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DELLA RESPONSABILITÀ SOCIALE DI IMPRESA NEL SISTEMA AGRICOLO E AGROALIMENTARE

9.1. Premessa

Il tema della responsabilità sociale delle imprese ha assunto negli ultimi 15 anni una crescente importanza sia a livello mondiale che europeo intrecciandosi saldamente nel dibattito internazionale su globalizzazione, competitività e so- stenibilità ambientale.

Nell’Unione europea, la promozione della RSI riflette, da un lato, la neces- sità di difendere i valori comuni aumentando il senso di solidarietà e di coe- sione sociale tra i Paesi membri, dall’altro, l’esigenza di sostenere la competi- tività dell’economia europea nel quadro della strategia per la crescita e l’occu- pazione lanciata a Lisbona nel marzo 2000.

Impegnandosi attivamente nella diffusione della nozione e delle pratiche di RSI, la Commissione ha adottato – a partire dal 2001 – un approccio “globale” o multisettoriale invitando le imprese europee a manifestare il loro impegno a favore dello sviluppo sostenibile, della crescita economica e di un miglioramento qualitativo e quantitativo dell’occupazione. Considerando la RSI come un com- portamento esclusivamente volontario da parte delle imprese, la Commissione europea non ha imposto nuovi obblighi giuridici e amministrativi, bensì ha cer- cato di garantire una maggiore visibilità istituzionale alla RSI sfruttando le espe- rienze delle imprese già attive in questo campo.

Dal marzo 2000 quando il Consiglio di Lisbona ha ufficialmente rivolto un appello a sostegno della responsabilità sociale delle imprese, numerosi sono stati i progressi compiuti in tema di RSI. Un Libro Verde nel 2001, numerose riso- luzioni del Parlamento europeo e del Comitato delle Regioni e l’istituzione nel 2004 di un forum europeo multilaterale sulla RSI, hanno segnato le tappe prin- cipali di questo processo. Infine, nel marzo 2006, la Commissione europea ha sostenuto il lancio di un’Alleanza europea1in materia di RSI aperta alle imprese europee appartenenti a tutti i settori produttivi (indipendentemente dalle loro di- mensioni) e volta a individuare con precisione l’insieme delle iniziative già esi-

1 Questa Comunicazione della Commissione trae ispirazione da vari anni di dibattiti e consultazioni pub- bliche con le parti interessate, in particolare nell’ambito del forum europeo multilaterale sulla RSI, la cui relazione finale è stata presentata nel 2004.

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APITOLO

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A STRATEGIA EUROPEA PER LA RESPONSABILITÀ SOCIALE DI IMPRESA

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stenti o che si intendono intraprendere in materia di RSI. Il fattivo supporto a tale alleanza deve essere pertanto interpretato come una componente fonda- mentale per creare un partenariato più ampio in grado di coinvolgere attivamente attraverso incontri periodici tutte le parti interessate alla RSI.

Alla luce di tale linea d’intervento, l’agricoltura nel suo complesso ha as- sunto, nell’ottica europea, una posizione strategica nell’applicazione dei principi ispiratori della RSI. In particolare, l’implementazione di pratiche socialmente responsabili nel sistema agricolo e agroalimentare diviene uno strumento estre- mamente efficace nel tentativo di migliorare la coerenza degli obiettivi di svi- luppo, competitività e sostenibilità perseguiti dalla strategia di Lisbona con quelli della politica agricola comunitaria (PAC).

9.1.1. Le tappe europee della responsabilità sociale di impresa

Nell’ambito della strategia dello sviluppo sostenibile, approvata dalla Carta dei diritti fondamentali dell’UE2 nel 2000 e confermata l’anno successivo dal vertice europeo di Göteborg3, l’Unione europea ha incluso per la prima volta4 le pratiche socialmente responsabili tra gli strumenti strategici in grado di per- seguire e realizzare gli obiettivi prefissati dalle politiche europee.

Nel marzo 2000 il Consiglio europeo di Lisbona ponendo per l’Europa l’o- biettivo di “diventare l’economia della conoscenza più competitiva e più dina- mica del mondo, capace di una crescita economica sostenibile accompagnata da un miglioramento quantitativo e qualitativo dell’occupazione e da una maggiore coesione sociale”5, ha sottolineato il senso di responsabilità sociale delle im- prese con particolare riguardo allo sviluppo di buone pratiche, il life-long lear- ning, l’organizzazione del lavoro, le pari opportunità, l’inclusione sociale e lo sviluppo sostenibile.

2 Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione europea, GUCE n. 364 C del 18/12/2000, pp. 1-22. 3 Conclusioni del Consiglio europeo di Goteborg del 15-16 giugno 2001, Bollettino UE, n. 2, 2002,

pp. 58-59.

