della legittimità di una guerra.

Secondo il teorico McLuhan non era il messaggio in se a possedere una forza persuasiva, bensì il mezzo che lo trasmetteva; il potere della radio consisteva nella sua capacità di abbattere le barriere territoriali e quelle domestiche.

Ciò che rese peculiare la propaganda del secondo conflitto mondiale, fu l’elevato stadio di conoscenze tecnologiche che permise un uso della radio rivolto ai civili e un livello organizzativo tale da far parlare addirittura di un “quarto fronte”.

Il fronte della propaganda, che a differenza di quelli terrestre, aereo e marittimo, non ebbe una definita dimensione spaziale, si insinuò nelle sale cinematografiche, si infiltrò tra le pagine dei romanzi, risuonò nelle note di una canzone, occupò lo spazio urbano attraverso volantini e manifesti.

A differenza degli altri canali di comunicazione, la radio era un servizio a flusso, disponibile quando lo si desiderava, senza dover uscire di casa. Ne conseguì uno stravolgimento delle dimensioni pubblica e privata, grazie all’immediatezza con cui poté penetrare il mondo esterno nelle nostre case.

L’aspetto forse più importante fu che la radio si rivelò il mezzo più adatto a varcare le barriere territoriali e raggiungere i Paesi nemici.

51 Gli ascoltatori non sentirono più semplicemente la voce dei dittatori o dei capi di stato da cui erano governati, ebbero accesso a informazioni fornite dai Paesi avversari, il cui scopo fu proprio quello di mettere in crisi l’autorità dei loro leader politici.

Si vollero indebolire e distruggere il morale del nemico, e sostenere e incoraggiare lo spirito di resistenza nei Paesi nemici occupati.

La BBC (British Broadcasting Company) e l’EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche) nacquero e si svilupparono in modi molto differenti. Mentre la prima vide la luce in un contesto democratico, la radio italiana fu creata quasi in concomitanza con l’epoca fascista (la prima emittente radiofonica italiana trasmise per la prima volta nel 1924 e l’anno della marcia su Roma è, com’è noto, il 1922).

Tuttavia, c’è un dato che accomuna le due emittenti: il governo inglese e quello italiano non realizzarono fin da subito quanto fosse importante investire sulla radio. Entrambe nacquero infatti per iniziativa di privati e solo in un secondo momento, quando ne furono comprese le potenzialità, furono finanziate da capitali pubblici e trasformate in canali per l’educazione e il coinvolgimento dei propri cittadini.

La BBC nacque nel 1922 in Inghilterra per volontà di imprese produttrici di apparecchi per la ricezione e trasmissione. Ottenne i finanziamenti grazie a una tassa sugli apparecchi venduti dalle compagnie appartenenti al consorzio e a un canone di abbonamento. Presupposto della sua nascita fu il telegrafo senza fili di Guglielmo

Marconi 1896.36

36 E. Lo Biundo, London calling Italy. La propaganda di Radio Londra nel 1943, Edizioni Unicopli

52 Il primo direttore della BBC fu John Reith, uomo che sembrò fin dall’inizio essere consapevole della direzione in cui guidare l’impresa.

Per lui la radio avrebbe dovuto informare, educare e divertire come fosse la nuova pedagoga dei cittadini inglesi.

In Italia, all’epoca dell’insediamento di Mussolini la radiofonia era ancora in fase sperimentale sul versante della trasmissione di notizie e musica e non esisteva alcuna emittente che funzionasse in maniera continuativa.

Una prima data fondamentale per la radio italiana fu il 1922, anno in cui il sottosegretario alla presidenza Acerbo ricevette un promemoria segreto in cui veniva presentata l’istanza di alcuni privati intenzionati a investire sulla radio. Marconi e alcuni azionisti privati crearono la SISERT (Società Italiana Servizi Radiotelegrafici e Radiotelefonici).

Nel 1924 fu poi la volta dell’URI (Unione Radiofonica Italiana), il Duce decise che a monitorare la radio e i contenuti delle sue trasmissioni sarebbe stata una commissione governativa.

Nel 1927 l’URI fu infine sostituito con quella che diventò la nota radio del regime mussoliniano, l’EIAR. Venne creato un comitato superiore di vigilanza sulle radiodiffusioni, il cui compito era quello di leggere prima della messa in onda i testi delle trasmissioni per censurarne eventuali passaggi poco consoni alla linea politica del

regime.37

37

G. Lanotte, Mussolini e la sua <<orchestra>>. Radio e musica nell’Italia fascista, Prospettiva Editrice Siena, 2016

53 La più importante tra le radiotrasmissioni clandestine fu Radio Londra, una stazione radiofonica della BBC, promossa dal primo ministro inglese Winston Churchill, che trasmetteva contenuti specifici in tutta l’Europa continentale.

Le trasmissioni iniziavano sempre con le prime note della 5° sinfonia di Beethoven, che in codice morse corrispondono alla lettera “V”, iniziale della parola “victory”, il motto di Churchill. Si proseguiva con i messaggi degli ascoltatori o con quelli del governo britannico ai combattenti e ai partigiani.

«L’obbiettività è la dote più importante di un servizio di notizie. Buona o cattiva, favorevole o sfavorevole, una notizia va innanzitutto riferita; ed è una delle più rigorose norme della sala di redazione quella di non confondere e mischiare il commento alla notizia vera e propria. Provvederanno poi i commentatori a interpretarla, a illustrarla, a metterla nella sua propria luce; essa deve innanzitutto venir riferita nella sua cruda realtà;

il commento è libero, ma i fatti sono sacrosanti».38

La maggior parte dello staff dell’Italian Service era di origine italiana; si trattava per lo più di emigrati politici che dovettero abbandonare l’Italia per sfuggire alle persecuzioni fasciste.

Il più celebre degli speakers di Radio Londra fu il colonnello Stevens, il famoso “Colonnello Buonasera” (Ufficiale militare britannico vissuto a Roma) che, grazie ai suoi

38 E. Lo Biundo, London calling Italy. La propaganda di Radio Londra nel 1943, Edizioni Unicopli

54 commenti pacati e ragionevoli, trasmetteva un senso di serenità e speranza nel futuro; divenne l’emblema dell’emittente britannica in Italia.

Viene riportato un discorso del 1941:

«Buona sera.

Due mesi di arresto e mille lire di multa con la condizionale: è questo il prezzo, per ogni cittadino italiano incensurato, dell’abbonamento alle trasmissioni di Radio Londra, oltre al canone annuale dell’EIAR e all’eventuale confisca dell’apparecchio, se questo è di proprietà del nostro ascoltatore. Il prezzo è caro, ne conveniamo, ma non siamo noi a trarne profitto; e, d’altronde, il numero crescente dei nostri ascoltatori dimostra quanto siano vaste le categorie di italiani che affrontano questo rischio per ascoltarci.

Non vi è esortazione della stampa o delle autorità fasciste, non vi è minaccia di pene, non vi è sanzione effettiva che possa circoscrivere o fermare questo continuo allargarsi della massa di nostri ascoltatori in Italia. Nel Nord e nel Mezzogiorno, nel centro e nelle isole, nelle città e nelle campagne, in montagna o sul mare, non vi è un centro abitato nel quale la voce di Radio Londra non sia ascoltata; furtivamente eppure con intensa attenzione, colla emozione di fare ciò che è proibito e di preservare qualche cosa di caro… Se una visita batte alla porta, la radio viene spenta di colpo. Si spengono i lumi a volte; come se l’oscurità dovesse attutire il suono; si ascolta alla cuffia; si adoperano antenne portatili orientandole in modo da favorire la ricezione ed eliminare le rumorose interferenze delle stazioni fasciste; e quando si può ascoltare perfettamente il segnale è come un trionfo… Questo fenomeno generale e profondo inquieta il regime fascista, perché forse è l’unica forma di protesta possibile contro il regime. Protesta muta, anche se non sorda;

55 spontanea, anche se inorganica; concorde, anche se sgorga da sentimenti diversi e contrastanti; vasta, anche se composta da elementi individuali; e progressivamente sempre più vasta, più concorde, più spontanea.

Non è merito nostro, di noi che lavoriamo giorno e notte qui a Londra per informare il pubblico italiano di quanto avviene nel nostro paese e nel mondo: noi cerchiamo soltanto di avvicinarci alla realtà dei fatti, e di ragionare con sincerità e buon senso. Ma sappiamo che l’Italia ha sete di verità e di senso comune; e non è possibile allontanare dall’acqua le labbra degli assetati.

Due mesi di arresto e mille lire di multa sono troppo pochi per questi imputati; e di più sarebbe troppo per i giudici.