4 È interessante sottolineare che qualche aspetto direttamente riconducibile alla RSI può essere individuato

in nuce già nel Trattato di Roma del 1957, istitutivo della Comunità europea. Successivamente un posto

di rilievo in tema di politiche comunitarie in materia di responsabilità sociale delle imprese è stato oc- cupato dal Libro Bianco di Delors sul tema della crescita, competitività ed occupazione del 1993. Di fronte alla crisi occupazionale dei primi anni novanta, il presidente della Commissione Delors proponeva ai Paesi membri di costruire una nuova economia più aperta, decentrata, competitiva e solidale. In que- sto modo la Commissione Europea individuava il suo punto di forza per il potenziamento dell’occupa- zione, non solo nella crescita del capitale umano, ma anche nello sviluppo del senso di responsabilità col- lettiva di ognuno.

5 Conclusioni del Consiglio europeo straordinario di Lisbona del 23-24 marzo 2000, Bollettino UE, n. 3, 2000, p. 1.

Nel giugno 2000, l’Agenda sociale europea6 ha evidenziato l’importanza della responsabilità sociale misurandone il peso in termini di conseguenze so- ciali e occupazionali dell’integrazione economica e di adattamento delle condi- zioni di lavoro alla new economy.

Un anno più tardi, nel luglio 2001, la pubblicazione da parte della Commis- sione europea del Libro Verde “Promuovere un quadro europeo per la respon- sabilità sociale delle imprese”7 ha segnato l’avvio ufficiale del dibattito sulla RSI in Europa.

Il documento definisce in modo puntuale la responsabilità sociale8 indivi- duando contemporaneamente il campo di applicazione della RSI tanto dal punto di vista della dimensione interna – gestione delle risorse umane, tutela di salute, sicurezza e ambiente – quanto di quella esterna – rapporti con le comunità lo- cali, costruzione di partnership commerciali, rapporti con fornitori e consuma- tori, rispetto dei diritti umani nella catena di fornitura. La finalità della Com- missione europea è pertanto duplice: (a) attivare un dibattito sulla nozione di responsabilità sociale delle imprese; (b) costituire un partenariato inteso a fa- vorire lo sviluppo di una struttura europea di promozione della RSI.

Si intuisce, quindi, che la RSI è considerata un strumento indispensabile per rafforzare la strategia europea per uno sviluppo sostenibile. La Commissione pro- pone perciò di basare la strategia di promozione della RSI su alcune caratteristi- che fondamentali: un comportamento socialmente responsabile assunto su base volontaria che vada al di là delle prescrizioni legali e ritenuto dalle imprese pro- fittevole nel medio-lungo periodo; una garanzia di uno sviluppo eco-compatibile delle imprese che tenga conto delle ripercussioni sociali e ambientali.

A seguito della pubblicazione del Libro Verde anche tutti gli altri organismi europei hanno inviato il proprio contributo sul tema della responsabilità sociale. Nel dicembre 2001, il Consiglio dell’Unione europea ha dato mandato alla Commissione di valorizzare le conclusioni raggiunte nelle discussioni interve- nute negli Stati membri sul tema e di avviare una serie di consultazioni sia a li- vello nazionale che europeo al fine di raccogliere il maggior numero di contri-

6 Agenda sociale europea approvata dal Consiglio europeo di Nizza del 7, 8 e 9 dicembre 2000, GUCE n. 157 C del 30/05/2001, pp. 4-12.

7 Commissione europea, 2001a.

8 “Per “responsabilità sociale delle imprese” s’intende l’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate. Le imprese hanno un comportamento socialmente responsabile se decidono di andare oltre le prescrizioni minime e gli obblighi giuridici derivanti dai contratti collettivi per rispondere alle esigenze della società. Scegliendo la via della responsabilità sociale, le imprese di ogni dimensione possono contribuire, in coo- perazione con i loro partner, a conciliare meglio ambizioni economiche, sociali ed ecologiche”. (Com- missione europea, Libro Verde Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese, (COM) 366 del 18 luglio 2001, Bruxelles).

buti possibili fra i partner sociali9. Il Parlamento europeo ha redatto la propo- sta di risoluzione sul Libro Verde10, proponendo una regolamentazione della re- sponsabilità sociale delle imprese con la sua integrazione in tutte le politiche europee. Tra gli strumenti proposti dal Parlamento è significativa la creazione di un organismo di consultazione, il Foro europeo per la RSI, un luogo di dia- logo tra le parti interessate (stakeholder) e strumento per la standardizzazione delle pratiche esistenti (codici di condotta, bilanci sociali). A seguito di tali ini- ziative, il Comitato delle Regioni11 ha raccomandato di adottare politiche di so- stegno finanziario alle imprese per accelerare il processo di adozione della RSI.

In linea con le proposte del Parlamento europeo, nell’ottobre 2002, la Com- missione ha aperto il Multistakeholder Forum con la finalità di “accrescere il li- vello di conoscenza della RSI e facilitare il dialogo tra business-community, sin- dacati e organizzazioni della società civile”. Obiettivi del Multistakeholder Fo- rum sono: migliorare la conoscenza delle relazioni tra responsabilità sociale, svi- luppo sostenibile e conseguente impatto su competitività, coesione sociale e pro- tezione dell’ambiente, con particolare riguardo alle piccole-medie imprese; va- lutare l’opportunità di un approccio comunitario al tema della responsabilità so- ciale delle imprese, tenendo presente le esperienze già realizzate sia in Europa sia a livello internazionale.

Nel giugno 2004 il Forum ha ultimato i suoi lavori e pubblicato un Report finale12 in cui sono stati indicati alcuni elementi comuni a tutti gli strumenti di responsabilità sociale: l’attenzione alla catena di fornitura, l’inserimento della responsabilità sociale nel core business, il coinvolgimento degli imprenditori e una comunicazione chiara e trasparente sui benefici delle pratiche socialmente responsabili. Inoltre, il documento evidenzia il ruolo delle autorità locali che, coerentemente al principio di sussidiarietà, sono tenute ad assicurare le condi- zioni per lo sviluppo della RSI e il successo delle imprese che le praticano, ga- rantendo la trasparenza e l’uso efficace dei fondi rispetto agli obiettivi di natura sociale e ambientale.

Nonostante i miglioramenti intervenuti nell’adozione, applicazione e inte- grazione strategica della RSI da parte delle imprese, la Commissione nel marzo 2006 ha promosso l’istituzione di un’alleanza europea per la responsabilità so- ciale (cfr. box 10) con l’obiettivo di coinvolgere grandi, medie e piccole im-

9 Consiglio dell’Unione europea, 2002.

10 Parlamento europeo, Risoluzione del Parlamento europeo sul Libro verde della Commissione Promuo- vere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese (COM(2001) 366 – C5-0161/2002 – 2002/2069(COS)), GUUE n. 187 E del 07/08/2003 pp. 180-188.

11 Comitato delle Regioni, 2002, pp. 1-5 e 44-55.

12 European Multistakeholder Forum, Social Responsibility Final results & recommendations. Final report, 2004 Multistakeholder Forum 2002.

prese di ciascun settore produttivo (nonché le altri parti interessate) nell’espo- sizione delle azioni già intraprese e da intraprendersi in questo ambito. Pur non comportando alcun nuovo obbligo finanziario per il bilancio comunitario, la Commissione ritiene che tale alleanza avrà un impatto significativo sul com- portamento delle imprese europee nei confronti della RSI e sul loro impegno positivo a favore delle questioni sociali e ambientali.

Box 10 - L’ alleanza europea per la RSI

L’alleanza europea per la RSI mira a fare dell’Europa un polo di eccellenza in materia di RSI per sostenere un’economia di mercato che si preoccupi delle tematiche sociali e ambientali. L’obiettivo è di costituire un partenariato, basato sulla convinzione che le priorità della strategia europea per la crescita e l’occupazione sono pienamente coerenti con le sfide della crescente concorrenza mondiale, dell’evoluzione demografica e di un futuro ecologicamente sostenibile. Pertanto, la RSI diviene per le imprese e i consumatori un’opportu- nità economica destinata alla promozione dello sviluppo sostenibile, in grado di rafforzare, il potenziale in- novativo e la competitività dell’Europa e favorire l’occupabilità e la creazione di posti di lavoro.

Tale alleanza si basa su incontri e su dibattiti svolti con le imprese e le parti interessate. In particolare, essa prende le mosse dai buoni risultati ottenuti dal Forum europeo multilaterale sulla RSI nel 2004, che ha of- ferto una piattaforma ai rappresentanti europei delle imprese, ai datori di lavoro, ai sindacati e alle organiz- zazioni della società civile per discutere, interagire e apprendere le pratiche della RSI.