Buona sera ». 39

Con il progredire della guerra crebbe a dismisura il numero dei messaggi speciali, quelle comunicazioni enigmatiche e affascinanti destinate alle forze della resistenza. Oggi si conoscono le funzioni di questi messaggi: si riferivano al paracadutare di viveri, armi e uomini, a spostamenti di unità, ad operazioni belliche.

I messaggi destinati al fronte letti da Stevens erano, quindi, coperti da segreto militare. Di seguito ne è riportato uno:

«Parla Londra, trasmettiamo alcuni messaggi speciali. Felice non è Felice; è cessata la pioggia; la mia barba è bionda; la mucca non da latte; Giacomone bacia Maometto; le

39www.radiomarconi.com H. Stevens, Listener All., “Short Italian News Comment” 269, 22 aprile 1941,

56 scarpe mi stanno strette; il pappagallo è rosso; l’aquila vola. Parla Londra, abbiamo

trasmesso alcuni messaggi speciali».40

-Colonnello Stevens ripreso mentre trasmette uno dei suo celebri messaggi destinati alla resistenza

Un tema caro alla BBC, fu quello della differenza tra propaganda e informazione. A parere dei suoi protagonisti, la BBC si sarebbe differenziata dall’EIAR in quanto non avrebbe promosso o tentato di affermare un punto di vista, avrebbe bensì raccontato la verità. Non vi era nessun bisogno di propaganda, si trattava di far sentire agli italiani che non erano soli nella tempesta e nella sofferenza.

40

57 Gli annunciatori dell’EIAR criticarono soprattutto il concetto di libertà di stampa, tanto presente nei proclami della propaganda inglese. Si diceva infatti che la libertà di stampa non avrebbe fatto altro che confondere le menti dei cittadini, e che il governo inglese non sarebbe stato in grado di mettere a tacere i propri giornali anche in caso di superiori interessi nazionali, non già per una questione di ideali democratici, ma per debolezza. Un altro aspetto che distinse le trasmissioni inglesi, fu il non nascondere ne ai propri cittadini, ne ai nemici le proprie sconfitte. Anche questa abitudine venne criticata dai microfoni fascisti, la si considerò una tattica propagandistica: gli inglesi avrebbero annunciato disastri militari, per poi prospettare grandi trionfi ed eventi rosei. L’annuncio di un lieto evento dopo una cronaca negativa sarebbe stato doppiamente gradito.

Per quanto riguarda il pubblico, a quei tempi, non esistevano tecniche di rilevamento dell’audience avanzate come quelle attuali, ma nel caso dell’emittente inglese l’operazione fu ancora più complessa, dato che la si poteva ascoltare solo clandestinamente. Fu infatti proibito dal Regio decreto del 16 giugno 1940 n.765 l’ascolto di radio straniere durante il conflitto: gli apparecchi radiofonici privati dovettero essere smontati e conservati.

Un’altra difficoltà nell’inquadrare gli uditori dell’emittente britannica è legato all’abitudine diffusa dell’ascolto collettivo della radio, dato che solo i benestanti potevano permettersi di acquisirne una.

La legge non venne affatto rispettata, Radio Londra fu ascoltata soprattutto in ambienti borghesi. Inoltre, il divieto di ascolto di radio straniere, non solo aveva semplicemente fatto si che la gente si radunasse in luoghi privati piuttosto che in locali pubblici per avere

58 notizie alternative, ma fece aumentare i sospetti nei confronti del regime da parte degli ascoltatori.

Chi condusse un programma radiofonico dovette tenere conto delle difficoltà di un ascoltatore nel seguire un discorso parlato.

Per ridurre al minimo i fisiologici cali di attenzione di chi ascolta, occorreva essere particolarmente accorti nella lettura di un testo, scandendo nettamente le pause e conferendo particolare intensità ai termini chiave all’interno della frase. Fu inoltre importante ripetere sempre la notizia da capo, anche in quei casi in cui si dovevano aggiungere solo dei piccoli particolari a un evento riferito in un notiziario di poco anteriore.

La BBC provò a servirsi dell’amore degli italiani per la musica nella propria propaganda antifascista. Essa provò da un lato a conquistare l’opinione pubblica italiana per ottenere una buona accoglienza al momento dello sbarco, dall’altro di screditare il governo fascista e l’alleanza con la Germania. L’obiettivo fu quello di far apparire l’Inghilterra come nazione amica degli italiani, mostrare la subalternità italiana all’interno dell’Asse e le debolezze del regime fascista.