L’alleanza individua due linee d’intervento per favorire la diffusione delle best practices nel prossimo futuro. In primo luogo, sensibilizzare tutte le parti interessate verso la RSI. L’alleanza intende individuare metodi ef- ficaci per lo scambio e la diffusione delle pratiche migliori, iniziative e strumenti di RSI al fine di suscitare in Europa l’interesse dei policy-makers, degli operatori commerciali, dei consumatori, dei lavoratori. L’alleanza riafferma la necessità di incentivare ulteriormente, basandosi sulle iniziative esistenti, la ricerca multidiscipli- nare sulla RSI a livello europeo: una collaborazione più stretta tra imprese università e istituti di ricerca pri- vata e la continuazione del dialogo e della cooperazione con la società civile giocano un ruolo cruciale. Oltre a ciò, si aggiunge l’importante contributo dell’istruzione (investimento in capitale umano): l’inserimento di temi legati alla RSI nei corsi universitari tradizionali, nei programmi di formazione del personale e nei pro- grammi post-laurea fornirebbe un adeguato know-how, per affrontare in modo più incisivo le tematiche di RSI. In secondo luogo, contribuire a integrare efficacemente la RSI nelle strategie operative delle imprese. In par- ticolare, data la natura dinamica della RSI e la diversità del mondo imprenditoriale europeo e internazionale, i partner dell’alleanza hanno individuato alcuni campi d’azione prioritari:

(a) incoraggiare l’innovazione tecnologica, i prodotti e i servizi sostenibili che rispondono a bisogni della so- cietà, con particolare riferimento alle PMI; (b) aiutare le imprese a integrare considerazioni sociali e ambientali nella loro attività economica, in particolare in quella che riguarda la catena di approvvigionamento; (c) svi- luppare adeguate competenze per l’occupabilità; (d) migliorare le condizioni di lavoro rispondendo in maniera appropriata alla diversità e alla sfida della parità di opportunità; (e) innovare in campo ecologico concen- trandosi in particolare sull’integrazione dell’eco-efficienza e del risparmio energetico nel processo produttivo; (f) aumentare il grado di trasparenza e di comunicazione delle scelte aziendali venendo incontro ai bisogni dei consumatori sempre più interessati all’aspetto qualitativo e di salute pubblica del prodotto commercializ- zato; (e) infine, con riferimento alla dimensione sovranazionale della RSI, le imprese europee dovranno ope- rare al di fuori dei confini dell’Unione europea in modo socialmente ed ecologicamente responsabile.

L’alleanza si propone di istituire nuovi partenariati tra le parti interessate ed è quindi un fattore di mobilitazione di risorse e capacità delle aziende europee e dei loro partner. I risultati dell’alleanza andranno intesi come un contributo volontario delle imprese alla realizzazione degli obiettivi della rinnovata strate- gia di Lisbona.

9.1.2. Gli obiettivi della responsabilità sociale di impresa nell’Unione europea Seguendo le linee guida della Commissione europea, le pratiche socialmente responsabili non intendono sostituire l’azione dei policy makers, piuttosto svol- gono una funzione complementare di primario rilievo, contribuendo alla realiz- zazione di una serie di obiettivi quali: (a) assicurare mercati del lavoro più in- tegrati e livelli più elevati di inclusione sociale; (b) favorire gli investimenti in capitale umano attraverso l’acquisizione di nuove competenze, l’apprendimento permanente e l’occupabilità; (c) migliorare i livelli della salute pubblica grazie a iniziative volontarie delle imprese in settori come la commercializzazione e l’etichettatura dei prodotti alimentari e chimici non tossici; (d) incentivare l’in- novazione di processo e di prodotto; (e) garantire uno sfruttamento più razio- nale delle risorse naturali e una diminuzione dei livelli di inquinamento, attra- verso investimenti nell’eco-innovazione e l’adozione volontaria di sistemi di ge- stione ambientale e di etichettatura; (f) garantire un maggiore rispetto dei diritti umani, della tutela dell’ambiente e delle norme fondamentali del lavoro.

Alla luce degli obiettivi individuati dalla Commissione l’applicazione dei principi e delle pratiche di RSI dovrebbe interessare le politiche europee nel loro complesso interagendo sia a livello macro sia microeconomico. Il primo caso riguarda le politiche dell’occupazione e degli affari sociali (educazione, forma- zione permanente, pari opportunità); la politica dell’ambiente (valutazione co- stante dei rischi e dei risultati ambientali e il contributo allo sviluppo dell’eco- tecnologia); le amministrazioni pubbliche (integrazione dei principi della RSI nell’offerta dei servizi pubblici). Il livello microeconomico interessa diretta- mente le strategie della singola impresa e le scelte e i diritti dei consumatori, cercando di proporre un approccio equilibrato che massimizzi le sinergie tra le componenti prettamente economiche (la massimizzazione del profitto) e gli aspetti socio-ambientali.

9.1.3. Le azioni europee per la promozione dell’adozione di pratiche di re- sponsabilità sociale di impresa

mente responsabili si fonda su un insieme di azioni che indipendentemente dal settore di appartenenza dell’impresa si articolano lungo cinque direttrici fonda- mentali.

In primo luogo, si intende favorire la sensibilizzazione e lo scambio delle ri- spettive esperienze e delle migliori prassi tra imprese e Stati membri attraverso un maggior grado di coordinamento dei forum esistenti e la creazioni di nuovi network informativi. All’interno delle best practices la Commissione ha conti- nuato a incoraggiare gli strumenti ecologici volontari, come i sistemi di gestione ambientale (EMAS)13 e il programma Ecolabel14nonché altre iniziative di sen- sibilizzazione dei cittadini ai problemi sociali e ambientali e all’impatto sui con- sumi e sulle scelte di investimento.

In secondo luogo, si punta a sostenere le capacità di gestione della RSI, ga- rantendo un’adeguata formazione alle imprese interessate. In tal senso, i Fondi strutturali e in particolare il Fondo sociale europeo dovrebbero essere destinati alla promozione della RSI nella formazione destinata al personale e alla ricerca interdisciplinare sulla RSI che interessa numerosi aspetti tra loro interdipendenti quali competitività e sviluppo sostenibile nonché i settori come l’innovazione, le relazioni industriali e la catena di approvvigionamento. Basandosi sui quattro pro- getti di ricerca sulla RSI finanziati a titolo del sesto programma quadro di ri- cerca, la Commissione punta a sostenere altri progetti sulla RSI nell’ambito del prossimo (settimo) programma quadro. Inoltre, poiché la dinamicità del concetto di RSI presuppone un apprendimento permanente nel tempo, è necessario fornire le conoscenze e qualifiche adeguate attraverso una strategia di life-long learning. In terzo luogo, è necessario incoraggiare le piccole e medie imprese (PMI) ad adottare strategie di RSI. Le PMI rappresentano, infatti, in seno all’UE una realtà di assoluta importanza, costituendo soprattutto in alcuni Paesi e in deter-

13 Il sistema EMAS, acronimo di Eco-Management and Audit Scheme) è stato introdotto dal regolamento (CE) n. 761 del 2001. Il sistema EMAS si propone l’obiettivo di favorire, su base volontaria, una razio- nalizzazione delle capacità gestionali dal punto di vista ambientale delle imprese, basata non solo sul ri- spetto dei limiti imposti dalle leggi, che rimane comunque un obbligo dovuto, ma sul miglioramento con- tinuo delle proprie prestazioni ambientali, sulla creazione di un rapporto nuovo e di fiducia con le isti- tuzioni e con il pubblico e sulla partecipazione attiva dei dipendenti. L’impresa che intende aderire al si- stema EMAS è tenuta a: effettuare l’analisi ambientale iniziale; stabilire la propria politica ambientale; elaborare il programma ambientale; attuare il sistema di gestione ambientale – ovvero struttura, pianifi- cazione, responsabilità, pratiche, procedure, processi e risorse; effettuare l’auditing, cioè svolgere una va- lutazione sistematica, periodica, documentata e obiettiva delle prestazioni dell’organizzazione, del sistema di gestione ambientale e dei processi destinati a proteggere l’ambiente; redigere la dichiarazione am- bientale, rivolta al pubblico.

14 Ecolabel è il marchio europeo di certificazione ambientale per i prodotti e i servizi. È stato adottato nel 1992 con l’approvazione del regolamento (CEE) n. 880/92 e in seguito aggiornato con il nuovo regola- mento (CE) n. 1980 del 17 luglio 2000. È uno strumento ad adesione volontaria concesso a quei prodotti e servizi che rispettano criteri ecologici stabiliti dalla normativa comunitaria.

minati settori (ad esempio, agricoltura) l’ossatura del tessuto produttivo. Tutta- via, a fronte di tale rilevanza, numerosi sono gli ostacoli che le imprese di pic- cole e medie dimensioni sono tenute ad affrontare nel tentativo di avviare un percorso di RSI, quali ad esempio, la scarsa sensibilizzazione e/o informazione sul tema, la forte limitazione delle risorse umane (insufficiente preparazione cul- turale sia degli imprenditori che dei lavoratori), finanziarie (difficoltà di accesso al credito) e numerosi impedimenti amministrativi. L’impatto macroeconomico dell’adozione di pratiche socialmente responsabili da parte delle PMI diviene, quindi, determinante per sfruttare pienamente la capacità della RSI di contri- buire alla crescita, all’occupazione e allo sviluppo sostenibile in Europa.

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