Anche dinanzi al lancio di proprie bombe dai cieli italiani, l’Inghilterra cercò di far apparire se stessa come la nazione che bombardava suo malgrado, costretta da necessità: i veri responsabili delle numerose morti non sarebbero stati loro, ma il duce e i suoi manipoli.

Il 10 dicembre del 1942 Stevens colse l’occasione dell’ordine di Mussolini di sgombero delle città industriali di notte, per sottolineare come tale decisione sarebbe stata un

59 sollievo per gli aviatori inglesi che avrebbero affrontato la loro missione con minori sensi di colpa.41

Il mese di marzo segnò l’intensificarsi delle trasmissioni dedicate al possibile sbarco alleato in Italia; in questi giorni cruciali per le sorti del Paese, Radio Londra martellò le menti degli italiani, cercando di diffondere l’idea per cui la resa incondizionata fosse l’unica via perseguibile per salvare il Paese.

A partire dall’occupazione alleata dell’Italia, il ruolo di Radio Londra cominciò a cambiare: sparì ad esempio la rubrica Sul fronte e dietro il fronte italiano che, date le circostanze di guerra, non aveva più ragione di esistere, per essere sostituita nel giugno del 1944 dal programma Italian Correspondant in cui si riportavano le notizie apprese dai corrispondenti di guerra inglesi che avevano ottenuto il diritto di circolare in Italia. Vi era una trasmissione di messaggi speciali ai partigiani, il cui scopo fu quello di aiutarli nelle loro operazioni; in questa fase della guerra la BBC continuò a giocare un importante ruolo.

La BBC, con Radio Londra fu un’importante voce fuori dal coro nel panorama italiano a causa della privazione della libertà di espressione; è innegabile che essa divenne un sostegno per il morale degli italiani.

Tuttavia, la grande differenza rispetto ai primi anni di guerra è che non fu più l’unica fonte alternativa di informazioni per i civili italiani, considerato che esistevano altre radio antifasciste clandestine.

41 E. Lo Biundo, London calling Italy. La propaganda di Radio Londra nel 1943, Edizioni Unicopli

60 Fra i primi effetti concreti dello sbarco degli alleati in Sicilia si ebbe, infatti, l’apparizione della prima voce dell’Italia liberata: Radio Palermo, che trasmise prevalentemente comunicati dei comandi alleati. Dopo di essa ebbe subito successo Radio Bari, una vera e propria fonte di controinformazione, in concorrenza con Radio Londra.

«L’Italia combatte! Questa trasmissione è dedicata ai patrioti italiani che lottano contro i tedeschi».42

Un altro esempio fu quello di Radio Liberà, un canale radio italiano (Biella) gestito dai partigiani a partire dal 1944, solamente rivolto al pubblico, quindi con una funzione non direttamente militare. L’inizio delle trasmissioni era scandito dalle prime dieci note del canto popolare Fischia il vento, eseguite alla chitarra, seguito dalla voce del annunciatore:

«Radio libertà, libera voce dei volontari della libertà».

Le trasmissioni comprendevano una gamma abbastanza differenziata di testi: editoriali su argomenti vari, bollettini di guerra partigiani, lettere di familiari o partigiani, brani musicali.

Particolare fu, infine, il caso di Radio Sardegna, un’altra delle prime stazioni liberate e in assoluto la prima ad aver annunciato la fine della guerra: il 7 maggio 1945. Alle 14/14.15, uno dei marconisti della radio, Quintino Ralli, intercettò la trasmissione di una radio militare di Algeri nella quale si parlava della resa dei tedeschi.

42

61 Chiamò il direttore Amerigo Gomez, il quale, sentito anche lui l’annuncio, corse nella cabina di trasmissione assieme all’annunciatore Antonello Muroni e annunciò:

«La guerra è finita… la guerra è finita! A voi che ascoltate, la guerra è finita!».

Quell’annuncio non era stato ancora diramato da nessun’altra radio; Radio Londra ne darà testimonianza solo venti minuti più tardi.

2.2 La stampa

«Dopo la facoltà di pensare, quella di comunicare i propri pensieri agli altri è l’attributo più caratteristico che distingue l’uomo dal bruto». (Robespierre)

Il fascismo, come abbiamo già visto, si garantì fin da subito il monopolio, il controllo, del complesso di mezzi di formazione e direzione dell’opinione pubblica; attraverso l’attività squadristica, i fascisti attaccarono in primo luogo le sedi e le tipografie dei giornali proletari.

Da allora, i giornali antifascisti, vissero sul piede di guerra permanente. La difesa della libertà di stampa coincise per essi con la difesa dei beni e delle persone che assicuravano la redazione, la pubblicazione, la diffusione: giornalisti, tipografi, impiegati, rivenditori. Censura, avvertimenti, ammonimenti, sospensioni, sequestri, revoche di gerenti, bastonature, invasioni, incendi, processi, condanne: tutto fu messo in opera, e senza risparmio, per distruggere la libertà di stampa in Italia, per piegare coloro che volevano

62 opporre la forza della loro penna alla violenza dei manganelli e dei pugnali degli aggressori. E dove la stessa violenza non appariva sufficiente, si ricorse alla corruzione e alla frode, blandendo i deboli, stringendo accordi con i proprietari di giornali per mutarne indirizzo e collaboratori.

La casistica degli argomenti tabù era ampia e dettagliata, e i motivi erano così elastici da farvi rientrare praticamente tutto, e da porre la stampa alla mercé del potere esecutivo. Dopo due diffide nello spazio di un anno, il gerente poteva essere revocato e il prefetto poteva ricusare il riconoscimento del suo successore. E poiché i giornali pubblicati in contravvenzione alle disposizioni del decreto potevano essere sequestrati dall’autorità locale di pubblica sicurezza, senza bisogno di speciale autorizzazione, la sopravvivenza di qualsiasi pubblicazione era affidata al puro arbitrio del potere esecutivo, cioè di Mussolini che ne era il capo.

Con un atto di forza, il governo fascista tolse di mezzo gli ostacoli e i pericoli che ancora potevano intralciare o minacciare la sua permanenza al potere e il suo consolidamento. Venne fatta cessare di colpo, e completamente, la libertà di stampa.

Restarono però presenti, malgrado tutto, molte forze coraggiose che continuarono la lotta contro la dittatura. Man mano che si ricostruirono clandestinamente le organizzazioni politiche e sindacali che il fascismo aveva soppresso, rinacque anche la stampa veramente libera, sotterranea e illegale.

Questa stampa, con sacrifici immensi fece sentire al popolo italiano la voce della libertà; salvò l’onore, il prestigio, la dignità del pensiero italiano e della sua espressione, rifiutando ogni compromesso con la dittatura e incitando alla lotta contro gli oppressori.

63 Mussolini finse d’ignorare che questa pretesa unità era solo apparente e che un’altra stampa, libera, viveva “alla macchia” e si diffondeva e si leggeva di nascosto. La libertà di stampa non era morta; essa si rifugiò, come tutte le organizzazioni antifasciste, nei rischiosi e difficili anditi della clandestinità.

Per quanto riguarda la resistenza, si trattò fondamentalmente di volantini e di giornali. I primi, prodotti autonomamente dai singoli gruppi militari o dai partiti o dalle strutture di comando unificate, si può dire che svolsero una funzione d’informazione per le popolazioni, di denuncia dell’agire dell’occupante e dei suoi alleati, di propaganda presso i militari arruolati nell’esercito repubblichino al fine di ottenerne la diserzione.

Erano materiali poveri, di scarsissima per non dire nulla qualità grafica.

I testi erano generalmente divisi in due categorie: quelli ampi e articolati dei comandi che erano dei veri e propri comunicati, e quelli brevi e immediatamente operativi che contenevano indicazioni di lotta.

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-Volantini utilizzati dalla Resistenza. Erano di piccole dimensioni in modo da poter essere facilmente occultati.

Un capitolo a parte era costituito dai volantini di denuncia o di avvertimento per singole persone che si ponevano il duplice obiettivo di intimorire e di demoralizzare l’avversario ma anche di sottolineare come la rete della resistenza fosse diffusa e articolata.

Lo stile che contraddistingue la stampa clandestina, era molto semplice e diretto, in antitesi alla retorica della propaganda di regime.

Si cercò di far leva sulle problematiche che venivano vissute quotidianamente, come le difficoltà economiche ed i problemi legati al mondo del lavoro.

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